Generation X

 

 

#7

Essere X Men

di Sergio Gambitt

 

 

L’eco delle sirene risuona acuto nell’aere per qualche secondo, finché ad esso non si sovrappone un rumore, quasi un sibilo, che si avvicina salendo esponenzialmente di tonalità fino a diventare un fischio violento che libera tutta la propria carica letale in un’esplosione totalizzante. Il boato è assordante. Senti le fragili mura dietro alle quali hai cercato riparo scosse da forti tremiti. Sabbia cade dal soffitto e ti appanna gli occhi, che tenti di proteggere ficcando il viso all’interno delle tue cosce, le braccia strette sopra di esso a mo di vana protezione dai detriti. L’acre e asciutto odore della polvere ti riempie le narici e ti dissecca la gola già inaridita. In due giorni hai mangiato solo un pezzo di formaggio raffermo accompagnato dall’acqua stagnante di una pozzanghera che un temporale ti ha magnanimamente regalato. Tutt’attorno a te un tremito che scuote la terra e fa vacillare le fondamenta del palazzo in cui ti sei rifugiato, e che si propaga ininterrottamente per cinque minuti buoni.

Questa era vicina.

Questa era davvero vicina.

E non vedi niente, il polverone innalzato dalla bomba è più denso della nebbia delle mattine londinesi. E non senti niente, il boato riempie le tue orecchie e si propaga da un timpano all’altro inglobando qualsiasi altro suono all’interno della propria mole. E non pensi a niente, solo la guerra esiste, e solo la vita conta. E infatti non è grazie ad uno di questi sensi che riesci a percepirlo. E’ qualcosa di più innato, qualcosa di unico e raro, qualcosa che intuitivamente hai sempre sospettato di possedere. Alzi il viso sporco di polvere e lo vedi. Un ragazzo, di colore, dai capelli raccolti in treccine che allora non sapevi, ma che sai chiamarsi rasta. Le sue mani circondate da bende, come fasciature per ferite ma stranamente candide, senza alcuna traccia di sangue. I suoi occhi profondamente smarriti, ma allo stesso tempo speranzosi, supplichevoli di un evento che dia finalmente una direzione alla sua vita allo sbando. Con una lacrima indecisa se lasciare o meno la cornea ti tende la mano, e il mondo attorno non esiste più. Due, nell’occhio del ciclone, con un concerto di scud e bombe a mano a celebrare la vostra unione. Il nastro bianco che fasciava il palmo teso cade, ma tu non noti neanche il movimento sottostante. La tua candida mano femminile afferra la robusta mano nera e poi…

E poi sei in lui.

*Aaaagh!*

L’urlo psionico di Chamber viene accompagnato da una potente scarica che colpisce il soffitto. Il giovane mutante fa appena in tempo a realizzare dove si trova che si accorge istintivamente dei pezzi di intonaco lanciati a tutta velocità contro il suo viso, e solo grazie all’allenamento impartitogli alla Massachusetts Academy riesce a rotolare su un lato in tempo per evitarli.

-TONF-

La caduta dal letto riporta del tutto Jono alla realtà. Stava…stava sognando. Non gli capitava da secoli, da quando il suo potere mutante si era manifestato disintegrandogli la metà inferiore del viso e liberandolo da bisogni umani basilari come mangiare, bere e, sì, anche dormire. Gli altri non lo sapevano, ma lui non sentiva più nemmeno la necessità di riposarsi, e quindi di solito passava la notte a guardare le repliche di quei programmi inglesi che lo avevano accompagnato durante la preadolescenza, quando ancora la sua vita era normale. Prima della mutazione che, liberandolo dal bisogno fisico, gli aveva fatto perdere quel barlume di umanità che molti dei suoi compagni mutanti ancora conservavano. Non poteva sudare, non poteva baciare, non poteva sognare. Un paria tra i paria. Un mostro tra i mostri, condannato alla solitudine perfino fra i suoi simili. Almeno fino ad allora. Era già la seconda volta che gli capitava di avere questo tipo di, chiamiamole visioni, e ancora non ne aveva interpretato il senso. Forse erano dei messaggi, forse qualcuno stava tentando di contattarlo, forse…

Un movimento al di là della finestra. Una sagoma bassa e scura, che si sposta levitando a mezz’aria e che svanisce subito dopo aver incrociato i propri occhi con quelli di Chamber. Gateway… non so perché, ma credo che in qualche modo tu sia coinvolto.

Gli occhi di Jono –almeno quelli conservano ancora la propria funzionalità- corrono alla sveglia digitale. Sono le

 

5.32 AM

Una larga sagoma plana leggera in un giardino abbandonato di una tranquilla via di Salem Center. Il peso dell’astronave argentea poggia su tre piedi pneumatici, che ne ammortizzano la discesa. Poi, tra i vapori dell’impianto di refrigerazione e i gas di scarico al cento per cento biodegradabili si apre una porta metallica, mentre una scala argentea si allunga verso il verde prato sottostante. Due minuti dopo moderni stivaletti fucsia vanno a calpestare gli steli d’erba carichi di rugiada, mentre la sua proprietaria fa un giro su sé stessa e prende a guardare la piccola astronave.

“Krylok ONE,” esordisce risoluta “comando densomorfico configurato in stile abitazione”

Immediatamente le pareti della navetta cominciano a deformarsi. Alcune si uniscono, altre si staccano del tutto, finché dove prima c’era una navetta spaziale ora si trova una strana scultura, dalla vaga forma di villetta terrestre, ma decisamente di foggia aliena. Gaia osserva soddisfatta il proprio operato, poi, dopo aver guardato a destra e sinistra per assicurarsi di essere sola, torna a rivolgersi alla sua ex astronave.

“Attivare proiettori denso-olografici e comandi post-ipnotici retroattivi. Proporre modello abitazione terrestre post-‘900. Inserire protocolli di sicurezza di livello Beta.”

Con un ronzio dei piccoli proiettori fuoriescono da ogni angolo dell’astronave, che subito dopo si illumina di luce gialla. Nello stesso tempo la navetta comincia a sparire. Al suo posto compare una normalissima casa americana, con tanto di cassetta della posta e caminetto. Ma è tutta una finta, generata da sofisticatissimi proiettori alieni che danno la sensazione visiva di trovarsi davanti ad una vera villetta. A farla passare per una normale abitazione agli abitanti del luogo sono delle piccole suggestioni ipnotiche che spingeranno chiunque si trovi o passi nei paraggi ad accettare la casa come se fosse sempre stata lì, mentre un massiccio bombardamento di messaggi subliminali terrà a distanza ogni tipo di visitatori.

Peccato per la loro fine, pensa Gaia, un popolo così evoluto nella tecnologia dei mascheramenti come quello degli Skrull avrebbe potuto divenire qualcosa di davvero imponente. Bhe…com’è che si dice qui? Mors tua…, e sorridendo la ragazza entra nella sua nuova casa.

 

8.30 AM

Un brusio percorre l’intera area della Rasputin Hall, in questo momento piena di ragazzi. Sebbene superficialmente potrebbe sembrare una normale assemblea di istituto di una normale scuola, in realtà ognuno di questi studenti condivide con gli altri un’anomalia genetica denominata gene X, tale da dotarli di meravigliosi, incredibili e talvolta incontrollabili poteri. Ed è per questo che il genetista di fama mondiale Charles Xavier ha creato una scuola che raccogliesse le nuove generazioni mutanti al fine di istruirle nell’uso di tali poteri e metterli al servizio di un mondo che teme e odia chiunque esca dai canoni della normalità socialmente riconosciuta. Ma l’Istituto Xavier non è solo questo. In realtà funge anche da paravento per le azioni più o meno legali degli X Men, team di eroi su scala interplanetaria le cui azioni filantropiche e disinteressate sono state spesso travisate sulla base di un malcelato razzismo di fondo. Ed è proprio un ex X Man, ora delegato al più ordinario ruolo di insegnante, a trovarsi a tossicchiare sul leggio sopra al palco della stanza, nascondendo a stento un certo imbarazzo per il compito sicuramente poco facile di cui è stato incaricato. Sean Cassidy, alias Banshee, inspira profondamente una volta, poi avvicina le dita al microfono e vi picchietta due volte sopra. Il brusio della sala sembra smorzarsi per un attimo, ma poi riprende più forte di prima.

“Ragazzi…” tenta Sean, senza troppa convinzione.

Il vocio non accenna a sparire.

“Ragazzi, dico a voi…”

Il chiasso cresce di intensità.

“RAGAZZI!”

L’intera sala si blocca. Ai più sensibili le orecchie fischieranno per un paio di giorni, mentre agli altri il muro sonico contro cui hanno appena colliso è bastato a garantire tutta la loro attenzione al responsabile di tale evento. Del resto, solo ad una mente geniale poteva venire in mente di incaricare un uomo dalle corde vocali potenziate a livelli superumani di parlare ad una massa di adolescenti in preda agli ormoni e potenzialmente indisciplinati. Sean Cassidy accenna un sorriso nell’osservare i risultati del suo potere sui ragazzi, poi sistema le carte e comincia il suo discorso, mentre ai suoi fianchi Jean Grey ed Emma Frost traducono le parole in immagini e suoni da inviare telepaticamente ai giovani mutanti Skrull e ai recenti nuovi acquisti stranieri della scuola che non hanno fatto in tempo ad imparare l’inglese.

“Come avete sicuramente visto, in questi ultimi tempi il mondo è stato scosso da tragici eventi davanti ai quali anche la comunità superumana si è trovata inerme. Se infatti è riuscita a trovare un modo per sconfiggere definitivamente la minaccia marziana…” un brusio di disaccordo cresce tra i ragazzi, subito interrotto dal relatore “Se è riuscita a sconfiggere il popolo marziano, dicevo, lo stesso non si è potuto dire per la crudeltà umana, affiorata nuovamente dopo un momento di apparente unione di diversi popoli ed etnie congiunte insieme contro un avversario comune. Ma ancora una volta, l’illusione della collaborazione reciproca è durata poco. Uomini potenti, uomini influenti, uomini disperati hanno approfittato della vulnerabilità mondiale per sferrare un attacco all’America come mai se ne erano visti. Penetrando con inaspettata facilità le difese del nostro Paese ne hanno colpito il cuore e l’anima, radendo al suolo entrambe le Torri Gemelle e minacciando sia il Pentagono che la Casa Bianca.” Sean fa volutamente una pausa per permettere alle proprie parole di raggiungere il cervello di ognuno dei ragazzi all’interno della sala, poi riprende “Non ci interessano motivazioni politiche o giustificazioni culturali, come non interessano ai parenti delle migliaia di vittime morte solo perché si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non conta la rivendicazione dell’atto come espressione di un qualche Dio strumentalizzato da potenti o di un popolo ignorante blandito da ricchi fanatici. L’atto è semplicemente disumano. Le migliaia di morti inconsapevoli non avranno più nazionalità né religione, la maggior parte di essi non avrà nemmeno un nome. Lo scopo del terrorismo è destabilizzare, dividere, ma questa volta si è spinto troppo in là. Davanti ad atti simili non si può rimanere in silenzio, chiusi in casa sperando che la tragedia non arrivi mai a toccarci con mano, né si può puntare l’indice contro sistemi deviati che non hanno potuto impedire quanto accaduto. No. Se davvero non si vuol far vincere il terrorismo bisogna restare uniti. Bianchi, neri, ebrei, palestinesi, omosessuali, mutanti, tutti devono accantonare le proprie divergenze e lavorare assieme per impedire che accada di nuovo. Arrivati a questi livelli, non si tratta più di popoli in lotta, ma di uomo contro uomo. E non possiamo permettere che si continui su questa strada.” Sean sospira, una sola volta “Per questo esiste questa scuola. Sotto questo tetto convivono uomini, donne e ragazzi di culture diverse, anche aliene, accomunati da uno scherzo di Madre Natura e da nient’altro. Non c’è niente che vi renda davvero simili, niente che a livello di personalità abbiate davvero in comune. Ognuno di voi è espressione di miti, usanze e storia di etnie completamente diverse fra loro, talvolta anche in disaccordo l’una con l’altra. Eppure abitate sotto lo stesso tetto. Eppure amate, odiate e vivete come qualsiasi altro ragazzo sulla faccia della Terra e non. Eppure ciascuno di voi, chi più chi meno, è stato colpito dall’attacco terroristico di due giorni fa. Potreste non essere d’accordo su chi sia migliore tra Britney e Christina, potreste preferire un candidato presidenziale ad un altro, ma siete tutti, tutti umani. E quando qualcosa di questa portata colpisce la dignità di ogni uomo, ogni differenza cade di fronte alla necessità della solidarietà. Che poi vogliate sfruttare le vostre doti in qualità di X Men o di Guardia Civile non conta. L’importante è che, come qualsiasi uomo che si ritenga tale dovrebbe fare, sentiate la responsabilità di agire in un momento tragico come questo. E che facciate di tutto per evitare che tali eventi possano accadere un'altra volta. E’ per questo che esistono gli X Men. E’ questo che significa essere X Men.”

Sean serra le labbra e le discosta leggermente dal microfono. Davanti a lui, i ragazzi nella sala non emettono suono. Il silenzio è quasi innaturale. Poi uno scricchiolio di una sedia, che in un momento simile risuona come della unghia affilate su una lavagna. Jubilee è in piedi, il suo sguardo motivato come mai nella sua vita, le sue mani che battono l’una contro l’altra una volta, poi un’altra, e un’altra ancora. Lentamente, anche altri ragazzi si alzano, unendo il battito dei propri palmi a quello di Jubilee. In breve l’intera sala è fatta di ragazzi e ragazze, in piedi o seduti, che applaudono sentitamente. Lo scrosciare dell’applauso colpisce Sean Cassidy come una doccia fresca in un assolato pomeriggio d’Estate. Si volta attorno, e vede che anche Jean Grey e perfino –non l’avrebbe mai creduto- la gelida Emma Frost si sono unite all’applauso. Ma nonostante tutto, non è lui a meritarselo. Si avvicina nuovamente al microfono, e dice:

“Questo è per le vittime dell’attentato. Possa il nostro calore raggiungerli in Cielo”

Il fragore dell’applauso si eleva nell’etere.

 

8.55 AM

Nonostante il suo potere sia pressoché illimitato, Gaia deve pur sempre mangiare. E’ per questo che, dopo aver sistemato le ultime cose all’interno della sua nuova abitazione, decide di uscire per andare in qualche mini-market e –non avrebbe mai pensato di tornare a fare qualcosa di così comune- fare la spesa. Sorride all’idea di tentare la nuova strada della regolarità, ma ha deciso di sperimentare tutto della vita. E se il vagare nel cosmo, da sola, alla lunga l’ha stancata, ora vuole vedere se la permanenza sulla Terra le garantirà risultati migliori. Del resto, il tempo non le manca, e nemmeno l’esperienza. Se fino ad ora nonostante le rischiose e ardite esplorazioni ai margini del cosmo è ancora viva, cos’altro può farle del male? Assorta in questi pensieri, uscendo da casa urta inavvertitamente e senza rendersene conto una piccola cassa metallica sigillata. La porta le si richiude alle spalle, mentre con la coda dell’occhio cerca un abitante di Salem Center a cui poter leggere la mente per individuare il più vicino mini-market. All’interno della casa, un denso fumo bianco comincia a fuoriuscire dalla piccola cassa metallica.

 

9.28 AM

Il risveglio la coglie fin troppo placidamente. Il piccolo ambulatorio privato non aprirà prima delle 10 e 30, e quindi può tranquillamente concedersi dormite più lunghe, anche se ogni volta le sembra strano svegliarsi senza il bip acuto del cercapersone che segnala l’ennesima emergenza. Si può proprio dire: per Cecilia Reyes le cose sono decisamente cambiate da quando ha incontrato gli X Men. Non che l’essere diventata medico di una piccola località la disturbi così tanto, ma è certamente una soluzione che almeno nei primi tempi la stranizzava. Niente emergenze, niente casi a rischio, niente questioni di vita o di morte, è vero, ma in un qualche strano modo l’azione, la precarietà, la caffeina ingerita a litri per sopportare quel massacrante orario di lavoro le manca, e non poco. A confronto Salem Center è sicuramente il paradiso, ma forse un paradiso che le sta stretto. Se non fosse segretamente la dottoressa di fiducia del team mutante degli X Men, non sarebbe così sicura di quanto ancora potrebbe restare in quella piccola cittadina. Sebbene in un modo diverso da quello degli X Men, anche Cecilia è una donna d’azione, e la mancanza di eventi la stressa anche più di una settimana di intenso lavoro all’Ospedale Nostra Madre della Misericordia del Bronx. E’ con questi pensieri che si avvicina alla finestra, con in mano una fumante tazza di caffè, e che sbircia fuori pensando di ritrovare lo stesso identico paesaggio di sempre.

“EH?!” esclama stupita. Gocce di nero caffè cadono giù dalla tazza e vanno a macchiare il pavimento.

E’ sempre la stessa storia, pensa Cecilia, attenta a ciò che chiedi…

 

10.32 AM

Giornata anomala oggi allo Xavier Institute. Dopo l’accorato intervento di Sean Cassidy sui tristi eventi di due giorni prima, in segno di rispetto ogni lezione è stata sospesa, e gli studenti sono stati invitati a riflettere personalmente su quanto accaduto. Ed è tra i corridoi semideserti dell’istituto che sta camminando un confuso Jonothon Starsmore. Forse ha finalmente trovato una pista da seguire per interpretare le sue recenti visioni, ma per confermarle ha bisogno di parlare con…

*Monet?*

“Non è qui, scintilla. Non la vedo da stamattina. Vuoi che le dica qualcosa quando torna?”

*No grazie, Jube… Ma cosa stai facendo?!*

“Sto riordinando la mia parte della stanza. Non vedi?”

Chamber è quantomeno stupito. Vedere Jubilation Lee, il terrore dei Grandi Magazzini e delle governanti d’America, intenta a ripulire il caos della sua stanza è come minimo… insolito.

“So cosa stai pensando, bello. Non sono stata sostituita da un baccello alieno. Semplicemente mi andava di fare qualcosa di…diverso”

*Capisco…* risponde Jono. Evidentemente la tragedia l’ha colpita più di quanto lei stessa voglia *Bhe, io allora vado a cercare M. Buon…proseguimento* ed esce dalla stanza. Cinque secondi dopo una voce squillante e decisamente familiare lo raggiunge a metà corridoio:

“E non ti azzardare a dire a nessun altro quello che hai visto!”

Se Chamber avesse una bocca, ora sorriderebbe.

 

10.44 AM

Un taxi si ferma davanti una villetta di Salem Center. Una villetta assolutamente comune, se non fosse che poche ore prima nemmeno esisteva. Una ragazza dai corti capelli fucsia scende dal taxi con un paio di sacchetti di plastica in mano. Poi si accosta al finestrino del conducente e allunga le mani come se gli stesse dando i soldi. Solo che all’interno dei suoi palmi non c’è niente. Il tassista fa il gesto di prenderli e riparte. Gaia sorride, e si avvicina alla casa. Poco prima di aprire la porta però, è interrotta da una voce alle sue spalle:

“Un comportamento un po’ scorretto nei suoi confronti, non credi?”

Gaia si gira di scatto aspettandosi chissà quale avversario, ma davanti a sé vede solo una comunissima donna di colore vestita con un lungo camice bianco. Tenta immediatamente di penetrare nella sua psiche e scoprire chi è, ma qualcosa la blocca.

“Non è così facile con chi è protetta da attacchi psichici, vero?”

“Chi sei?” la voce di Gaia tradisce un certo nervosismo.

“No, chi sei tu.” replica la donna avvicinandosi cautamente. Al suo primo passo Gaia scatta indietro, pronta ad usare i suoi poteri. La donna si blocca, poi dice “Ascolta, ci ho provato ma non sono brava in questi giochetti da supereroi. Facciamo a modo mio. Mi chiamo Cecilia Reyes, e credo di essere la tua vicina”

 

10.51 AM

Jono sta camminando per il corridoio del dormitorio femminile, quando raggiunge la porta della stanza di Paige Guthrie. Istintivamente, si avvicina ad essa. Da dentro sente provenire due voci distinte, il che è piuttosto strano considerato che la stanza di Paige è singola. Spinto da una insolita curiosità si avvicina ad essa e sbircia dallo spiraglio. Paige Guthrie, la ragazza con la quale si prospettava la possibilità di una relazione, è seduta sul letto davanti ad Angelo Espinoza, ovvero Skin, il suo migliore amico. Non riesce ad avvertire le parole dei due, e non vorrebbe neanche, ma l’espressione della ragazza è decisamente molto triste. Ed è allora che vede qualcosa che non avrebbe mai creduto di poter vedere. Angelo le si avvicina e la abbraccia intensamente, mentre le bacia con dolcezza la fronte. Chamber si stacca dalla porta. La sua ex ragazza e il suo migliore amico, assieme. Dovrebbe essere furioso, e invece riesce solo a provare felicità per loro due. Che Paige trovi in Angelo quello che lui non avrebbe mai potuto darle.

Con questo pensiero che gli rimbalza per la mente raggiunge la camera di Adam Berman, forse lui sa dove si trova Monet. Arrivato alla porta della sua stanza bussa una volta, poi un’altra. Niente. Con discrezione la spinge quel tanto che basta per vedere dentro. Adam è seduto davanti allo scrittoio, in mezzo ad una marea di libri, privo di sensi.

*Adam!* grida Jono precipitandosi su di lui e dandogli un energico scossone.

“No, no, mamma, fammi dormire un altro po’…!” replica lui ancora con gli occhi chiusi. Poi li socchiude appena e vede Jono “Oh, ma sei tu? Perché mi hai svegliato?”

Chamber molla immediatamente la presa sul ragazzo.

*Ehm…scusa. Ultimamente siamo così stressati che vediamo in ogni minima cosa l’avvisaglia di qualche pericolo. Mi spiace averti svegliato*

“Eh… non ti preoccupare Jono,” replica Adam sbadigliando “piuttosto come mai sei qui?”

*Cercavo Monet, sapresti dirmi dov’è?*

“Non la vedo dall’assemblea di stamani, mi spiace”

*Proverò a chiedere ad Everett allora, grazie. E scusami ancora*

“Di niente, Jono, di niente” e lo osserva uscire dalla stanza. Poi torna a guardare la scrivania oberata di libri, sopra uno dei quali si trova una lettera aperta datata qualche mese prima. L’intestazione riporta come mittente il Liceo statale di Newton North[1]. Tra le parole dattilografate della lettera ne spiccano più chiaramente due: “espulsione” e “aggressione”.

 

11.04 AM

Chamber raggiunge la camera di Everett Thomas, altresì conosciuto col nome di Synch, probabilmente la persona di animo più buono che Jono abbia mai incontrato. Anche qui la porta è accostata. Da dentro arrivano strani rumori smorzati.

*Ehm…Everett? Posso?*

“Sì…Jono…entra”

Chamber varca la porta con discrezione, per vedere Synch seduto sul letto, lo sguardo perso fuori dalla finestra. Tutto nel suo linguaggio corporeo lo fa apparire come un giovane idealista sconfitto dalla dura realtà del mondo. La sua voce sembra provenire da un altro luogo.

“Non avevano alcuna colpa…non ne avevano alcuna…” Everett si volta verso Jono. Il suo viso conserva ancora i solchi di lacrime copiose “Quando finirà?”

*Everett, scusa, forse non è il momento adatto…*

Queste parole sembrano far tornare Synch alla realtà. Con la manica della felpa si asciuga l’umido delle lacrime dal volto, poi:

“No, dimmi pure, ti serve qualcosa?”

*Io…mi chiedevo se sapessi dov’è Monet. E’ tutta la mattina che la cerco*

“No, non lo so, però…” e l’aria attorno a Synch comincia ad illuminarsi di un arcobaleno di colori che si espande sempre più in ogni direzione. Ad un tratto un ramo di esso si distacca e parte verso l’alto, indicando chiaramente un punto del soffitto “E’ su. Sul tetto, forse”

*Va bene, grazie Ev*

“Quando vuoi, Jono, quando vuoi…”

Chamber saluta Synch ed esce dalla stanza. Poi si ferma al centro del corridoio e amplifica i propri poteri fino a raggiungere la psiche di…

*Jube!*

*Rieccoti Jono. Trovata M?*

*Non ancora, però ho trovato Everett. Non sta bene*

*Cos’ha?*

*Credo che gli ultimi eventi siano stati troppo per lui. Ha proprio bisogno di qualcuno che gli stia vicino*

*Capita l’antifona, J, vado subito in camera sua. A dopo e… grazie* e la comunicazione si interrompe.

Anche per oggi, pensa Jono, ho fatto la mia buona azione. Ora viene il difficile.

 

11.28 AM

A gambe incrociate, levitando a mezz’aria, Monet si trova in cima all’Istituto Xavier, una vaschetta di gelato in una mano e un cucchiaio che lo mescola svogliatamente nell’altra. In realtà la ragazza sta pensando a tutt’altro. Deve ammetterlo, almeno con se stessa: le parole di Vincente hanno proprio colto nel segno, risvegliando paure e sensi di colpa inconsci che non avrebbe potuto ignorare ancora a lungo. Forse era vero, forse era stata tutta colpa sua, forse…

*Ciao, M, disturbo?*

Monet si gira automaticamente verso il tetto dell’Istituto, anche se sa già benissimo chi è stato a parlarle psionicamente. Chamber infatti è affacciato, in una maniera un po’ precaria, ad una delle più alte finestre.

“Cosa vuoi, Starsmore?”

*Gentile come sempre, eh Monet? Dovresti imparare a stare meno sulla difensiva e a fidarti di chi ti sta intorno, ne guadagneresti sicuramente*

“…”

*…*

“Vuoi un po’ di gelato?”

*No, grazie. In realtà ti cercavo per parlarti di Penance*

“Ho deriso mio fratello e lui mi ha trasformato in Penance, finché le mie gemelline non mi hanno liberato da quella forma sostituendosi a me[2]. Fine della storia”

*Ma anche le gemelline sono uscite fuori da Penance[3]. Teoricamente lei non dovrebbe più esistere. Eppure è ancora viva e vegeta*

“E cosa c’entro io?”

*Bhe, speravo che avresti potuto chiarirmi alcune co…*

“Senti, non mi è piaciuto diventare Penance e non mi piace ricordarlo. Oltretutto i miei ricordi di quel periodo sono confusi, sfumati. Ricordo tutto in generale ma perdo i dettagli. Non potrei esserti di nessun aiuto”

*Ma io…*

“Di nessun aiuto, Starsmore”

Chamber resta immobile ad osservare Monet sospesa nell’aria per qualche secondo. Lei non ricambia il suo sguardo. Dopodiché Jono sussurra un *Va bene…* e la lascia sola ai suoi pensieri.

Ecco. Proprio quando stava cominciando ad ambientarsi, proprio quando stava cominciando a considerare Generation X la sua famiglia, il suo caratteraccio era tornato alla ribalta senza mezzi termini. Certo, questo atteggiamento avrebbe di certo funzionato nella comitiva in di Monaco, ma alla lunga sia alla Massachusetts Academy che allo Xavier Institute non aveva mai pagato. Le scelte rimanenti erano due: mollare tutto o cambiare in modo da adattarsi. E arrivata a quel punto solo la seconda opzione le si mostrava favorevole.

Il largo cucchiaio raccoglie un po’ di gelato pralinato e lo porta alla bocca di Monet, che prende ad osservare il boschetto che circonda l’Istituto. Nota una macchia rossa tra i cespugli. Poi uno scatto, e non c’è più. Penance. A Jono non voleva darlo a vedere, ma quella ragazza è un mistero anche per lei. Era un mistero anche il fatto che avesse evitato così bruscamente l’argomento. Non sapeva bene perché, semplicemente sapeva che era meglio così. Che si sarebbe sentita molto meglio do…

-NO! Non è così che è andata! Non ero io a pensarlo!! Non…

Qualcosa di simile ad uno schiaffo psichico colpisce la mente di Monet, il cui volto si piega sul petto dolorante. Quando si rialza, un rivolo di sangue le scende giù per una narice.

-Sta davvero succedendo qualcosa di strano, qui…

 

11.42 AM

Ci sono due ragazze a Salem Center che sebbene la più grande di esse non dimostri più di trent’anni hanno visto più stranezze di quanto un uomo comune ne possa vedere in tre vite. La prima è una ragazza dall’apparente età di 16 anni, capelli fucsia e sorriso per cui si potrebbe morire. Ma non fermatevi all’aspetto superficiale. In realtà ha millenni sulle proprie spalle, la maggior parte dei quali passati incatenata ad una potente arma che avrebbe potuto segnare la fine della vita nell’universo, e che poteva essere attivata solo dal suo potere mutante di alterazione della realtà. La seconda invece era una dottoressa in pieno stile ER, almeno fino a quando un incontro con le Sentinelle e gli X Men non l’aveva messa in contatto con un mondo di demoni, letali entità psioniche e mutazioni varie. E dopo aver fatto vivere loro tutte queste avventure, il destino ha voluto giocare un’altra volta con le loro vite, facendole incontrare in un modo che definire assurdo è poco. Quindi ecco queste due ragazze, che dopo essersi scambiate le reciproche credenziali ora stanno sedute sui gradini fittizi della nuova casa di una di esse (che, ricordiamolo, fino a stamattina non esisteva), a contemplare la gente che passa loro davanti senza nemmeno notarle.

“Sicura che non ci possano vedere?” domanda Cecilia guardando i passanti.

“I comandi post-ipnotici stanno lavorando a massimo regime.” replica Gaia con lo sguardo ugualmente perso nella folla “Il tuo è stato un caso eccezionale, dovuto alla particolarità del tuo potere mutante, che ti rende immune a suggestioni psichiche o ipnotiche. Non avrei mai immaginato che potesse verificarsi una coincidenza simile…”

“…”

“…”

“Che farai allora adesso?”

“Penso di prendere tutto e togliere nuovamente il disturbo. Avrei voluto vivere un po’ accanto ai ragazzi, ma non voglio più essere legata a qualcosa in maniera stabile. Era questo che non andava alla Massachusetts Academy e per questo l’ho abbandonata. Voglio essere libera da qualsiasi impegno.”

“Ascolta…” comincia Cecilia “…mi hai raccontato del tuo passato e a dire il vero non potrei mai sapere come ti sei sentita ad essere incatenata all’Amalgamatore per tutto questo tempo, ma scappare non è mai la soluzione migliore”

“Preferisco vivere libe…”

“Ma l’eccessiva libertà è sempre dannosa. Il mondo ha bisogno di regole, per quanto fastidiose possano essere. Potrai essere libera, ma non saprai mai cosa significa vivere.”

“…”

“Ti propongo un patto. Resta qui e ti prenderò come mia assistente. Del resto una mano mi servirebbe e credo che alcune delle tue doti potrebbero tornarmi utili. Avrai una paga regolare e chiederò ad alcuni miei amici di New York di regolamentarti e fornirti tutti i documenti necessari per essere a tutti gli effetti americana. Che ne pensi?”

“Non dirai niente agli altri X Men, vero?”

“No, non fino a quando non vorrai.”

“Bene. A dire il vero mi fa un po’ paura l’idea di far parte di qualcosa di così grande da divenire il centro stesso della mia esistenza.…”

“E perderti tutte quelle avventure nel cosmo e in dimensioni magiche?”

“E quegli scontri con creature incredibili e mostri fantastici…”

“E i grandiosi atti di eroismo che non puoi andare a raccontare a nessuno perché il gene mutante nel tuo corpo ti bolla in partenza come un indesiderato…”

“E gli allarmi in qualsiasi momento del giorno e della notte, per cui devi essere sempre pronto e all’erta…”

“E le massacranti sedute in quella palestra sado-maso che chiamano Stanza del Pericolo…”

“E la responsabilità del mondo sulle tue spalle ad ogni tua azione, per cui al minimo errore potresti causare la fine di tutto…”

Cecilia Reyes e Gaia si guardano negli occhi per un istante, poi la seconda torna a guardare la strada e dice:

“Non sarò mai una X Man…”

“Nemmeno io” le fa eco Cecilia.

 

12.00 AM

Jonothon Starsmore si trova davanti alla minuta figura di Gateway, che come al solito levita a gambe incrociate mantenendo la sua espressione imperturbabile nonostante lo sfoggio di energia psionica prorompente dal petto del giovane mutante. Lampi di energia dorata raggiungono ogni punto del giardino, bruciando qua e là qualche foglia e accarezzando minacciosamente il vecchio aborigeno. A rendere più grave la situazione lo sguardo duro e accusatorio di Jono, che si riflette con forza nella sua domanda, che a livello psionico risuona più o meno come una decina di mal di testa concentrati all’interno del cervello del misterioso aborigeno:

*Te lo  chiederò una sola volta… Chi è Penance?!?*

 

 

 

Note:

[1] ovvero la scuola che Adam frequentava prima dell’Istituto Xavier

[2] tutto su X Men Universe 50

[3] su X Men Universe 64

 

*****

 

*Yvette Aida Seferovic*

Se un paio di secondi fa un occasionale spettatore guardando questa scena avrebbe riconosciuto chiaramente, per quanto strano possa sembrare, un ragazzo vestito di pelle nera minacciare con scariche di energia gialla fuoriuscenti dalla bocca un imperturbabile e minuto uomo anziano e di colore a gambe incrociate a mezz’aria, adesso la sensazione che gli comunicherebbe sarebbe nettamente opposta. Se prima il ragazzo sembrava risoluto e perfino arrabbiato, adesso nei suoi occhi si legge solo smarrimento.

*Cosa?!* chiede psionicamente Chamber confuso.

*Yvette Aida Seferovic, è il vero nome di Penance*

*Ma…e Monet?!*

Gateway alza gli occhi al cielo, poi:

*Mettiti comodo…ci vorrà un po’…*

 

 

#8

Le avventure di Emplate, quando era un ragazzo

di Sergio Gambitt

 

 

 

Cinque anni fa.

Marius St. Croix ha 16 anni, e ora come ora sta benissimo. Si è disteso sotto il calore dei raggi del Sole algerino, godendosi al massimo la momentanea assenza della sorella minore Monet e delle gemelline, portate dal padre al Luna Park. Non che non le sopporti, ma quando ti ritrovi con tre sorelle minori a disseminare il caos per tutta la casa dopo un po’ senti il bisogno di un po’ di pace. Ed è proprio mentre un leggero e piacevole torpore sta cominciando a riempirgli la mente che cominciano le convulsioni. Qualcosa nel suo intestino scatta, per risalire verso lo stomaco e da lì propagarsi in tutto il corpo. Le mani cominciano a bruciare intensamente, i palmi come se si stessero aprendo. Sua madre si avvicina preoccupata e non sapendo che fare istintivamente decide di tranquillizzarlo abbracciandolo forte, temendo che anche Marius possa essere colpito da una qualche strana forma di autismo, come successo ad una delle gemelle. Ma non è così. A scatenare le convulsioni è qualcosa di più definitivo. Qualcosa chiamato gene X. Un’anomalia genetica che si sta sempre più diffondendo nel mondo, e che influenza una serie di altri geni con effetti devastanti. Nel caso di Marius le informazioni contenute nel gene X hanno il compito di modificare i geni di mani e stomaco, cambiandoli in modo tale da farli uscire da qualsiasi schema umano. Ma ovviamente, ancora Marius queste cose non le sa. E, purtroppo, nemmeno la madre. Così quando finalmente le bocche fameliche sui palmi delle mani del ragazzo si aprono del tutto, niente impedisce loro di cercare affannosamente il primo bersaglio, e di trovarlo nel corpo stesso della madre. Denti aguzzi penetrano la pelle della schiena della donna, entrando così in profondità da raggiungere la colonna vertebrale. La donna spalanca gli occhi e la bocca, sconvolta a tal punto da non riuscire nemmeno a gridare, mentre le bocche nelle mani di Marius si nutrono famelicamente del suo materiale genetico. Non dura più di cinque minuti. Alla fine la donna si accascia al suolo mentre Marius respira affannosamente, confuso come non mai ma anche in un certo senso appagato. Nelle sue mani, due bocche oblique si aprono e richiudono…

 …dolore dolore le mani le mani bruciano e io io io sto bene come ubriaco ma meglio c’è questa questa energia dentro di me e non so da dove ma ha riempito ogni parte di me e ne sono pieno appagato per la prima volta nella mia vita mai stato meglio e io io oddio cosa ci fai a terra mamma, mamma rispondimi, mamma mamma? mamma! MAMMA!!!

Mi avvicino e le cose nelle mani scattano, mordono l’aria due volte, ne vogliono ancora e mio dio ne voglio ancora anche io non mi basta più lei ha questa aura rossa attorno e non è mai stata così bella e la desidero e ne voglio ancora ancora… il suo petto si alza e abbassa lentamente l’energia rossa sale e scende e mi sta invitando e io so che è sbagliato ma è una luce così perfetta, così calda ed inebriante così….. poggio le mani sulle sue spalle nude e le tagliole sui palmi scattano e miriadi di piccoli dentini aguzzi affondano dentro di lei ed io li posso sentire tutti scavare nella sua pelle e risucchiare quella splendida energia ed ora è dentro di me nel mio stomaco e non ho mai provato niente del genere, come mille orgasmi concentrati che esplodono nel mio stomaco e si propagano tutt’attorno ubriacandomi di torpore ed estasi e la realtà si disgrega e sale ad un livello superiore, luci forme colori attorno a me e un circo di oggetti e sono in quadro di van gogh e papaveri e margherite e rose e gigli e i suoi occhi che risplendono come diamanti neri e così profondi così intensi così… supplicanti? mamma perché mi guardi così non vedi le luci e i colori e quanto è diventato bello il mondo e l’aura rossa che mi stai trasmettendo ed è tutto così inebriante che… i tuoi occhi, dovresti vedere i tuoi occhi che da splendenti diamanti si tramutano in opache e bellissime perle nere e io ho preso tutto e tutto e tutto e ora è dentro di me che si agita si muove e tu sei così calma, serena, immobile sul tappeto e io ansimo respiro respiro i miei capelli sudati la mia fronte poggiata sulle ginocchia la mano ad accarezzare la tua schiena liscia e quando la tolgo sento ogni dente lasciare la presa su ogni cellula ogni fibra ogni perla del tuo corpo e non ho mai avuto una intimità tale con nessuno e sono spossato ma allo stesso tempo carico di energia e tu sei lì davanti a me, vuota e fredda e non hai più nessuna aura e le tue membra giacciono inerti sul tappeto e io ti guardo negli occhi ma tu non mi vedi e allora ti sfioro, con un dito, ti tocco con una mano ma tu non ti muovi e non capisco perché non ti rialzi e perché non mi rassicuri perché non mi dici che va tutto bene e che non è successo niente e tu resti lì, occhi spalancati sul nulla e bocca semiaperta, immobile e gelida senza più energia senza più niente e io capisco e guardo i palmi delle mani, ogni dente sporco di sangue e dondolante come a riposo ma pronto a colpire nuovamente a fiutare un’altra preda e ad assalirla e a rubarle quella energia, quella splendida energia e allora urlo e urlo e urlo i miei polmoni si svuotano e non so che altro fare se non alzarmi e barcollare verso l’ingresso, stringendo i palmi al mio petto a pugni chiusi come a voler coprire quelle bocche che ancora sento muoversi tra le mani irrorate di sangue e raggiungo il corridoio e vedo da fuori papà che sta per aprire la porta mentre ride e scherza con le gemelle e monet e anche lui ha quell’energia attorno ma non mi interessa, sono abbagliato dalla luce che emana dalle tre ragazze, intensa come niente altro abbia mai visto un’esplosione di colori un arcobaleno meraviglioso e le bocche si risvegliano e so che vogliono anche loro e io io io non posso permetterlo io la luce è così bella e ora riempie la stanza ma io non non posso permetterlo e devo si devo scappare andarmene via abbandonare loro e questa casa e le mani hanno fiutato l’energia e puntano verso la porta ma no devo strapparle da lì e con uno strattone le rapisco all’aria e le nascondo di nuovo nel mio petto e chiudo gli occhi e mi giro e comincio a correre con il sapore salato delle lacrime nella mia bocca e sono fuori e supero mia madre senza guardarla e il caldo sole algerino brucia il mio viso e le mie braccia ma non mi interessa perché devo scappare andarmene lasciarmi tutto alle spalle e… e proteggerli tutti da me e dall’orrore che si è scatenato nel mio corpo…

Scappare.

 

Interludio 1.

Ora di pranzo.

Sala mensa dell’Istituto Xavier.

Jubilee e Paige Guthrie sono sedute ad un tavolo, quando a loro si avvicinano Angelo e Adam Berman.

“Salve ragazze!” esordisce il primo “Possiamo sederci?”

Per tutta risposta entrambe le ragazze si scostano quel tanto che basta da far accomodare i due.

“Saputa la novità?” dice Angelo addentando distrattamente un hamburger.

“Quale novità?” chiede Paige incuriosita. Angelo guarda Jubilee, poi manda giù il boccone e risponde:

“Non glielo hai detto, eh Jubecita? Il prof. X ha revocato la punizione su di noi, siamo liberissimi di uscire adesso. Inoooooltre… credo abbia mandato il tanto amabile Wolverine ad ammonirci. O alle loro regole, o fuori di qui.”

“Logan non ha detto questo!” scatta Jubilee “Ci ha solo informati del fatto che siamo liberi di andarcene quando ci pare se non ci sta bene come va qui…”

“Bhe, in effetti…” interviene Adam masticando “…anche detto così sembra un ammonimento…”

“Ma Logan…!” tenta di dire Jube, quando Paige la interrompe:

“Non credo siano le intenzioni di Wolverine la cosa importante al momento. Non è lui che comanda. Mi chiedo piuttosto cosa abbia indotto il professore a revocare la punizione…”

“Già,” aggiunge Angelo “ultimamente cambia idea più velocemente di una donna in sindrome premestruale…”

Jubilee pianta un gomito nel fianco del giovane ispanico.

“Ouch! Hey Jube ma che ti prende! Sei anche tu in quella fase?!”

Un calcio segue il gomito di prima e il piede di Jubilee si va a conficcare nel polpaccio di Angelo.

“Hey…!”

“Comunque…” interviene Adam “…ci ha detto che vuole essere per noi un modello guida a cui fare riferimento e non un oppressore che con le sue punizioni alimenti comportamenti aggressivi/repulsivi, parole sue…”

“Ma allora,” dice Paige ignorando il “Ma come cacchio parla quello lì!” di Angelo “come mai ci ha pensato solo ora?”

“Si sarà sentito in colpa per averci esposti all’attacco di Mutant Fight…” risponde Adam.

“C’è anche da considerare…” interviene Jubilee “…che ultimamente è stato sottoposto a molta pressione. O avete già dimenticato che una settimana fa sono morti quattro studenti che erano sotto la sua responsabilità, che poi qualche giorno dopo ha assistito impotente al genocidio di un’intera razza spaziale e che due giorni fa hanno raso al suolo le Torri Gemelle con due aerei di linea?”

Tutti ammutoliscono.

La prima a rompere il silenzio, piena di imbarazzo, è Paige Guthrie:

“Io… io lo avevo dimenticato…”

“Anche io…” aggiunge Angelo, colpito almeno quanto la ragazza. Anche Adam annuisce, mostrando sul volto la stessa espressione degli altri due.

“Già,” continua Jubilee “l’unico a ricordarsene sembra essere Everett. E’ da stamattina che non esce dalla sua stanza…”

“A proposito, come sta?” chiede Paige.

Jubilee risponde scuotendo la testa triste.

“Però…” interviene Angelo “…non vi sembra strana quest’aria di… tranquillità? Voglio dire, guardatevi attorno, in questa settimana è successo di tutto e ognuno continua le sue vite come se niente fosse…”

“Cosa vorresti dire?” chiede Paige.

“Bhe, che questa non è una scuola normale lo si era già capito, ma avete fatto caso al fatto che due degli insegnanti e il preside stesso sono telepati di classe alfa? Sarebbe uno scherzo per loro manipolare le nostre emozioni come meglio credono…”

Il silenzio scende di nuovo nel tavolo.

“Ma questa è pura paranoia!” esclama Jubilee “Siamo nella vita reale, non in X Files!”

Angelo si avvicina alla ragazza fino a guardarla negli occhi, poi sussurra:

“La verità… è là fuori.”

Jubilee fa esplodere un petardo in fronte ad Angelo, che si ritrae bruscamente con un forte “Yeow!”

“Sì, e l’idiota è qua dentro…”

“Tornando all’argomento Xavier…” continua Adam “…ha detto che intende cambiare metodo con noi. Vuole seguirci e farci seguire dai suoi insegnanti in ogni cosa che facciamo, per farci capire quanto tiene a noi.”

“Quanto tiene a noi?” chiede Paige tradendo una punta di diffidenza.

“Uhm sì,” risponde Adam un po’ in difficoltà “come studenti… immagino.”

“Non so voi,” interviene Angelo “ma ultimamente mi sento osservato in ogni cosa che faccio. O da qualche insegnante o dalle telecamere a circuito chiuso…”

“E’ capitato anche a me…” conferma Adam.

“E a me…” dice Paige.

Tutti si voltano verso Jubilee.

“Bhe,” risponde lei un po’ imbarazzata “…sì ecco ho avuto anche io la stessa sensazione.”

“E se a questo aggiungiamo…” dice Angelo “…il fatto che si è sempre circondato di ragazzini…”

Per la terza volta un pesante silenzio cala sul tavolo. Dopo qualche secondo è la voce preoccupata di Angelo a romperlo.

“Ragazzi… siamo sicuri che il prof. X è insensibile dalla cinta in giù, vero?!”

 

Quattro anni fa.

Sarajevo.

Hai vagato a lungo. Hai visto più posti e hai cambiato più compagni di viaggio di quanti dovrebbe essere normale per un ragazzo di 17 anni. Ma in fondo tu non sei un ragazzo normale, non hai gli stessi bisogni del resto della gente. Non devi mangiare, ad esempio. Non nel modo classico almeno. Il fatto è che hai queste cose nei palmi delle mani, queste… sì ecco queste bocche con tanto di dentini aguzzi e bava colante, non certo un bello spettacolo. Però bisogna ammettere che quando ti senti stanco o cominciano a mancarti le energie basta cercare il primo essere umano che ti venga a tiro e appoggiargliele sulla pelle. Ti bastano pochi secondi per prosciugarlo di ogni energia con cui poter tirare avanti per almeno altri tre giorni. Certo, c’è il piccolo particolare della morte dell’uomo in questione, ma è un dettaglio trascurabile quando si tratta della tua sopravvivenza, vero? E poi quelle bocche ragionano per conto loro, non puoi mica combattere contro te stesso, no? E allora il problema è solo trovare qualcuno abbastanza ignobile da meritarsi il tuo trattamento, e negli ambienti in cui sei stato finora non è mica stato un problema. Ma uccidere, si sa, è sempre uccidere. Puoi essere accecato da una diversa visione del mondo, puoi non capire cosa stai facendo a causa di una fame innata e perversa, ma quella cosina chiamata coscienza prima o poi busserà nel retro del tuo cervello e chiederà i conti di quanto hai fatto. Per questo hai scelto un compromesso. Una soluzione in grado di accontentare entrambe le parti. Non sarai più tu a dare la morte, ma la andrai a cercare. Del resto, in un mondo in cui la forza delle armi e l’orgoglio sembrano contare più della ragione, non è poi una cosa così difficile. Ed è per questo che ora cammini per le strade semidistrutte di questa città, bombe che ti cadono ai lati e proiettili che ti fischiano accanto, mentre i tuoi sensi più che umani scrutano attentamente la zona circostante per individuare l’agonia dei morenti. Una morte veloce al posto di energia vitale. Uno scambio equo, no? I tuoi nuovi occhi corrono ad investigare i dintorni, cercando un picco di energia che almeno per un paio di giorni faccia passare la fame. Hai imparato che ognuno ha un proprio colore, ognuno ha un sapore ben definito. Solo una volta, con le tue sorelle, le tue sorelle!, hai visto l’esplosione di colori, una luce intensa come mai da cui emanava la più forte energia che tu abbia mai captato. Pensavi fosse qualcosa legato alla parentela, e in parte era così, ed è per questo che rimani di sasso quando rivedi quello stesso arcobaleno qui, fluttuante sulle rovine del palazzo sotto al quale si è rifugiato il prezioso tesoro che lo emana. Già le bocche scattano a vuoto nell’aria, pregustando prima del tempo un pasto così sopraffino, e tu non puoi fare altro che avvicinarti, abbagliato da quella visione ma contemporaneamente temendo di stare sempre più perdendo il controllo di te stesso. Scarti una pietra, superi una colonna ed infili la testa per vedere. Lei è lì. Capelli biondi le ricadono senza controllo sulle spalle, come stoppa bianca. Sul viso emaciato e sporco risaltano due occhi grandi e profondi, che ti guardano fissi all’interno delle tue pupille. E’ bellissima. Non puoi trattenerti, le tendi la mano. Lei fa altrettanto. Le bende bianche sul tuo palmo scivolano sotto al fremere dei dentini, ma non te ne accorgi neanche. Guardi solo lei, e la purezza che sprigiona. Il morso è come un fremito, lo sentite entrambi, e poi…

E poi sei in lei.

 

Interludio 2.

Sala dei professori dell’Istituto Xavier.

Una ragazza sta passeggiando per il corridoio nervosa ed indecisa se entrare dentro o aspettare che da quella porta esca…

“Ms. Frost! Cercavo proprio lei!”

“Non ora Monet cara, siamo nel bel mezzo di una crisi matrimoniale.”

“Può aspettare. Le devo parlare. Ora.”

“Monet, sai che non sono famosa per essere una persona paziente…”

“So per cosa è famosa, Mrs. Frost, e non è niente di cui andare fieri, specie negli ultimi tempi…”

“Cosa vorresti insinuare?”

“Voglio solo capire cosa sta succedendo qui.”

“Vai avanti.”

“Ho rilevato un’intensa attività psichica operante lungo tutto l’Istituto Xavier. Sommata al fatto che nessuno di noi sembra più manifestare forti emozioni nonostante gli eventi traumatici degli ultimi tempi e sommata ad alcuni miei… problemi a mantenere la concentrazione lei capisce che  sicuramente deve esserci qualcosa che non va.”

“E quindi?”

“E quindi considerato il fatto che oltre a lei gli unici altri in grado di manipolare i pensieri altrui così facilmente sono il professor Xavier e Mrs. Grey…”

“…hai pensato di venire dall’unica con la fedina penale sporca, dico bene?”

“Non è un segreto che in passato lei abbia manipolato i pensieri altrui per fini personali…”

“E Charles ha generato Onslaught, e Jean è diventata Fenice Nera. Come vedi ognuno di noi ha le sue croci. Si potrebbe perfino dire che i telepati sono i più soggetti alla corruzione… e tu sei una telepate, vero Monet?”

“E’ una minaccia, Mrs. Frost?”

“Non ho bisogno di minacciarti, Monet. Se volessi potrei cancellare ogni tuo ricordo di questa discussione ed eliminare ogni dubbio dalla tua mente. L’ho già fatto in passato e non sarebbe un problema rifarlo con una telepate inesperta come te. Ma non lo farò.”

“E perché mai, Mrs. Frost?”

“Chiamalo desiderio di redenzione, chiamalo stile, in ogni caso l’Emma Frost che hai davanti non è più la Regina Bianca del Club Infernale. Fattene una ragione. E ora, se vuoi scusarmi…” ed Emma imbocca il corridoio davanti a sé, lasciando alle sue spalle una Monet con ancora più dubbi di prima.

 

Tre anni fa.

Dellys, Algeria.

Yvette. Si chiama Yvette, ed è la ragazza più splendida che tu abbia mai conosciuto. Non solo per l’aspetto fisico, o per il carattere dolce e ribelle allo stesso tempo. Lei ha qualcosa di più. Un qualcosa che dipinge l’aria attorno a sé di un arcobaleno di colori, e che te la fa amare sempre più. Un qualcosa che le ha permesso di sopravvivere al tuo primo contatto, e che ti ha fatto capire che il tuo potere non deve necessariamente uccidere, che si può anche fermare prima con effetti… particolarmente interessanti. Un qualcosa chiamato, in mancanza di un termine migliore, telepatia da contatto. Yvette è una mutante come te, in grado di assorbire all’interno della propria le personalità di chiunque tocchi, per poi rilasciarla quasi indenne. E’ per questo che la prima volta che ti sei nutrito dei suoi geni non solo lei è entrata in te, ma tu sei entrato in lei cominciando a provare quel che lei provava, in un feedback energetico shockante ma per molti versi anche eccitante. Hai mollato subito la presa, carico di una energia nuova, più forte, che da sola ti avrebbe sostenuto per più di una settimana. E non solo. Assieme ad essa una consapevolezza più profonda non solo dei tuoi poteri, ma anche dei suoi, che in qualche modo erano diventati parte di te. Sì, avete imparato tanto assieme. Tu hai imparato a smettere di nutrirti delle tue vittime un attimo prima di ucciderle, per poi dotare anche loro di bocche affamate e renderle tuoi adepti. Lei ha imparato a richiamare in sé non solo le coscienze di chi tocca, ma anche le anime in pena che scivolano nel tessuto della realtà, bloccate per un motivo o per un altro nel mondo terreno e bramose di pace. Fantasmi, per dirla in altre parole. E non solo loro… anche qualsiasi presenza magica e mistica con cui entra in contatto. Per questo siete venuti qui, alla base del faro di Dellys, un luogo di convergenza di energie mistiche come pochi altri nel mondo. Tu sei finalmente sceso a patti con i tuoi poteri. Li comprendi, e li tolleri. Ti piacciono anche, in un certo perverso senso. Ed è ora di smetterla di lasciarsi governare da loro. Adesso devi essere tu a decidere come usarli e dove, devi riprendere il controllo della tua vita. Ed intrappolare un demone nel corpo della tua ragazza per costringerlo a darti potere ti è sembrata una soluzione sensata, per quanto assurda può apparire a chiunque non abbia vissuto una vita come la tua. Per questo ora lei si trova al centro di un pentacolo, ai cui cinque lati vi sono altrettante candele accese, mentre recita arcani versi suggeriti dalle voci eteree delle presenze con cui è entrata in contatto. La terra trema, la stella si infiamma di rosso, e un lampo dorato penetra violentemente all’interno della ragazza, per illuminarla completamente. I suoi piedi si alzano di qualche centimetro dal suolo, tentacoli di energia luminosa le fuoriescono da bocca e occhi per formare una sagoma vagamente umana sopra di lei, gigantesca e minacciosa.

“Chi mi ha convocato?!”

“Sono… sono stato io!” rispondi cercando di essere il più spavaldo possibile, nonostante il tuo cuore rimbombi nel tuo petto come un martello pneumatico “Se vuoi essere liberato farai bene a darmi quel che voglio, demone!”

Il mostro ha uno scatto indietro, poi torna in avanti fino a pochi centimetri dal tuo viso, superando la barriera creata dal pentacolo.

“E cosa ti fa credere di avermi intrappolato, umano?”

Non te lo aspettavi, eh?

“Io… io…”

“Umani… Sempre così spavaldi quando credete di avere tutte le carte in mano e peggio che codardi quando la realtà vi fa apparire deboli quali siete. Avanti, cosa cercavi tu? Potere? Amore? Ricchezza?”

“P-potere… Potere e… conoscenza.”

“Posso darteli, posso darti più potere di quanto tu abbia mai sognato. Posso regalarti un’intera dimensione da governare. Ma alle mie regole.”

“V-vuoi la mia anima?”

Il demone ti guarda stranito per un attimo, poi erompe in una potente risata. Zaffate di zolfo ti arrivano sul viso e ti fanno storcere il naso.

“No, niente di così banale… Voglio solo… ecco… chiamiamola una percentuale di quanto riuscirai ad ottenere. Allora… accetti?”

I tuoi occhi, così presi dalla visione, non notano l’espressione supplichevole di Yvette mentre il demone ti sta proponendo il patto. Non notano le sue labbra che liberandosi per un attimo dalla possessione formulano un silente: “No, Marius, non è come…”

Ma poi dici sì, e il mondo cambia. Vieni sbalzato attraverso le dimensioni, così violentemente che per poco non perdi i sensi. Quando sbatti a terra è quasi un sollievo. Rotoli nella polvere per qualche metro, poi alzi la testa e con un violento conato tenti di vomitare tutto quello che hai nello stomaco. Purtroppo però lo stomaco è vuoto da almeno un paio di anni, quindi tutto quel che ne esce è qualche goccia di saliva piena di muco. Alzi lo sguardo. Di fronte a te un corpo, rosso come il sangue e circondato da un’oscurità quasi innaturale.

“Y-Yvette…?” balbetti avvicinandoti a lei. Una tua mano corre a sfiorarle il fianco, ma la ritrai subito grondante sangue. Ti ha tagliato, la sua pelle ti ha tagliato! Ti guardi intorno smarrito e lo vedi avvicinarsi. Un folletto dalla pelle bianca, dalle proporzioni innaturali e con un grosso cappello con su scritto D.O.A..

“Lei è… è lei Yvette?”

Il folletto spalanca la bocca in un grande sorriso, mostrando una miriade di grossi denti aguzzi, poi risponde:

“C’era un prezzo da pagare… sir.”

Ed è allora che cominci ad urlare…

 

Due anni fa.

Un castello gotico in un’altra dimensione.

La stai guardando da più di mezz’ora dallo spioncino della sua cella. Ancora non si è mossa. Non lo fa da un anno, da quando è giunta in questa dimensione. Il demone ti aveva avvertito, ma tu eri troppo ingenuo per soffermarti sui particolari. E l’hai persa…

“E’ pronto…sir?”

D.O.A.. Un piccolo regalo del demone –che strano, non conosci nemmeno il suo nome- per aiutarti ad ambientarti in questa dimensione. Piccolo, fedele D.O.A….

“Non sono ancora sicuro che sia la cosa giusta da fare…” dici senza distogliere lo sguardo da Yvette.

“Se permette le voglio fare notare che è in questo stato da quando è giunta qui. Cerebralmente è ormai vuota. Eppure evitare di nutrirsi di lei è un grave errore almeno quanto lasciare sprecato il suo potenziale. La sua idea di coprire quel vuoto con la psiche di sua sorella le permetterebbe di avere Monet di nuovo al suo fianco come una potente alleata. E’ la soluzione migliore per tutti, sir.”

Del discorso hai sentito poco, è altro quello che ti interessa:

“Guardala. Tutta rannicchiata in sé. La sua pelle atrofizzata, la sua lingua consumata. Perfino la luce accanto a lei sembra essere risucchiata all’interno della sua gravità personale. L’ho uccisa io.”

“Ma ora può farla rinascere, sir.”

“Sì, posso. Andiamo mio fedele D.O.A., è tempo di ritornare in famiglia.[1]

 

*Il resto lo sapete…*

Sebbene abbia ascoltato attentamente tutto il racconto di Gateway, nella mente di Chamber i dubbi sono di certo stati accresciuti.

*Ma… ma pensavamo che Yvette fosse Monet stessa! Nei suoi passaporti…*

*Quei passaporti non esistono, ho creato io l’illusione che ci fossero nelle vostre menti, e anche in quella di Monet*

*Ma… perché?!*

*Ascolta, ragazzo, la questione è più complicata di quanto immagini. C’è molto più del fato di una mutante in gioco. Ti basti sapere che è necessario che si continui a credere che solo Monet è stata Penance, e nessun altro.*

*E perché lo stai dicendo a me?*

*Perché confido nel fatto che tu tenga il segreto. Quando sarà il momento poi, mi servirà il tuo aiuto.*

*Il momento di cosa?*

*C’è una guerra in atto, e Generation X è coinvolta.*

*Ma…?!*

*Basta parole. L’antagonista ha occhi e orecchie ovunque. Saprai il resto quando comincerà il gioco. Per il momento, acqua in bocca*

E detto questo fa roteare i suoi bolas nell’aria, aprendo un portale che lo inghiotte prima che Jono possa dire altro. Ed è così che il ragazzo rimane solo, tra gli alberi del parco della Villa Xavier.

 

Qualche centinaio di metri più avanti.

Artie e Pulce stanno giocando a rincorrersi, quando da uno degli abeti giunge il rumore secco di rametti spezzati. Incuriositi si avvicinano all’albero, per vedere un piccolo uccellino, giallo e dalla grossa testa, che si sta rotolando per terra nel tentativo di riacquistare l’equilibrio perduto con la caduta dal nido. Artie disegna un grosso punto interrogativo rosso nell’aria, e Pulce risponde scrollando le spalle incerto sul da farsi, quando l’uccellino si rialza e fissandoli negli occhi, -sì, fissandoli negli occhi-, dice:

“Oh, oh. Mi è semblato di vedele un gatto.”

Una grossa ombra copre i due piccoli mutanti, che girandosi lentamente scorgono una figura che li sovrasta. E’ un gatto. Antropomorfo, ritto sulle zampe posteriori, ma pur sempre un gatto. Il suo pelo è nero e nel petto ha un grosso ovale grigio. Ma la cosa + importante è che tra le mani coperte da guanti bianchi regge una grossa ascia. E il sorriso sadico stampato sulla sua bocca non lascia presagire niente di buono per i due ragazzini.

“Oh mamma” esclama Pulce, mentre nell’aria compare il grosso punto esclamativo nero di Artie.

 

 

 

Note:

[1] ovvero di tornare da Monet, negli eventi narrati su X Men Universe 50.

 

*****

 

#9

Questione di copyright

di Sergio Gambitt

 

 

 

“Oh mamma”

Queste le parole di Pulce mentre guarda stupefatto ed impaurito allo stesso tempo il grosso gatto nero e spelacchiato che, ritto sulle zampe posteriori, sta per calare su di lui e sull’amico Artie una grossa ascia affilata. Quando però il gatto invece di colpirli sostituisce l’espressione malefica che aveva stampata in volto con un sorpreso “Uh oh” ed immediatamente dopo il suo corpo si apre in due metà perfette, la sorpresa dei due ragazzini non può fare altro che aumentare. Ma tutto, o quasi, assume una spiegazione quando da dietro il gatto compare una sagoma longilinea nera e rossa, quella che i due piccoli mutanti hanno imparato a chiamare con il nome di…

“Penance!” grida Pulce, e sia lui che Artie si fiondano su di lei incuranti della pelle affilata e potenzialmente pericolosa della misteriosa mutante e le si avvinghiano addosso come fanno i bambini con la mamma alla fine del primo giorno di asilo.

“Ehy!” esclama l’uccellino giallo che i due avevano trovato poco prima di essere attaccati dal gatto “Solo io posso lidulle Silvestlo così!!” e un istante dopo, non si sa da dove, ha tirato fuori un fucilone ipertecnologico che punta contro Penance. Sta proprio per premere il grilletto, quando una raffica psionica lo prende in pieno, polverizzandolo. I presenti si voltano verso la direzione da cui proveniva il colpo, e scorgono un Chamber dal muso ancora fumante d’energia gialla per la scarica che ha appena lanciato.

*Ma che sta succedendo?* dice lui psionicamente ai tre mutanti.

“PulceeArtiestavanogiocandonelparco…” comincia a dire Pulce “…quandohannovistopiccolouccellinoferitoedecisodiautarloe poicomparsoquelgrandegattonee…”

Un fruscio proveniente dall’albero sopra di loro interrompe il piccolo mutante. Sia Penance che Chamber si voltano all’unisono per vedere cosa lo ha provocato. Sembra… è un coyote, antropomorfo e dal pelo marrone, che si è lanciato contro Penance reggendo tra le mani un coltello ed una forchetta e con un grosso bavaglio bianco attorno al mento. La mutante silenziosa si mette tra il coyote e i due piccoli mutanti e si prepara ad affrontare questo nuovo avversario, ma Chamber la precede e con una scarica psionica lo rimanda all’interno del boschetto. Nello stesso tempo dai cespugli escono fuori due figure che si muovono ad una velocità innaturale. Del resto neanche il loro aspetto è del tutto normale. Uno è una specie di struzzo blu, dal collo sottile e dal becco aguzzo da cui esce uno squillante “BEEP BEEP”, mentre l’altro è un piccolo topino vestito come un messicano, che mentre macina il terreno sotto ai suoi piedini urla “Andale andale! Arriba arriba!”. Né Chamber né Penance riescono a bloccarli prima che i due si siano gettati su Artie e Pulce, i quali presi alla sprovvista non possono far altro che lasciarsi catturare. In pochi secondi, sono scomparsi all’orizzonte portati in braccio dai due velocisti. Chamber guarda Penance per un istante, poi entrambi gli corrono dietro.

 

Xavier Institute.

Camera di Everett Thomas.

Gli ultimi giorni sono stati davvero duri per il giovane mutante. Se infatti l’attacco dei marziani durante la tristemente nota Guerra dei Mondi aveva già colpito duramente la sua sensibilità, l’attentato alle Torri Gemelli l’aveva definitivamente sconfitta. Non era stato tanto l’evento in sé che lo aveva buttato giù, quanto il fatto di sentirsi come tradito dal genere umano. Se infatti da un lato la Guerra dei Mondi aveva sì prodotto morti e catastrofi in gran numero, dall’altro aveva permesso che vari popoli, anche in lotta l’uno con l’altro, si alleassero insieme per respingere la minaccia esterna. Era di certo stato un evento terribile, ma era comunque servito a portare un messaggio di tolleranza e aiuto reciproco. Aveva dato la speranza che un giorno gli uomini avrebbero potuto accantonare tutti gli stupidi asti e collaborare per costruire assieme il loro futuro. In un giorno solo, però, tutto questo era svanito. Le alleanze si erano dissolte più velocemente di quanto fossero state costruite, i vecchi odi erano tornati, se possibile più forti di prima. E l’uomo si era confermato come il lupo che era sempre stato nei confronti dei suo simile. Ogni speranza si era infranta, ed Everett era crollato, tradito dai suoi stessi ideali che ora come non mai gli sembravano vuoti e privi di senso. Così si era abbandonato ad un pianto esasperato e catartico, fino a cadere in un sonno profondo.

Ed è ancora lì, quando il ciondolo che porta al collo comincia a risuonare di un acuto e fastidioso BIP.

“Uh?” biascica Everett alzando la testa dal cuscino mentre una mano afferra il ciondolo e lo porta davanti agli occhi ancora socchiusi. Con pollice ed indice lo apre. Da un lato c’è il pulsante che gli permette di chiamare Gaia ovunque si trovi, dall’altro invece la foto della ragazza. Che sta lampeggiando di rosso.

 

Corridoio principale dell’Istituto Xavier.

Monet St. Croix sta tornando nella sua stanza più seccata che altro. Ms. Perfezione, è così che l’ha soprannominata Jubilee. I motivi? E’ bella, intelligente, invulnerabile, può volare e leggere nelle menti altrui e ha una marea di altre doti che gli altri nemmeno sospettano. Con questi poteri la vita dovrebbe essere tutta in discesa. E invece Monet si sente frustrata, stanca, indecisa riguardo la sua vita e la validità delle sue scelte. Certo, non lo darebbe mai a vedere a nessuno, ma ora come ora qualsiasi cosa faccia le sembra sbagliata. Era andata a parlare con Vincente, l’adepto del fratello Emplate, per carpirgli informazioni in modo tale da scovare il resto della banda e sconfiggerla, e invece quel bastardello le aveva fatto perdere il controllo e per poco non riusciva a farsi liberare. Senza contare tutte le allusioni al fatto che fosse il suo carattere egocentrico il responsabile della condizione del fratello. A tutto questo si aggiungeva una misteriosa forza psichica che aleggiava sull’Istituto (ma era sicura di non averla percepita anche mentre si trovava alla Massachusetts Academy?) e che le condizionava i pensieri, e il fatto che nel momento in cui si era accorta della sua presenza era corsa come una stupida ad accusare la sua ex direttrice Emma Frost. Dopo tutto quello che lei aveva…

“Monet! Ti ho trovata finalmente!”

“Cosa c’è Everett, hai finito le lacrime?”

L’espressione di allarme sul viso di Everett Thomas si spegne tutta in un colpo. Con un viso più cupo che mai comincia a balbettare:

“Io… io…”

Nel vederlo così indifeso, Monet non può far altro che tornare sui suoi passi. Per quanto sembri innaturale, la sua espressione si addolcisce:

“Mi… spiace, Ev. Non volevo parlare così. Siamo tutti un po’ nervosi per ora… Volevi dirmi qualcosa?”

“Io…” balbetta ancora una volta Synch, ma prima di riuscire a formulare una frase di senso compiuto la sua mano parla per lui. Tira su il ciondolo con l’immagine di Gaia lampeggiante e un insistente BIP che ancora non si è fermato. Monet inarca un sopracciglio incuriosita.

“E’ un sistema d’allarme” esordisce Synch “Come noi possiamo contattare lei ovunque si trovi, lei può lanciarci una segnalazione con le coordinate del posto in cui si trova qualora fosse in pericolo. Ha cominciato a suonare cinque minuti fa”

“Chiamo tutti” ribatte Monet, e poggiando le punte delle dita alle tempie si gira per contattare telepaticamente il resto dei membri di Generation X all’interno dell’Istituto Xavier, mentre mentalmente si dà dell’idiota per la rispostaccia data a Synch pochi secondi prima.

Qualche minuto dopo, Jubilee, Paige, Angelo e Adam hanno raggiunto gli altri due.

“Gaia è in pericolo,” li informa Synch “e le coordinate che ci ha inviato corrispondono a Salem Center. Dobbiamo andare subito a vedere di che si tratta.”

“E come raggiungiamo Salem?” chiede Angelo “Non abbiamo il permesso di -prendere in prestito- le auto della scuola”

“Dividiamoci.” afferma Paige “Everett e Monet possono andare in volo, portando altri due con sé, mentre Adam può percorrere il tragitto in poco tempo con un passeggero”

Jubilee si volta verso Husk e le lancia uno sguardo a metà tra lo sbalordito e il compiaciuto, poi:

“Complimenti, Paige, ottimo piano. Attenta o potresti divenire sul serio il prossimo capo degli X Men”

Sul viso della giovane ragazza appare un lieve rossore, ma è Primal a trarla in salvo dall’imbarazzo.

“Bhe, allora che aspettiamo?”

I sei ragazzi si avviano verso l’uscita. Dietro di loro, un’ombra scura si muove.

 

Poco dopo.

Monet St. Croix sta volando in direzione di Salem Center, reggendo Husk tra le braccia. Accanto a loro, Synch sta usando il suo potere per imitare quelli di M, grazie ai quali vola ed ha la forza di portare con sé Angelo Espinoza. Una volta raggiunta la periferia di Salem Center, all’improvviso, un forte getto d’acqua compare dal nulla in direzione di M e Husk, le quali vengono colpite in pieno. M perde per un attimo il controllo, ma si riprende subito, in tempo per vedere tre strane figure accanto ad un idrante a cui è attaccato un tubo gocciolante.

“Mollami, penso io a loro” dice Paige, e senza una parola Monet la lascia cadere verso il terreno. A mezz’aria Husk presta fede al suo nome e si sbuccia, in modo tale essere totalmente di acciaio quando atterra.

“Allora, piccoli, la mamma non vi ha detto di stare lontani dagli… uh?”

La scena che le si presenta innanzi è quasi sbalorditiva. Ora che li vede bene, i tre tizi che l’hanno attaccata sono rispettivamente una papera, un topo ed un alto cane tutti antropomorfi e tutti vestiti come pompieri, che senza pensarci un attimo si lanciano su Husk. Quasi per un riflesso condizionato la ragazza afferra il braccio dello spilungone e lo scaglia contro il topo. Nello stesso momento però il papero le salta sulla faccia, impedendole di respirare. Husk allora lo afferra per il collo e strappandolo dal proprio viso lo lancia a terra, per prendere una boccata d’aria fresca immediatamente dopo. Quando si riprende vede che i tre sono ancora davanti a lei. Lo spilungone emette un verso simile ad uno “Yuk yuk!”, mentre il papero sta starnazzando con un rumoroso “Squerequack”. L’unico a parlare, con una voce quasi flautata, è il topo:

“Allegri pompieri, attaccatela!”

Paige Guthrie si rammarica di essere di metallo e non potersi dare un pizzicotto per vedere se è sveglia o sta sognando.

 

Nello stesso tempo, in aria.

Monet, Synch e Skin sono circondati da tre bambine dalle strane proporzioni, con vestiti rispettivamente rosso, verde ed azzurro.

“E voi sareste…?” chiede Angelo.

“Siamo Lolly, Dolly e Molly” risponde quella vestita di azzurro con una voce dolcissima “…e siamo qui per uccidervi!” e dai loro occhi partono dei raggi rossi che bersagliano Synch ed M. I due ragazzi evitano i primi raggi, ma subito dopo la bambina vestita di rosso grida: “Posizione di attacco!” e le tre si pongono innanzi ai mutanti guardandoli minacciosamente. Quindi si lanciano contro di loro. M scarta facilmente la prima, mentre Synch, ingombrato dalla presenza di Skin, viene colpito su una spalla.

“Lasciami andare, Ev, ti sono solo di impiccio qui”

“Ma…” fa per dire Synch.

“Non preoccuparti, me la so cavare…”

Everett fissa Angelo per un istante, poi lo lascia andare verso il parco sottostante. Arrivato a qualche decina di metri dal suolo il giovane ispanico poggia medio ed anulare sui palmi delle mani e dai polsi escono fuori due strisce sottili di pelle grigia, che andando a circondare la sommità di un lampione gli permettono di farlo atterrare sano e salvo.

Altro che ragni radioattivi, pensa Skin.

“Cerchi qualcosa, ragazzino?”

Angelo si gira nella direzione da cui proviene la voce. Una donna, alta, dai capelli rossi e vestita con uno scollatissimo abito da sera dello stesso colore, sta avanzando con fare provocante verso di lui.

“Forse l’hai appena trovato…” e portando una mano dietro la nuca del ragazzo alza il suo viso fino a che le loro labbra non si incollano in un bacio appassionato. Contemporaneamente la mano della donna scivola giù verso il cavallo dei pantaloni di Angelo, ed una volta arrivata si chiude con forza sui suoi gioielli di famiglia.

“Yeoww! Ma sei loca?!”

La donna fa una espressione falsamente dispiaciuta, poi risponde:

“Non sono cattiva, è che mi disegnano così…”

 

Intanto. In un boschetto nei pressi di Salem Center.

Primal sta correndo da una decina di minuti nella sua forma rettile, i suoi grossi piedi macinando velocemente il terreno. Tra le braccia, regge Jubilee che, visore calato sugli occhi e dita puntate a mo di pistola, elimina tutti i rami che intralciano il loro cammino grazie ai plasmoidi scoppiettanti che emana. All’improvviso da un cespuglio spunta fuori una figura, troppo grande per essere evitata e dalle sembianze vagamente umane.

SKREEEEEEEEEEK!! risuonano le piante dei piedi di Primal, costretto a frenare bruscamente la sua corsa.

“Whoa, bello ci avrai lasciato almeno due strati di pelle su quel terreno!!” esclama Jubilee, che si è dovuta tenere stretta al collo di Adam per non venire sbalzata una decina di metri più avanti.

“Scusa… anf… Jubes… ma non… anf… potevo… anf uff… metterlo sotto…” ed indica la figura, che ancora non si è spostata da lì.

“Ehy tu cocco chi ti credi di essere per comparire così dal nu…!”

Adam tira su di scatto la testa, non tanto per unirsi allo sproloquio di Jubilee, quanto per scoprire quale forza arcana sia riuscita a zittire l’amica durante una delle sue performance dialettiche. Quel che vede blocca anche lui. Davanti a loro c’è un orsetto di pezza grosso almeno quanto loro e tutto impegnato a ficcare il braccio senza mano in una giara di miele e a leccarne con gusto il contenuto. Una volta che anche l’orso si è accorto di loro si avvicina e con fare affabile porge il moncherino del braccio inzuppato di miele.

“Ne volete un po’, amici?”

Primal e Jubilee si scambiano un’occhiata perplessa, ma prima che possano dire qualcosa dagli alberi sopra di loro arriva una voce allegra che comincia a dire:

“Oh oh oh oh! No no Winny questi non sono amici nostri, non si meritano la nostra gentilezza!!” e subito dopo una grossa tigre arancione di peluche cade su Primal rimbalzandogli sopra con la coda e rituffandosi tra le fronde degli alberi. Jubilee si è scostata appena in tempo dalla traiettoria della tigre e solo all’ultimo secondo, si ricorda della presenza dell’orso. Si volta di scatto nella sua direzione quindi, in tempo per vederlo alzare sopra la sua testa la grossa giara di miele.

“Oh cavoli” dice Jubilee.

Poi l’orso cala con forza il recipiente su di lei.

 

Parco dello Xavier Institute.

Penance e Chamber stanno correndo, seguendo la scia ancora fumante lasciata dai due strampalati rapitori di Artie e Pulce e stampata sul terreno. Durante il tragitto, vedono con la coda dell’occhio qualcosa che non avevano mai notato all’interno del parco. Una pietra infossata nel terreno, a forma di tronco di piramide e con delle strane scritte fumanti sopra. Oltretutto sta emanando energia rossa in tutte le direzioni, da cui fuoriesce un essere mostruoso, dal mento allungato e con varie propaggini che spuntano fuori da tutto il corpo.

“Sì! Finalmente dopo anni di prigionia sotto il giogo dei Ru’tai gli N’Garai sono di nuovo liberi di scatenarsi come cavallette sul mondo e di riplasmarlo a loro immagine e so…” il discorso viene interrotto da un profondo taglio in quello che si potrebbe definire il collo del mostro, subito seguito da un’altra artigliata di Penance che lo costringe a rientrare dentro il vortice di energia da cui era uscito. Quindi Chamber abbassa la fasciatura con cui copre il mento ed emette una fortissima scarica psionica in direzione del Tumulo, che viene distrutto totalmente. Infine, senza una parola, i due mutanti riprendono a seguire la scia lasciata dai rapitori di Artie e Pulce.

 

C’è un puntino nell’aria, accompagnato da un flebile sibilo acuto. Man mano che si avvicina, progressivamente, si fa più grande sia la forma che il suono, fino a diventare un urlo quasi insopportabile per l’orecchio umano. Ma il responsabile, Sean Cassidy, anche conosciuto come Banshee, sta pensando ad altro. Charles Xavier, il direttore della scuola di cui è orgoglioso di essere insegnante, gli ha detto che avrebbe dovuto incoraggiare i ragazzi in tutte le loro scelte, per quanto azzardate potessero essere, ma sempre stando loro vicini e dimostrando che avrebbero sempre potuto contare sui membri più -anziani-. Ecco perché quando aveva visto i ragazzi di Generation X intenzionati ad uscire per andare in missione a Salem Center non aveva detto niente ma si era semplicemente limitato a seguirli in modo tale da proteggerli da eventuali attacchi. Anche se in una giornata tranquilla come quella gli sembrava alquanto strana una minac…

“Ehy Campanellino, guarda un po’ chi c’è qua?” ad aver parlato un ragazzino dalle orecchie a punta e vestito interamente di verde, che svolazza nell’aria accanto ad una piccola fatina “Un altro sognatore volante. Solo che questo qui è un po’ cresciutello, eh? Guarda com’è affaticato. Dobbiamo fare qualcosa!”

“Sì sì” cinguetta la fatina con una vocina da canarino, e con un veloce battito d’ali vola su Banshee spargendogli sopra la polverina scintillante che esce dalla sua bacchetta magica. Sean Cassidy comincia a sentirsi strano, più leggero. Osserva le proprie braccia, che naturalmente, senza bisogno di usare l’urlo sonico di cui la natura lo ha dotato, cominciano a levitare verso l’alto. L’ultimo sguardo lo lancia verso la fatina e il ragazzino vestito di verde, che ricambiano ridacchiando. Perché quello di Sean Cassidy, è uno sguardo preoccupato.

Un secondo dopo Banshee è schizzato verso l’alto, così velocemente da non accorgersi nemmeno di essere volato per centinaia di metri solo in qualche secondo. Dal basso, il ragazzino vestito di verde mette le mani a coppa attorno la bocca e gli grida dietro:

“Ricorda: la seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino!!” poi si volta verso la fatina e con un sorriso sadico aggiunge “O almeno, fino alla stratosfera…”

 

“Ma è PAZZESCO!!!”

Jubilee, Primal, M, Synch, Husk e Skin hanno raggiunto, tra una difficoltà e l’altra, il centro di Salem Center, che ai loro occhi si presenta come uno scenario apocalittico. O comunque quel che gli si avvicina di più. Se da un lato infatti le strade e le piazze sono state saccheggiate e devastate come se fossero state prese d’assalto da una decina di bande di teppisti contemporaneamente, dall’altro i responsabili della distruzione non sono altro che dei piccoli e strani esserini, ognuno diverso dall’altro ma ognuno la personificazione vivente dei più famosi personaggi di fantasia mai creati. E tutti incazzati come bisce.

“L’hai detto, Jube!” esclama Angelo “Come cavolo possiamo sperare noi sei di battere tutti questi diablillos?!”

“Ci… penseranno gli X Men, no?” risponde Primal “Voglio dire… appena vedranno tutto il casino che questi cosi hanno fatto verranno a darci una mano… no?”

 

Interludio.

Wolverine sta fumando un sigaro alla finestra della sua stanza allo Xavier Institute, quando nel parco vede un gatto e un topo antropomorfi che si stanno inseguendo subito prima di scomparire tra i cespugli.

Artie e Pulce stanno di nuovo giocando con gli induttori di immagine, pensa Logan, dovrò fargli un discorsetto, più tardi.

 

“Adesso ci siamo noi, non gli X Men” dice risoluta Husk mentre muta in una nera forma gommosa “Faremmo bene a darci da fare prima che la situazione degeneri”

“Senza contare che lì in mezzo si trova Gaia, sicuramente in pericolo!” le fa eco Synch.

Tres bien!” afferma Monet, “Vi aprirò la strada. Tu indicaci il percorso, Ev!” e si lancia nella mischia. Immediatamente davanti a lei scoppia una piccola bomba fumogena, dalla cui nebbia grigia esce fuori un papero mascherato come un supereroe.

“Sono il terrore che svolazza nelle tenebre…” comincia a dire “Sono l’angoscia che ti prende quando ti accorgi che in bagno è finita la carta igienica… Sono…”

“Sei morto, papero!” ed M gli piazza un pugno dritto dritto sul becco.

Intanto più dietro Husk sta proteggendo con il proprio corpo Synch, il quale è tutto intento a determinare la direzione dell’abitazione di Gaia indicata dal ciondolo, quando davanti a lei si para una specie di bastoncino di liquirizia con due braccia, due gambe ed una testa bianca, che appena la vede si lancia come una molla su di lei e comincia a dire:

“Oh, splendida creatura! Finalmente ho trovato la mia anima gemella!! Dimmi, come ti chiami meravigliosa fanciulla?!”

“Stammi… lontano!” grida Paige scrollandoselo di dosso bruscamente.

“No no no, così non va tesoro” risponde la creatura elastica, il cui corpo comincia ad ingrandire “Cosa c’è che non va in me? Forse il mio corpo è troppo esile per i tuoi gusti? Bhe… ti farò vedere perché mi chiamano Tiramolla!” ed un attimo dopo ha il corpo di un culturista alto due metri e con due giganteschi fuciloni ultramoderni in entrambe le mani “E ora… sono di tuo gradimento?”

“Non hai sentito la signora?!” gli salta addosso Skin mentre fruste di pelle grigia schioccano tutt’attorno a lui “Stalle lontano!” ed addensando la pelle attorno ad una mano fino a raggiungere la forma di un guantone da pugilato gli molla un grosso pugno sul viso, su cui rimane l’impronta delle sua dita quando l’essere cade per terra. Quindi Angelo rimane per due secondi ad osservare lo strano essere che ha appena steso.

Madre de Dios… già non bastava un Cable, doveva comparire anche la brutta copia!”

“Andiamo gente,” grida Jubilee “la donzella in pericolo non aspetta che noi!” ma proprio in quell’istante un raggio di luce le colpisce il visore “Ehy, ma che…?!”

Davanti a lei cinque ragazze vestite con uniformi alla marinara un po’ particolari. La prima ragazza, dai lunghi capelli biondi raccolti in due code, si mette in posa e grida:

“Noi siamo le guerriere Sailor! E siamo venute qui per punirvi in nome della Luna!”

“Ed io sono Jubilee, e sono qui per prendervi a calci in culo in nome del buon gusto!” e subito dopo spara una devastante scarica di plasmodi attorno alle cinque ragazze, che scappano immediatamente lanciando urlettini spaventati.

Intanto Primal e Synch sono arrivati davanti casa di Gaia ma, essendo attiva la suggestione post ipnotica che fa sì che la casa venga ignorata dalla gente di passaggio, nessuno dei due riesce a percepirne la presenza.

“Non capisco…” prende a dire Everett “Dovrebbe essere qui!”

“Ehm… Ev?” dice Primal mentre il suo compagno sta armeggiando con il ciondolo.

“Sì, Adam?” risponde lui senza alzare lo sguardo.

“Mi sa che abbiamo un problema...”

Synch alza la testa e guarda nella stessa direzione di Primal. C’è un uomo biondo e vestito come un barbaro, dalla pettinatura più assurda mai vista, che sta alzando in aria una spada scintillante mentre grida:

“Per il potere di Grayskull!! A me il potere!!” e subito dopo punta la spada su un grosso gatto verde accanto a lui, che sotto l’effetto di raggi azzurri si trasforma in una pericolosa tigre.

“Battlecat!” urla l’uomo “Attaccali!!”

La tigre parte all’assalto, ma viene bloccata a mezz’aria dalle braccia di Primal, appena trasformatosi nella forma rettile. Nonostante ciò però la tigre tenta di mordergli il braccio, ed è solo grazie alla spessa pelle da coccodrillo che i suoi denti non affondano nella sua carne. Proprio mentre la lotta sta per volgere a favore della tigre Adam sente che questa viene allontanata con forza da lui e scagliata sull’uomo con la spada. Un grosso braccio marrone gli porge una mano artigliata e lo aiuta a tirarsi su, quindi Synch ritorna alla forma umana dopo aver emulato temporaneamente i poteri dell’amico. Nello stesso tempo anche M, Husk, Skin e Jubilee arrivano sul posto.

“Qual è la situazione?! Trovato Gaia?!” chiede Paige ad un confuso Synch, che risponde:

“Il rilevatore dice che si trova qui, ma non c’è nien...”

“C’è una suggestione ipnotica attorno alla sua casa, agisce sul vostro subconscio facendovi ignorare la sua presenza.” spiega Monet, poi “Ev, sincronizzati con la mia telepatia”

Synch esegue. Quindi, tornando a guardare in direzione dell’abitazione di Gaia, esclama:

“Wow!”

Nello stesso istante dalla casa adiacente proviene un acuto strillo femminile. Tutti si guardano in faccia, poi è Husk a parlare:

“Ok, dividiamoci. Synch ed M, siete gli unici che possono vedere la casa. Entrate dentro e disabilitate il sistema di mascheramento.” Jubilee sta per protestare per la scelta dei due, quando Paige si volta verso di lei “Jube, tu resti qui fuori con Primal per aiutarlo a respingere i possibili invasori.” e, prima che l’amica possa dire qualcosa “Sei l’unica che ha poteri ad ampio raggio, servono più all’aperto che al chiuso.” Jubilee sta per ribattere, ma all’ultimo secondo rinuncia limitandosi a bofonchiare qualcosa. Quindi Paige si volta verso Angelo e dice: “Io e te andiamo a salvare la signora qui accanto”

Skin annuisce. Husk si volta verso gli altri ed aggiunge:

“In bocca al lupo” e quattro di loro se ne vanno, lasciando Jubilee e Primal soli ad affrontare una miriade di mostriciattoli minacciosi.

“Ogni vostra uscita è così?!” grida Primal respingendo a colpi di fendenti un’orda di pupattoli gialli che avanzano strillando “Pikachu!”.

“E non hai visto niente ancora!” risponde Jubilee bersagliando con i suoi fuochi di artificio un’orda di creature simili ma che urlano “Puchu!” “Ti abbiamo raccontato di quando siamo finiti nel Regno delle Fiabe[1]?!”

“Oh mio Dio... E la cosa più incredibile è che mi sto abituando a tutto questo!”

“Bhe... Adam... prova ad abituarti a quelli!” e solo allora Primal si accorge di dieci figure che stanno avanzando tutte assieme. Jubilee spara dei plasmodi agli ultimi mostriciattoli, poi uno dei dieci, basso, vestito da cowboy e con due grossissimi baffoni rossi che gli sporgono da sotto il naso, avanza ed inchinandosi e togliendosi il cappello, si presenta:

“Salve ragazzi. Il mio nome è Yosemite Sam. I miei amici si chiamano Skeleton, Bluto, Isolda, Gambadilegno, Darth Fener, Frankenstein, Maga Magò, Gargamella e… Bart Simpson!” un ragazzino dalla pelle gialla e dai capelli a punta si volta verso Jubilee e Primal e dice: “Bhe… che vi aspettavate?”, quindi Yosemite Sam continua “Assieme formiamo l’All Gang-stars Squadron, e siamo qui per…”

“Fammi indovinare…” lo interrompe Jubilee “Siete qui per ucciderci?”

Yosemite Sam spalanca gli occhi, poi si guarda intorno, a destra e a sinistra, quindi torna a fissare i due mutanti perplesso:

“Ci deve essere stata una fuga di notizie…”

 

Intanto, nella casa accanto quella di Gaia.

“Ehy, guarda un po’ qua Paige. Un ambulatorio!”

Husk raggiunge Angelo nella stanza in cui è entrato, in effetti davvero arredata come un posto di pronto soccorso.

“Sì… e a dirti la verità mi ricorda anche qualcosa… Ma non perdiamo tempo. C’è una crisi in corso… dobbiamo essere professionali.”

“Professionali come quando hai effettuato le divisioni nel gruppo…?” le dice Angelo avvicinandosi a lei e prendendole la mano. Paige abbassa il volto in un attimo di imbarazzo, poi torna a guardarlo negli occhi. E sorride.

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHH!!!” qualcuno urla dal piano superiore. Con notevole imbarazzo i due si staccano e, senza dire, una parola, salgono velocemente i gradini fino a raggiungere il primo piano. Seguendo le urla della donna i due raggiungono una stanza dalla porta chiusa a chiave. Paige sbuccia la propria pelle per far comparire una corpo roccioso. Quindi con un calcio sfonda la porta. All’interno, una donna di colore sta allontanando come può dei piccoli esserini azzurri dal proprio corpo, che incredibilmente emana una specie di campo di forza oltre il quale niente riesce a passare. I due sono così colpiti da quel che vedono da non accorgersi dei due piccolini esseri blu che sono arrivati ai loro piedi. Uno di essi regge tra le braccine una appuntita forchetta di metallo che alza sulla propria testa per poi piantarla al centro del piede nudo di Angelo.

“Yeow!!” grida lui scrollandosi di dosso la forchetta “Ma che hanno oggi tutti contro il mio corpo?!”

I due mostriciattoli cadono a terra, per rialzarsi immediatamente dopo. Uno di essi, quello con un cuore tatuato sul braccio, esclama:

“Era più forte di quanto pensassi, quello schifoso umano!”

“Non preoccuparti, Forzuto.” dice l’altro mentre si sta risistemando un paio di spessi occhiali sul viso “La prossima volta ricordati di assicurarti di averlo ben piantato al terreno.” e con uno sguardo maligno verso i due aggiunge: “Che è meglio!”

 

Nello stesso tempo, nell’abitazione di Gaia.

Da quando sono entrati Synch non ha fatto altro che seguire il segnale del ciondolo, senza considerare nemmeno per un istante Monet, la quale non ha detto una parola per tutto il tragitto. Arrivati ad una porta, Synch dice:

“Ci siamo, Gaia è qua dietro”

“Bene, così potremo salvare la tua bella ed importantissima fanciulla ed andarcene di qui.”

“Senti Monet, ma cos’hai contro di me?! Mi odi davvero così tanto da non poter nemmeno sopportare di stare qualche minuto in mia compagnia?!”

“Io non…” fa per dire Monet quando si blocca tutt’un tratto, per aggiungere subito dopo “Lascia perdere…”

“No, stavolta non lascio pe…”

“Ehy voi due!” arriva una voce dall’interno della stanza “Volete rimanere tutto il giorno fuori a discutere oppure avete intenzione di salvare la donzella in pericolo?!”

Everett e Monet si guardano perplessi, poi il primo scosta lentamente la porta. Quando è aperta del tutto i due vedono una stanza totalmente spoglia tranne che per una grossa bara di vetro al centro all’interno della quale sembra dormire Gaia. Davanti ad essa sette piccoli ometti con in mano con ogni genere di arma da corpo a corpo che li guardano ingrugniti. Ed è quello centrale a parlare, cantilenando con tono velenosamente sarcastico:

“Andiam, andiam, andiamo a trucidar…, che ne dite?”

 

 

 

Note:

[1] in due avventure pubblicate su Wiz 17.

 

*****

 

#10

(speciale numero doppio, triplo, quadruplo e chi più ne ha più ne metta)

L’origine dell’universo

di Sergio Gambitt

 

 

 

BOOOOOOOOOOOM!!!!

Dove prima c’erano i dieci membri appartenenti all’All Gang-stars Squadron adesso c’è un grosso buco nel pavimento costellato dai loro corpi privi di sensi, al cui centro si trovano due ragazzi vestiti con delle pratiche tute rosse. Due ragazzi che Primal e Jubilee conoscono bene…

“Ev!!!” grida Jubilee fiondandosi sul suo amico svenuto, mentre Primal corre a soccorrere M “Che vi è successo?!”

“I-I nanetti di Biancaneve…” biascica Synch tirandosi su a stento.

“Questo qui è sotto shock, Adam, come va con la tua?” grida Jubilee.

“Sta rinvenendo, sembra star bene.” risponde Primal aiutando Monet a rialzarsi.

“Non sta delirando…” spiega questa massaggiandosi le tempie “Ci sono sette nani armati come carri armati là dentro, che fanno la guardia ad una bara di cristallo dentro la quale si trova Gaia. Sono stati loro a scaraventarci fuori.”

“Ohmmioddio! E’ tornata Bianca La Neige?!” esclama Jubilee.

“No, erano diversi questi qui. Inoltre sembravano più interessati a tener prigioniera Gaia che ad ucciderci.” risponde M.

“Ah, grandioso!” sbotta Jube “Non solo questa qui decide di venire ad abitare a due passi dall’Istituto senza però venirne a seguire i corsi come noialtri, ma poi vuole anche giocare a Biancaneve! Bhe…” un dito picchietta sulla sua spalla “se si aspetta che noi gli reggiamo il gioco può anche…” il dito picchietta di nuovo “Andare a… Che c’è?!” e voltandosi di scatto vede una ragazzina dai grandi occhioni e con dei lisci capelli castani che la guarda in modo strano. Indossa un vestitino blu corredato con un adorabile grembiulino bianco, mentre nella mano destra ha… un coltello insanguinato?! Senza dire niente la ragazza alza di scatto il coltello contro la giugulare di Jubilee.

“Eeeeeeeeeyuch!!!” grida la mutante, ma il suo urlo si perde all’interno di un rumore più grande proveniente dal cielo e che cresce esponenzialmente di intensità. Tutti si tappano le orecchie, eccetto l’assalitrice di Jubilee che ne viene presa in pieno e ne rimane tramortita. Banshee atterra vicino ai ragazzi di Generation X.

“Ragazzi… Volete spiegarmi cosa diavolo sta succedendo qui?!”

“Se lo sapessimo lo faremmo, grand’uomo!” risponde Jubilee “Tu piuttosto che ci fai da queste parti?!”

“Io…” sta per dire Sean Cassidy, quando due figure saettanti si lanciano su di lui e cominciano a tentare di colpirlo. Primal scatta in avanti nella sua forma rettile e gli toglie di dosso il primo, mentre i plasmodi di Jubilee atterrano il secondo. Tutti circondano i due aggressori. Il primo sembra un coniglio bianco, ma è scheletrico ed indossa dei vestiti umani. Il secondo invece è un gatto spelacchiato dal ghigno satanico. Mentre tutti ancora si stanno chiedendo chi siano, un rumore improvviso proviene dalle loro spalle. Stavolta non sono impreparati. Banshee, Jubilee, Primal, Synch e Monet si voltano di scatto preparandosi ad affrontare un nuovo assalto.

“Fermatevi! Siamo noi!!” grida Paige Guthrie, seguita da Skin e Cecilia Reyes, che ancora si sta togliendo di dosso degli esserini blu “Allora, siete riusciti a capire che è successo?”

“Non ancora.” Risponde Monet “Ma qualsiasi cosa sia c’entra di sicuro Gaia.”

“Ehy! Piano con le accuse!” esclama Synch, ma basta un’occhiata di M per farlo zittire. La bella algerina riprende a parlare:

“E’ chiaro che l’epicentro di tutto questo è la casa di Gaia, ed è stata lei a dare l’allarme per prima. Inoltre… ho fatto una scansione psichica dei nostri aggressori. Ognuno non sembra possedere vita propria, ma allo stesso tempo ognuno possiede una traccia psichica identica a quella di Gaia.”

“Vorresti dire…?” fa per dire Angelo.

“Sto dicendo che la risposta a tutto è dentro quella casa.” lo interrompe Monet indicando l’abitazione di Gaia, visibile a tutti dopo che Everett ed M hanno disattivato il dispositivo di suggestioni post ipnotiche che impediva ai passanti di notarla.

“Bhe, allora che aspettiamo ad entrare?” propone Angelo.

“Ragazzi…?” chiede timidamente Primal.

“Sì, cosa vuoi che siano sette piccoli nanetti a confronto con i nostri poteri?!” aggiunge Jubilee.

“Ragazzi…?” torna a chiedere Primal.

“Sì?” gli risponde Paige.

Adam indica la zona dietro le proprie spalle. Diversi esseri dalle svariate e insolite forme li  circondano, osservandoli con uno sguardo poco raccomandabile.

“Mi sa che abbiamo un problema.”

 

Nelle fogne.

Penance sta correndo davanti a Chamber per le sporche gallerie delle fogne sotto lo Xavier Institute, ogni tanto fermandosi ed annusando l’aria come se stesse cercando l’odore di Artie e Pulce, e poi ricominciando la caccia. All’ennesimo bivio, Penance si ferma di nuovo, ma stavolta non per annusare. Gli occhi le si fanno sottili, mentre con lo sguardo indica la fine del tunnel avvolta nell’oscurità. Jono le si avvicina circospetto, poi, abbassando la sciarpa che copre il buco attraverso il quale esce l’energia psionica di cui è composto, fa luce nel condotto. L’eco di passi che si avvicinano risuona nell’aria, mentre una figura esce dall’ombra. Prima si vedono delle scarpe nere femminili con un alto e grosso tacco bianco. Poi le gambe, ricoperte da attillate calze nere smagliate in molti punti e sorrette da un reggicalze. Quindi il corpetto di pelle, anch’esso nero, e i lunghi guanti di pelle che raggiungono il gomito. Infine una grossa collana di pelle attorno al collo e il viso. Un acceso rosso scarlatto tinge le labbra, mentre attorno gli occhi si trova un pesante trucco nero ed azzurro. Attorno alla testa, poi, dei folti capelli neri completano l’opera.

*Chi…?* fa per dire Chamber, quando la figura, guardandolo voluttuosamente, dice:

“I’m just a sweet transvestite.” e poi, tirando fuori da non si sa dove un piccone, aggiunge “Potrei mostrarvi la mia ossessione preferita…” 

“Con un gusto nel vestire così…non puoi essere altro che un succhiasangue!” esclama la voce di una ragazza, e subito dopo questa si avventa sul primo. Entrambi finiscono nella melma della fogna, la ragazza sopra di lui. Dopo una breve lotta è la ragazza ad avere la meglio, e il paletto di legno appuntito che teneva in mano si conficca nel cuore del primo, uccidendolo. La ragazza, bionda e dallo sguardo risoluto, rimane ferma su di lui per un po’, poi con un paio di strattoni affonda ancora un paio di volte il paletto nel suo cuore. Non succede niente. Quindi, con uno sguardo un po’ sorpreso, si volta verso Penance e Chamber.

“Bhe…” dice continuando a lanciare occhiate al tipo come se dovesse rialzarsi ancora “…era solo un superato!”

*Chi era…?* dice Jono *E chi sei tu?*

“Pensavo fosse un vampiro…” dice la ragazza bionda “Di solito non mi sbaglio in queste cose… Comunque io sono la Cacciatrice, piacere.”

*Cacciatrice? E cosa cacci?*

“Vampiri, lupi mannari, demoni… quelli come voi, in poche parole.”

*Ehy, aspetta, noi non…*

“Sì, certo, l’ho già sentita…” lo interrompe mettendosi in posizione d’attacco in modo tale che il paletto sua in bella vista “Dite ciao a Mr. Punta…” e quindi attacca. Con uno scatto velocissimo è su Penance, e le scaglia contro il paletto di legno che a contatto con la pelle della mutante va in pezzi. La ragazza ha solo il tempo di lasciarsi scappare un “Oh!” prima che Penance tenti di staccarle la testa con un artiglio. Con una doppia capriola la ragazza sfugge al suo attacco, per lanciarle subito dopo un calcio voltante. Nello stesso tempo dal tunnel accanto comincia ad arrivare una musica techno dal ritmo indiavolato. Incuriosito, Chamber si avvicina alla galleria e vi guarda dentro. C’è un tipo vestito come un pagliaccio, ma dal trucco più cattivo, più punk, che strilla al centro del tunnel e si dimena gridando:

“I’m a firestarter, twisted firestarter!”

*Oh… Dio…* Jono guarda prima Penance combattere con la ragazza bionda, poi il pagliaccio, quindi dei forti raggi di energia psionica colpiscono i due. Penance si volta verso Chamber, piuttosto sorpresa.

*Andiamo* dice solo lui.

 

Su.

Almeno un centinaio di esseri dalle varie forme circonda Generation X, i loro sguardi facendo capire chiaramente che non hanno buone intenzioni. Mentre questi stanno lì fermi, anche i ragazzi di Gen X non osano fare una mossa, per paura di scatenare una lotta più grande di loro. Dopo cinque minuti di immobilità reciproca, finalmente qualcuno si fa avanti.

Entonces… Siete tutti qui per ucciderci, vero?” gli esserini calano la testa lentamente, in senso affermativo, alla domanda di Angelo. “Mmm… bene…” continua il mutante ispanico “E perché?”

Tutti loro si guardano in volto piuttosto perplessi. Poi uno di essi, una bambina con in braccio un cestello e che indossa un mantello con un cappuccio rosso, si fa avanti e chiede:

“Non lo so… serve un motivo?”

“Eggià…” mormora Angelo tra sé e sé massaggiandosi il mento con le dita “…a che serve un motivo?” poi: “Bhe, vi propongo una cosa: visto che avete tutti lo stesso scopo, immagino che ucciderci sia una cosa importante, e non possiamo permettere che riesca a farlo il primo che capita… Quindi questa è la proposta: lottate fra di voi e stabilite chi è il migliore. Chi vince, ha l’opportunità di finirci.”

“Angelo,” sussurra Paige al suo orecchio “che stai tentando di…”

“Shhh…!” la zittisce lui piano, per poi aggiungere a voce alta: “In questo modo la nostra morte sarà attribuita a chi ne sarà più degno!”

La bambina con il cappuccio rosso guarda per un attimo gli altri in faccia, poi sorride di colpo e tira fuori dal cestino un mitragliatore con cui comincia a far fuoco sugli altri. Allo stesso tempo tutti si scatenano l’uno contro l’altro, in una bolgia infernale.

“Non ci posso credere…” mormora Banshee “Li hai convinti!”

“Logica da cartone animato.” risponde Angelo “Ora voglio vedere se qualcuno avrà ancora il coraggio di prendermi in giro per i cartoni che guardo…”

“E’… è geniale!” esclama Monet “Avrei dovuto pensarci io!”

“Sei troppo intelligente per questo, M. Ora stabiliamo cosa fare: abbiamo guadagnato un po’ di tempo ma se li conosco bene si annoieranno presto di combattere tra di loro e ci verranno a cercare.”

“Ok, nuovo piano.” propone Husk “M, Synch e Primal entrano in casa a recuperare Gaia.”

“Vado con loro.” si intromette Jubilee, risoluta. Stavolta Paige si limita a guardarla, senza obiettare niente.

“Va bene. Il resto di noi rimanga qua fuori per controllarli. Ci teniamo in contatto telepatico attraverso Monet.”

“Ottimo, così potremo intervenire se incontreranno ostacoli.” conclude Banshee. Husk annuisce guardandolo negli occhi, poi annuisce verso Primal, Synch, M e Jubilee e questi partono in direzione dell’abitazione di Gaia.

 

Short cut 1: ma dove vai se la quarta non ce l’hai.

Tre ragazze si stanno destreggiando tra raggi di varia natura e corpi che volano di qua e di là. Ad un certo punto sentono un forte rumore alle loro spalle.

“Ragazze, dietro di noi, avverto un pericolo!” esclama una di loro. Le altre due la guardano male, poi è la più grande a parlare:

“Grazie, Phoebe, non sapremmo che fare senza di te…” quindi le tre si girano, e vedono davanti a loro altre tre ragazze. La prima è in piedi al centro. Indossa dei pantaloncini neri attillati con due grosse fondine per le pistole, oltre ad una maglietta verde molto attillata e che sembra stare per esplodere da un momento all’altro per le dimensioni dei seni. I suoi capelli castani sono raccolti in una treccia, mentre sugli occhi ha dei piccoli occhialetti rotondi rossi. La seconda è al suo fianco, vestita in un gessato nero su cui casca senza controllo una folta chioma castana. Con una mano mostra un distintivo di polizia, mentre l’altra è ricoperta da un guanto antico e intarsiato di gemme. La terza ragazza è seduta a terra. I suoi capelli neri sono bagnati, mentre il resto del corpo atletico è coperto a malapena da una specie di costume primitivo. Inoltre, anche se nelle vicinanze non si vede acqua, sotto di lei c’è una pozzanghera limpida formata dalle gocce di cui è coperta.

“Siamo della Top Cow, e vi sconfiggeremo!”

“Bhe… di sicuro hanno delle caratteristiche in comune con le vacche…”

“Zitta, Paige. Prepariamoci a combattere, sorelle!”

La situazione sta per farsi incandescente, quando dal nulla si sente un’allegra musichetta, e subito dopo sulla scena compaiono tre creature nere simili a scimmie antropomorfi, due maschi ed una femmina, inseguiti da un grasso agente che in mano ha un grande retino per farfalle e sul petto un distintivo con su scritto: A.C.M.E.. Una volta passati la situazione torna come prima, tranne per il fatto che ha lasciato le sei ragazze un po’ interdette. Comunque, dimenticando quanto è appena successo, ognuna di loro si prepara nuovamente alla lotta, quando lo squillo di un telefono le interrompe di nuovo. La donna con gli occhialetti rossi fa segno di fermarsi, e tira fuori da una tasca un cellulare.

“Sì…? Siamo imp… Sì ma voglio dire che… Ma non… Ok, ok… ok! Non c’è bisogno di urlare così, veniamo!!!” e poi, chiudendo il cellulare, aggiunge, in tono di scusa “Perdonateci, siamo in pieno crossover e serviamo altrove… Sarà per la prossima volta!” e se ne vanno in fretta e furia.

“E ora?” chiede la ragazza chiamata Phoebe alle altre due.

“E ora ve la vedrete con noi!” e sulla scena, con dei tripli salti mortali, compaiono altre tre ragazze, che una volta toccato terra si mettono in posa. Una è alta, bionda e dal sorriso solare. Un’altra è rossa e dai lineamenti classici. La terza è una conturbante asiatica dai capelli neri.

“Ne ho piene le scatole di questa roba…” dice la ragazza chiamata Paige, e guardando un’auto parcheggiata una decina di metri più avanti urla “Auto!”. La vettura scompare per ricomparire sopra le altre ragazze, che velocemente si disperdono. Scampato il pericolo, tornano vicine ed una di esse urla:

“Angeli, in posizione!”

La bionda si abbassa e spalanca le braccia, mentre la rossa e la mora si mettono rispettivamente alla sua destra e sinistra ed alzano una gamba.

“Ragazzine… Quanto sono teatrali…” dice una donna poco lontana da lì, vestita come una maestra dei primi del ‘900, ma che in bocca ha una sigaretta fumante. Con uno sguardo sprezzante prende la sigaretta e la butta a terra, per spegnerla poi con la punta dello stivaletto. Quindi infila un braccio nella borsa e tira fuori un gigantesco mitragliatore. Senza dire niente, mira verso le sei ragazze ed apre il fuoco. Un secondo dopo sono tutte a terra, falciate dai proiettili. La donna si lascia scappare un mezzo sorriso, poi molla a terra il mitra e dice in tono sarcastico:

“Basta un poco di zucchero e la pillola va giù…”

Quindi apre l’ombrello che teneva sul braccio e si alza in volo.

Poco lontano di lì, due uomini, uno alto e magro, con uno strano cappello sulla testa e che sta fumando una pipa e l’altro basso e grassoccio, hanno osservato tutta la scena.

“Ma quella, non era una babysitter ed una maestra di scuola?” chiede il secondo.

“Elementare, mio caro Watson.” risponde il primo “Elementare.”

 

Da quelle parti.

Le urla soniche di Banshee stanno allontanando tutte le creature che tentano di avvicinarsi al portone della casa di Gaia, quando il suo sguardo si posa su due belle ragazze vestite alla moda, una bionda e l’altra dai folti riccioli neri, che si stanno prendendo a borsettate.

“Tocca a me affrontare quel bell’uomo, strega!” grida quella bionda afferrando le mani dell’altra.

“No, , stronza, tornatene dal tuo Ken!” risponde l’altra, e tenta di mollare alla bionda una ginocchiata che però non va a segno.

“Ah, brava, è questo il modo di parlare?! Sfido io che il tuo lavoro da Tata non è durato molto!” e schiaffeggia violentemente le mani dell’altra.

“Ehy!” esclama questa “Mi hai… mi hai rotto un  unghia!!” e prendendo quanto più fiato può le si avventa sopra urlando stridula “BRUTTA PUTTANAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!”

Le due cadono per terra, cominciando a rotolarsi nel fango. Sean considera per un attimo l’idea di separarle, quando una anziana signora, alta, scheletrica, vestita con una gigantesca pelliccia bianca a macchie nere e dall’acconciatura per metà bianca e per metà nera, si avvicina a loro due e con due calci del suo stivale le tramortisce.

“Via, ragazzine. L’onore di avere quell’uomo sarà solo di Crudelia DeMon!”

“Non per essere ingrato…” risponde Banshee “…ma no, grazie.” Ed un attimo dopo la tramortisce con un urlo a bassa frequenza. Quindi resta per un attimo ad osservare le tre donne.

Bhe, riesci ancora a far colpo, vecchio mio, si dice con una punta di orgoglio.

 

Poco più in là.

Cecilia Reyes è stata lasciata sola nel bel mezzo del campo di battaglia, ed ora, impacciata come non mai, sta tentando di scansare come può i proiettili di un uomo che sembra essere totalmente ricoperto da un’armatura grigia (tranne per il mento) e quelli di un tipo alto, biondo e muscoloso, che con degli occhiali neri e un’espressione di ghiaccio la sta bersagliando con un fucile a pompa.

“Whoa! Ahy! Ehy, attento con quella…!!” esclama lei ogni volta che un proiettile incontra il suo campo di forza. Sebbene questo la protegga interamente dagli attacchi fisici e non, non significa che lei non senta il dolore di ogni colpo. Ed è per questo che, stremata, si accascia a terra ed abbassa la testa tra le braccia, offrendo la schiena agli aggressori che la bersagliano senza pietà. Il dolore dei proiettili raggiunge livelli altissimi, fino a che Cecilia non comincia ad abituarsi. In un raro momento di calma, mentre il primo assalitore sta ricaricando la pistola mettendola in una specie di fondina all’interno della gamba metallica e il secondo sta ricaricando il fucile, la mutante alza lo sguardo verso la propria abitazione. Con orrore, scopre che è stata crivellata dai proiettili vaganti dei due.

“Voi…” comincia a dire mentre si alza “…avete distrutto…” e si gira verso di loro, guardandoli con occhi iniettati di sangue “…il mio AMBULATORIO!!!” e lancia un pugno contro l’uomo metallico. Incredibilmente, il campo di forza si espande fino a raggiungere il suo petto, ed a trapassarlo da parte a parte.

-Malfunzione- dice la voce metallica dell’uomo –Malfunnnnn…- e si accascia al suolo. Senza perdere un attimo Cecilia si volta verso l’altro ed urla.

“E questo è per te, razza di clone di Arnold Schwarzenegger!!!” e con un altro pugno, circondato dal campo di forza, lo decapita. Fili e circuiti escono fuori dal collo, ma dopo aver luccicato per pochi secondi, si spengono del tutto, mentre il resto del colpo crolla.

Cecilia Reyes rimane in piedi tra i due corpi meccanici, sbuffando pesantemente per lo sforzo e la rabbia. Guarda per un attimo i due corpi per terra, poi si volta e comincia a camminare verso il suo ambulatorio.

“Ed ora vediamo di fare un po’ di disinfestazione…!”

 

Qualche decina di metri più avanti.

Un’orda di basse creature verdi dal viso scheletrico e dalla calotta cranica racchiusa in una specie di cupola di vetro gigantesca e a forma di cervello sta scappando sotto il fuoco di un solo uomo.

E’ grande. E’ grosso. Ed è armato come un carro armato.

“Ah ah ah!! Scappate fottuti marziani schifosi?!! Non potete niente contro un fusto 100% americano come me!!!” e tirando su un lanciamissili prende la mira e spara ancora, facendo saltare in aria una dozzina di quei piccoli alieni. Sta di nuovo per prendere la mira, quando si accorge di qualcuno lì vicino.

“Ehy, tu!” urla in direzione dell’inaspettata osservatrice, e in due balzi l’ha preso con un braccio nerboruto con cui la stringe forte a sé “Ehy, bellezza, che ne dici di sistemare queste mezzeseghe e di andare a spassarcela io e te in qualche motel?!”

“Lasciami andare, bestione!” urla Paige Ghutrie, immobilizzata dal suo braccio e quindi impossibilitata a mutare forma.

“Puoi chiamarmi Duke Nukem, dolcezza, e ti lascerò andare solo sopra un bel materasso ad acqua!!”

“Forse non hai capito la signorina,” dice una voce proveniente dalle sue gigantesche spalle “ma vuole essere lanciata in pace!” e subito dopo Skin, attaccato ad un lampione tramite un filamento della sua pelle grigia, si lancia contro di lui, i piedi diretti verso il suo viso. L’impatto è tremendo. Angelo Espinoza viene sbalzato sul pavimento e, rialzandosi, nota che l’uomo è ancora lì, in piedi, illeso, mentre se la ride per il volo che il giovane mutante ha appena fatto. Senza dire niente Angelo si rialza e, circondando il pugno destro con quanta più pelle può, a mo di guantone da boxe, si scaglia contro il petto dell’uomo. Lui prende il colpo senza reagire, e senza nemmeno mostrar segno di averlo sentito. Angelo prova ancora, poi ancora. L’uomo rimane sempre lì, ridendo copiosamente. Infine alza una mano e, con l’indice, scaccia Skin come se fosse un moscerino. Questo si fa un volo di qualche metro, per finire su dei cassonetti della spazzatura.

“Ahahahaha! Non hai speranze con me, moscerino!”

“Allora forse un ragno avrà più fortuna!” si sente dire nell’aria, e subito dopo si ode un TWIIIP TWIIIP.

Quando Angelo si rialza, vede che Paige è in piedi, illesa, mentre l’uomo pende da un lampione legato a qualcosa di simile ad una grossa ragnatela.

“Chi è sta…?” fa per dire Skin, quando l’espressione dubbiosa di Paige gli fa capire che nemmeno lei conosce il proprio salvatore.

“Fermi tutti!” gridano due voci.

“Che altro c’è adesso…?!” esclama esasperato Angelo, quando vede un uomo ed una donna in gessato nero puntare due pistole contro di loro. L’uomo sta esibendo un tesserino con su scritto a grandi lettere F.B.I..

“Fox Mulder e Dana Scully, F.B.I.!” grida lui.

“Ehy, ehy, whoa! State calmi!” urla a sua volta Skin “Siamo noi i buoni qui! E se siete veramente agenti aiutatemi a soccorrere quella ragazza!” ed indica Husk.

I due agenti si scrutano per un attimo in faccia, poi abbassano le armi. Angelo sospira e si avvicina a Paige.

“Tutto bene…?” comincia a dire, mentre alle sue spalle i due hanno rialzato le pistole e si preparano a spa…

KTANG! KTANG!

Paige ed Angelo si voltano. A terra ci sono i corpi inerti degli agenti, dalla cui schiena compaiono due affilati oggetti neri dalla forma appuntita. Dietro di loro, poi, nel bosco, una figura nera si muove velocemente tra le fitte chiome degli alberi, ed in breve è scomparsa. Husk si volta verso Skin e chiede:

“Era… un uomo pipistrello?”

 

Shortcut2: Due mondi a confronto ovvero Lo scontro del secolo!

Da un lato, cinque ragazzi che indossano delle strane armature dalle forme e dai colori diverse. Dall’altro, altrettanti ragazzi vestiti con uniformi attillate tutte uguali tranne che per piccoli dettagli, ognuna di esse di un colore diverso, e rispettivamente rossa, blu, rosa, gialla e nera. Uno del primo gruppo, vestito con una specie di calzamaglia rossa sotto un’armatura argentea con due piccole alette ai lati della testa, avanza e, facendo delle strane mosse, grida:

“Fulmine di Pegasuuuuuuuusssss!!!!” e muovendosi a velocità incredibile raggiunge gli avversari mentre i suoi pugni turbinano veloci come saette. I cinque in uniforme lo scansano compiendo salti acrobatici in ogni direzione, quindi tirano fuori delle pistole a raggi ed aprono il fuoco. La battaglia comincia ad infuriare. Tra i rumori dei raggi e urla come “Colpo segreto del drago nascente!” o “Polvere di diamanti!” va avanti per una decina di minuti, finché il ragazzo in uniforme rossa grida:

“Power Rangers! Uniamo le nostre Power Weapons per formare il Power Blaster!!!” e ognuno di loro unisce un’arma diversa ad un macchinario per formarne una unica, con cui sparano un potente colpo verso gli altri. L’impatto fa esplodere l’asfalto della zona per almeno una decina di metri, ma nessuno dei cavalieri è rimasto ferito gravemente. Invece, dal fumo prodotto dall’esplosione, si vede avanzare un uomo, alto e muscoloso, sul cui petto nudo vi sono incise sette cicatrici rotonde che assieme formano l’orsa maggiore.

“Per le stelle di Hokuto…” comincia a dire “…avete bisogno del mio aiuto.” e senza aggiungere altro il suo corpo comincia ad irradiare energia, mentre grida: “Hyaiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!”

Quindi parte come un fulmine in direzione dei ragazzi in uniforme urlando: “Uathathathathathathathathathatha!!!” e in un decimo di secondo li ha toccati tutti.

“Cosa…cosa ci hai fatto?!” grida la ragazza in rosa.

“Siete già morti…” le risponde l’uomo, flemmatico “Avete altri dieci secondi di vi…” i corpi dei ragazzi cominciano a deformarsi ed esplodono schizzando sangue tutt’attorno. L’uomo li guarda, poi osserva le proprie dita e comincia a contare.

“Devo aver fatto male i calcoli…”

“E non saranno le uniche cose a farsi male oggi!” esclama un omino basso, vestito da marinaio e con una smorfia perenne sulla bocca da cui esce una sottile pipa.

“Chi sei?” dice l’uomo a petto nudo “Devo conoscere il nome di colui che sto per uccidere.”

“Sono Braccio di Ferro, il marinaio.” e con la pipa fischia due volte “E devo ancora conoscere chi sconfiggerà i miei preziosi spinaci.” ed ingoia una scatola intera di spinaci in lattina. Subito dopo strabuzza gli occhi, poi comincia a tossire violentemente spinaci sull’asfalto. Quando si riprende sussurra: “Non ho più l’età per questo genere di cose…” quindi prende la rincorsa e con un pugno stende l’omone davanti a sé, che vola per almeno una decina di metri prima di crollare per terra.

“Oh…no!” esclama uno dei cavalieri, quello in armatura viola, e si precipita su di lui. Una volta arrivato, alza il suo volto sofferente e, con le lacrime negli occhi dice: “Vedo che stai soffrendo! Ma io…io ti scalderò con il mio corpo!!” e si distende su di lui. L’uomo spalanca gli occhi e si volta verso il cavaliere, poi, scostandolo gentilmente ma con decisione, dice:

“Ehm…no no grazie ce la faccio anche da solo… Vai a consolare uno dei tuoi compagni, eh?!”

“Pivelli…” commenta una voce sopra di loro. I due alzano lo sguardo e vedono un uomo in costume rosso librarsi a mezz’aria, un’aura che lo circonda dorata come la sua folta chioma di capelli “Vi faccio vedere io come si sconfiggono queste mezze calzette…” e, mettendo le mani a coppa vicino al proprio fianco, comincia a gridare: “On – da – en - er – ge – ti - …!”

“Ehy, come va, amico?” lo interrompe la voce di un coniglio grigio antropomorfo, che sta tranquillamente rosicchiando una carota.

“Ma ti sembra il modo questo?! Interrompere così la gente!!! Ma dico!!”

“Ehy, ehy calmo, amico! Ecco, prendi questa, così ti rilassi un po’!” e gli porge una carota arancione. Il ragazzo la prende in mano, allibito, e non si accorge subito della miccia accesa che spunta da sotto di essa e che si sta consumando rapidamente. Il coniglio, con un balzo, si rifugia all’interno di un buco nell’asfalto, mentre il ragazzo dice:

“Uh, oh.”

Quindi l’esplosione lo avvolge.

 

Nelle fogne.

Dopo diversi cunicoli e tunnel, finalmente Penance e Chamber raggiungono una stanza un po’ più larga, ad una parete della quale varie persone sono attaccate al muro attraverso una specie di bozzolo organico che lascia scoperta solo la testa, rivolta verso il basso. Davanti ai loro volti, vari oggetti ovali ed organici. Penance scatta subito in avanti verso due dei bozzoli. Seguendola, Chamber si accorge che sono occupati da Artie e Pulce, entrambi svenuti. Mentre Penance si preoccupa di liberarli con i suoi artigli, Jono si volta verso gli oggetti ovali e con precise raffiche di energia psionica le distrugge tutte. Penance si volta di scatto verso di lui, interrogandolo con lo sguardo.

*Ho visto il film…* si giustifica lui, non sapendo se effettivamente l’enigmatica mutante ha sentito le sue parole risuonare nella propria calotta cranica *Senti Penance, anzi Yvette,* comincia a dirle Jono *volevo parlarti del tuo pas…* un rumore risuona nella galleria, amplificato dalla forte eco. Penance scatta un’altra volta, ignorando Chamber, anche lui in guardia. La mutante fa due passi nella galleria, poi senza alcun preavviso si getta contro una parete avvolta nel buio e apparentemente vuota. Tutto si svolge in pochi istanti. Jono sente rumore di colluttazione e subito dopo Penance esce dall’ombra, con tra le mani il cadavere di un alieno simile ad uno schifoide della Covata. Sopra quella che in mancanza di un termine migliore si potrebbe definire la sua pelle sono incisi dei profondi tagli da cui esce sangue verde, che a contatto con il costume di Penance hanno prodotto dei grossi buchi fumanti. Fortunatamente, la pelle sottostante non sembra essere stata intaccata. Nello stesso tempo dalle pareti decine di esseri simili cominciano ad uscire fuori, attaccando i due. Chamber tira giù la sciarpa ed inizia ad emettere potenti raffiche per allontanarli, quando sente un rumore accanto a sé e subito dopo viene spinto a terra. Rialzandosi, non riesce a vedere il proprio aggressore. Nonostante questo, però, un altro colpo lo prende in pieno petto sbalzandolo via.

Un avversario invisibile, pensa Jono, vediamo per quanto ancora, e comincia ad estendere l’energia psionica di cui è composto fino alle pareti della stanza. Tutta la zona si illumina di piccole scintille di energia che, funzionando come un radar, delineano una sagoma trasparente muoversi velocemente verso Chamber.

Beccato, pensa il ragazzo, ed un attimo dopo una forte scarica psionica lo colpisce facendolo schizzare contro il muro. L’impatto è così forte che l’essere cessa di essere invisibile. E’ una creatura antropomorfa dalla ruvida pelle verde scura e vestita con uno strano casco e una tuta di foggia aliena. Sulla sua spalla spicca un mirino dal puntatore rosso, mentre in mano tiene un’asta appuntita.

Voltandosi verso il centro della stanza, Chamber vede Penance circondata da un mucchio di alieni nel disperato tentativo di allontanarli da Artie, Pulce e gli altri uomini legati alla parete.

*Penance!* grida Chamber, e si getta nella mischia emettendo potenti raffiche contro gli alieni che al semplice contatto esplodono lanciando tutt’attorno acido verde. Quando finalmente tutti sono stati sistemati, Jono ha il tempo di girarsi verso Penance e di valutare le sua condizioni. La giovane mutante è a terra, i suoi vestiti a brandelli e la sua pelle fumante per via dell’acido. Inoltre, sembra essere priva di coscienza.

*Yvette…* dice Jono calandosi su di lei e prendendole una mano tra le dita *Yvette rispondimi.*

Dalla giovane mutante non arriva nessun segno di vita. Con un notevole sforzo, Chamber spinge i suoi poteri psichici al massimo per penetrare all’interno della sua mente. Lo aveva già fatto una volta, ma solo ad un livello superficiale1. Adesso invece sta cercando la sua psiche, la sua vera essenza, in modo tale da aiutarla a tornare nel mondo dei vivi. Ed in questo, è aiutato dal fatto che adesso sa chi è Penance2, e quindi sa cosa cercare esattamente. Scavando tra ricordi confusi e segmenti di memoria accavallati l’uno sull’altro, raggiunge il fulcro della mente di Penance: la iugoslava Yvette Aida Seferovic. E, spingendo un po’ di più, la riporta a galla.

!

Penance si è rialzata di scatto, la bocca aperta come se volesse gridare ma senza che da essa esca alcun suono. Si guarda a destra, poi a sinistra, dove c’è Chamber, che la osserva con sollievo. Quindi con uno sguardo terrorizzato negli occhi abbandona la sua mano e scatta in piedi, per scappare in uno dei tanti tunnel delle fogne.

*Penance, no!* le urla Jono dietro, ma troppo tardi. Lei è già scomparsa all’interno del cunicolo.

E ora che faccio?, si domanda Chamber. Se da un lato l’istinto gli suggerisce di correrle subito dietro, dall’altro il senso del dovere gli impone di restare lì per portare in salvo tutte le persone rapite dagli alieni, tra le quali vi sono anche Artie e Pulce. Un secondo dopo è il destino a scegliere per lui. Da uno dei tunnel infatti, comincia a provenire un suono simile a quello di artigli su una lavagna, e subito dopo dall’oscurità compaiono alcune sagome. La prima è quella di un uomo dal volto ustionato, vestito con una maglia a righe e con degli strani guanti dalla punta metallica e affilata, facendo strisciare i quali sul muro produce quel rumore. Accanto a lui un signore alto e pallido, ammantato con una cappa nera e con due grossi canini sporgenti dalla bocca. Più oltre un licantropo dal pelo marrone ed accanto a lui una mummia bianca. A chiudere il gruppo un essere verde e bagnato, con squame sulla pelle e branchie sotto le orecchie appuntite.

“Sì, hai capito bene…” sussurra l’uomo con i guanti artigliati “Siamo i tuoi peggiori incubi.”

 

Shortcut3: stralci di non ordinaria follia.

Il caos regna sovrano.

“Fermati, razza di fazzoletto troppo cresciuto!” sta urlando un uomo con una tuta grigia su cui spicca uno stendardo composto di un segnale di divieto con sotto un fantasma, mentre assieme ad altri tre uomini vestiti come lui insegue un piccolo fantasmino bianco dalla testa tonda.

“Sono pronto, Ray.” dice uno dei tre, dalla strana pettinatura bionda “Catturiamo l’entità denominata Casper.”

“Sì, Egon.” risponde il primo, e poi, rivolto agli altri “Ghostbusters, puntare, fuoco!” e dai loro fucili partono tre raggi elettrici che colpiscono in pieno il fantasma, bloccandolo a mezz’aria. Quindi l’uomo biondo tira fuori da uno zaino sulle spalle un aggeggio simile ad una scatoletta metallica e lo lancia sotto al fantasma. Quando è in posizione schiaccia un pulsante con il piede e la scatoletta si apre, risucchiando l’ectoplasma. Quindi il biondo riprende in mano la scatoletta fumante.

“Caccia grossa, oggi.” dice sorridendo.

Intanto lì vicino giù dal cielo sta calando un piccolo biplano rosso, di quelli in uso durante la seconda guerra mondiale, con a bordo un cagnolino bianco con un casco da pilota. Il bersaglio del suo mitra è un grosso cane marrone che sta correndo accanto ad uno spilungone vestito come un figlio dei fiori.

“Ehy…anf anf…Scooby…anf…” dice il ragazzo mentre corre “…chi è il migliore amico di Shaggy?”

Il cane fa una faccia come se ci stesse pensando un po’, poi risponde:

“Scooby!”

“Bravo…anf…e chi è il miglior amico di Scooby?”

“Shaggy!”

“Bravo… ma, che stai facendo?!”

“Tu migliore amico di Scooby…” dice il cane prendendolo fra le zampe ed alzandolo sopra la propria testa “Tu salva la vita a Scooby!” e lo lancia contro il biplano a tutta forza. Il ragazzo si sfracella sull’elica che, fuori uso, non permette più all’aeromobile di restare in aria. L’apparecchio tossisce un po’, poi precipita per terra esplodendo. Alle fiamme si avvicinano due tipi, uno grosso e vestito con un impermeabile nero, l’altro biondo dal costume attillato bianco. Calandosi sul fuoco i due tirano fuori due… ehm… ‘sigarette artigianali’ e le accendono aspirando ampie boccate.

“Eeeeeehy!! Whoa Bo…er…Bluntman questa sì che è roba buona cazzo!” dice il tipo biondo espirando una nuvoletta bianca di fumo. L’altro si limita ad annuire con la testa, poi con un’occhiata indica al primo una direzione lì vicino, in cui sta avvenendo uno scontro abbastanza singolare.

“Siete solo delle copie malriuscite!!”

Ad aver parlato è una tartaruga antropomorfa verde che, assieme ad altre tre tartarughe simili a lui, si trova faccia a faccia con quelli che sembrano essere quattro squali antropomorfi.

“Siete solo invidiosi perché noi vi abbiamo rimpiazzato!!” gli grida di rimando uno degli squali.

“Questo è troppo…. Cowabungaaaaaa!!!” e le tartarughe si lanciano in battaglia sfoderando delle armi tipiche giapponesi.

“In alto le pinne!” ed anche gli squali si uniscono alla lotta.

Lo scontro va avanti per qualche minuto, finché non viene interrotto dal rombo di potenti motori. Tutti si girano e vedono tre topi antropomorfi a cavallo di altrettante moto da corsa.

“Fate ciao ciao con la manina…” dice il topo bianco, e subito dopo da tutte le moto escono fuori fucili laser che massacrano entrambe le fazioni. Quindi sulla strada resta solo un mucchio di cadaveri pieni di buchi fumanti. A qualche metro di distanza, un ragazzino dalla pelle gialla e dai capelli arruffati si ferma e li canzona con uno sfacciato:

“Ah ah!” ma subito dopo si vede spuntare una forbice dal suo collo, ed il ragazzino si accascia a terra privo di vita. Dietro di lui compare un bambolotto dai capelli rossi e dallo sguardo spiritato.

“Un’altra tacca da aggiungere alle forbici, caro Chuckie” si complimenta con sé stesso, quando da dietro gli giunge una voce.

“Ehy, butto falso! Di Chukie ce n’è uno solo!!” ha gridato un bimbo in maglietta azzurra e pannolino, accanto al quale sta un ragazzino anch’esso rosso di capelli e con degli spessi occhiali, che sta sussurrando al primo bambino:

“N-Non fa niente, Tommy. A-Andiamocene…”

“No, Chuckie,” risponde il bambino “è una quettione d’onore!” e poi, rivolto ad altri tre ragazzini dietro di lui: “Phil, Lil, Angelica: immobilizzatelo!” e tutti partono contro il bambolotto. I primi due lo afferrano per le braccine, mentre la bambina gli tiene ferma la testa. Tommy li raggiunge, e raccoglie da terra le forbici del bambolotto.

“E così volevi annare in giro ad uccidere pessone facenno finta di essere il mio amico Chuckie, eh?! Ora ti faccio vedere cosa si prova!” e comincia ad accanirsi su di lui con le forbici. Lì vicino, sette figure stanno guardando la scena con interesse.

“Mmmm… Che delizioso esempio di tortura, querida.” dice un uomo dai baffetti appuntiti.

“E’ bello vedere che i ragazzini si sanno divertire così, cherie.” risponde una donna dai lunghi capelli neri che le scendono lisci fin sopra l’abito da sera stretto e nero che indossa.

“Oh!” esclama l’uomo fiondandosi a riempire di baci il braccio della donna “Ma questo è francese! Adoro quando parli francese!”

Più in là due uomini, il primo con una maschera bianca sulla faccia e con le dita artigliate ed il secondo piccolo, basso e pelato, stanno osservando la scena.

“Ahhh…quanta passione…” dice il primo “Mi ricordano me e Bedelia…”

“Certu, padrune,”risponde il secondo “con la differenza che la tua lingua non era sulle braccia ma sulle scarpe spurche. E ora che ci pensu non eri nemmeno t…”

“GRAZIE GIUDA!” gli grida contro il primo e poi, guardandosi un po’ intorno e tirando fuori un coltello da macellaio, dice “Va bhe, vediamo se riusciamo almeno a trovare una vergine qua attorno…” e si avviano alla ricerca di una ragazza, finché non ne scorgono una dalla riccia chioma bionda.

“Ciao bella ragazza.” esordisce l’uomo con il coltello “Come ti chiami?”

“Candy!”

“Mmmm, e di cognome?”

“Candy!”

“Candy Candy?”

“Candy Candy!”

I due si guardano per un attimo in faccia, un po’ perplessi, poi il primo si rivolge di nuovo a lei:

“E che ci fai da queste parti?”

“Raccolgo dei fiori da portare ai miei amici… sono tanto buoni con me.”

L’uomo si gira verso il nanetto, e chiede:

“Come ti sembra?”

“Per me va bene, padrune.”

L’uomo tira fuori il coltello da macellaio e con poche falcate uccide la ragazza. Quindi guarda le proprie mani, ancora artigliate, poi il suo servitore, quindi di nuovo le mani artigliate.

“Mi sa che i suoi amici sono stati truppo buoni cun lei, padrune.” si giustifica Giuda. L’altro alza gli occhi al cielo, poi intravede un’altra figura lì vicino.

“Guarda lì, c’è una bambina dai capelli corti che corre su quelle montagne… Vedi, le caprette le fanno ciao…”

“A me quello sembra un caprune…”

I due si guardano di nuovo negli occhi, poi si allontanano.

Mentre loro se ne vanno sulla scena compare un’auto nera con un lampeggiante rosso davanti.

“Kit, dobbiamo trovare il nostro prossimo bersaglio in questo marasma.” dice un uomo dentro l’auto.

“Sì, Michael, sto selezionando i più facili da eliminare.” risponde l’auto.

“Bene, gli farò vedere a quei bastardi cosa succede a mettersi contro di me!”

“Ti amo, Michael”

“Cosa hai detto?”

“Ho detto che ho selezionato il prossimo bersaglio, Michael. Che ne pensi di quella ragazza con i capelli castani che formano quelle specie di pon pon sulla testa?”

“Va benissimo, Kit, metti il turbo buster.”

L’auto sbuffa un paio di volte, poi schizza in direzione della ragazza che, presa alla sprovvista, viene investita in pieno.

“Hey bastardo!! Hai appena messo sotto mia sorella!!!” grida un ragazzo lì vicino, e subito dopo tira fuori un cilindro da cui esce una spada d’energia verde “Esci fuori e combatti da uomo!!”

“Non ci penso nemmeno!!” gli risponde Michael da dentro l’auto, e schiacciando il piede sull’acceleratore parte contro di lui, che però si scansa all’ultimo secondo.

“Han! Chewbacca!” grida il ragazzo “Fatelo uscire da lì!”

Un uomo e una specie di bigfoot tirano fuori delle pistole laser ed aprono il fuoco contro l’auto nera. Questa, come se non sentisse nemmeno i colpi, comincia a correre in direzione del bigfoot. Proprio quando sta per investirlo, due forti mani lo spostano all’ultimo secondo. Chewbacca si volta per vedere il proprio salvatore. E’ un uomo, ma ha delle macchie di pelo marrone sul viso e un naso e delle orecchie da cane.

“Grazie per avermi salvato. Io sono Chewbacca, e tu?”

“Rutto”

“Non mi sembra il caso…”

“No, Rutto è il mio nome. Sono un canuomo, un incrocio fra un cane ed un uomo. Sono il migliore amico di me stesso.”

“Capisco…”

Intanto Michael sta minacciando ancora gli altri a bordo della sua auto. Ad un tratto, dall’aria, si sente un urlo:

“Yabbadabbadoooooooooo!!!” e subito dopo si vede sfrecciare un uomo grassoccio e vestito con una specie di tunica leopardata che, appeso ad una liana, si sta lanciando contro l’auto. Arrivato in prossimità di essa punta i piedi contro il vetro e si prepara all’impat…

BONG!

L’uomo si è sfracellato contro il vetro anteriore, adesso sporco di sangue e frattaglie varie.

“Kit, saresti così gentile da pulire il parabrezza?”

“Certo, Michael” e il tergicristalli si aziona, ripulendo il vetro dai resti dell’uomo.

“Qualcun altro vuole provarci?” chiede Michael con tono canzonatorio.

“Mmmm…non so…cosa si vince?!”

Ad aver parlato è un uomo vestito di giallo e dalla faccia verde, che incredibilmente si trova seduto sul sedile accanto a quello di Michael.

“E tu chi cazzo sei?!”

“Ma la tua adorabile Maschera di quartiere, è chiaro!” e gli piazza un grosso bacio con risucchio in bocca. Quindi schizza fuori dall’auto mentre ancora Michael sta sputando per terra “Le macchinine… le adoravo da piccolo!!” e la sua mano, diventata gigantesca, afferra l’auto nera e la alza di qualche metro “Indovina cosa mi piaceva più di tutto?!” dice a Michael, che lo guarda terrorizzato dall’altro lato del finestrino “Hai indovinato, gli autoscontri!!” e con quanta forza può lancia l’auto contro un’autocisterna di benzina comparsa chissà da dove. L’impatto è tremendo, l’esplosione si alza per almeno una ventina di metri anche se, incredibilmente, gli edifici accanto non ne vengono intaccati. L’uomo dal viso verde comincia a girare su sé stesso a velocità elevatissima, quindi si ferma e dice:

“Ssssssspumeggiante!!!”

 

Dentro la casa di Gaia.

Anche Primal, Jubilee, M e Synch stanno avendo il loro bel da fare contro i nani, più agguerriti che mai. E, come se non bastasse, a loro se ne sono aggiunti altri. Primal si sta facendo largo ad artigliate tra la folla di aggressori, quando davanti a lui si parla un lupo vestito con un abito da notte femminile, occhiali e cuffietta.

“Che artigli grandi che hai…” dice il lupo.

“Per affettarti meglio!” risponde Adam, e con un paio di fendenti lo squarcia.

Intanto M e Synch sono impegnati in uno scontro con un gatto zoppo ed una volpe cieca, quando in soccorso di questi ultimi arriva un burattino di legno.

“Sono vostro amico!” dice, ed il suo naso si allunga di qualche metro, proprio contro Monet ed Everett.

“Whoa!” esclama Synch scansandolo, “Attento con quella cosa!”

“E’ la stessa cosa che mi ha detto la fata Turchina ieri notte…” risponde il burattino pensieroso, quando un pugno di Monet lo scaraventa dall’altro lato della stanza, proprio sopra ad un ragazzino che indossa una felpa ed un cappuccio arancioni. Il naso del burattino entra nell’occhio del ragazzino, trapassandogli il cervello.

“Avete ammazzato Kenny!!!” gridano altri tre ragazzini lì vicino, “Brutti bastardi!!!”

“BAAAAAAAAAAAAASTAAAAAAAAAAA!!!!!” esplode Jubilee… e i suoi plasmodi scoppiettanti riempiono tutta la stanza. Quando ha finito, tutti gli aggressori sono tramortiti, mentre Primal, M e Synch sono illesi.

“Complimenti per il controllo, Lee…” dice Monet, decisamente impressionata, ad una Jubilee che sta ansimando pesantemente al centro della stanza.

“Sono Jubilee per te, M.” è la sua risposta.

“Calme voi due, adesso pensiamo a Gaia” dice Synch, e si avvicina alla bara di vetro in cui si trova svenuta. Una volta lì, con attenzione, solleva il coperchio.

“E’…?” comincia a dire Adam.

“No, è viva, ma sembra addormentata…” risponde Everett.

“Nella favola si diceva che c’era bisogno del bacio di un principe per risvegliarla…”

“Allora qualcuno la deve baciare…”

Jubilee e Monet si voltano verso Adam.

“Eh? Perché io?!”

“Perché ti tocca, bello, non provare a rifiutarti!” esclama Jube.

“Ma io…” tenta di dire Adam.

“Guarda che se ti imbarazza posso farlo anche io…” lo interrompe Everett.

“No che non puoi, Ev caro…” si intromette Monet prendendolo a braccetto ed allontanandolo dalla bara.

*Ragazzi?* risuona nelle menti di tutti la voce di Husk, in contatto telepatico con tutti tramite Monet *Come procede là dentro?*

*Ci stiamo lavorando su, Paige.* risponde per tutti Monet.

*Bhe, vedete di fare in fretta. Qui le cose si stanno facendo più problematiche.*

 

 Esterno: un gigantesco dinosauro verde dalla coda adornata di spuntoni sta lottando con un robottone bianco e nero e con due specie di alettoni rossi fuoriuscenti dal petto.

 

*Ok, chiudo il collegamento* e poi, rivolta ad Adam “E tu datti una mossa.”

“Ma…”

“Niente ma!” scatta Jubilee “Vai lì e baciala!”

Adam si blocca per un attimo. Poi, imbarazzatissimo, si avvicina alla bara di cristallo, ed osserva il viso di Gaia che riposa placido. Quindi chiude gli occhi e le sue labbra poggiano su quelle della ragazza. Un dito si muove, poi la mano. Gaia riapre gli occhi, e vede il volto di Adam sopra di lei. Quando lui si accorge che si è risvegliata, si affretta a discostarsi, rossissimo in viso. Gaia si passa la lingua sulle labbra, poi guarda Adam e dice:

“Mi è piaciuto!” e afferrandolo per la nuca lo bacia un’altra volta in bocca.

“Eh ehm…!” si schiarisce la gola Monet, abbastanza forte per interrompere i due.

“Mi dispiace disturbarvi, piccioncini,” aggiunge Jubilee “ma c’è una crisi in corso…”

“Cosa…?” fa per dire Gaia, quando vede i corpicini dei nani sotto la propria bara, e dice “Oh, capisco…” quindi i suoi occhi si fanno fucsia, ed energia dello stesso colore comincia a scaturire dal suo corpo. Un secondo dopo, tutti gli esserini scompaiono.

Nelle fogne, Chamber sta lottando contro le creature da incubo per proteggere Artie, Pulce ed altri esseri umani rapiti. Ad un tratto, tutte le creature scompaiono, lasciando solo Chamber insieme ai suoi protetti.

Gaia sbatte le palpebre una volta, poi due. I suoi occhi tornano normali. Quindi, con un largo sorriso sulla bocca, esclama:

“Allora, ragazzi, che mi sono persa?”

 

L’inevitabile spiegazione di fine numero.

“Sono rimasta incatenata all’Amalgamatore Universale per secoli, completamente sola. Probabilmente sarei impazzita, se il mio potere non fosse stato quello di alterare la realtà e di creare cose dal nulla. E fortunatamente la fantasia non mi è mai mancata. Man mano che passavano gli anni, popolavo le stanze dell’Amalgamatore con le creature che avete combattuto oggi. Non erano nient’altro che propaggini della mia mente, ma facevo in modo che potessero pensare con un cervello indipendente, sebbene entro certi limiti. Davo un’impronta di base a tutti in modo che il loro comportamento si sviluppasse a partire da quelle semplici direttive. Ora, so che detta così può sembrare incredibile e troppo semplice, ma ci ho messo secoli per potermi esercitare e creare finalmente qualcosa di buono. Mi è servito come…passatempo, in mancanza di altro. Quando M’Plate era venuta a minacciarmi3, per sicurezza li ho richiamati tutti e messi dentro una piccola scatola. Poi mi avete portata nel vostro mondo, e con tante cose a cui pensare, molte di esse nuove per me, ho pensato sarebbe stato meglio non sprecar tempo con loro. Ero viva di nuovo, e volevo provare tutto. A quanto pare, però, la prigionia forzata deve averli… resi pazzi, immagino. Così in qualche modo avranno trovato il modo di liberarsi, e a modo loro di vendicarsi su di me. Ecco perché mi hanno intrappolato e vi hanno attaccato. Secondo loro, eravate i responsabili del mio abbandono nei loro riguardi.”

“Ma molti di essi erano dei personaggi di fantasia famosi. Nel nostro universo, intendo…” interviene Synch.

“Questo non so spiegarlo…” gli risponde Gaia “Non ero mai stata su questo pianeta, non potrei averli copiati in nessun modo.”

“Ho letto una volta un libro di Philip K. Dick.” dice Adam “Il sognatore di armi, si chiama. Parla di una specie di non luogo in cui

si trovano le idee, a cui tutti possono accedere tramite i sogni.”

“Una sorta di Iperurano di Plutone, in pratica…” puntualizza Monet.

“Sì… un luogo accessibile da tutti e che spiega perché a molti vengono le stesse idee. E forse la dimensione dell’Amalgamatore Universale è quel luogo…”

“Ma…!” fanno per dire Angelo e Paige, ripensando al salvataggio di Husk da Duke Nukem grazie a qualcuno che poteva emettere ragnatele.

“Sì?” chiede Jubilee.

I due si guardano in faccia, poi Angelo risponde:

“No… niente.”

“Ed ora che fine hanno fatto? Voglio dire…dopo che li hai ‘sistemati’?” chiede Cecilia Reyes.

“Li ho riassorbiti, hanno cessato di esistere.” risponde Gaia “O meglio, continueranno a vivere, ma solo nei miei ricordi…”

“E in quelli di sei milioni di persone…” aggiunge ironico Angelo.

Poi, per la prima volta nella giornata, tra di loro cala un silenzio rilassato. Dopo qualche minuto, è Sean Cassidy a romperlo:

“Non so se farò rapporto di tutto questo agli X Men…”

Tutti lo osservano per un istante seri, poi scoppiano a ridere all’unisono. Mentre sta ridendo, Gaia aggiunge:

“Bhe forse sarebbe meglio di sì, visto che ho la vaga impressione di aver dimenticato qualcuno…”

Tutti tornano seri, mentre la sola Gaia continua a ridere a crepapelle.

 

Altrove.

Due piccolissime figure sono avvolte dall’ombra. Quella più bassa comincia a parlare, con una voce calma e flemmatica:

“Anche questa volta ci è andata male, ma non preoccuparti. Domani sera avremo una nuova occasione.”

“Perché, Prof.” risponde quello più alto “cosa facciamo domani sera?”

“Quello che facciamo tutte le sere, Mignolo: tentare di conquistare il mondo!”

 

Ed ancora una volta la città è salva grazie a: Generation X!!!

(Squillo di trombe. Musica. Sigla finale, titoli di coda eeeeee… Stop!)

Ok ragazzi ancora una volta ce l’abbiamo fatta a finire questo lavoro di merda. Ora che ne dite di andare a sbronzarci in un pub e poi passare sulla tangenziale per farci qualche sbarb… com’è che dite? Il microfono è ancora acceso? Oh cazzo, non me ne ero accor-

 

 

Note:

1 su Generation X MIT #3

2 gliel’ha rivelato Gateway in Generation X MIT #8

3 su X Men Universe 47

 

 

*****


 

Generation X #11

di Sergio Gambitt e Cyke WIZyouss 2077

 

 

*Ehy. Ehy tu! Sei sveglia?*

*Io… Sì ma, che succede?*

Siamo tra le braccia di due tipi abbastanza pericolosi, a giudicare dai bicipiti. Penso che ci credano svenute, quindi non fare movimenti bruschi. Continuiamo a farglielo credere finché non abbiamo capito cosa sta succedendo*

*Va… bene. Ma come siamo finite qui?*

*Non so, l’ultima cosa che ricordo è che stavo andando a letto…*

*Anche io, poi...*

*Il buio.*

*Sì, il buio… E una intensa luce viola*

*Come quella che riempie quei due cerchi laggiù…*

*Pensi che siano…?*

*Sì, secondo me sono dei portali*

*Quelli attraverso i quali ci hanno portate qui?*

*C’è solo un modo per scoprirlo… Te la senti?*

*Sì… Penso di… sì*

*Al mio tre*

*Al tuo tre*

*Uno…*

*Due…*

*Tre!*

 

 

 

STAN LEE "presenterebbe"…

 

Una produzione MarvelIT/VirtualMARVEL

Trama di Sergio Gambitt e Cyke WIZiouss 2077…

 

Generation X e The Uncanny X-Brigade in…

GAIA

(parte 1 di 3)

 

Atroci parallelismi

 

 

 

 

12.48 AM

Salem Center.

“Gaia? Gaia stai bene?”

Gli occhi della mutante dai capelli fucsia si aprono debolmente. Lentamente, a partire da una immagine confusa e sfocata sulla sua retina si imprime il volto che si trova a pochi centimetri dal proprio. Un volto affabilmente familiare, che la guarda con un po’ di apprensione mista a tenerezza ed innocenza adolescenziale. Un’immagine rassicurante, per dirla in altre parole…

“Aaaaaaahhhh!!! Stai lontano da me!” e con forza inaspettata Gaia spinge lontano da sé il corpo di Everett Thomas, altresì conosciuto come Synch.

“Ehy! Gaia ma che ti prende?!” esclama Everett, afferrato prima di cadere a terra dalle forti braccia della sua compagna di squadra Monet St. Croix.

“Che ci fai tu qui?! Sei morto! Sono venuta al tuo funerale!!”

“Il mio che?!” le fa eco Ev, ormai spaventato almeno quanto la mutante, mentre tutti gli altri ragazzi di Generation X non possono nascondere le loro espressioni di meraviglia. Angelo Espinosa, il mutante chiamato Skin a causa della pelle in eccesso sul proprio corpo, si avvicina a Synch e chiede:

“Ev, ci hai nascosto qualcosa?”

“Vuoi dire che non sei mai morto…?” torna a chiedere Gaia, rassicurata dalla presenza dell’intera Generation X, più un ragazzo che non conosce.

Everett abbassa lo sguardo al proprio corpo poi, tastandosi un attimino sull’addome e sul petto, risponde:

“No, qui mi risulta che sia tutto a posto…”

“E voi avete ricostituito il gruppo?” domanda a tutti gli altri.

“Bhe, in teoria dopo che siamo venuti a studiare all’Istituto Xavier il gruppo non esis…” tenta di dire Jubilee, subito interrotta da Gaia.

“Istituto Xavier?! Avete sostituito gli X Men?!”

Tutti si guardano in volto un po’ perplessi, poi è Paige Guthrie ad avvicinarsi a Gaia, ancora sdraiata sul pavimento, ed a tenderle la mano dicendole con voce rassicurante:

“E’ evidente che qualcuno qui è ancora turbato per quanto successo la settimana scorsa a Salem Center[1]… Forse ancora non hai superato tutta la faccenda delle tue… creature, eh?”

“Ma di cosa stai…” fa per dire Gaia quando, rispolverando lo spirito d’iniziativa che l’ha sempre caratterizzata, socchiude gli occhi e penetra nella mente di Paige. Trova subito l’evento di cui stava parlando. Un attacco a Salem Center scatenato da sue stesse creazioni, che erano riuscite a neutralizzarla ed intrappolarla. E, come sta pensando la mutante bionda, si rende conto subito che un evento di queste proporzioni può certamente costituire un grosso shock per chiunque…

*Senza contare che rilevo nella tua mente zone di memoria piuttosto danneggiate, il che potrebbe giustificare una parziale perdita di memoria dovuta ad un trauma recente…* interviene nella sua mente la voce di Monet, sbrigativa come sempre.

“Sì… Forse avete…ragione.” ammette Gaia, non troppo convinta “Deve avermi colpito più di quanto immaginassi se non riesco a ricordare niente…” ed afferrando la mano di Paige si rialza in piedi.

“Bhe in effetti trovarsi a combattere contro Topolino, Bugs Bunny e chissà quanti altri personaggi dei cartoni animati proverebbe chiunque…” commenta Angelo.

*Non ricordi proprio niente del caos successo l’altra settimana?* chiede telepaticamente Chamber.

Quel che ricordo io, vorrebbe dire Gaia, è una squadra messa su quasi per scherzo assieme a Marrow, Cannonball e Maggot, che con l’andare del tempo ha incluso tra i suoi ranghi pezzi grossi come Ciclope e Rogue, l’esperta Fixx e l’ex mercenario Random, facendo sì che il nome X Brigade divenisse non solo conosciuto e rispettato dalla comunità mutante, ma anche dall’opinione pubblica. Ma evidentemente tutto questo qui non esiste, e piuttosto che fare una scenata e tradirsi subito, Gaia decide di stare al loro gioco per un po’ e vedere dove andranno a parare, anche perché da quanto ha appurato dalla mente di Paige loro credono realmente in quel che stanno dicendo. Senza contare che nella sua mente esiste anche un piccolo margine di dubbio riguardante il fatto che potrebbe davvero trattarsi di uno shock emotivo. Se non fosse che le immagini della sua ‘vita precedente’ sono così chiare nella sua mente…

“No, mi spiace, non ricordo niente. Almeno per ora…” è la risposta di Gaia. Il ragazzo che non conosce, che è stato un po’ in disparte per tutto il tempo e che gli altri conoscono come Adam Bergman, alias Primal, le lancia un’occhiata un po’ preoccupata, ma si volta subito quando lei incrocia il suo sguardo.

“Allora mi sa che toccherà a noi preparare il pranzo!” esclama Jubilee, abbassando notevolmente la tensione “Ai fornelli, ragazze!!” e, sotto lo sguardo perplesso di Gaia, Jube, Monet e Paige si spostano in quella che sembra essere una cucina futuristica, piena di mobili lucenti ed aggeggi strani. Synch nota lo sguardo di Gaia, e si affretta a spiegare:

“Ricordi? Ci avevi invitato a pranzo per inaugurare la nuova casa e farti perdonare per la crisi della scorsa settimana. Giù abbiamo trovato la porta aperta e siamo saliti.”

“Ah…” e il suo sguardo torna alle tre ragazze in cucina. Jubilee tiene in mano una specie di forchettone con un pulsante sul manico, premendo il quale tra i denti si irradia una piccola scarica elettrica.

“Yeoww!” esclama Jubilee lasciandosela scappare dalle mani, mentre Paige e Monet stanno avendo una piccola discussione con il CPU semi-senziente del frigorifero. Più in là Skin, armato di forchettone di legno, sta dando di scherma contro il rubinetto del lavandino, mentre Adam e Jono non riescono ancora a capacitarsi di come il forno sia riuscito in così poco tempo ad imparare tutte quelle parolacce in inglese…

 

Mezz’ora dopo.

“Avete visto la faccia del ragazzo delle consegne quando ha raggiunto la strada?!” dice Jubilee addentando un filante pezzo di pizza margherita “Non riusciva a capacitarsi del fatto che non esistesse un 7-b tra il 7 e l’8!!”

“Menomale che Adam l’ha visto dalla finestra,” aggiunge Angelo “altrimenti avrebbe continuato a girare avanti ed indietro per la strada per chissà quanto tempo!”

“Già! Gaia avresti dovuto ricordarti che le suggestioni post-ipnotiche che permettono a tutti di non notare casa tua erano state disattivate solo per noi sette” puntualizza Monet.

“E’ vero ma… sai com’è. La mia memoria non è più la stessa ultimamente!” risponde lei masticando un boccone.

E’ proprio vero: tutto si rasserena davanti a del buon cibo.

“Allora che ne dite di un piccolo gioco per rinfrescarle la memoria?” propone Jubilee “Si chiama obbligo o verità. A turno ognuno di noi deve scegliere se rispondere ad una domanda oppure pagare una piccola penitenza. Che ne dite?”

“Ma eres una roba per bambini!” si lamenta Angelo, purtroppo per lui l’unico a pensarla in questo modo. In poco tempo, gli otto ragazzi sgombrano tutto e si siedono in cerchio.

“Comincio io!” esordisce Jubilee “Gaia, cosa scegli, obbligo o verità?”

“Verità, penso.”

“Ok… mmm… Allora dimmi cosa hai provato quando Adam ti ha baciato la settimana scorsa??[2]

“Chi?!” scatta lei, mentre il boccone le sta quasi andando di traverso. Il ragazzo sconosciuto alza timidamente la mano. E’ carino con quei capelli grigi, il piercing sul sopracciglio e gli occhiali scuri sopra gli occhi, ma…

“Mi spiace, non me lo ricordo. Sai… l’amnesia…”

Ouch…” dice sottovoce Angelo, mentre Adam, facendo buon viso a cattiva sorte, risponde:

“Bhe di certo è il modo più originale con cui sono stato scaricato.”

“Ma ti piace?” insiste Jubilee.

“Jube!” scatta Everett un po’ seccato. Nel periodo che Gaia aveva passato alla Massachusetts Academy, Ev si era preso una bella cotta per lei ed adesso tutte queste insinuazioni gli danno parecchio fastidio.

“No, lascia stare, Ev. Posso rispondere.” interviene Gaia, la quale, dopo averlo osservato per qualche istante, replica “Non è esattamente il mio tipo, mi spiace”

“Succede…” risponde Adam a metà tra il dispiaciuto e il sollevato. Se da un lato sperava che la cosa si risolvesse senza complicazioni, dall’altro doveva ammettere con sé stesso che Gaia non gli dispiaceva, anche se in effetti non la conosceva per niente.

“E qual è il tuo tipo?” si intromette Paige. Gaia ci pensa un po’ su, poi:

“Lo voglio dolce ed affettuoso, carino e premuroso. Un po’ come te, Ev” e gli lancia un’occhiata piena di significati, che lo fa sprofondare nell’imbarazzo mentre Jubilee e Monet, entrambe attratte da Everett, brontolano un pesante: “Umph!!”

In realtà Gaia non è stata del tutto sincera. Sebbene trovi carino Everett, nemmeno lui corrisponde al suo tipo ideale. Ha detto quel che ha detto solo perché si è accorta che lui era ancora infatuato di lei, e voleva vedere le reazioni di Jube ed M ad una rivelazione del genere.

“Ok, cambiamo soggetto!” propone Adam per stemperare la tensione “Qualcuno vuole continuare?”

“Vado io” dice Angelo e poi, con un sorriso beffardo, si rivolge ad Everett “Obbligo o verità?”

Il ragazzo ci pensa un po’, poi risponde:

“Obbligo”

“Bene,” risponde Angelo “allora dà un bacio alla ragazza che ti piace di più qui.”

Everett spalanca gli occhi per la sorpresa, poi li abbassa in direzione del pavimento, imbarazzato come poche volte nella sua vita.

“Io… io…”

“Andiamo Ev, non ti ho mica chiesto di affrontare Emplate da solo!” lo incalza Angelo.

Sarebbe stato meno difficile…” sussurra lui, poi, lentamente, alza lo sguardo verso gli altri. Prima posa lo sguardo per un secondo su Paige, ma è questione di un attimo. Quindi si volta verso Jubilee, che ricambia lo sguardo con quella che lui sembra riconoscere come ansia. E’ la mia migliore amica, pensa Ev inconsapevole del fatto che a lei lui piace molto, probabilmente se la baciassi quest’amicizia si distruggerebbe. La terza che guarda è Monet. E’ una ragazza bellissima, indubbiamente. Jubilee la definisce perfetta, ma Ev sa che non è lei che vuole.

Con uno scatto si allunga in avanti e poggia velocemente le sue labbra su quelle di Gaia, per tornare immediatamente indietro. Le reazioni sono molteplici. Quelle di Monet e Jubilee sono di evidente fastidio per la prima e di forte indignazione per la seconda, mentre Paige ed Angelo se la ridono sotto i baffi nel guardarle. Adam ha uno sguardo triste, evidentemente pensa che il bacio con cui ha risvegliato Gaia una settimana prima per lei non significa niente. L’espressione di Jono è invece di indifferenza. E’ da tutto il giorno che sembra scocciato, quasi assente, ma nessuno sembra essersene accorto. L’espressione più tranquilla è invece quella di Gaia, che in seguito al bacio si è portata due dita a sfiorare le labbra, e poi:

“E questo secondo te è un bacio?! Vieni qui!” ed afferrando Synch per la nuca lo bacia appassionatamente sulla e nella bocca, in un modo che i francesi hanno esportato in tutto il mondo. Se prima sui volti dei ragazzi vi erano delle forti espressioni, adesso sono amplificate. Monet con un gesto di stizza ha distolto lo sguardo, mentre Jubilee ha quasi gli occhi fuori dalle orbite. Angelo ha esclamato un: “Ah!”, mentre sul volto di Paige è adesso apparsa una punta di preoccupazione. Adam non riesce a staccare lo sguardo dalla punta delle proprie scarpe, mentre perfino Jono ha inarcato un sopracciglio. Il tutto dura almeno un minuto buono.

Quando i due si staccano, Gaia ha un’espressione a metà tra il soddisfatto e il divertito, mentre Everett è come se fosse appena salito in paradiso:

“Ehy… Oh… WOW!”

“Va bene time out!” si intromette Paige prima che tutti gli altri possano avere una qualsiasi reazione “Qualcun’altro vuole provare?”

*Lo faccio io…* dice Jono, e poi, fissando Paige negli occhi *Obbligo o verità?*

“Verità.” risponde risoluta lei.

*Va bene… Vuoi dirci come mai non hai ancora rivelato a nessuno della storiellina che sta andando avanti da due settimane con Angelo?*

Tutti si voltano verso loro due. Ad Adam scappa un “Oh!” di sorpresa, mentre Jubilee esclama:

“Tu… ed Angelo?!”

Solo Paige è rimasta ferma, a fissare Jono con odio, che ricambia lo sguardo tranquillo.

“Stronzo” dice lei, ed alzandosi esce dalla stanza. Angelo lancia un’occhiata piena di risentimento verso Jono, poi la segue. Nella stanza rimangono in sei, in un silenzio imbarazzato. Dopo qualche minuto, è Gaia a romperlo:

“Siete sempre così uniti, voi?”

“Ok, adesso basta cocca! Ti abbiamo sopportato fin troppo!!” esclama Jubilee “Cosa ti dà il diritto di venire qua senza nemmeno far parte della scuola e seminare liti?!?! Cosa c’è, pensi di essere superiore a tutti noi solo perché hai qualche secolo in più sulle spalle?!?!”

“Ehy ma io non ho…” tenta di giustificarsi Gaia, quando Everett la interrompe:

“Cosa ti prende, Jube! Lei non ha fatto niente!!”

“Come se farti gli occhi dolci per tutto il pranzo fosse niente…” commenta Monet sarcastica.

“Non vedo cosa potrebbe importarne a te!!” scatta Everett “Visto che è da una settimana che mi eviti e mi tratti male quando sei costretta a stare in mia compagnia!! Risparmiati il tuo tono saccente con me!”

“Giusto, M!” conferma Jubilee puntandole contro un dito “Ne abbiamo abbastanza della tua aria di superiorità! Vedi di darci un taglio!”

“Toglimi quel dito di dosso…” dice lentamente Monet.

“Io punto il dito contro chi mi pare!” risponde Jubilee.

“Toglimi quel dito di dosso!” e la spintona violentemente, facendola cadere per terra.

“Se vuoi la guerra, bella, l’avrai!” e dalle dita di Jubilee partono una serie di plasmoidi scoppiettanti diretti contro il viso dell’algerina.

Monet tenta di pararsi come può dai colpi, quindi contrattacca sferrando un potente pugno verso Jube, che però sul suo cammino incontra il petto superforte ed invulnerabile di Everett, reso tale grazie al suo potere di sincronizzare la propria aura con quella dei mutanti vicini, nella fattispecie Monet stessa, e così facendo ottenere i loro poteri.

“Sei pazza, M?! Avresti potuto spaccarla in due!” grida Everett afferrandole un braccio.

“Lasciami subito!” urla Monet, e con un colpo secco scaglia Everett sul pavimento. In quel momento, attirati dal rumore della stanza, arrivano Paige ed Angelo.

“Ma che sta succe…!” fa per dire Angelo, quando una raffica di Jubilee, precedentemente diretta a Monet, lo colpisce in pieno.

“Non avresti dovuto farlo…” dice Paige, e strappandosi la pelle di dosso fa emergere un corpo di acciaio, con il quale si lancia sulla ragazza. Everett corre al soccorso della sua amica, ma nello stesso tempo Angelo si lancia su di lui legandolo con la sua pelle in eccesso. Quando Monet tenta di toglierlo di dosso ad Ev, è ormai scoppiato il finimondo. Tutti le stanno dando a tutti indiscriminatamente, sfogando in una sola volta le tensioni che si sono accumulate in tutto il periodo che sono rimasti assieme. Gli unici due esenti da tutto questo sono Adam e Jono. Il primo però osserva la scena a bocca spalancata. Quando ritrova la capacità di parlare, si volta verso l’altro e dice:

“Dobbiamo… Dobbiamo fermarli!”

Jono lo guarda, poi si alza e, voltando le spalle alla lotta, se ne va, lasciando Angelo, Everett, Jubilee, Paige e Monet a combattere in una bolgia infernale. E che, due minuti dopo, viene completamente avvolta da una nube di fredda schiuma bianca. Tutti si fermano e, voltandosi verso il luogo da cui è partito il getto, ne vedono il responsabile. Adam sta infatti in piedi con un estintore in mano appena consumato e puntato verso loro.

Uff… meno male che almeno gli estintori sono normali qui…” sussurra, e poi, con durezza, comincia a dire “Ma che vi è preso! Guardatevi! A lottare come bambini di sei anni!! E solo perché avete avuto delle stupide scaramucce di cuore e non riuscite ad andare avanti come persone mature ed intelligenti!! Credete di averli avuti solo voi i problemi?! Io nemmeno volevo venirci in questa cazzo di scuola, mi sembra una delle cose più ghettizzanti che possano esistere! Ero sicuro che avrei trovato persone che non avrebbero fatto altro che parlare di mutazioni e poteri, ed io pensavo sinceramente che ci doveva essere un altro modo per farsi accettare! Ci ho pure provato, a continuare a frequentare la mia scuola da mutante dichiarato! E cosa ho ottenuto? Un’espulsione per “comportamenti pericolosi” senza possibilità di ribattere!! Il mondo è fatto di razzisti, va bene, me ne sono fatto una ragione, e ho deciso di provare questa Scuola Xavier! Giusto un paio di settimane, per vedere che aria tirava e se le mie paure erano fondate o no! E invece le due settimane si sono trasformate in mesi, perché non solo ho trovato persone normali, ma addirittura ragazzi che, in un modo o nell’altro, si sono dimostrati molto più intelligenti ed aperti del resto dei loro coetanei dell’intera nazione! Ed ora con questo comportamento mi state facendo pentire di avervi considerati miei amici!!”

Tutti gli altri sono rimasti di ghiaccio al sentire le parole di Adam. Non un rumore, non un movimento proviene da loro. Poi, Monet dice:

“Hai ragione, ti prego di scusare il mio comportamento infantile.”

“Scusa anche me,” le fa eco Everett “credo di essermi lasciato trasportare un po’ troppo”

A poco a poco, uno ad uno, tutti si scusano, finché l’atmosfera non è divenuta più vivibile. Quindi, Jubilee si guarda un po’ intorno e poi esclama:

“Ehy ma dov’è finita Gaia?!”

 

Una gabbia di matti, sta pensando Gaia mentre si allontana stizzita da quella che dovrebbe essere casa sua. Ecco cos’è quella: una gabbia di matti! E pensare che per cinque secondi ho perfino creduto di essere loro amica! Ma questi non sono i ragazzi che ho conosciuto io, non sono mai stati così…così…così instabili! Che branco di idio…! Ma i suoi pensieri vengono interrotti da uno squarcio nell’aria pulsante di energia viola, da cui subito dopo fuoriescono due energumeni vestiti in maniera strana che l’attaccano senza dire una parola. Prima che lei possa fare qualsiasi cosa, le mettono due manette metalliche alle mani e le richiudono con uno scatto. Gaia comincia a dimenarsi per liberarsi dalla loro stretta, poi decide di usare i suoi poteri. Con stupore, si accorge di non poterlo fare. Ed è allora che comincia a gridare.

 

A qualche decina di metri di distanza, Jono è immerso nei suoi pensieri. Certo, riconosce che non avrebbe dovuto fare quella battuta su Angelo e Paige, ma il fatto di aver fatto fuggire Penance una settimana prima nei tunnel delle fogne lo aveva reso parecchio nervoso[2]. In fondo era l’unico a cui Gateway aveva rivelato chi fosse la misteriosa mutante[3], e dopo aver promesso all’aborigeno di non dire niente agli altri sentiva sempre più Penance come una sua responsabilità. Era per questo che nelle fogne aveva tentato un primo contatto penetrando nella sua mente alla ricerca di Yvette Seferovich, la ragazza sepolta all’interno della prigione del suo corpo. E cosa aveva ottenuto? L’aveva fatta fuggire. Da lui, dalla sua vita e probabilmente anche dalla scuola. Per gli altri era piuttosto normale, Penance andava e veniva dal parco dell’Istituto Xavier in continuazione, ma era da una settimana che non si faceva più vedere, e Jono cominciava a temere che non sarebbe più tornata. E tutto questo per colpa sua…

“AIUTOOOOOOOOOOOOOOO!!!!”

Il grido di Gaia lo riporta alla realtà. Alzando lo sguardo, la vede mentre tenta di combattere due colossi di muscoli che tentano di spingerla verso un portale.

*Ragazzi!* urla Chamber nelle menti degli altri ragazzi *Uscite subito, Gaia è in pericolo!* e, accompagnato dalle sue raffiche psioniche, si lancia all’attacco. Pochi secondi dopo l’intera Generation X è arrivata e pronta a combattere.

“M e Synch, dall’alto!” grida Husk “Jubilee abbagliali! Skin e Primal, dal fianco destro e sinistro!” e tutti si lanciano sugli umanoidi che, sollecitati dall’arrivo degli altri, si affrettano a tramortire Gaia ed a rientrare nel portale.

“NO!” grida Synch e si lancia a tutta velocità contro di loro, mancandoli per pochissimo. Quando si rialza però, la sua aura sincronica brilla di energia viola.

“Ho preso il loro potere teleportante!! Sbrigatevi ad entrare nel portale o li perderemo!”

I ragazzi non se lo fanno ripetere una sola volta. Insieme, si lanciano verso il portale aperto da Synch e scompaiono al suo interno assieme al suo creatore. Quindi, la strada torna silenziosa.

 

 

 

Note:

[1] come, avete già dimenticato l’attacco dei personaggi di fantasia più famosi nei mitici numeri #9 e #10 di Generation X MarvelIT?!

[2] sempre in Generation X MarvelIT #10

[3] in Generation X MarvelIT #8

 

*****

 

 

X Brigade Forever #3 

di Sergio Gambitt e Cyke WIZyouss 2077

 

 

Ehy. Ehy tu! Sei sveglia?

Io… Sì ma, che succede?

Siamo tra le braccia di due tipi abbastanza pericolosi, a giudicare dai bicipiti. Penso che ci credano svenute, quindi non fare movimenti bruschi. Continuiamo a farglielo credere finché non abbiamo capito cosa sta succedendo*

Va… bene. Ma come siamo finite qui?

Non so, l’ultima cosa che ricordo è che stavo andando a letto…

Anche io, poi...

Il buio.

Sì, il buio… E una intensa luce viola

Come quella che riempie quei due cerchi laggiù…

Pensi che siano…?

Sì, secondo me sono dei portali

Quelli attraverso i quali ci hanno portate qui?

C’è solo un modo per scoprirlo… Te la senti?

Sì… Penso di… sì

Al mio tre

Al tuo tre

Uno…

Due…

Tre!

 

Villa X, New Jersey, Stati Uniti

 

 

“non succede quasi mai che mi svegli così presto

è bello essere un po’ normali

riconoscersi qua e là tra le facce della gente

inseguendo i miei pensieri al sole...”

 

il problema è che quella mattina, Gaia non si sarebbe riconosciuta affatto nei volti dei suoi compagni. O per lo meno, non avrebbe riconosciuto i suoi compagni. Né casa sua. Ma procediamo con ordine…

 

 

STAN LEE “presenterebbe”…

 

Una produzione MarvelIT/VirtualMARVEL

Trama di Sergio Gambitt e Cyke WIZiouss 2077…

 

Generation X e The Uncanny X-Brigade in…

GAIA

(parte 2 di 3)

 

Parallelismi atroci

 

 

 

 

SARAH  perché fai quella faccia?

 

IMMAGINE: una Sarah appena svegliatasi parla alla compagna di stanza Gaia, che la fissa sbalordita.

 

GAIA chi.. che diavolo di posto è questo?

SARAH ma che domande! La nostra stanza!

GAIA nostra… di me e di te?

SARAH si… e allora?

GAIA ehm, no nulla.. stavo.. scherzando! Esco un attimo!

SARAH si, ma guarda che hai ancora addosso il pigiama! E poi non ti sei pettinata…

 

IMMAGINE mentre Marrow va avanti a parlare, Gaia è già schizzata in corridoio…

 

GAIA [dove cavolo sono finita? Questa non è la mia casa di Salem Center! E quella tizia lì’ stramba da dove sbuca fuori? O mamma che guaio!]

 

IMMAGINE Gaia si affaccia a una finestra e guarda fuori. Un fiume scorre pigro. Un paio di case dall’altra parte del fiume. La ragazza valuta di trovarsi più o meno al terzo piano di una palazzina degli anni 40 ristrutturata per abitarci come fosse un unico enorme complesso. Poi si affaccia ad un’altra finestra che da sul lato della casa. Vede campagna a perdita d’occhio, e recintata da un muro alto circa tre metri, un prato con piscina coperta e poco più in là una pista d’atterraggio

 

GAIA [almeno se si tratta di una prigione, è confortevole!]

 

La ragazza scende le scale. Appese alle pareti le foto di facce che non ha mai visto prima. Va verso la porta principale ma è aperta da una serratura elettronica di cui non sa il codice.

“cacchio! E ora? Se usassi i miei poteri potrebbe scattare un allarme… proverò a uscire dal retro… hey, sta entrando qualcuno!”

 

IMMAGINE: Maggot appare dalla porta posteriore

MAGGOTT hey, ciao bella! Stavo portando a spasso le mie bambine! Ma come mai  già in piedi a quest’ora?

GAIA [prende Maggott per un braccio e lo trascina in un angolo] Japhet… giusto? Devi aiutarmi! Qui non so dove sono.. con chi.. e…

MAGGOTT ah ah ah! Divertente! Dai, cos’è, vi siete messi d’accordo tu e Random per farmi uno scherzo, vero?

GAIA chi???

MAGGOTT  Gaia, non fare così… mi inquieti!

GAIA eh, uh, si.. uno scherzo! Proprio uno scherzo divertente! Non trovi? [e mo che faccio? Mica so chi è ‘sto Random… e chi è la tipa di prima… e dove sono… Ideona! Potrei fare un po’ di lettura del pensiero di quelli che occupano la casa! Così da… iniziamo!]

 

La ragazza si concentra e inizia a fare un po’ di brainstorming. Il problema pèerò è che, appena iniziato…

 

FIXX * Gaia! Cribbio, ti ho detto mille volte che i tuoi poteri non vanno usati per giocare! Lo sai che sono una cosa seria, e che non… aspetta che scendo! *

GAIA oddio, l’ho combinata grossa…!

 

Fixx scende le scale. Ha addosso un paio di boxer da uomo e una maglietta larga. Non si è ancora truccata e ha i capelli arriffati

 

MAGGOTT mmmppph! No ti avevo mai vista così, Fixx!

FIXX Maggott sparisci! Voglio parlare con Gaia in privato!

MAGGOTT e va bene! Me ne vado! Uff.. chiamatemi quando inizia l’allenamento…

FIXX alle 9;00 in punto nella stanza del pericolo…come sempre!

GAIA [allenamento? Stanza del pericolo? Ma che razza di posto è mai questo?]

FIXX [dopo aver fatto sedere l’amica] dimmi, piccola, cosa non va? Mi sembri un po’ scossa…

GAIA io… ecco… insomma…

FIXX dimmi…

GAIA no, no tutto bene, ci vediamo nella stanza del pericolo, alle nove in punto allora! [meglio reggere il gioco finché non scopro cosa c’è sotto…] allora ci vediamo dopo!

FIXX va bene! [sono preoccupata… parlerò con Sarah appena posso… sono amiche e saprà sicuramente qual è il problema…]

GAIA [maledizione… sembra un gruppo.. come gli X-Men… posso usare i miei poteri per leggere le menti degli altri e scoprire se è una trappola… per poi girare tutto a mio favore… però devo stare attenta a quella Fish… è anche lei una telepate… e potrebbe scoprirmi…]

 

 

ORE NOVE, STANZA DEL PERICOLO

 

ROGUE oggi ce la vedremo con un paio di sentinelle… l’obiettivo della missione sarà penetrare all’interno della loro città, scoprire il loro quartiere generale e disattivarne le funzioni… per bloccarle tutte… domande? Allora iniziamo!

RANDOM tu Ciclope  non partecipi?

CICLOPE sono io che ho programmato lo scenario… quindi per rendere realistica la cosa per voi partecipanti…non posso partecipare. Starò a dirigere il tutto.

GAIA [come farà a starci una sentinella in questa stanza… e poi New York? Meglio stare attenti.. questi vogliono fregarmi!]

CANNONBALL Gaia, ti vedo pensierosa… qualcosa non va?

GAIA eh? Uh, no, grazie! [e mo questo che vuole?]

MARROW ho notato anche io la sua stranezza… ma non ti preoccupare, Sam, vedrai, si riprenderà al più presto, vero?

GAIA si si [ma guarda! È la mia compagna di stanza e mi minaccia perché il figo della compagnia si preoccupa per me…]

 

CICLOPE pronti?

FIXX siamo nati pronti!

CICLOPE e allora via!

 

Le pareti della stanza si trasformano in una strada di una New York avveniristica. Il gruppo si divide e ognuno compie le mosse preparate in allenamento. Gaia legge i pensieri dei suoi compagni e si  sposta di conseguenza. A un certo punto dal nulla spunta Fixx, sorprendendo la ragazza…

 

FIXX ancora? Ancora a leggere le menti? Si può sapere che ti prende?

GAIA ecco… io…

 

All’improvviso una sentinella allunga la mano e cerca di prendere Gaia che spaventata si ritrae Fixx inizia a sparare coi suoi fucili al robot. Gaia inconsciamente usa il suo potere e riesce a liberarsi modificando la forma dell’arto del robot, che, attraversato da Sam. Cade distrutto.

 

Dopo una serie di scontri in cui diverse sentinelle vengono sconfitte, il gruppo è di fronte al palazzo che era l’obiettivo della sua missione virtuale.

 

CANNONBALL ci siamo. Ora dobbiamo entrare e cercare…

COMPUTER allarme, allarme, intrusione al livello “meno uno”: varco spazio temporale apertosi in “stanza del pericolo”. Simulazione in corso sospesa.

SCOTT o c***o! presto, uscite dalla stanza! Ci difenderà il computer…

 

IMMAGINE un gruppo di umanoidi irrompe da un varco di teletrasporto all’interno della stanza, e puntano decisi verso Gaia. Quello che sembra essere il loro capo dice:

“sì, è lei! Presto, prendetela  e portatela al Tempio!”

 

FIXX * Scott, ormai ci sono addosso, non faremo in tempo ad uscire *

SCOTT con voi dentro non posso nemmeno avviare le difese! Vi raggiungo! * [esce dalla cabina di comando, si prepara a scendere le scale e si lancia all’interno della stanza, colpendo alle spalle coi suoi raggi gli avversari]

 

La battaglia è nel pieno corso. Gli umanoidi, di aspetto antropomorfo, pelle giallognola, senza capelli e con una veste con strane insegne, cercano di coprire l’avanzata di alcuni di loro verso Gaia. Questa è difesa da Fixx e Random che sparano a tutto spiano, e dal resto del gruppo che la copre nel corpo a corpo

 

GAIA adesso basta!

La ragazza manifesta appieno il suo potere, e imprime al pavimento il movimento simile ad un onda. Con questa scossa ricaccia indietro tutti i nemici. Appena successo ciò, il varco si chiude. Ma Gaia è ben lungi dall’essersi calmata.

 

GAIA allora, non so a che gioco stiamo giocando, ma ora mi avete stancata!

 

Mentre li ha immobilizzati fisicamente manipolando mentalmente il pavimento dell’edificio, con un attacco psichico cerca di leggere dalle menti dei “compagni” cosa le è successo: perché è lì… chi sono loro e perché questi dimostrano di conoscerla bene, mentre lei ne conosce a malapena uno di loro… a cui le cose sembrano invece assolutamente normali…

 

Nel frattempo, con gli altri compagni storditi, Fixx, l’altra telepate del gruppo, va leva sulla sua grande esperienza nei combattimenti mentali, nonché sulla sua telecinesi e riesce a resistere a entrambi gli attacchi della ragazza, ad entrare nella sua mente, e scoprire i motivi del disagio della ragazza

 

A sua volta, quindi restituisce l’attacco e calma sia lei che i compagni.

 

FIXX basta lo dico io! Avanti Gaia, spiega ai nostri amici chi sei davvero!

 

IMMAGINE: X-Brigade fissa sbigottita la compagnia che ha appena dato fuori di matto…

 

GAIA ecco… io… ve lo proietto nella mente, va bene?

 

IMMAGINE: i ragazzi di X-Brigade vedono nelle loro teste la vita di Gaia fino a ieri: la casa a Westchester, gli amici di Generation X, la sua vicina di casa Cecilia Reyes e, di seguito, le vicende vissute nella giornata dal risveglio a quel momento

 

GAIA pensavo fosse un trucco di qualche nemico… tipo Arcade o Mesmero… l’ho letto sui file di Gen X… invece… invece…

SCOTT credo di aver capito. Ieri notte, i nostri macchinari non ce l’hanno segnalato perché di breve durata… ma c’è stata una anomalia spazio temporale. E proprio da quella tu puoi essere cascata qui…

CANNONBALL al posto della nostra Gaia!

SARAH ma allora lei dove è finita?
ROGUE nel suo universo?

RANDOM e quei tizi che ci hanno appena attaccati?

FIXX avevano parlato di una sostituzione…

SCOTT non sappiamo qual è l’universo di origine della ragazza… ma probabilmente abbiamo nell’aria ancora una traccia energetica sufficiente per rintracciare la provenienza degli ospiti indesiderati… convertendo i sistemi della stanza del pericolo potremo arrivare da loro prima che loro tornino da noi…

GAIA e se non centrassero nulla con me?

MAGGOTT dobbiamo correre il rischio… d’altronde siamo o no X-Brigade?

 

 

 

*****

 

 

Generation X #12 / X Brigade Forever #4

di Sergio Gambitt e Cyke WIZyouss 2077

 

 

STAN LEE "presenterebbe"…

 

Una produzione MarvelIT/VirtualMARVEL

Trama di Sergio Gambit e Cyke WIZiouss 2077…

 

Generation X e The Uncanny X-Brigade in…

GAIA

(parte 3 di 3)

 

Una, nessuna, centomila

 

-in Cykescope-

 

 

NOTA: per facilitare la lettura all’interno del numero le due Gaia appartenenti a diversi gruppi sono state chiamate GAIA(mit) quella di Generation X (ovvero di MarvelIT) e GAIA (vim) quella di X-Brigade (ovvero di Virtual Marvel.

 

 

CICLOPE tre… due… uno… contatto!

 

All'interno della stanza del pericolo, come in un flash, si espande la luce biancastra emanata dal congegno approntato per raggiungere la dimensione di provenienza di quelli che qualche ora prima avevano tentato di rapire Gaia. Tutti i membri del gruppo, tranne Ciclope, chiudono gli occhi per non restarne accecati e quando li riaprono si trovano di fronte uno scenario inaspettato.

 

Sono all'interno di un enorme stanza dalle pareti con mattone a vista, arredi d'oro e un gigantesco cilindro in un metallo sconosciuto al centro della stanza. Su di esso c'è una specie di scala a chiocciola che lo percorre dal pavimento fino ad arrivare in cima, a cui sono incatenate centinaia di ragazze. La maggior parte di esse sono bionde, alcune hanno i capelli tinti coi colori più strani, ma tutte si assomigliano come gocce d’acqua.

 

Ai piedi del cilindro c'è un gruppo di uomini calvi e nerboruti intenti a combattere con delle aste in metallo dorato lunghe circa un metro che sparano raggi  contro un gruppo di ragazzi in divisa rossa.

 

-         -         Miei servitori, guardate! – dice un uomo vestito con una specie di tunica viola e che osserva l’intera scena da una posizione rialzata - Sono arrivati altri infedeli… e c'è anche l'altra fuggiasca! Catturateli!

 

MARROW e quello chi è?

RANDOM non lo so…ma cerca guai!

CANNONBALL ma… ma… quelli sono Generation X e mia sorella… come è possibile?

GAIA tu! [esclama, e subito dopo comincia a correre verso un angolo della stanza, senza nemmeno sapere bene perché]

CICLOPE Gaia! Che c…

FIXX Scott! Guarda là! [ed indica una ragazza dai capelli viola che sta tentando di liberarsi da due di quegli energumeni e verso la quale la loro Gaia si sta dirigendo in gran fretta] Quella dovrebbe essere la nostra Gaia!

MAGGOT e allora probabilmente quella Generation X appartiene ad una dimensione in cui Gaia è rimasta con loro…

ROGUE bene…andiamo ad aiutarli allora!

 

Anche X-Brigade si getta nello scontro affiancando Generation X contro i nemici, mentre poco lontano da lì, sistemati due dei rapitori, Gaia porge la mano alla ragazza che dovevano recuperare. Quando questa si volta verso la propria salvatrice, entrambe sussultano allo scoprire che…

 

GAIA: tu sei me!

GAIA: io?

GAIA: tu!

GAIA: ma se io sono te, tu sei me…

GAIA: no… io sono me…

 

Le due Gaia si toccano reciprocamente i volti e improvvisa nella loro mente torna la memoria. Entrambe ricevono la piena consapevolezza della propria identità e degli ultimi avvenimenti. Entrambe ricordano di essere andate a letto e di essersi svegliate una di fianco all'altra nello stesso luogo in cui si trovano ora, mentre quegli stessi uomini che adesso i loro compagni combattono le stavano scortando chissà dove, finché non erano riuscite a scappare ed a dirigersi verso due portali interdimensionali. Evidentemente qualcosa nel viaggio non era andato nel verso giusto, visto che pensavano che sarebbero tornate ognuna alla propria realtà, e invece…

 

GAIA(mit) : invece tu sei andata dove dovevo andare io… e viceversa!

GAIA(vim): e lo shock del teletrasporto deve averci fatto dimenticare tut…

 

TUUUM!

Monet allontana con un pugno un nemico dalle due ragazze che stavano ancora dialogando

M: brave, rimanete distratte.. e vedrete che non vi ricorderete del vostro funerale!

Le due ragazze non ascoltano nemmeno le parole dell’algerina. Solamente si guardano intorno. Da un lato entrambi i loro gruppi stanno combattendo quelli che sembrano i soldati dell’uomo vestito come un sacerdote che urla ordini da una posizione sopraelevata, mentre dall’altro vi sono le ragazze svenute ed incatenate al cilindro. La Gaia dell’X-Brigade guarda quella di Generation X, quindi si separano. La prima corre verso le ragazze incatenate, mentre la seconda raggiunge i propri compagni (e non) sul campo di battaglia.

 

Intanto, nel pieno della battaglia.

PAIGE si può sapere che diavolo sta succedendo, qui?

MAGGOT: ehi, blonda, ci  si vede spesso ultimamente… vero?

JUBE che diavolo ci fai qui tu?

CANNONBALL [sorvolandole dopo aver colpito un avversario] lo stesso che ci fate voi…

PAIGE Samuel????? Come cavolo sei vestito? E chi sono questi buffoni?

MARROW ehy, ma sei scema? Ci siamo visti il mese scorso in occasione del…

FIXX * ma basta! Non avete ancora capito? Veniamo da due universi paralleli! I ragazzi che avete di fronte non sono quelli che conoscete! *

CHAMBER * e allora che pensi di fare, miss sparalesto? *

CICLOPE la nostra priorità è salvare Gaia, sia quella del nostro universo che quella del vostro. E per farlo è bene che qualcuno le segua per proteggerle.

M finalmente un po’ di chiarezza! [e, facendo cenno a Synch di seguirla, si libra in volo. Il compagno attiva la sua aura sincronica e copiandole i poteri le va dietro portando Jubilee con sé] Noi raggiungiamo il cilindro con le ragazze incatenate, chi ci volesse seguire… è benvenuto!

FIXX* Rogue, Marrow, Maggott, andiamo con loro a liberare le ragazze…  Scott, voialtri cercate di fermare questi mostri e di raggiungere l’altra! *

CICLOPE va bene!

 

Ad affrontare i servitori del Sacerdote sono rimasti ora Ciclope, Cannonball, Random, la Gaia di Gen X e i suoi compagni Primal, Husk, Skin e Chamber

 

GAIA(mit) ragazzi, non sapete  che piacere mi fa avervi ritrovati! Mi sembrava di essere impazzita!

CHAMBER *oh, il dispiacere sarà tutto di Everett.. sapessi le cose turche che ha fatto con la tua controparte*

RANDOM ha fatto cosa con chi????

PRIMAL piantala, scemo! e adesso stiamo combattendo…

CANNONBALL esatto, pensiamo a fare a mazzate ora… dopo chiacchiereremo!

CICLOPE parli come Fixx!

SKIN chi? La muchacha coi capelli neri? Mucho caliente!

 

Intanto, poco lontano, gli altri hanno raggiunto una Gaia intenta a liberare con i suoi poteri le ragazze incatenate al cilindro.

JUBILEE si può sapere cosa c°##o sta succedendo qui?!

GAIA(vim) [ignorando Jubilee e rivolgendosi direttamente a Fixx] queste sono tutte mie versioni alternative. A quanto pare quel pazzoide lassù sta collezionando tutte le Gaia sparse nel multiverso!

FIXX Marrow, vai ad aiutarla! Rogue, Maggot, aiutatemi a proteggerli!

SYNCH ehy, e noi?!

MAGGOT voi cercate di rimanere vivi!

M umph! [e senza dire una parola si fionda contro gli assalitori falciandone una mezza dozzina]

 

I servitori incalzano, ma il gruppo tiene botta. Cannonball, che ha da poco recuperato i suoi poteri colpisce dall'alto, Ciclope, Chamber e Random usano i loro poteri per colpire dal basso mentre Skin, Primal e Husk coprono i fianchi agli altri tre. A un certo punto Cannonball prende in braccio Paige e sorvola il gruppo di avversari

HUSK che cavolo fai? Mettimi giù, io non sono tua sorella!

CANNNOBALL cavolo faccio? Una "palla veloce", sorellina!

 

Samuel molla Husk che ha reso la propria pelle metallica in mezzo ai nemici abbattendone un paio

 

CANNONBALL ora cambia la tua pelle in qualcosa che rifletta!

HUSK eh? [e trasforma la propria pelle nel materiale in cui sono fatte le palle delle discoteche] questo?

CANNONBALL sì! Ciclope, Random, Chamber, colpite a tutta forza!

 

I tre mutanti lanciano i propri raggi addosso a Paige, che li riflette in ogni direzione, colpendo diversi nemici e stendendoli.

GAIA wow! Ma…

SKIN cabron! e se si feriva?

CANNONBALL i Guthrie di ogni dimensione sono il meglio che il Multiverso ha da offrire!

 

 

SACERDOTE maledetti cani infedeli! Non avrete mai il mio Tempio!

Al richiamo una dose consistente di servitori accorre ad attaccare le metà congiunte di X-Brigade e Generation X. L'attacco è furioso ed essendo la formazione scomposta il gruppo è costretto a ritirarsi

 

CHAMBER *bravo Cannon', ora siamo nei guai!*

 

Cannonball attraversa il gruppo di nemici stendendone molti ma non tutti e lasciando una possibilità di fuga ai compagni, che ora possono ritirarsi

 

CICLOPE ripieghiamo!

HUSK cioè… "ritiriamoci"!

RANDOM ehy, non star a criticare tutto! Andiamocene!

SKIN ma dove?

HUSK lì, ai piedi del cilindro, dove ci sono i nostri compagni!

PRIMAL non mi sembra che se la stiano cavando meglio di noi!

 

Intanto dall’altro lato Jubilee ha aggiunto la sua potenza di fuoco allo sbarramento, mentre Everett sta usando la sua aura sincronica per copiare i poteri di Gaia ed aiutarla a liberare le altre ragazze.

SYNCH [liberando una Gaia dai capelli fucsia rasati e con una tuta di pelle nera con varie X sopra, sulla testa della quale sta un cartellino con su scritto: Ultimate Gaia] allora ti sei divertita a prenderti gioco di me?!

GAIA(vim) [poggiando a terra una ragazza vestita da punk e con una grossa cresta fucsia con una targhetta su cui è scritto: Extreme Gaia] il bacio che ci siamo dati è piaciuto a me ed è piaciuto a te. Non vedo perché crearsi problemi

SYNCH [frantumando con il pensiero le catene di una Gaia bionda vestita da stracciona sulla targhetta della quale è scritto: Gaia EdA] forse tu te ne crei troppo pochi, visto che non sembra nemmeno importarti il casino che hai scatenato!

In quel momento qualcosa si frappone violentemente fra i due, che si girano e vedono Marrow quasi ringhiare.

MARROW hey, piccioncini, forse non ve ne siete accorti ma c’è una battaglia in corso. Rimandate i vostri stupidi battibecchi a più tardi!

Intanto, più sotto, Fixx sta lanciando ovunque i suoi folletti psichici per confondere le menti degli assalitori, mentre le lumache di Maggot stanno creando un fossato a forza di colpi di mandibola. Nella mischia, Monet sta colpendo chiunque gli capiti a tiro, ma più avversari tramortisce più le arrivano contro, fino a che non è completamente sopraffatta. Sta quasi per soffocare, quando la maggior parte del peso che ha addosso scompare di botto e, alzandosi, vede una figura tendergli la mano.

ROGUE sei in gamba, dolcezza, ma devi farne ancora di strada prima di entrare in serie A

M [alzandosi e rifiutando l’aiuto della mano] stavo solo riprendendo fiato…

ROGUE fra un po’ non ne avresti più avuto di fiato da riprendere! Devi ancora imparare cos’è l’umiltà, ti farà sicuramente bene. [e, avvicinandosi al suo volto con un’espressione più dolce] A me ne ha fatto. [e si rituffa nella mischia. Monet rimane ferma per qualche secondo, poi la segue]

 

Nello stesso tempo, l’altro gruppo ha raggiunto il cilindro.

GAIA(mit) [correndo verso la sua controparte di X-Brigade] Gaia! Come va lì?

GAIA(vim) procediamo a rilento, ci serve aiuto!

SACERDOTE no! Siete proprio dove vi volevo! Ormai niente può salvarvi! [e, premendo un pulsante, una scarica di energia viola percorre l’intero cilindro. Synch e Marrow vengono sbalzati via con forza, mentre le due Gaia, come tutte le altre, cominciano a brillare di luce propria, finchè…]

Il cilindro viene avvolto da un’intensissima luce viola, tale che tutti, tranne Ciclope, distolgono lo sguardo per non venirne abbagliati. Un attimo dopo, il cilindro e le ragazze sono scomparse. Al loro posto una gigantesca figura femminile dal volto di una Gaia imponente ed austera, con una liscia chioma viola ed una tunica a nasconderle le curve appena accennate. Con la sua comparsa, come un’onda, una consapevolezza fatta di immagini e suoni si diffonde in tutti i presenti. Vedono una Dea creare il suo universo ed abitarlo di esseri senzienti fatti a sua immagine e somiglianza. Vedono la sua decisione di dotarli del libero arbitrio, in modo tale che possano amarla ed onorarla sinceramente e non per un’imposizione di natura. Vedono le sue creature scegliere la via del male, della corruzione, ed allontanarsi da lei. Vedono l’ira profonda, ancestrale, con cui la Dea chiamata Gaia punisce l’atteggiamento delle sue creature, sterminandone la maggior parte e costringendo i pochi sopravvissuti a vivere in condizioni disumane. Vedono il rammarico, l’afflizione e la paura che la Dea prova per sé stessa, per essere diventata ciò che più odiava, e vedono come decide di porre rimedio a ciò. Si frantumerà, dividendo il proprio io in una moltitudine di frazioni infinitamente meno potenti da spargere per il multiverso, in modo tale che non si incontrino mai e che non possano ricreare la Dea responsabile di tanta morte e dolore. Quella stessa Dea che ora li guarda severa con occhi di ghiaccio.

 

SACERDOTE finalmente! Dopo tanto tempo di studi e ricerche sono riuscito a riunire tutte le sue parti e a ricreare dalle ceneri la terribile Dea Gaia! Ancora una volta avremo una divinità a guidarci nel nostro cammino, buona con i giusti ed inflessibile con i malvagi! I tuoi seguaci ritorneranno e ti adoreranno, magnifica Gaia, e ricreeranno il mondo a tua immagine e somiglianza, distruggendo tutti i falsi dei con cui ti hanno sostituita e demolendo quei valori vuoti non contemplati dai tuoi insegnamenti! Ed ora, potente Gaia, ti chiedo di soddisfare la richiesta del tuo ultimo fido sacerdote… oblitera questi infedeli che si sono opposti alla tua nascita e sottoponili al Tuo giudizio divino! [ed indica X-Brigade e Generation X, che sono rimasti ammutoliti ad ammirarla per tutto questo tempo, finché…]

MAGGOT hey, vecchio, tu sei tutto fuori! [e rivolgendosi alla Dea] Ascoltami, Gaia, so che là dentro ci sei ancora tu! Non dimenticare chi sei e chi sono i tuoi amici! Vieni fuori, so che puoi farlo!

CANNONBALL si è vero! Abbiamo creato X-Brigade assieme e la squadra ha ancora bisogno di te!

MARROW e anche io ne ho!! Sei la mia migliore amica! [e, abbassando la testa per nascondere un po’ di timidezza] Forse l’unica…

SYNCH ed io faccio appello alla Gaia che abbiamo conosciuto ed imparato ad amare. Quella timida ed un po’ impacciata nelle faccende umane, ma sempre con la soluzione pronta nei momenti di emergenza!

JUBILEE senza di te non avremmo salvato Banshee da Emplate, né avremmo potuto difendere Roma dalle armate dei marziani*!

 

*nei primi quattro numeri di Generation X MIT

 

HUSK senza contare il tuo gran cuore! Hai sempre provato a darci conforto mettendo da parte i tuoi problemi, ci sei stata vicina nei momenti in cui ne avevamo bisogno!

CHAMBER *ed anche se all’inizio ci potevi sembrare un po’ strana… bhe abbiamo visto che forse tra di noi sei sempre stata la più umana!*

CICLOPE e questo vale anche per noi, Gaia. Il tuo ottimismo e la tua forza d’animo sono sempre stati d’esempio per tutti noi.

FIXX e, nonostante i miei continui rimproveri, sai che ti voglio bene e che sei uno dei punti cardini della squadra!

MONET ed io, nonostante quel che puoi pensare, ho sempre avuto una grande stima di te. Non deludermi proprio ora!

ROGUE bhe, dolcezza, non vorrai mica restare lì dopo tutte queste sviolinate!

RANDOM andiamo, bellezze, uscite di lì!

SKIN vamos, chicas!

PRIMAL e poi… c’è ancora in sospeso quella faccenda del bacio…

 

L’espressione sul volto divino di Gaia è impassibile. Guarda prima il Sacerdote, poi entrambi i gruppi. Quindi il suo sguardo torna a fissarsi sul Sacerdote. Un attimo dopo, con un piccolo -POP-, lui è scomparso. Infine Gaia chiude gli occhi e congiunge le braccia al petto. Un’intensa luce fucsia comincia a spandersi nel tempio, finché…

 

Villa X, New Jersey, Stati Uniti

Un flash fucsia, da cui subito dopo vengono scaraventate sette figure vestite con dei costumi blu. Il primo a rialzarsi è Ciclope, mentre ancora gli altri stanno cercando di togliersi di dosso i loro compagni. A qualche metro da loro, Gaia li osserva con finto imbarazzo.

GAIA bhe, ora vi toccherà cominciare a venerarmi come una dea. Allora… vediamo un po’… La mattina voglio la colazione a letto mentre qualcuno mi prepara un bagno caldo… Poi per pranzo…

La sua frase viene interrotta dai suoi compagni che l’assalgono scherzosamente.

 

Salem Center.

Sette ragazzi vestiti con delle rosse tute di battaglia si alzano in piedi sull’asfalto di una strada, guardandosi intorno un po’ smarriti. Lì vicino, la loro Gaia li osserva sfoggiando il suo miglior sorriso. Il primo a correre ad abbracciarla è Synch, seguito a ruota da Primal e da tutti gli altri. Infine tutti si discostano un po’ imbarazzati. Skin si guarda attorno. La città riposa placida avvolta da una notte stellata. Quindi si volta di nuovo verso gli amici e:

SKIN ma è successo davvero?

 

 

 

 

FINE

 

 

 

Note dell’autore: dopo aver presentato i personaggi e le atmosfere di base nel primo ciclo, ecco una sequenza di storie ognuna delle quali ha lo scopo di colpire ed interessare il lettore, sebbene in modi molto diversi l’una dall’altra. Si passadal primo racconto, quello dedicato alla tragedia dell’11 Settembre (che personalmente all’inizio non volevo scrivere temendo di scivolare nei soliti patetismi o patriottismi di rito, ma che poi ho buttato giù come una storia normale, come se quei protagonisti esistessero sul serio e prestando attenzione ai vari modi in cui ognuno avrebbe potuto affrontare un evento del genere) a quella in cui, finalmente, si svelano le vere origini di Penance, personaggio che era stato ampiamente rovinato sia da Larry Hama che da Jay Faerber. Per non contare le ultime due saghe, o per meglio dire crossover, il primo dei quali si può tranquillamente definire il più grande crossover della storia del fumetto (e non solo, credo) mentre il secondo, bhe, è la prima saga di MarvelIT a vedere assieme i personaggi di due diversi siti di Fan Fiction, ovvero MarvelIT e Virtual Marvel che schiera contro Generation X la X-Brigade di Cyke WIZiouss 2077.

In definitiva un bel dispiegamento di eventi, che conclude il primo anno di storie di Generation X e apre la via a quello seguente.

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