Generation X
#7
Essere
X Men
di Sergio Gambitt
L’eco delle sirene risuona acuto
nell’aere per qualche secondo, finché ad esso non si sovrappone un rumore,
quasi un sibilo, che si avvicina salendo esponenzialmente di tonalità fino a
diventare un fischio violento che libera tutta la propria carica letale in
un’esplosione totalizzante. Il boato è assordante. Senti le fragili mura dietro
alle quali hai cercato riparo scosse da forti tremiti. Sabbia cade dal soffitto
e ti appanna gli occhi, che tenti di proteggere ficcando il viso all’interno
delle tue cosce, le braccia strette sopra di esso a mo di vana protezione dai
detriti. L’acre e asciutto odore della polvere ti riempie le narici e ti
dissecca la gola già inaridita. In due giorni hai mangiato solo un pezzo di
formaggio raffermo accompagnato dall’acqua stagnante di una pozzanghera che un
temporale ti ha magnanimamente regalato. Tutt’attorno a te un tremito che
scuote la terra e fa vacillare le fondamenta del palazzo in cui ti sei
rifugiato, e che si propaga ininterrottamente per cinque minuti buoni.
Questa era vicina.
Questa era davvero vicina.
E non vedi niente, il polverone
innalzato dalla bomba è più denso della nebbia delle mattine londinesi. E non
senti niente, il boato riempie le tue orecchie e si propaga da un timpano
all’altro inglobando qualsiasi altro suono all’interno della propria mole. E
non pensi a niente, solo la guerra esiste, e solo la vita conta. E infatti non
è grazie ad uno di questi sensi che riesci a percepirlo. E’ qualcosa di più innato,
qualcosa di unico e raro, qualcosa che intuitivamente hai sempre sospettato di
possedere. Alzi il viso sporco di polvere e lo vedi. Un ragazzo, di colore, dai
capelli raccolti in treccine che allora non sapevi, ma che sai chiamarsi rasta.
Le sue mani circondate da bende, come fasciature per ferite ma stranamente
candide, senza alcuna traccia di sangue. I suoi occhi profondamente smarriti,
ma allo stesso tempo speranzosi, supplichevoli di un evento che dia finalmente
una direzione alla sua vita allo sbando. Con una lacrima indecisa se lasciare o
meno la cornea ti tende la mano, e il mondo attorno non esiste più. Due,
nell’occhio del ciclone, con un concerto di scud e bombe a mano a celebrare la
vostra unione. Il nastro bianco che fasciava il palmo teso cade, ma tu non noti
neanche il movimento sottostante. La tua candida mano femminile afferra la
robusta mano nera e poi…
E poi sei in lui.
*Aaaagh!*
L’urlo psionico di Chamber viene
accompagnato da una potente scarica che colpisce il soffitto. Il giovane mutante
fa appena in tempo a realizzare dove si trova che si accorge istintivamente dei
pezzi di intonaco lanciati a tutta velocità contro il suo viso, e solo grazie
all’allenamento impartitogli alla Massachusetts Academy riesce a rotolare su un
lato in tempo per evitarli.
-TONF-
La caduta dal letto riporta del tutto
Jono alla realtà. Stava…stava sognando. Non gli capitava da secoli, da quando
il suo potere mutante si era manifestato disintegrandogli la metà inferiore del
viso e liberandolo da bisogni umani basilari come mangiare, bere e, sì, anche
dormire. Gli altri non lo sapevano, ma lui non sentiva più nemmeno la necessità
di riposarsi, e quindi di solito passava la notte a guardare le repliche di
quei programmi inglesi che lo avevano accompagnato durante la preadolescenza,
quando ancora la sua vita era normale. Prima della mutazione che, liberandolo
dal bisogno fisico, gli aveva fatto perdere quel barlume di umanità che molti
dei suoi compagni mutanti ancora conservavano. Non poteva sudare, non poteva baciare,
non poteva sognare. Un paria tra i paria. Un mostro tra i mostri, condannato
alla solitudine perfino fra i suoi simili. Almeno fino ad allora. Era già la
seconda volta che gli capitava di avere questo tipo di, chiamiamole visioni, e
ancora non ne aveva interpretato il senso. Forse erano dei messaggi, forse
qualcuno stava tentando di contattarlo, forse…
Un movimento al di là della finestra.
Una sagoma bassa e scura, che si sposta levitando a mezz’aria e che svanisce
subito dopo aver incrociato i propri occhi con quelli di Chamber. Gateway… non
so perché, ma credo che in qualche modo tu sia coinvolto.
Gli occhi di Jono –almeno quelli
conservano ancora la propria funzionalità- corrono alla sveglia digitale. Sono
le
5.32 AM
Una larga sagoma plana leggera in un
giardino abbandonato di una tranquilla via di Salem Center. Il peso
dell’astronave argentea poggia su tre piedi pneumatici, che ne ammortizzano la
discesa. Poi, tra i vapori dell’impianto di refrigerazione e i gas di scarico
al cento per cento biodegradabili si apre una porta metallica, mentre una scala
argentea si allunga verso il verde prato sottostante. Due minuti dopo moderni
stivaletti fucsia vanno a calpestare gli steli d’erba carichi di rugiada,
mentre la sua proprietaria fa un giro su sé stessa e prende a guardare la
piccola astronave.
“Krylok ONE,” esordisce risoluta
“comando densomorfico configurato in stile abitazione”
Immediatamente le pareti della navetta
cominciano a deformarsi. Alcune si uniscono, altre si staccano del tutto,
finché dove prima c’era una navetta spaziale ora si trova una strana scultura,
dalla vaga forma di villetta terrestre, ma decisamente di foggia aliena. Gaia
osserva soddisfatta il proprio operato, poi, dopo aver guardato a destra e
sinistra per assicurarsi di essere sola, torna a rivolgersi alla sua ex
astronave.
“Attivare proiettori denso-olografici e
comandi post-ipnotici retroattivi. Proporre modello abitazione terrestre
post-‘900. Inserire protocolli di sicurezza di livello Beta.”
Con un ronzio dei piccoli proiettori
fuoriescono da ogni angolo dell’astronave, che subito dopo si illumina di luce
gialla. Nello stesso tempo la navetta comincia a sparire. Al suo posto compare
una normalissima casa americana, con tanto di cassetta della posta e caminetto.
Ma è tutta una finta, generata da sofisticatissimi proiettori alieni che danno
la sensazione visiva di trovarsi davanti ad una vera villetta. A farla passare
per una normale abitazione agli abitanti del luogo sono delle piccole
suggestioni ipnotiche che spingeranno chiunque si trovi o passi nei paraggi ad
accettare la casa come se fosse sempre stata lì, mentre un massiccio
bombardamento di messaggi subliminali terrà a distanza ogni tipo di visitatori.
Peccato per la loro fine, pensa Gaia, un
popolo così evoluto nella tecnologia dei mascheramenti come quello degli Skrull
avrebbe potuto divenire qualcosa di davvero imponente. Bhe…com’è che si dice
qui? Mors tua…, e sorridendo la ragazza entra nella sua nuova casa.
8.30 AM
Un brusio percorre l’intera area della
Rasputin Hall, in questo momento piena di ragazzi. Sebbene superficialmente
potrebbe sembrare una normale assemblea di istituto di una normale scuola, in
realtà ognuno di questi studenti condivide con gli altri un’anomalia genetica
denominata gene X, tale da dotarli di meravigliosi, incredibili e talvolta
incontrollabili poteri. Ed è per questo che il genetista di fama mondiale
Charles Xavier ha creato una scuola che raccogliesse le nuove generazioni
mutanti al fine di istruirle nell’uso di tali poteri e metterli al servizio di
un mondo che teme e odia chiunque esca dai canoni della normalità socialmente
riconosciuta. Ma l’Istituto Xavier non è solo questo. In realtà funge anche da
paravento per le azioni più o meno legali degli X Men, team di eroi su scala interplanetaria
le cui azioni filantropiche e disinteressate sono state spesso travisate sulla
base di un malcelato razzismo di fondo. Ed è proprio un ex X Man, ora delegato
al più ordinario ruolo di insegnante, a trovarsi a tossicchiare sul leggio
sopra al palco della stanza, nascondendo a stento un certo imbarazzo per il
compito sicuramente poco facile di cui è stato incaricato. Sean Cassidy, alias
Banshee, inspira profondamente una volta, poi avvicina le dita al microfono e
vi picchietta due volte sopra. Il brusio della sala sembra smorzarsi per un
attimo, ma poi riprende più forte di prima.
“Ragazzi…” tenta Sean, senza troppa
convinzione.
Il vocio non accenna a sparire.
“Ragazzi, dico a voi…”
Il chiasso cresce di intensità.
“RAGAZZI!”
L’intera sala si blocca. Ai più
sensibili le orecchie fischieranno per un paio di giorni, mentre agli altri il
muro sonico contro cui hanno appena colliso è bastato a garantire tutta la loro
attenzione al responsabile di tale evento. Del resto, solo ad una mente geniale
poteva venire in mente di incaricare un uomo dalle corde vocali potenziate a
livelli superumani di parlare ad una massa di adolescenti in preda agli ormoni
e potenzialmente indisciplinati. Sean Cassidy accenna un sorriso nell’osservare
i risultati del suo potere sui ragazzi, poi sistema le carte e comincia il suo
discorso, mentre ai suoi fianchi Jean Grey ed Emma Frost traducono le parole in
immagini e suoni da inviare telepaticamente ai giovani mutanti Skrull e ai
recenti nuovi acquisti stranieri della scuola che non hanno fatto in tempo ad
imparare l’inglese.
“Come avete sicuramente visto, in questi
ultimi tempi il mondo è stato scosso da tragici eventi davanti ai quali anche
la comunità superumana si è trovata inerme. Se infatti è riuscita a trovare un
modo per sconfiggere definitivamente la minaccia marziana…” un brusio di
disaccordo cresce tra i ragazzi, subito interrotto dal relatore “Se è riuscita
a sconfiggere il popolo marziano, dicevo, lo stesso non si è potuto dire per la
crudeltà umana, affiorata nuovamente dopo un momento di apparente unione di
diversi popoli ed etnie congiunte insieme contro un avversario comune. Ma
ancora una volta, l’illusione della collaborazione reciproca è durata poco.
Uomini potenti, uomini influenti, uomini disperati hanno approfittato della
vulnerabilità mondiale per sferrare un attacco all’America come mai se ne erano
visti. Penetrando con inaspettata facilità le difese del nostro Paese ne hanno
colpito il cuore e l’anima, radendo al suolo entrambe le Torri Gemelle e
minacciando sia il Pentagono che la Casa Bianca.” Sean fa volutamente una pausa
per permettere alle proprie parole di raggiungere il cervello di ognuno dei
ragazzi all’interno della sala, poi riprende “Non ci interessano motivazioni
politiche o giustificazioni culturali, come non interessano ai parenti delle
migliaia di vittime morte solo perché si trovavano nel posto sbagliato al
momento sbagliato. Non conta la rivendicazione dell’atto come espressione di un
qualche Dio strumentalizzato da potenti o di un popolo ignorante blandito da
ricchi fanatici. L’atto è semplicemente disumano. Le migliaia di morti
inconsapevoli non avranno più nazionalità né religione, la maggior parte di
essi non avrà nemmeno un nome. Lo scopo del terrorismo è destabilizzare,
dividere, ma questa volta si è spinto troppo in là. Davanti ad atti simili non
si può rimanere in silenzio, chiusi in casa sperando che la tragedia non arrivi
mai a toccarci con mano, né si può puntare l’indice contro sistemi deviati che
non hanno potuto impedire quanto accaduto. No. Se davvero non si vuol far
vincere il terrorismo bisogna restare uniti. Bianchi, neri, ebrei, palestinesi,
omosessuali, mutanti, tutti devono accantonare le proprie divergenze e lavorare
assieme per impedire che accada di nuovo. Arrivati a questi livelli, non si
tratta più di popoli in lotta, ma di uomo contro uomo. E non possiamo
permettere che si continui su questa strada.” Sean sospira, una sola volta “Per
questo esiste questa scuola. Sotto questo tetto convivono uomini, donne e
ragazzi di culture diverse, anche aliene, accomunati da uno scherzo di Madre
Natura e da nient’altro. Non c’è niente che vi renda davvero simili, niente che
a livello di personalità abbiate davvero in comune. Ognuno di voi è espressione
di miti, usanze e storia di etnie completamente diverse fra loro, talvolta
anche in disaccordo l’una con l’altra. Eppure abitate sotto lo stesso tetto.
Eppure amate, odiate e vivete come qualsiasi altro ragazzo sulla faccia della
Terra e non. Eppure ciascuno di voi, chi più chi meno, è stato colpito
dall’attacco terroristico di due giorni fa. Potreste non essere d’accordo su
chi sia migliore tra Britney e Christina, potreste preferire un candidato
presidenziale ad un altro, ma siete tutti, tutti umani. E quando
qualcosa di questa portata colpisce la dignità di ogni uomo, ogni differenza
cade di fronte alla necessità della solidarietà. Che poi vogliate sfruttare le
vostre doti in qualità di X Men o di Guardia Civile non conta. L’importante è
che, come qualsiasi uomo che si ritenga tale dovrebbe fare, sentiate la
responsabilità di agire in un momento tragico come questo. E che facciate di
tutto per evitare che tali eventi possano accadere un'altra volta. E’ per
questo che esistono gli X Men. E’ questo che significa essere X Men.”
Sean serra le labbra e le discosta
leggermente dal microfono. Davanti a lui, i ragazzi nella sala non emettono
suono. Il silenzio è quasi innaturale. Poi uno scricchiolio di una sedia, che
in un momento simile risuona come della unghia affilate su una lavagna. Jubilee
è in piedi, il suo sguardo motivato come mai nella sua vita, le sue mani che
battono l’una contro l’altra una volta, poi un’altra, e un’altra ancora.
Lentamente, anche altri ragazzi si alzano, unendo il battito dei propri palmi a
quello di Jubilee. In breve l’intera sala è fatta di ragazzi e ragazze, in
piedi o seduti, che applaudono sentitamente. Lo scrosciare dell’applauso
colpisce Sean Cassidy come una doccia fresca in un assolato pomeriggio
d’Estate. Si volta attorno, e vede che anche Jean Grey e perfino –non l’avrebbe
mai creduto- la gelida Emma Frost si sono unite all’applauso. Ma nonostante
tutto, non è lui a meritarselo. Si avvicina nuovamente al microfono, e dice:
“Questo è per le vittime dell’attentato.
Possa il nostro calore raggiungerli in Cielo”
Il fragore dell’applauso si eleva
nell’etere.
8.55 AM
Nonostante il suo potere sia pressoché
illimitato, Gaia deve pur sempre mangiare. E’ per questo che, dopo aver
sistemato le ultime cose all’interno della sua nuova abitazione, decide di
uscire per andare in qualche mini-market e –non avrebbe mai pensato di tornare
a fare qualcosa di così comune- fare la spesa. Sorride all’idea di tentare la
nuova strada della regolarità, ma ha deciso di sperimentare tutto della vita. E
se il vagare nel cosmo, da sola, alla lunga l’ha stancata, ora vuole vedere se
la permanenza sulla Terra le garantirà risultati migliori. Del resto, il tempo
non le manca, e nemmeno l’esperienza. Se fino ad ora nonostante le rischiose e
ardite esplorazioni ai margini del cosmo è ancora viva, cos’altro può farle del
male? Assorta in questi pensieri, uscendo da casa urta inavvertitamente e senza
rendersene conto una piccola cassa metallica sigillata. La porta le si richiude
alle spalle, mentre con la coda dell’occhio cerca un abitante di Salem Center a
cui poter leggere la mente per individuare il più vicino mini-market.
All’interno della casa, un denso fumo bianco comincia a fuoriuscire dalla
piccola cassa metallica.
9.28 AM
Il risveglio la coglie fin troppo
placidamente. Il piccolo ambulatorio privato non aprirà prima delle 10 e 30, e
quindi può tranquillamente concedersi dormite più lunghe, anche se ogni volta
le sembra strano svegliarsi senza il bip acuto del cercapersone che segnala
l’ennesima emergenza. Si può proprio dire: per Cecilia Reyes le cose sono
decisamente cambiate da quando ha incontrato gli X Men. Non che l’essere
diventata medico di una piccola località la disturbi così tanto, ma è
certamente una soluzione che almeno nei primi tempi la stranizzava. Niente
emergenze, niente casi a rischio, niente questioni di vita o di morte, è vero,
ma in un qualche strano modo l’azione, la precarietà, la caffeina ingerita a
litri per sopportare quel massacrante orario di lavoro le manca, e non poco. A
confronto Salem Center è sicuramente il paradiso, ma forse un paradiso che le
sta stretto. Se non fosse segretamente la dottoressa di fiducia del team
mutante degli X Men, non sarebbe così sicura di quanto ancora potrebbe restare
in quella piccola cittadina. Sebbene in un modo diverso da quello degli X Men,
anche Cecilia è una donna d’azione, e la mancanza di eventi la stressa anche
più di una settimana di intenso lavoro all’Ospedale Nostra Madre della
Misericordia del Bronx. E’ con questi pensieri che si avvicina alla finestra,
con in mano una fumante tazza di caffè, e che sbircia fuori pensando di
ritrovare lo stesso identico paesaggio di sempre.
“EH?!” esclama stupita. Gocce di nero
caffè cadono giù dalla tazza e vanno a macchiare il pavimento.
E’ sempre la stessa storia, pensa
Cecilia, attenta a ciò che chiedi…
10.32 AM
Giornata anomala oggi allo Xavier
Institute. Dopo l’accorato intervento di Sean Cassidy sui tristi eventi di due
giorni prima, in segno di rispetto ogni lezione è stata sospesa, e gli studenti
sono stati invitati a riflettere personalmente su quanto accaduto. Ed è tra i
corridoi semideserti dell’istituto che sta camminando un confuso Jonothon
Starsmore. Forse ha finalmente trovato una pista da seguire per interpretare le
sue recenti visioni, ma per confermarle ha bisogno di parlare con…
*Monet?*
“Non è qui, scintilla. Non la vedo da
stamattina. Vuoi che le dica qualcosa quando torna?”
*No grazie, Jube… Ma cosa stai
facendo?!*
“Sto riordinando la mia parte della
stanza. Non vedi?”
Chamber è quantomeno stupito. Vedere
Jubilation Lee, il terrore dei Grandi Magazzini e delle governanti d’America,
intenta a ripulire il caos della sua stanza è come minimo… insolito.
“So cosa stai pensando, bello. Non sono
stata sostituita da un baccello alieno. Semplicemente mi andava di fare qualcosa
di…diverso”
*Capisco…* risponde Jono. Evidentemente
la tragedia l’ha colpita più di quanto lei stessa voglia *Bhe, io allora vado a
cercare M. Buon…proseguimento* ed esce dalla stanza. Cinque secondi dopo una
voce squillante e decisamente familiare lo raggiunge a metà corridoio:
“E non ti azzardare a dire a nessun
altro quello che hai visto!”
Se Chamber avesse una bocca, ora
sorriderebbe.
10.44 AM
Un taxi si ferma davanti una villetta di
Salem Center. Una villetta assolutamente comune, se non fosse che poche ore
prima nemmeno esisteva. Una ragazza dai corti capelli fucsia scende dal taxi
con un paio di sacchetti di plastica in mano. Poi si accosta al finestrino del
conducente e allunga le mani come se gli stesse dando i soldi. Solo che
all’interno dei suoi palmi non c’è niente. Il tassista fa il gesto di prenderli
e riparte. Gaia sorride, e si avvicina alla casa. Poco prima di aprire la porta
però, è interrotta da una voce alle sue spalle:
“Un comportamento un po’ scorretto nei
suoi confronti, non credi?”
Gaia si gira di scatto aspettandosi
chissà quale avversario, ma davanti a sé vede solo una comunissima donna di
colore vestita con un lungo camice bianco. Tenta immediatamente di penetrare
nella sua psiche e scoprire chi è, ma qualcosa la blocca.
“Non è così facile con chi è protetta da
attacchi psichici, vero?”
“Chi sei?” la voce di Gaia tradisce un
certo nervosismo.
“No, chi sei tu.” replica la donna
avvicinandosi cautamente. Al suo primo passo Gaia scatta indietro, pronta ad
usare i suoi poteri. La donna si blocca, poi dice “Ascolta, ci ho provato ma
non sono brava in questi giochetti da supereroi. Facciamo a modo mio. Mi chiamo
Cecilia Reyes, e credo di essere la tua vicina”
10.51 AM
Jono sta camminando per il corridoio del
dormitorio femminile, quando raggiunge la porta della stanza di Paige Guthrie.
Istintivamente, si avvicina ad essa. Da dentro sente provenire due voci
distinte, il che è piuttosto strano considerato che la stanza di Paige è
singola. Spinto da una insolita curiosità si avvicina ad essa e sbircia dallo
spiraglio. Paige Guthrie, la ragazza con la quale si prospettava la possibilità
di una relazione, è seduta sul letto davanti ad Angelo Espinoza, ovvero Skin,
il suo migliore amico. Non riesce ad avvertire le parole dei due, e non vorrebbe
neanche, ma l’espressione della ragazza è decisamente molto triste. Ed è allora
che vede qualcosa che non avrebbe mai creduto di poter vedere. Angelo le si
avvicina e la abbraccia intensamente, mentre le bacia con dolcezza la fronte.
Chamber si stacca dalla porta. La sua ex ragazza e il suo migliore amico,
assieme. Dovrebbe essere furioso, e invece riesce solo a provare felicità per
loro due. Che Paige trovi in Angelo quello che lui non avrebbe mai potuto
darle.
Con questo pensiero che gli rimbalza per
la mente raggiunge la camera di Adam Berman, forse lui sa dove si trova Monet.
Arrivato alla porta della sua stanza bussa una volta, poi un’altra. Niente. Con
discrezione la spinge quel tanto che basta per vedere dentro. Adam è seduto
davanti allo scrittoio, in mezzo ad una marea di libri, privo di sensi.
*Adam!* grida Jono precipitandosi su di
lui e dandogli un energico scossone.
“No, no, mamma, fammi dormire un altro
po’…!” replica lui ancora con gli occhi chiusi. Poi li socchiude appena e vede
Jono “Oh, ma sei tu? Perché mi hai svegliato?”
Chamber molla immediatamente la presa
sul ragazzo.
*Ehm…scusa. Ultimamente siamo così
stressati che vediamo in ogni minima cosa l’avvisaglia di qualche pericolo. Mi
spiace averti svegliato*
“Eh… non ti preoccupare Jono,” replica
Adam sbadigliando “piuttosto come mai sei qui?”
*Cercavo Monet, sapresti dirmi dov’è?*
“Non la vedo dall’assemblea di stamani,
mi spiace”
*Proverò a chiedere ad Everett allora,
grazie. E scusami ancora*
“Di niente, Jono, di niente” e lo
osserva uscire dalla stanza. Poi torna a guardare la scrivania oberata di
libri, sopra uno dei quali si trova una lettera aperta datata qualche mese
prima. L’intestazione riporta come mittente il Liceo statale di Newton North[1].
Tra le parole dattilografate della lettera ne spiccano più chiaramente due:
“espulsione” e “aggressione”.
11.04 AM
Chamber raggiunge la camera di Everett
Thomas, altresì conosciuto col nome di Synch, probabilmente la persona di animo
più buono che Jono abbia mai incontrato. Anche qui la porta è accostata. Da
dentro arrivano strani rumori smorzati.
*Ehm…Everett? Posso?*
“Sì…Jono…entra”
Chamber varca la porta con discrezione,
per vedere Synch seduto sul letto, lo sguardo perso fuori dalla finestra. Tutto
nel suo linguaggio corporeo lo fa apparire come un giovane idealista sconfitto
dalla dura realtà del mondo. La sua voce sembra provenire da un altro luogo.
“Non avevano alcuna colpa…non ne avevano
alcuna…” Everett si volta verso Jono. Il suo viso conserva ancora i solchi di
lacrime copiose “Quando finirà?”
*Everett, scusa, forse non è il momento
adatto…*
Queste parole sembrano far tornare Synch
alla realtà. Con la manica della felpa si asciuga l’umido delle lacrime dal
volto, poi:
“No, dimmi pure, ti serve qualcosa?”
*Io…mi chiedevo se sapessi dov’è Monet.
E’ tutta la mattina che la cerco*
“No, non lo so, però…” e l’aria attorno
a Synch comincia ad illuminarsi di un arcobaleno di colori che si espande
sempre più in ogni direzione. Ad un tratto un ramo di esso si distacca e parte
verso l’alto, indicando chiaramente un punto del soffitto “E’ su. Sul tetto,
forse”
*Va bene, grazie Ev*
“Quando vuoi, Jono, quando vuoi…”
Chamber saluta Synch ed esce dalla
stanza. Poi si ferma al centro del corridoio e amplifica i propri poteri fino a
raggiungere la psiche di…
*Jube!*
*Rieccoti Jono. Trovata M?*
*Non ancora, però ho trovato Everett.
Non sta bene*
*Cos’ha?*
*Credo che gli ultimi eventi siano stati
troppo per lui. Ha proprio bisogno di qualcuno che gli stia vicino*
*Capita l’antifona, J, vado subito in
camera sua. A dopo e… grazie* e la comunicazione si interrompe.
Anche per oggi, pensa Jono, ho fatto la
mia buona azione. Ora viene il difficile.
11.28 AM
A gambe incrociate, levitando a
mezz’aria, Monet si trova in cima all’Istituto Xavier, una vaschetta di gelato
in una mano e un cucchiaio che lo mescola svogliatamente nell’altra. In realtà
la ragazza sta pensando a tutt’altro. Deve ammetterlo, almeno con se stessa: le
parole di Vincente hanno proprio colto nel segno, risvegliando paure e sensi di
colpa inconsci che non avrebbe potuto ignorare ancora a lungo. Forse era vero,
forse era stata tutta colpa sua, forse…
*Ciao, M, disturbo?*
Monet si gira automaticamente verso il
tetto dell’Istituto, anche se sa già benissimo chi è stato a parlarle psionicamente.
Chamber infatti è affacciato, in una maniera un po’ precaria, ad una delle più
alte finestre.
“Cosa vuoi, Starsmore?”
*Gentile come sempre, eh Monet? Dovresti
imparare a stare meno sulla difensiva e a fidarti di chi ti sta intorno, ne
guadagneresti sicuramente*
“…”
*…*
“Vuoi un po’ di gelato?”
*No, grazie. In realtà ti cercavo per
parlarti di Penance*
“Ho deriso mio fratello e lui mi ha
trasformato in Penance, finché le mie gemelline non mi hanno liberato da quella
forma sostituendosi a me[2]. Fine della storia”
*Ma anche le gemelline sono uscite fuori
da Penance[3]. Teoricamente lei non dovrebbe più esistere. Eppure è
ancora viva e vegeta*
“E cosa c’entro io?”
*Bhe, speravo che avresti potuto
chiarirmi alcune co…*
“Senti, non mi è piaciuto diventare Penance
e non mi piace ricordarlo. Oltretutto i miei ricordi di quel periodo sono
confusi, sfumati. Ricordo tutto in generale ma perdo i dettagli. Non potrei
esserti di nessun aiuto”
*Ma io…*
“Di nessun aiuto, Starsmore”
Chamber resta immobile ad osservare
Monet sospesa nell’aria per qualche secondo. Lei non ricambia il suo sguardo.
Dopodiché Jono sussurra un *Va bene…* e la lascia sola ai suoi pensieri.
Ecco. Proprio quando stava cominciando
ad ambientarsi, proprio quando stava cominciando a considerare Generation X la
sua famiglia, il suo caratteraccio era tornato alla ribalta senza mezzi
termini. Certo, questo atteggiamento avrebbe di certo funzionato nella comitiva
in di Monaco, ma alla lunga sia alla Massachusetts Academy che allo Xavier
Institute non aveva mai pagato. Le scelte rimanenti erano due: mollare tutto o
cambiare in modo da adattarsi. E arrivata a quel punto solo la seconda opzione
le si mostrava favorevole.
Il largo cucchiaio raccoglie un po’ di
gelato pralinato e lo porta alla bocca di Monet, che prende ad osservare il
boschetto che circonda l’Istituto. Nota una macchia rossa tra i cespugli. Poi
uno scatto, e non c’è più. Penance. A Jono non voleva darlo a vedere, ma quella
ragazza è un mistero anche per lei. Era un mistero anche il fatto che avesse
evitato così bruscamente l’argomento. Non sapeva bene perché, semplicemente
sapeva che era meglio così. Che si sarebbe sentita molto meglio do…
-NO! Non è così che è andata! Non ero io
a pensarlo!! Non…
Qualcosa di simile ad uno schiaffo
psichico colpisce la mente di Monet, il cui volto si piega sul petto dolorante.
Quando si rialza, un rivolo di sangue le scende giù per una narice.
-Sta davvero succedendo qualcosa
di strano, qui…
11.42 AM
Ci sono due ragazze a Salem Center che
sebbene la più grande di esse non dimostri più di trent’anni hanno visto più
stranezze di quanto un uomo comune ne possa vedere in tre vite. La prima è una
ragazza dall’apparente età di 16 anni, capelli fucsia e sorriso per cui si
potrebbe morire. Ma non fermatevi all’aspetto superficiale. In realtà ha
millenni sulle proprie spalle, la maggior parte dei quali passati incatenata ad
una potente arma che avrebbe potuto segnare la fine della vita nell’universo, e
che poteva essere attivata solo dal suo potere mutante di alterazione della
realtà. La seconda invece era una dottoressa in pieno stile ER, almeno fino a
quando un incontro con le Sentinelle e gli X Men non l’aveva messa in contatto
con un mondo di demoni, letali entità psioniche e mutazioni varie. E dopo aver
fatto vivere loro tutte queste avventure, il destino ha voluto giocare un’altra
volta con le loro vite, facendole incontrare in un modo che definire assurdo è
poco. Quindi ecco queste due ragazze, che dopo essersi scambiate le reciproche
credenziali ora stanno sedute sui gradini fittizi della nuova casa di una di
esse (che, ricordiamolo, fino a stamattina non esisteva), a contemplare la
gente che passa loro davanti senza nemmeno notarle.
“Sicura che non ci possano vedere?”
domanda Cecilia guardando i passanti.
“I comandi post-ipnotici stanno
lavorando a massimo regime.” replica Gaia con lo sguardo ugualmente perso nella
folla “Il tuo è stato un caso eccezionale, dovuto alla particolarità del tuo
potere mutante, che ti rende immune a suggestioni psichiche o ipnotiche. Non
avrei mai immaginato che potesse verificarsi una coincidenza simile…”
“…”
“…”
“Che farai allora adesso?”
“Penso di prendere tutto e togliere
nuovamente il disturbo. Avrei voluto vivere un po’ accanto ai ragazzi, ma non
voglio più essere legata a qualcosa in maniera stabile. Era questo che non
andava alla Massachusetts Academy e per questo l’ho abbandonata. Voglio essere
libera da qualsiasi impegno.”
“Ascolta…” comincia Cecilia “…mi hai
raccontato del tuo passato e a dire il vero non potrei mai sapere come ti sei
sentita ad essere incatenata all’Amalgamatore per tutto questo tempo, ma
scappare non è mai la soluzione migliore”
“Preferisco vivere libe…”
“Ma l’eccessiva libertà è sempre
dannosa. Il mondo ha bisogno di regole, per quanto fastidiose possano essere.
Potrai essere libera, ma non saprai mai cosa significa vivere.”
“…”
“Ti propongo un patto. Resta qui e ti
prenderò come mia assistente. Del resto una mano mi servirebbe e credo che
alcune delle tue doti potrebbero tornarmi utili. Avrai una paga regolare e
chiederò ad alcuni miei amici di New York di regolamentarti e fornirti tutti i
documenti necessari per essere a tutti gli effetti americana. Che ne pensi?”
“Non dirai niente agli altri X Men,
vero?”
“No, non fino a quando non vorrai.”
“Bene. A dire il vero mi fa un po’ paura
l’idea di far parte di qualcosa di così grande da divenire il centro stesso
della mia esistenza.…”
“E perderti tutte quelle avventure nel
cosmo e in dimensioni magiche?”
“E quegli scontri con creature
incredibili e mostri fantastici…”
“E i grandiosi atti di eroismo che non
puoi andare a raccontare a nessuno perché il gene mutante nel tuo corpo ti
bolla in partenza come un indesiderato…”
“E gli allarmi in qualsiasi momento del
giorno e della notte, per cui devi essere sempre pronto e all’erta…”
“E le massacranti sedute in quella
palestra sado-maso che chiamano Stanza del Pericolo…”
“E la responsabilità del mondo sulle tue
spalle ad ogni tua azione, per cui al minimo errore potresti causare la fine di
tutto…”
Cecilia Reyes e Gaia si guardano negli
occhi per un istante, poi la seconda torna a guardare la strada e dice:
“Non sarò mai una X Man…”
“Nemmeno io” le fa eco Cecilia.
12.00 AM
Jonothon Starsmore si trova davanti alla
minuta figura di Gateway, che come al solito levita a gambe incrociate
mantenendo la sua espressione imperturbabile nonostante lo sfoggio di energia
psionica prorompente dal petto del giovane mutante. Lampi di energia dorata
raggiungono ogni punto del giardino, bruciando qua e là qualche foglia e
accarezzando minacciosamente il vecchio aborigeno. A rendere più grave la
situazione lo sguardo duro e accusatorio di Jono, che si riflette con forza
nella sua domanda, che a livello psionico risuona più o meno come una decina di
mal di testa concentrati all’interno del cervello del misterioso aborigeno:
*Te lo
chiederò una sola volta… Chi è Penance?!?*
Note:
[1] ovvero
la scuola che Adam frequentava prima dell’Istituto Xavier
[2] tutto
su X Men Universe 50
[3] su X
Men Universe 64
*****
*Yvette Aida
Seferovic*
Se un paio di
secondi fa un occasionale spettatore guardando questa scena avrebbe
riconosciuto chiaramente, per quanto strano possa sembrare, un ragazzo vestito
di pelle nera minacciare con scariche di energia gialla fuoriuscenti dalla
bocca un imperturbabile e minuto uomo anziano e di colore a gambe incrociate a
mezz’aria, adesso la sensazione che gli comunicherebbe sarebbe nettamente
opposta. Se prima il ragazzo sembrava risoluto e perfino arrabbiato, adesso nei
suoi occhi si legge solo smarrimento.
*Cosa?!* chiede
psionicamente Chamber confuso.
*Yvette Aida
Seferovic, è il vero nome di Penance*
*Ma…e Monet?!*
Gateway alza gli
occhi al cielo, poi:
*Mettiti
comodo…ci vorrà un po’…*
#8
Le avventure di Emplate,
quando era un ragazzo
di Sergio Gambitt
Cinque anni fa.
Marius St. Croix
ha 16 anni, e ora come ora sta benissimo. Si è disteso sotto il calore dei
raggi del Sole algerino, godendosi al massimo la momentanea assenza della
sorella minore Monet e delle gemelline, portate dal padre al Luna Park. Non che
non le sopporti, ma quando ti ritrovi con tre sorelle minori a disseminare il
caos per tutta la casa dopo un po’ senti il bisogno di un po’ di pace. Ed è
proprio mentre un leggero e piacevole torpore sta cominciando a riempirgli la
mente che cominciano le convulsioni. Qualcosa nel suo intestino scatta, per
risalire verso lo stomaco e da lì propagarsi in tutto il corpo. Le mani
cominciano a bruciare intensamente, i palmi come se si stessero aprendo. Sua
madre si avvicina preoccupata e non sapendo che fare istintivamente decide di
tranquillizzarlo abbracciandolo forte, temendo che anche Marius possa essere
colpito da una qualche strana forma di autismo, come successo ad una delle
gemelle. Ma non è così. A scatenare le convulsioni è qualcosa di più definitivo.
Qualcosa chiamato gene X. Un’anomalia genetica che si sta sempre più
diffondendo nel mondo, e che influenza una serie di altri geni con effetti
devastanti. Nel caso di Marius le informazioni contenute nel gene X hanno il
compito di modificare i geni di mani e stomaco, cambiandoli in modo tale da
farli uscire da qualsiasi schema umano. Ma ovviamente, ancora Marius queste
cose non le sa. E, purtroppo, nemmeno la madre. Così quando finalmente le
bocche fameliche sui palmi delle mani del ragazzo si aprono del tutto, niente
impedisce loro di cercare affannosamente il primo bersaglio, e di trovarlo nel
corpo stesso della madre. Denti aguzzi penetrano la pelle della schiena della
donna, entrando così in profondità da raggiungere la colonna vertebrale. La
donna spalanca gli occhi e la bocca, sconvolta a tal punto da non riuscire
nemmeno a gridare, mentre le bocche nelle mani di Marius si nutrono
famelicamente del suo materiale genetico. Non dura più di cinque minuti. Alla
fine la donna si accascia al suolo mentre Marius respira affannosamente,
confuso come non mai ma anche in un certo senso appagato. Nelle sue mani, due
bocche oblique si aprono e richiudono…
…dolore dolore le mani le mani bruciano e io
io io sto bene come ubriaco ma meglio c’è questa questa energia dentro di me e
non so da dove ma ha riempito ogni parte di me e ne sono pieno appagato per la
prima volta nella mia vita mai stato meglio e io io oddio cosa ci fai a terra
mamma, mamma rispondimi, mamma mamma? mamma! MAMMA!!!
Mi avvicino e le
cose nelle mani scattano, mordono l’aria due volte, ne vogliono ancora e mio
dio ne voglio ancora anche io non mi basta più lei ha questa aura rossa attorno
e non è mai stata così bella e la desidero e ne voglio ancora ancora… il suo
petto si alza e abbassa lentamente l’energia rossa sale e scende e mi sta
invitando e io so che è sbagliato ma è una luce così perfetta, così calda ed
inebriante così….. poggio le mani sulle sue spalle nude e le tagliole sui palmi
scattano e miriadi di piccoli dentini aguzzi affondano dentro di lei ed io li
posso sentire tutti scavare nella sua pelle e risucchiare quella splendida
energia ed ora è dentro di me nel mio stomaco e non ho mai provato niente del
genere, come mille orgasmi concentrati che esplodono nel mio stomaco e si
propagano tutt’attorno ubriacandomi di torpore ed estasi e la realtà si
disgrega e sale ad un livello superiore, luci forme colori attorno a me e un
circo di oggetti e sono in quadro di van gogh e papaveri e margherite e rose e
gigli e i suoi occhi che risplendono come diamanti neri e così profondi così
intensi così… supplicanti? mamma perché mi guardi così non vedi le luci e i
colori e quanto è diventato bello il mondo e l’aura rossa che mi stai
trasmettendo ed è tutto così inebriante che… i tuoi occhi, dovresti vedere i
tuoi occhi che da splendenti diamanti si tramutano in opache e bellissime perle
nere e io ho preso tutto e tutto e tutto e ora è dentro di me che si agita si
muove e tu sei così calma, serena, immobile sul tappeto e io ansimo respiro
respiro i miei capelli sudati la mia fronte poggiata sulle ginocchia la mano ad
accarezzare la tua schiena liscia e quando la tolgo sento ogni dente lasciare
la presa su ogni cellula ogni fibra ogni perla del tuo corpo e non ho mai avuto
una intimità tale con nessuno e sono spossato ma allo stesso tempo carico di
energia e tu sei lì davanti a me, vuota e fredda e non hai più nessuna aura e
le tue membra giacciono inerti sul tappeto e io ti guardo negli occhi ma tu non
mi vedi e allora ti sfioro, con un dito, ti tocco con una mano ma tu non ti
muovi e non capisco perché non ti rialzi e perché non mi rassicuri perché non
mi dici che va tutto bene e che non è successo niente e tu resti lì, occhi
spalancati sul nulla e bocca semiaperta, immobile e gelida senza più energia
senza più niente e io capisco e guardo i palmi delle mani, ogni dente sporco di
sangue e dondolante come a riposo ma pronto a colpire nuovamente a fiutare
un’altra preda e ad assalirla e a rubarle quella energia, quella splendida
energia e allora urlo e urlo e urlo i miei polmoni si svuotano e non so che
altro fare se non alzarmi e barcollare verso l’ingresso, stringendo i palmi al
mio petto a pugni chiusi come a voler coprire quelle bocche che ancora sento
muoversi tra le mani irrorate di sangue e raggiungo il corridoio e vedo da
fuori papà che sta per aprire la porta mentre ride e scherza con le gemelle e
monet e anche lui ha quell’energia attorno ma non mi interessa, sono abbagliato
dalla luce che emana dalle tre ragazze, intensa come niente altro abbia mai visto
un’esplosione di colori un arcobaleno meraviglioso e le bocche si risvegliano e
so che vogliono anche loro e io io io non posso permetterlo io la luce è così
bella e ora riempie la stanza ma io non non posso permetterlo e devo si devo
scappare andarmene via abbandonare loro e questa casa e le mani hanno fiutato
l’energia e puntano verso la porta ma no devo strapparle da lì e con uno
strattone le rapisco all’aria e le nascondo di nuovo nel mio petto e chiudo gli
occhi e mi giro e comincio a correre con il sapore salato delle lacrime nella
mia bocca e sono fuori e supero mia madre senza guardarla e il caldo sole
algerino brucia il mio viso e le mie braccia ma non mi interessa perché devo
scappare andarmene lasciarmi tutto alle spalle e… e proteggerli tutti da me e
dall’orrore che si è scatenato nel mio corpo…
Scappare.
Interludio 1.
Ora di pranzo.
Sala mensa
dell’Istituto Xavier.
Jubilee e Paige
Guthrie sono sedute ad un tavolo, quando a loro si avvicinano Angelo e Adam
Berman.
“Salve ragazze!”
esordisce il primo “Possiamo sederci?”
Per tutta
risposta entrambe le ragazze si scostano quel tanto che basta da far accomodare
i due.
“Saputa la
novità?” dice Angelo addentando distrattamente un hamburger.
“Quale novità?”
chiede Paige incuriosita. Angelo guarda Jubilee, poi manda giù il boccone e
risponde:
“Non glielo hai
detto, eh Jubecita? Il prof. X ha revocato la punizione su di noi, siamo
liberissimi di uscire adesso. Inoooooltre… credo abbia mandato il tanto amabile
Wolverine ad ammonirci. O alle loro regole, o fuori di qui.”
“Logan non ha
detto questo!” scatta Jubilee “Ci ha solo informati del fatto che siamo liberi
di andarcene quando ci pare se non ci sta bene come va qui…”
“Bhe, in
effetti…” interviene Adam masticando “…anche detto così sembra un ammonimento…”
“Ma Logan…!”
tenta di dire Jube, quando Paige la interrompe:
“Non credo siano
le intenzioni di Wolverine la cosa importante al momento. Non è lui che
comanda. Mi chiedo piuttosto cosa abbia indotto il professore a revocare la
punizione…”
“Già,” aggiunge
Angelo “ultimamente cambia idea più velocemente di una donna in sindrome
premestruale…”
Jubilee pianta
un gomito nel fianco del giovane ispanico.
“Ouch! Hey Jube
ma che ti prende! Sei anche tu in quella fase?!”
Un calcio segue
il gomito di prima e il piede di Jubilee si va a conficcare nel polpaccio di
Angelo.
“Hey…!”
“Comunque…”
interviene Adam “…ci ha detto che vuole essere per noi un modello guida a cui
fare riferimento e non un oppressore che con le sue punizioni alimenti
comportamenti aggressivi/repulsivi, parole sue…”
“Ma allora,”
dice Paige ignorando il “Ma come cacchio parla quello lì!” di Angelo “come mai
ci ha pensato solo ora?”
“Si sarà sentito
in colpa per averci esposti all’attacco di Mutant Fight…” risponde Adam.
“C’è anche da
considerare…” interviene Jubilee “…che ultimamente è stato sottoposto a molta
pressione. O avete già dimenticato che una settimana fa sono morti quattro
studenti che erano sotto la sua responsabilità, che poi qualche giorno dopo ha
assistito impotente al genocidio di un’intera razza spaziale e che due giorni
fa hanno raso al suolo le Torri Gemelle con due aerei di linea?”
Tutti
ammutoliscono.
La prima a
rompere il silenzio, piena di imbarazzo, è Paige Guthrie:
“Io… io lo avevo
dimenticato…”
“Anche io…”
aggiunge Angelo, colpito almeno quanto la ragazza. Anche Adam annuisce,
mostrando sul volto la stessa espressione degli altri due.
“Già,” continua
Jubilee “l’unico a ricordarsene sembra essere Everett. E’ da stamattina che non
esce dalla sua stanza…”
“A proposito,
come sta?” chiede Paige.
Jubilee risponde
scuotendo la testa triste.
“Però…”
interviene Angelo “…non vi sembra strana quest’aria di… tranquillità? Voglio
dire, guardatevi attorno, in questa settimana è successo di tutto e ognuno
continua le sue vite come se niente fosse…”
“Cosa vorresti
dire?” chiede Paige.
“Bhe, che questa
non è una scuola normale lo si era già capito, ma avete fatto caso al fatto che
due degli insegnanti e il preside stesso sono telepati di classe alfa? Sarebbe
uno scherzo per loro manipolare le nostre emozioni come meglio credono…”
Il silenzio
scende di nuovo nel tavolo.
“Ma questa è
pura paranoia!” esclama Jubilee “Siamo nella vita reale, non in X Files!”
Angelo si
avvicina alla ragazza fino a guardarla negli occhi, poi sussurra:
“La verità… è là
fuori.”
Jubilee fa
esplodere un petardo in fronte ad Angelo, che si ritrae bruscamente con un
forte “Yeow!”
“Sì, e l’idiota
è qua dentro…”
“Tornando
all’argomento Xavier…” continua Adam “…ha detto che intende cambiare metodo con
noi. Vuole seguirci e farci seguire dai suoi insegnanti in ogni cosa che
facciamo, per farci capire quanto tiene a noi.”
“Quanto tiene a
noi?” chiede Paige tradendo una punta di diffidenza.
“Uhm sì,”
risponde Adam un po’ in difficoltà “come studenti… immagino.”
“Non so voi,”
interviene Angelo “ma ultimamente mi sento osservato in ogni cosa che faccio. O
da qualche insegnante o dalle telecamere a circuito chiuso…”
“E’ capitato
anche a me…” conferma Adam.
“E a me…” dice
Paige.
Tutti si voltano
verso Jubilee.
“Bhe,” risponde
lei un po’ imbarazzata “…sì ecco ho avuto anche io la stessa sensazione.”
“E se a questo
aggiungiamo…” dice Angelo “…il fatto che si è sempre circondato di ragazzini…”
Per la terza
volta un pesante silenzio cala sul tavolo. Dopo qualche secondo è la voce
preoccupata di Angelo a romperlo.
“Ragazzi… siamo
sicuri che il prof. X è insensibile dalla cinta in giù, vero?!”
Quattro anni fa.
Sarajevo.
Hai vagato a
lungo. Hai visto più posti e hai cambiato più compagni di viaggio di quanti
dovrebbe essere normale per un ragazzo di 17 anni. Ma in fondo tu non sei un
ragazzo normale, non hai gli stessi bisogni del resto della gente. Non devi
mangiare, ad esempio. Non nel modo classico almeno. Il fatto è che hai queste
cose nei palmi delle mani, queste… sì ecco queste bocche con tanto di dentini
aguzzi e bava colante, non certo un bello spettacolo. Però bisogna ammettere
che quando ti senti stanco o cominciano a mancarti le energie basta cercare il
primo essere umano che ti venga a tiro e appoggiargliele sulla pelle. Ti bastano
pochi secondi per prosciugarlo di ogni energia con cui poter tirare avanti per
almeno altri tre giorni. Certo, c’è il piccolo particolare della morte
dell’uomo in questione, ma è un dettaglio trascurabile quando si tratta della
tua sopravvivenza, vero? E poi quelle bocche ragionano per conto loro, non puoi
mica combattere contro te stesso, no? E allora il problema è solo trovare
qualcuno abbastanza ignobile da meritarsi il tuo trattamento, e negli ambienti
in cui sei stato finora non è mica stato un problema. Ma uccidere, si sa, è
sempre uccidere. Puoi essere accecato da una diversa visione del mondo, puoi
non capire cosa stai facendo a causa di una fame innata e perversa, ma quella
cosina chiamata coscienza prima o poi busserà nel retro del tuo cervello e chiederà
i conti di quanto hai fatto. Per questo hai scelto un compromesso. Una
soluzione in grado di accontentare entrambe le parti. Non sarai più tu a dare
la morte, ma la andrai a cercare. Del resto, in un mondo in cui la forza delle
armi e l’orgoglio sembrano contare più della ragione, non è poi una cosa così
difficile. Ed è per questo che ora cammini per le strade semidistrutte di
questa città, bombe che ti cadono ai lati e proiettili che ti fischiano
accanto, mentre i tuoi sensi più che umani scrutano attentamente la zona
circostante per individuare l’agonia dei morenti. Una morte veloce al posto di
energia vitale. Uno scambio equo, no? I tuoi nuovi occhi corrono ad investigare
i dintorni, cercando un picco di energia che almeno per un paio di giorni faccia
passare la fame. Hai imparato che ognuno ha un proprio colore, ognuno ha un
sapore ben definito. Solo una volta, con le tue sorelle, le tue sorelle!, hai
visto l’esplosione di colori, una luce intensa come mai da cui emanava la più
forte energia che tu abbia mai captato. Pensavi fosse qualcosa legato alla
parentela, e in parte era così, ed è per questo che rimani di sasso quando
rivedi quello stesso arcobaleno qui, fluttuante sulle rovine del palazzo sotto
al quale si è rifugiato il prezioso tesoro che lo emana. Già le bocche scattano
a vuoto nell’aria, pregustando prima del tempo un pasto così sopraffino, e tu
non puoi fare altro che avvicinarti, abbagliato da quella visione ma
contemporaneamente temendo di stare sempre più perdendo il controllo di te stesso.
Scarti una pietra, superi una colonna ed infili la testa per vedere. Lei è lì.
Capelli biondi le ricadono senza controllo sulle spalle, come stoppa bianca.
Sul viso emaciato e sporco risaltano due occhi grandi e profondi, che ti
guardano fissi all’interno delle tue pupille. E’ bellissima. Non puoi
trattenerti, le tendi la mano. Lei fa altrettanto. Le bende bianche sul tuo
palmo scivolano sotto al fremere dei dentini, ma non te ne accorgi neanche.
Guardi solo lei, e la purezza che sprigiona. Il morso è come un fremito, lo
sentite entrambi, e poi…
E poi sei in
lei.
Interludio 2.
Sala dei
professori dell’Istituto Xavier.
Una ragazza sta
passeggiando per il corridoio nervosa ed indecisa se entrare dentro o aspettare
che da quella porta esca…
“Ms. Frost!
Cercavo proprio lei!”
“Non ora Monet
cara, siamo nel bel mezzo di una crisi matrimoniale.”
“Può aspettare.
Le devo parlare. Ora.”
“Monet, sai che
non sono famosa per essere una persona paziente…”
“So per cosa è
famosa, Mrs. Frost, e non è niente di cui andare fieri, specie negli ultimi
tempi…”
“Cosa vorresti
insinuare?”
“Voglio solo
capire cosa sta succedendo qui.”
“Vai avanti.”
“Ho rilevato
un’intensa attività psichica operante lungo tutto l’Istituto Xavier. Sommata al
fatto che nessuno di noi sembra più manifestare forti emozioni nonostante gli
eventi traumatici degli ultimi tempi e sommata ad alcuni miei… problemi a
mantenere la concentrazione lei capisce che
sicuramente deve esserci qualcosa che non va.”
“E quindi?”
“E quindi
considerato il fatto che oltre a lei gli unici altri in grado di manipolare i
pensieri altrui così facilmente sono il professor Xavier e Mrs. Grey…”
“…hai pensato di
venire dall’unica con la fedina penale sporca, dico bene?”
“Non è un
segreto che in passato lei abbia manipolato i pensieri altrui per fini
personali…”
“E Charles ha
generato Onslaught, e Jean è diventata Fenice Nera. Come vedi ognuno di noi ha
le sue croci. Si potrebbe perfino dire che i telepati sono i più soggetti alla
corruzione… e tu sei una telepate, vero Monet?”
“E’ una
minaccia, Mrs. Frost?”
“Non ho bisogno
di minacciarti, Monet. Se volessi potrei cancellare ogni tuo ricordo di questa
discussione ed eliminare ogni dubbio dalla tua mente. L’ho già fatto in passato
e non sarebbe un problema rifarlo con una telepate inesperta come te. Ma non lo
farò.”
“E perché mai,
Mrs. Frost?”
“Chiamalo
desiderio di redenzione, chiamalo stile, in ogni caso l’Emma Frost che hai
davanti non è più la Regina Bianca del Club Infernale. Fattene una ragione. E
ora, se vuoi scusarmi…” ed Emma imbocca il corridoio davanti a sé, lasciando
alle sue spalle una Monet con ancora più dubbi di prima.
Tre anni fa.
Dellys, Algeria.
Yvette. Si
chiama Yvette, ed è la ragazza più splendida che tu abbia mai conosciuto. Non
solo per l’aspetto fisico, o per il carattere dolce e ribelle allo stesso
tempo. Lei ha qualcosa di più. Un qualcosa che dipinge l’aria attorno a sé di
un arcobaleno di colori, e che te la fa amare sempre più. Un qualcosa che le ha
permesso di sopravvivere al tuo primo contatto, e che ti ha fatto capire che il
tuo potere non deve necessariamente uccidere, che si può anche fermare prima
con effetti… particolarmente interessanti. Un qualcosa chiamato, in mancanza di
un termine migliore, telepatia da contatto. Yvette è una mutante come te, in
grado di assorbire all’interno della propria le personalità di chiunque tocchi,
per poi rilasciarla quasi indenne. E’ per questo che la prima volta che ti sei
nutrito dei suoi geni non solo lei è entrata in te, ma tu sei entrato in lei
cominciando a provare quel che lei provava, in un feedback energetico shockante
ma per molti versi anche eccitante. Hai mollato subito la presa, carico di una
energia nuova, più forte, che da sola ti avrebbe sostenuto per più di una
settimana. E non solo. Assieme ad essa una consapevolezza più profonda non solo
dei tuoi poteri, ma anche dei suoi, che in qualche modo erano diventati parte
di te. Sì, avete imparato tanto assieme. Tu hai imparato a smettere di nutrirti
delle tue vittime un attimo prima di ucciderle, per poi dotare anche loro di
bocche affamate e renderle tuoi adepti. Lei ha imparato a richiamare in sé non
solo le coscienze di chi tocca, ma anche le anime in pena che scivolano nel
tessuto della realtà, bloccate per un motivo o per un altro nel mondo terreno e
bramose di pace. Fantasmi, per dirla in altre parole. E non solo loro… anche
qualsiasi presenza magica e mistica con cui entra in contatto. Per questo siete
venuti qui, alla base del faro di Dellys, un luogo di convergenza di energie
mistiche come pochi altri nel mondo. Tu sei finalmente sceso a patti con i tuoi
poteri. Li comprendi, e li tolleri. Ti piacciono anche, in un certo perverso
senso. Ed è ora di smetterla di lasciarsi governare da loro. Adesso devi essere
tu a decidere come usarli e dove, devi riprendere il controllo della tua vita.
Ed intrappolare un demone nel corpo della tua ragazza per costringerlo a darti
potere ti è sembrata una soluzione sensata, per quanto assurda può apparire a
chiunque non abbia vissuto una vita come la tua. Per questo ora lei si trova al
centro di un pentacolo, ai cui cinque lati vi sono altrettante candele accese,
mentre recita arcani versi suggeriti dalle voci eteree delle presenze con cui è
entrata in contatto. La terra trema, la stella si infiamma di rosso, e un lampo
dorato penetra violentemente all’interno della ragazza, per illuminarla
completamente. I suoi piedi si alzano di qualche centimetro dal suolo,
tentacoli di energia luminosa le fuoriescono da bocca e occhi per formare una
sagoma vagamente umana sopra di lei, gigantesca e minacciosa.
“Chi mi ha convocato?!”
“Sono… sono
stato io!” rispondi cercando di essere il più spavaldo possibile, nonostante il
tuo cuore rimbombi nel tuo petto come un martello pneumatico “Se vuoi essere
liberato farai bene a darmi quel che voglio, demone!”
Il mostro ha uno
scatto indietro, poi torna in avanti fino a pochi centimetri dal tuo viso,
superando la barriera creata dal pentacolo.
“E cosa ti fa credere di avermi intrappolato, umano?”
Non te lo
aspettavi, eh?
“Io… io…”
“Umani… Sempre così spavaldi quando credete di avere tutte le
carte in mano e peggio che codardi quando la realtà vi fa apparire deboli quali
siete. Avanti, cosa cercavi tu? Potere? Amore? Ricchezza?”
“P-potere…
Potere e… conoscenza.”
“Posso darteli, posso darti più potere di quanto tu abbia mai
sognato. Posso regalarti un’intera dimensione da governare. Ma alle mie
regole.”
“V-vuoi la mia
anima?”
Il demone ti
guarda stranito per un attimo, poi erompe in una potente risata. Zaffate di
zolfo ti arrivano sul viso e ti fanno storcere il naso.
“No, niente di così banale… Voglio solo… ecco… chiamiamola una
percentuale di quanto riuscirai ad ottenere. Allora… accetti?”
I tuoi occhi,
così presi dalla visione, non notano l’espressione supplichevole di Yvette
mentre il demone ti sta proponendo il patto. Non notano le sue labbra che
liberandosi per un attimo dalla possessione formulano un silente: “No, Marius,
non è come…”
Ma poi dici sì,
e il mondo cambia. Vieni sbalzato attraverso le dimensioni, così violentemente
che per poco non perdi i sensi. Quando sbatti a terra è quasi un sollievo.
Rotoli nella polvere per qualche metro, poi alzi la testa e con un violento
conato tenti di vomitare tutto quello che hai nello stomaco. Purtroppo però lo
stomaco è vuoto da almeno un paio di anni, quindi tutto quel che ne esce è
qualche goccia di saliva piena di muco. Alzi lo sguardo. Di fronte a te un
corpo, rosso come il sangue e circondato da un’oscurità quasi innaturale.
“Y-Yvette…?”
balbetti avvicinandoti a lei. Una tua mano corre a sfiorarle il fianco, ma la
ritrai subito grondante sangue. Ti ha tagliato, la sua pelle ti ha tagliato! Ti
guardi intorno smarrito e lo vedi avvicinarsi. Un folletto dalla pelle bianca,
dalle proporzioni innaturali e con un grosso cappello con su scritto D.O.A..
“Lei è… è lei
Yvette?”
Il folletto
spalanca la bocca in un grande sorriso, mostrando una miriade di grossi denti
aguzzi, poi risponde:
“C’era un prezzo
da pagare… sir.”
Ed è allora che
cominci ad urlare…
Due anni fa.
Un castello
gotico in un’altra dimensione.
La stai
guardando da più di mezz’ora dallo spioncino della sua cella. Ancora non si è
mossa. Non lo fa da un anno, da quando è giunta in questa dimensione. Il demone
ti aveva avvertito, ma tu eri troppo ingenuo per soffermarti sui particolari. E
l’hai persa…
“E’ pronto…sir?”
D.O.A.. Un
piccolo regalo del demone –che strano, non conosci nemmeno il suo nome- per
aiutarti ad ambientarti in questa dimensione. Piccolo, fedele D.O.A….
“Non sono ancora
sicuro che sia la cosa giusta da fare…” dici senza distogliere lo sguardo da
Yvette.
“Se permette le
voglio fare notare che è in questo stato da quando è giunta qui. Cerebralmente
è ormai vuota. Eppure evitare di nutrirsi di lei è un grave errore almeno
quanto lasciare sprecato il suo potenziale. La sua idea di coprire quel vuoto
con la psiche di sua sorella le permetterebbe di avere Monet di nuovo al suo
fianco come una potente alleata. E’ la soluzione migliore per tutti, sir.”
Del discorso hai
sentito poco, è altro quello che ti interessa:
“Guardala. Tutta
rannicchiata in sé. La sua pelle atrofizzata, la sua lingua consumata. Perfino
la luce accanto a lei sembra essere risucchiata all’interno della sua gravità
personale. L’ho uccisa io.”
“Ma ora può
farla rinascere, sir.”
“Sì, posso.
Andiamo mio fedele D.O.A., è tempo di ritornare in famiglia.[1]”
*Il resto lo
sapete…*
Sebbene abbia
ascoltato attentamente tutto il racconto di Gateway, nella mente di Chamber i
dubbi sono di certo stati accresciuti.
*Ma… ma
pensavamo che Yvette fosse Monet stessa! Nei suoi passaporti…*
*Quei passaporti
non esistono, ho creato io l’illusione che ci fossero nelle vostre menti, e
anche in quella di Monet*
*Ma… perché?!*
*Ascolta,
ragazzo, la questione è più complicata di quanto immagini. C’è molto più del
fato di una mutante in gioco. Ti basti sapere che è necessario che si continui
a credere che solo Monet è stata Penance, e nessun altro.*
*E perché lo
stai dicendo a me?*
*Perché confido
nel fatto che tu tenga il segreto. Quando sarà il momento poi, mi servirà il
tuo aiuto.*
*Il momento di
cosa?*
*C’è una guerra
in atto, e Generation X è coinvolta.*
*Ma…?!*
*Basta parole.
L’antagonista ha occhi e orecchie ovunque. Saprai il resto quando comincerà il
gioco. Per il momento, acqua in bocca*
E detto questo
fa roteare i suoi bolas nell’aria, aprendo un portale che lo inghiotte prima
che Jono possa dire altro. Ed è così che il ragazzo rimane solo, tra gli alberi
del parco della Villa Xavier.
Qualche
centinaio di metri più avanti.
Artie e Pulce
stanno giocando a rincorrersi, quando da uno degli abeti giunge il rumore secco
di rametti spezzati. Incuriositi si avvicinano all’albero, per vedere un
piccolo uccellino, giallo e dalla grossa testa, che si sta rotolando per terra
nel tentativo di riacquistare l’equilibrio perduto con la caduta dal nido.
Artie disegna un grosso punto interrogativo rosso nell’aria, e Pulce risponde
scrollando le spalle incerto sul da farsi, quando l’uccellino si rialza e
fissandoli negli occhi, -sì, fissandoli negli occhi-, dice:
“Oh, oh. Mi è
semblato di vedele un gatto.”
Una grossa ombra
copre i due piccoli mutanti, che girandosi lentamente scorgono una figura che
li sovrasta. E’ un gatto. Antropomorfo, ritto sulle zampe posteriori, ma pur
sempre un gatto. Il suo pelo è nero e nel petto ha un grosso ovale grigio. Ma
la cosa + importante è che tra le mani coperte da guanti bianchi regge una
grossa ascia. E il sorriso sadico stampato sulla sua bocca non lascia presagire
niente di buono per i due ragazzini.
“Oh mamma”
esclama Pulce, mentre nell’aria compare il grosso punto esclamativo nero di
Artie.
Note:
[1] ovvero di tornare da Monet, negli eventi narrati su X Men
Universe 50.
*****
di Sergio Gambitt
Queste le parole di Pulce mentre guarda
stupefatto ed impaurito allo stesso tempo il grosso gatto nero e spelacchiato
che, ritto sulle zampe posteriori, sta per calare su di lui e sull’amico Artie
una grossa ascia affilata. Quando però il gatto invece di colpirli sostituisce
l’espressione malefica che aveva stampata in volto con un sorpreso “Uh oh” ed
immediatamente dopo il suo corpo si apre in due metà perfette, la sorpresa dei
due ragazzini non può fare altro che aumentare. Ma tutto, o quasi, assume una
spiegazione quando da dietro il gatto compare una sagoma longilinea nera e
rossa, quella che i due piccoli mutanti hanno imparato a chiamare con il nome
di…
“Penance!”
grida Pulce, e sia lui che Artie si fiondano su di lei incuranti della pelle
affilata e potenzialmente pericolosa della misteriosa mutante e le si
avvinghiano addosso come fanno i bambini con la mamma alla fine del primo
giorno di asilo.
“Ehy!” esclama l’uccellino giallo che i
due avevano trovato poco prima di essere attaccati dal gatto “Solo io posso
lidulle Silvestlo così!!” e un istante dopo, non si sa da dove, ha tirato fuori
un fucilone ipertecnologico che punta contro Penance. Sta proprio per premere
il grilletto, quando una raffica psionica lo prende in pieno, polverizzandolo.
I presenti si voltano verso la direzione da cui proveniva il colpo, e scorgono un
Chamber dal muso ancora fumante d’energia gialla per la scarica che ha appena
lanciato.
*Ma che sta succedendo?* dice lui
psionicamente ai tre mutanti.
“PulceeArtiestavanogiocandonelparco…”
comincia a dire Pulce “…quandohannovistopiccolouccellinoferitoedecisodiautarloe
poicomparsoquelgrandegattonee…”
Un fruscio proveniente dall’albero sopra
di loro interrompe il piccolo mutante. Sia Penance che Chamber si voltano
all’unisono per vedere cosa lo ha provocato. Sembra… è un coyote, antropomorfo
e dal pelo marrone, che si è lanciato contro Penance reggendo tra le mani un
coltello ed una forchetta e con un grosso bavaglio bianco attorno al mento. La
mutante silenziosa si mette tra il coyote e i due piccoli mutanti e si prepara
ad affrontare questo nuovo avversario, ma Chamber la precede e con una scarica
psionica lo rimanda all’interno del boschetto. Nello stesso tempo dai cespugli
escono fuori due figure che si muovono ad una velocità innaturale. Del resto
neanche il loro aspetto è del tutto normale. Uno è una specie di struzzo blu,
dal collo sottile e dal becco aguzzo da cui esce uno squillante “BEEP BEEP”,
mentre l’altro è un piccolo topino vestito come un messicano, che mentre macina
il terreno sotto ai suoi piedini urla “Andale andale! Arriba arriba!”. Né Chamber
né Penance riescono a bloccarli prima che i due si siano gettati su Artie e
Pulce, i quali presi alla sprovvista non possono far altro che lasciarsi
catturare. In pochi secondi, sono scomparsi all’orizzonte portati in braccio
dai due velocisti. Chamber guarda Penance per un istante, poi entrambi gli
corrono dietro.
Xavier Institute.
Camera di Everett Thomas.
Gli ultimi giorni sono stati davvero
duri per il giovane mutante. Se infatti l’attacco dei marziani durante la
tristemente nota Guerra dei Mondi aveva già colpito duramente la sua
sensibilità, l’attentato alle Torri Gemelli l’aveva definitivamente sconfitta.
Non era stato tanto l’evento in sé che lo aveva buttato giù, quanto il fatto di
sentirsi come tradito dal genere umano. Se infatti da un lato la Guerra dei
Mondi aveva sì prodotto morti e catastrofi in gran numero, dall’altro aveva
permesso che vari popoli, anche in lotta l’uno con l’altro, si alleassero
insieme per respingere la minaccia esterna. Era di certo stato un evento
terribile, ma era comunque servito a portare un messaggio di tolleranza e aiuto
reciproco. Aveva dato la speranza che un giorno gli uomini avrebbero potuto
accantonare tutti gli stupidi asti e collaborare per costruire assieme il loro
futuro. In un giorno solo, però, tutto questo era svanito. Le alleanze si erano
dissolte più velocemente di quanto fossero state costruite, i vecchi odi erano
tornati, se possibile più forti di prima. E l’uomo si era confermato come il
lupo che era sempre stato nei confronti dei suo simile. Ogni speranza si era
infranta, ed Everett era crollato, tradito dai suoi stessi ideali che ora come
non mai gli sembravano vuoti e privi di senso. Così si era abbandonato ad un
pianto esasperato e catartico, fino a cadere in un sonno profondo.
Ed è ancora lì, quando il ciondolo che
porta al collo comincia a risuonare di un acuto e fastidioso BIP.
“Uh?” biascica Everett alzando la testa
dal cuscino mentre una mano afferra il ciondolo e lo porta davanti agli occhi
ancora socchiusi. Con pollice ed indice lo apre. Da un lato c’è il pulsante che
gli permette di chiamare Gaia ovunque si trovi, dall’altro invece la foto della
ragazza. Che sta lampeggiando di rosso.
Corridoio principale dell’Istituto
Xavier.
Monet St. Croix sta tornando nella sua
stanza più seccata che altro. Ms. Perfezione, è così che l’ha soprannominata
Jubilee. I motivi? E’ bella, intelligente, invulnerabile, può volare e leggere
nelle menti altrui e ha una marea di altre doti che gli altri nemmeno
sospettano. Con questi poteri la vita dovrebbe essere tutta in discesa. E
invece Monet si sente frustrata, stanca, indecisa riguardo la sua vita e la
validità delle sue scelte. Certo, non lo darebbe mai a vedere a nessuno, ma ora
come ora qualsiasi cosa faccia le sembra sbagliata. Era andata a parlare con
Vincente, l’adepto del fratello Emplate, per carpirgli informazioni in modo
tale da scovare il resto della banda e sconfiggerla, e invece quel bastardello
le aveva fatto perdere il controllo e per poco non riusciva a farsi liberare.
Senza contare tutte le allusioni al fatto che fosse il suo carattere
egocentrico il responsabile della condizione del fratello. A tutto questo si
aggiungeva una misteriosa forza psichica che aleggiava sull’Istituto (ma era
sicura di non averla percepita anche mentre si trovava alla Massachusetts
Academy?) e che le condizionava i pensieri, e il fatto che nel momento in cui
si era accorta della sua presenza era corsa come una stupida ad accusare la sua
ex direttrice Emma Frost. Dopo tutto quello che lei aveva…
“Monet! Ti ho trovata finalmente!”
“Cosa c’è Everett, hai finito le
lacrime?”
L’espressione di allarme sul viso di
Everett Thomas si spegne tutta in un colpo. Con un viso più cupo che mai
comincia a balbettare:
“Io… io…”
Nel vederlo così indifeso, Monet non può
far altro che tornare sui suoi passi. Per quanto sembri innaturale, la sua
espressione si addolcisce:
“Mi… spiace, Ev. Non volevo parlare
così. Siamo tutti un po’ nervosi per ora… Volevi dirmi qualcosa?”
“Io…” balbetta ancora una volta Synch,
ma prima di riuscire a formulare una frase di senso compiuto la sua mano parla
per lui. Tira su il ciondolo con l’immagine di Gaia lampeggiante e un
insistente BIP che ancora non si è fermato. Monet inarca un sopracciglio
incuriosita.
“E’ un sistema d’allarme” esordisce
Synch “Come noi possiamo contattare lei ovunque si trovi, lei può lanciarci una
segnalazione con le coordinate del posto in cui si trova qualora fosse in
pericolo. Ha cominciato a suonare cinque minuti fa”
“Chiamo tutti” ribatte Monet, e
poggiando le punte delle dita alle tempie si gira per contattare
telepaticamente il resto dei membri di Generation X all’interno dell’Istituto
Xavier, mentre mentalmente si dà dell’idiota per la rispostaccia data a Synch
pochi secondi prima.
Qualche minuto dopo, Jubilee, Paige,
Angelo e Adam hanno raggiunto gli altri due.
“Gaia è in pericolo,” li informa Synch
“e le coordinate che ci ha inviato corrispondono a Salem Center. Dobbiamo
andare subito a vedere di che si tratta.”
“E come raggiungiamo Salem?” chiede
Angelo “Non abbiamo il permesso di -prendere in prestito- le auto della scuola”
“Dividiamoci.” afferma Paige “Everett e
Monet possono andare in volo, portando altri due con sé, mentre Adam può
percorrere il tragitto in poco tempo con un passeggero”
Jubilee si volta verso Husk e le lancia
uno sguardo a metà tra lo sbalordito e il compiaciuto, poi:
“Complimenti, Paige, ottimo piano.
Attenta o potresti divenire sul serio il prossimo capo degli X Men”
Sul viso della giovane ragazza appare un
lieve rossore, ma è Primal a trarla in salvo dall’imbarazzo.
“Bhe, allora che aspettiamo?”
I sei ragazzi si avviano verso l’uscita.
Dietro di loro, un’ombra scura si muove.
Poco dopo.
Monet St. Croix sta volando in direzione
di Salem Center, reggendo Husk tra le braccia. Accanto a loro, Synch sta usando
il suo potere per imitare quelli di M, grazie ai quali vola ed ha la forza di
portare con sé Angelo Espinoza. Una volta raggiunta la periferia di Salem
Center, all’improvviso, un forte getto d’acqua compare dal nulla in direzione
di M e Husk, le quali vengono colpite in pieno. M perde per un attimo il
controllo, ma si riprende subito, in tempo per vedere tre strane figure accanto
ad un idrante a cui è attaccato un tubo gocciolante.
“Mollami, penso io a loro” dice Paige, e
senza una parola Monet la lascia cadere verso il terreno. A mezz’aria Husk
presta fede al suo nome e si sbuccia, in modo tale essere totalmente di acciaio
quando atterra.
“Allora, piccoli, la mamma non vi ha
detto di stare lontani dagli… uh?”
La scena che le si presenta innanzi è
quasi sbalorditiva. Ora che li vede bene, i tre tizi che l’hanno attaccata sono
rispettivamente una papera, un topo ed un alto cane tutti antropomorfi e tutti
vestiti come pompieri, che senza pensarci un attimo si lanciano su Husk. Quasi
per un riflesso condizionato la ragazza afferra il braccio dello spilungone e
lo scaglia contro il topo. Nello stesso momento però il papero le salta sulla
faccia, impedendole di respirare. Husk allora lo afferra per il collo e
strappandolo dal proprio viso lo lancia a terra, per prendere una boccata
d’aria fresca immediatamente dopo. Quando si riprende vede che i tre sono
ancora davanti a lei. Lo spilungone emette un verso simile ad uno “Yuk yuk!”,
mentre il papero sta starnazzando con un rumoroso “Squerequack”. L’unico a parlare,
con una voce quasi flautata, è il topo:
“Allegri pompieri, attaccatela!”
Paige Guthrie si rammarica di essere di
metallo e non potersi dare un pizzicotto per vedere se è sveglia o sta
sognando.
Nello stesso tempo, in aria.
Monet, Synch e Skin sono circondati da
tre bambine dalle strane proporzioni, con vestiti rispettivamente rosso, verde
ed azzurro.
“E voi sareste…?” chiede Angelo.
“Siamo Lolly, Dolly e Molly” risponde
quella vestita di azzurro con una voce dolcissima “…e siamo qui per uccidervi!”
e dai loro occhi partono dei raggi rossi che bersagliano Synch ed M. I due
ragazzi evitano i primi raggi, ma subito dopo la bambina vestita di rosso
grida: “Posizione di attacco!” e le tre si pongono innanzi ai mutanti
guardandoli minacciosamente. Quindi si lanciano contro di loro. M scarta
facilmente la prima, mentre Synch, ingombrato dalla presenza di Skin, viene
colpito su una spalla.
“Lasciami andare, Ev, ti sono solo di
impiccio qui”
“Ma…” fa per dire Synch.
“Non preoccuparti, me la so cavare…”
Everett fissa Angelo per un istante, poi
lo lascia andare verso il parco sottostante. Arrivato a qualche decina di metri
dal suolo il giovane ispanico poggia medio ed anulare sui palmi delle mani e
dai polsi escono fuori due strisce sottili di pelle grigia, che andando a
circondare la sommità di un lampione gli permettono di farlo atterrare sano e
salvo.
Altro che ragni radioattivi, pensa Skin.
“Cerchi qualcosa, ragazzino?”
Angelo si gira nella direzione da cui
proviene la voce. Una donna, alta, dai capelli rossi e vestita con uno
scollatissimo abito da sera dello stesso colore, sta avanzando con fare
provocante verso di lui.
“Forse l’hai appena trovato…” e portando
una mano dietro la nuca del ragazzo alza il suo viso fino a che le loro labbra
non si incollano in un bacio appassionato. Contemporaneamente la mano della
donna scivola giù verso il cavallo dei pantaloni di Angelo, ed una volta
arrivata si chiude con forza sui suoi gioielli di famiglia.
“Yeoww! Ma sei loca?!”
La donna fa una espressione falsamente
dispiaciuta, poi risponde:
“Non sono cattiva, è che mi disegnano
così…”
Intanto. In un boschetto nei pressi di
Salem Center.
Primal sta correndo da una decina di
minuti nella sua forma rettile, i suoi grossi piedi macinando velocemente il
terreno. Tra le braccia, regge Jubilee che, visore calato sugli occhi e dita
puntate a mo di pistola, elimina tutti i rami che intralciano il loro cammino
grazie ai plasmoidi scoppiettanti che emana. All’improvviso da un cespuglio
spunta fuori una figura, troppo grande per essere evitata e dalle sembianze
vagamente umane.
SKREEEEEEEEEEK!! risuonano le piante dei
piedi di Primal, costretto a frenare bruscamente la sua corsa.
“Whoa, bello ci avrai lasciato almeno
due strati di pelle su quel terreno!!” esclama Jubilee, che si è dovuta tenere
stretta al collo di Adam per non venire sbalzata una decina di metri più
avanti.
“Scusa… anf… Jubes… ma non… anf… potevo…
anf uff… metterlo sotto…” ed indica la figura, che ancora non si è spostata da
lì.
“Ehy tu cocco chi ti credi di essere per
comparire così dal nu…!”
Adam tira su di scatto la testa, non
tanto per unirsi allo sproloquio di Jubilee, quanto per scoprire quale forza
arcana sia riuscita a zittire l’amica durante una delle sue performance
dialettiche. Quel che vede blocca anche lui. Davanti a loro c’è un orsetto di
pezza grosso almeno quanto loro e tutto impegnato a ficcare il braccio senza
mano in una giara di miele e a leccarne con gusto il contenuto. Una volta che
anche l’orso si è accorto di loro si avvicina e con fare affabile porge il
moncherino del braccio inzuppato di miele.
“Ne volete un po’, amici?”
Primal e Jubilee si scambiano
un’occhiata perplessa, ma prima che possano dire qualcosa dagli alberi sopra di
loro arriva una voce allegra che comincia a dire:
“Oh oh oh oh! No no Winny questi non
sono amici nostri, non si meritano la nostra gentilezza!!” e subito dopo una
grossa tigre arancione di peluche cade su Primal rimbalzandogli sopra con la
coda e rituffandosi tra le fronde degli alberi. Jubilee si è scostata appena in
tempo dalla traiettoria della tigre e solo all’ultimo secondo, si ricorda della
presenza dell’orso. Si volta di scatto nella sua direzione quindi, in tempo per
vederlo alzare sopra la sua testa la grossa giara di miele.
“Oh cavoli” dice Jubilee.
Poi l’orso cala con forza il recipiente
su di lei.
Parco dello Xavier Institute.
Penance e Chamber stanno correndo,
seguendo la scia ancora fumante lasciata dai due strampalati rapitori di Artie
e Pulce e stampata sul terreno. Durante il tragitto, vedono con la coda
dell’occhio qualcosa che non avevano mai notato all’interno del parco. Una
pietra infossata nel terreno, a forma di tronco di piramide e con delle strane
scritte fumanti sopra. Oltretutto sta emanando energia rossa in tutte le
direzioni, da cui fuoriesce un essere mostruoso, dal mento allungato e con
varie propaggini che spuntano fuori da tutto il corpo.
“Sì! Finalmente dopo anni di prigionia
sotto il giogo dei Ru’tai gli N’Garai sono di nuovo liberi di scatenarsi come
cavallette sul mondo e di riplasmarlo a loro immagine e so…” il discorso viene
interrotto da un profondo taglio in quello che si potrebbe definire il collo
del mostro, subito seguito da un’altra artigliata di Penance che lo costringe a
rientrare dentro il vortice di energia da cui era uscito. Quindi Chamber
abbassa la fasciatura con cui copre il mento ed emette una fortissima scarica
psionica in direzione del Tumulo, che viene distrutto totalmente. Infine, senza
una parola, i due mutanti riprendono a seguire la scia lasciata dai rapitori di
Artie e Pulce.
C’è un puntino nell’aria, accompagnato
da un flebile sibilo acuto. Man mano che si avvicina, progressivamente, si fa
più grande sia la forma che il suono, fino a diventare un urlo quasi
insopportabile per l’orecchio umano. Ma il responsabile, Sean Cassidy, anche
conosciuto come Banshee, sta pensando ad altro. Charles Xavier, il direttore
della scuola di cui è orgoglioso di essere insegnante, gli ha detto che avrebbe
dovuto incoraggiare i ragazzi in tutte le loro scelte, per quanto azzardate
potessero essere, ma sempre stando loro vicini e dimostrando che avrebbero
sempre potuto contare sui membri più -anziani-. Ecco perché quando aveva visto
i ragazzi di Generation X intenzionati ad uscire per andare in missione a Salem
Center non aveva detto niente ma si era semplicemente limitato a seguirli in
modo tale da proteggerli da eventuali attacchi. Anche se in una giornata
tranquilla come quella gli sembrava alquanto strana una minac…
“Ehy Campanellino, guarda un po’ chi c’è
qua?” ad aver parlato un ragazzino dalle orecchie a punta e vestito interamente
di verde, che svolazza nell’aria accanto ad una piccola fatina “Un altro
sognatore volante. Solo che questo qui è un po’ cresciutello, eh? Guarda com’è
affaticato. Dobbiamo fare qualcosa!”
“Sì sì” cinguetta la fatina con una
vocina da canarino, e con un veloce battito d’ali vola su Banshee spargendogli
sopra la polverina scintillante che esce dalla sua bacchetta magica. Sean
Cassidy comincia a sentirsi strano, più leggero. Osserva le proprie braccia,
che naturalmente, senza bisogno di usare l’urlo sonico di cui la natura lo ha
dotato, cominciano a levitare verso l’alto. L’ultimo sguardo lo lancia verso la
fatina e il ragazzino vestito di verde, che ricambiano ridacchiando. Perché
quello di Sean Cassidy, è uno sguardo preoccupato.
Un secondo dopo Banshee è schizzato
verso l’alto, così velocemente da non accorgersi nemmeno di essere volato per
centinaia di metri solo in qualche secondo. Dal basso, il ragazzino vestito di
verde mette le mani a coppa attorno la bocca e gli grida dietro:
“Ricorda: la seconda stella a destra e
poi dritto fino al mattino!!” poi si volta verso la fatina e con un sorriso
sadico aggiunge “O almeno, fino alla stratosfera…”
“Ma è PAZZESCO!!!”
Jubilee, Primal, M, Synch, Husk e Skin
hanno raggiunto, tra una difficoltà e l’altra, il centro di Salem Center, che
ai loro occhi si presenta come uno scenario apocalittico. O comunque quel che
gli si avvicina di più. Se da un lato infatti le strade e le piazze sono state
saccheggiate e devastate come se fossero state prese d’assalto da una decina di
bande di teppisti contemporaneamente, dall’altro i responsabili della
distruzione non sono altro che dei piccoli e strani esserini, ognuno diverso
dall’altro ma ognuno la personificazione vivente dei più famosi personaggi di
fantasia mai creati. E tutti incazzati come bisce.
“L’hai detto, Jube!” esclama Angelo
“Come cavolo possiamo sperare noi sei di battere tutti questi diablillos?!”
“Ci… penseranno gli X Men, no?” risponde
Primal “Voglio dire… appena vedranno tutto il casino che questi cosi hanno
fatto verranno a darci una mano… no?”
Interludio.
Wolverine sta fumando un sigaro alla
finestra della sua stanza allo Xavier Institute, quando nel parco vede un gatto
e un topo antropomorfi che si stanno inseguendo subito prima di scomparire tra
i cespugli.
Artie e Pulce stanno di nuovo giocando
con gli induttori di immagine, pensa Logan, dovrò fargli un discorsetto, più
tardi.
“Adesso ci siamo noi, non gli X Men”
dice risoluta Husk mentre muta in una nera forma gommosa “Faremmo bene a darci
da fare prima che la situazione degeneri”
“Senza contare che lì in mezzo si trova
Gaia, sicuramente in pericolo!” le fa eco Synch.
“Tres bien!” afferma Monet, “Vi
aprirò la strada. Tu indicaci il percorso, Ev!” e si lancia nella mischia.
Immediatamente davanti a lei scoppia una piccola bomba fumogena, dalla cui
nebbia grigia esce fuori un papero mascherato come un supereroe.
“Sono il terrore che svolazza nelle
tenebre…” comincia a dire “Sono l’angoscia che ti prende quando ti accorgi che
in bagno è finita la carta igienica… Sono…”
“Sei morto, papero!” ed M gli piazza un
pugno dritto dritto sul becco.
Intanto più dietro Husk sta proteggendo
con il proprio corpo Synch, il quale è tutto intento a determinare la direzione
dell’abitazione di Gaia indicata dal ciondolo, quando davanti a lei si para una
specie di bastoncino di liquirizia con due braccia, due gambe ed una testa
bianca, che appena la vede si lancia come una molla su di lei e comincia a
dire:
“Oh, splendida creatura! Finalmente ho
trovato la mia anima gemella!! Dimmi, come ti chiami meravigliosa fanciulla?!”
“Stammi… lontano!” grida Paige
scrollandoselo di dosso bruscamente.
“No no no, così non va tesoro” risponde
la creatura elastica, il cui corpo comincia ad ingrandire “Cosa c’è che non va
in me? Forse il mio corpo è troppo esile per i tuoi gusti? Bhe… ti farò vedere
perché mi chiamano Tiramolla!” ed un attimo dopo ha il corpo di un culturista
alto due metri e con due giganteschi fuciloni ultramoderni in entrambe le mani
“E ora… sono di tuo gradimento?”
“Non hai sentito la signora?!” gli salta
addosso Skin mentre fruste di pelle grigia schioccano tutt’attorno a lui
“Stalle lontano!” ed addensando la pelle attorno ad una mano fino a raggiungere
la forma di un guantone da pugilato gli molla un grosso pugno sul viso, su cui
rimane l’impronta delle sua dita quando l’essere cade per terra. Quindi Angelo
rimane per due secondi ad osservare lo strano essere che ha appena steso.
“Madre de Dios… già non bastava
un Cable, doveva comparire anche la brutta copia!”
“Andiamo gente,” grida Jubilee “la
donzella in pericolo non aspetta che noi!” ma proprio in quell’istante un
raggio di luce le colpisce il visore “Ehy, ma che…?!”
Davanti a lei cinque ragazze vestite con
uniformi alla marinara un po’ particolari. La prima ragazza, dai lunghi capelli
biondi raccolti in due code, si mette in posa e grida:
“Noi siamo le guerriere Sailor! E siamo
venute qui per punirvi in nome della Luna!”
“Ed io sono Jubilee, e sono qui per
prendervi a calci in culo in nome del buon gusto!” e subito dopo spara una
devastante scarica di plasmodi attorno alle cinque ragazze, che scappano
immediatamente lanciando urlettini spaventati.
Intanto Primal e Synch sono arrivati
davanti casa di Gaia ma, essendo attiva la suggestione post ipnotica che fa sì
che la casa venga ignorata dalla gente di passaggio, nessuno dei due riesce a
percepirne la presenza.
“Non capisco…” prende a dire Everett
“Dovrebbe essere qui!”
“Ehm… Ev?” dice Primal mentre il suo
compagno sta armeggiando con il ciondolo.
“Sì, Adam?” risponde lui senza alzare lo
sguardo.
“Mi sa che abbiamo un problema...”
Synch alza la testa e guarda nella
stessa direzione di Primal. C’è un uomo biondo e vestito come un barbaro, dalla
pettinatura più assurda mai vista, che sta alzando in aria una spada
scintillante mentre grida:
“Per il potere di Grayskull!! A me il
potere!!” e subito dopo punta la spada su un grosso gatto verde accanto a lui,
che sotto l’effetto di raggi azzurri si trasforma in una pericolosa tigre.
“Battlecat!” urla l’uomo “Attaccali!!”
La tigre parte all’assalto, ma viene
bloccata a mezz’aria dalle braccia di Primal, appena trasformatosi nella forma
rettile. Nonostante ciò però la tigre tenta di mordergli il braccio, ed è solo
grazie alla spessa pelle da coccodrillo che i suoi denti non affondano nella
sua carne. Proprio mentre la lotta sta per volgere a favore della tigre Adam
sente che questa viene allontanata con forza da lui e scagliata sull’uomo con
la spada. Un grosso braccio marrone gli porge una mano artigliata e lo aiuta a
tirarsi su, quindi Synch ritorna alla forma umana dopo aver emulato
temporaneamente i poteri dell’amico. Nello stesso tempo anche M, Husk, Skin e
Jubilee arrivano sul posto.
“Qual è la situazione?! Trovato Gaia?!”
chiede Paige ad un confuso Synch, che risponde:
“Il rilevatore dice che si trova qui, ma
non c’è nien...”
“C’è una suggestione ipnotica attorno
alla sua casa, agisce sul vostro subconscio facendovi ignorare la sua
presenza.” spiega Monet, poi “Ev, sincronizzati con la mia telepatia”
Synch esegue. Quindi, tornando a
guardare in direzione dell’abitazione di Gaia, esclama:
“Wow!”
Nello stesso istante dalla casa
adiacente proviene un acuto strillo femminile. Tutti si guardano in faccia, poi
è Husk a parlare:
“Ok, dividiamoci. Synch ed M, siete gli
unici che possono vedere la casa. Entrate dentro e disabilitate il sistema di
mascheramento.” Jubilee sta per protestare per la scelta dei due, quando Paige
si volta verso di lei “Jube, tu resti qui fuori con Primal per aiutarlo a
respingere i possibili invasori.” e, prima che l’amica possa dire qualcosa “Sei
l’unica che ha poteri ad ampio raggio, servono più all’aperto che al chiuso.”
Jubilee sta per ribattere, ma all’ultimo secondo rinuncia limitandosi a
bofonchiare qualcosa. Quindi Paige si volta verso Angelo e dice: “Io e te
andiamo a salvare la signora qui accanto”
Skin annuisce. Husk si volta verso gli
altri ed aggiunge:
“In bocca al lupo” e quattro di loro se
ne vanno, lasciando Jubilee e Primal soli ad affrontare una miriade di
mostriciattoli minacciosi.
“Ogni vostra uscita è così?!” grida
Primal respingendo a colpi di fendenti un’orda di pupattoli gialli che avanzano
strillando “Pikachu!”.
“E non
hai visto niente ancora!” risponde Jubilee bersagliando con i suoi fuochi di
artificio un’orda di creature simili ma che urlano “Puchu!” “Ti abbiamo
raccontato di quando siamo finiti nel Regno delle Fiabe[1]?!”
“Oh mio Dio... E la cosa più incredibile
è che mi sto abituando a tutto questo!”
“Bhe... Adam... prova ad abituarti a
quelli!” e solo allora Primal si accorge di dieci figure che stanno avanzando
tutte assieme. Jubilee spara dei plasmodi agli ultimi mostriciattoli, poi uno
dei dieci, basso, vestito da cowboy e con due grossissimi baffoni rossi che gli
sporgono da sotto il naso, avanza ed inchinandosi e togliendosi il cappello, si
presenta:
“Salve ragazzi. Il mio nome è Yosemite
Sam. I miei amici si chiamano Skeleton, Bluto, Isolda, Gambadilegno, Darth
Fener, Frankenstein, Maga Magò, Gargamella e… Bart Simpson!” un ragazzino dalla
pelle gialla e dai capelli a punta si volta verso Jubilee e Primal e dice:
“Bhe… che vi aspettavate?”, quindi Yosemite Sam continua “Assieme formiamo
l’All Gang-stars Squadron, e siamo qui per…”
“Fammi indovinare…” lo interrompe
Jubilee “Siete qui per ucciderci?”
Yosemite Sam spalanca gli occhi, poi si
guarda intorno, a destra e a sinistra, quindi torna a fissare i due mutanti
perplesso:
“Ci deve essere stata una fuga di
notizie…”
Intanto, nella casa accanto quella di
Gaia.
“Ehy, guarda un po’ qua Paige. Un
ambulatorio!”
Husk raggiunge Angelo nella stanza in
cui è entrato, in effetti davvero arredata come un posto di pronto soccorso.
“Sì… e a dirti la verità mi ricorda
anche qualcosa… Ma non perdiamo tempo. C’è una crisi in corso… dobbiamo essere
professionali.”
“Professionali come quando hai
effettuato le divisioni nel gruppo…?” le dice Angelo avvicinandosi a lei e
prendendole la mano. Paige abbassa il volto in un attimo di imbarazzo, poi
torna a guardarlo negli occhi. E sorride.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHH!!!” qualcuno
urla dal piano superiore. Con notevole imbarazzo i due si staccano e, senza
dire, una parola, salgono velocemente i gradini fino a raggiungere il primo
piano. Seguendo le urla della donna i due raggiungono una stanza dalla porta
chiusa a chiave. Paige sbuccia la propria pelle per far comparire una corpo
roccioso. Quindi con un calcio sfonda la porta. All’interno, una donna di
colore sta allontanando come può dei piccoli esserini azzurri dal proprio
corpo, che incredibilmente emana una specie di campo di forza oltre il quale
niente riesce a passare. I due sono così colpiti da quel che vedono da non
accorgersi dei due piccolini esseri blu che sono arrivati ai loro piedi. Uno di
essi regge tra le braccine una appuntita forchetta di metallo che alza sulla
propria testa per poi piantarla al centro del piede nudo di Angelo.
“Yeow!!” grida lui scrollandosi di dosso
la forchetta “Ma che hanno oggi tutti contro il mio corpo?!”
I due mostriciattoli cadono a terra, per
rialzarsi immediatamente dopo. Uno di essi, quello con un cuore tatuato sul
braccio, esclama:
“Era più forte di quanto pensassi,
quello schifoso umano!”
“Non preoccuparti, Forzuto.” dice
l’altro mentre si sta risistemando un paio di spessi occhiali sul viso “La
prossima volta ricordati di assicurarti di averlo ben piantato al terreno.” e
con uno sguardo maligno verso i due aggiunge: “Che è meglio!”
Nello stesso tempo, nell’abitazione di
Gaia.
Da quando sono entrati Synch non ha
fatto altro che seguire il segnale del ciondolo, senza considerare nemmeno per
un istante Monet, la quale non ha detto una parola per tutto il tragitto.
Arrivati ad una porta, Synch dice:
“Ci siamo, Gaia è qua dietro”
“Bene, così potremo salvare la tua bella
ed importantissima fanciulla ed andarcene di qui.”
“Senti Monet, ma cos’hai contro di me?!
Mi odi davvero così tanto da non poter nemmeno sopportare di stare qualche
minuto in mia compagnia?!”
“Io non…” fa per dire Monet quando si
blocca tutt’un tratto, per aggiungere subito dopo “Lascia perdere…”
“No, stavolta non lascio pe…”
“Ehy voi due!” arriva una voce
dall’interno della stanza “Volete rimanere tutto il giorno fuori a discutere
oppure avete intenzione di salvare la donzella in pericolo?!”
Everett e Monet si guardano perplessi,
poi il primo scosta lentamente la porta. Quando è aperta del tutto i due vedono
una stanza totalmente spoglia tranne che per una grossa bara di vetro al centro
all’interno della quale sembra dormire Gaia. Davanti ad essa sette piccoli
ometti con in mano con ogni genere di arma da corpo a corpo che li guardano
ingrugniti. Ed è quello centrale a parlare, cantilenando con tono velenosamente
sarcastico:
“Andiam, andiam, andiamo a trucidar…,
che ne dite?”
Note:
[1] in due avventure pubblicate su Wiz 17.
*****
#10
(speciale numero
doppio, triplo, quadruplo e chi più ne ha più ne metta)
L’origine
dell’universo
di Sergio Gambitt
BOOOOOOOOOOOM!!!!
Dove prima c’erano i dieci membri
appartenenti all’All Gang-stars Squadron adesso c’è un grosso buco nel
pavimento costellato dai loro corpi privi di sensi, al cui centro si trovano
due ragazzi vestiti con delle pratiche tute rosse. Due ragazzi che Primal e
Jubilee conoscono bene…
“Ev!!!” grida Jubilee fiondandosi sul
suo amico svenuto, mentre Primal corre a soccorrere M “Che vi è successo?!”
“I-I nanetti di Biancaneve…” biascica
Synch tirandosi su a stento.
“Questo qui è sotto shock, Adam, come va
con la tua?” grida Jubilee.
“Sta rinvenendo, sembra star bene.”
risponde Primal aiutando Monet a rialzarsi.
“Non sta delirando…” spiega questa
massaggiandosi le tempie “Ci sono sette nani armati come carri armati là
dentro, che fanno la guardia ad una bara di cristallo dentro la quale si trova
Gaia. Sono stati loro a scaraventarci fuori.”
“Ohmmioddio! E’ tornata Bianca La
Neige?!” esclama Jubilee.
“No, erano diversi questi qui. Inoltre
sembravano più interessati a tener prigioniera Gaia che ad ucciderci.” risponde
M.
“Ah, grandioso!” sbotta Jube “Non solo
questa qui decide di venire ad abitare a due passi dall’Istituto senza però
venirne a seguire i corsi come noialtri, ma poi vuole anche giocare a
Biancaneve! Bhe…” un dito picchietta sulla sua spalla “se si aspetta che noi
gli reggiamo il gioco può anche…” il dito picchietta di nuovo “Andare a… Che
c’è?!” e voltandosi di scatto vede una ragazzina dai grandi occhioni e con dei
lisci capelli castani che la guarda in modo strano. Indossa un vestitino blu
corredato con un adorabile grembiulino bianco, mentre nella mano destra ha… un
coltello insanguinato?! Senza dire niente la ragazza alza di scatto il coltello
contro la giugulare di Jubilee.
“Eeeeeeeeeyuch!!!” grida la mutante, ma
il suo urlo si perde all’interno di un rumore più grande proveniente dal cielo
e che cresce esponenzialmente di intensità. Tutti si tappano le orecchie,
eccetto l’assalitrice di Jubilee che ne viene presa in pieno e ne rimane
tramortita. Banshee atterra vicino ai ragazzi di Generation X.
“Ragazzi… Volete spiegarmi cosa diavolo
sta succedendo qui?!”
“Se lo sapessimo lo faremmo,
grand’uomo!” risponde Jubilee “Tu piuttosto che ci fai da queste parti?!”
“Io…” sta per dire Sean Cassidy, quando
due figure saettanti si lanciano su di lui e cominciano a tentare di colpirlo.
Primal scatta in avanti nella sua forma rettile e gli toglie di dosso il primo,
mentre i plasmodi di Jubilee atterrano il secondo. Tutti circondano i due
aggressori. Il primo sembra un coniglio bianco, ma è scheletrico ed indossa dei
vestiti umani. Il secondo invece è un gatto spelacchiato dal ghigno satanico.
Mentre tutti ancora si stanno chiedendo chi siano, un rumore improvviso
proviene dalle loro spalle. Stavolta non sono impreparati. Banshee, Jubilee,
Primal, Synch e Monet si voltano di scatto preparandosi ad affrontare un nuovo
assalto.
“Fermatevi! Siamo noi!!” grida Paige
Guthrie, seguita da Skin e Cecilia Reyes, che ancora si sta togliendo di dosso
degli esserini blu “Allora, siete riusciti a capire che è successo?”
“Non ancora.” Risponde Monet “Ma
qualsiasi cosa sia c’entra di sicuro Gaia.”
“Ehy! Piano con le accuse!” esclama
Synch, ma basta un’occhiata di M per farlo zittire. La bella algerina riprende
a parlare:
“E’ chiaro che l’epicentro di tutto
questo è la casa di Gaia, ed è stata lei a dare l’allarme per prima. Inoltre…
ho fatto una scansione psichica dei nostri aggressori. Ognuno non sembra
possedere vita propria, ma allo stesso tempo ognuno possiede una traccia
psichica identica a quella di Gaia.”
“Vorresti dire…?” fa per dire Angelo.
“Sto dicendo che la risposta a tutto è
dentro quella casa.” lo interrompe Monet indicando l’abitazione di Gaia, visibile
a tutti dopo che Everett ed M hanno disattivato il dispositivo di suggestioni
post ipnotiche che impediva ai passanti di notarla.
“Bhe, allora che aspettiamo ad entrare?”
propone Angelo.
“Ragazzi…?” chiede timidamente Primal.
“Sì, cosa vuoi che siano sette piccoli
nanetti a confronto con i nostri poteri?!” aggiunge Jubilee.
“Ragazzi…?” torna a chiedere Primal.
“Sì?” gli risponde Paige.
Adam indica la zona dietro le proprie
spalle. Diversi esseri dalle svariate e insolite forme li circondano, osservandoli con uno sguardo
poco raccomandabile.
“Mi sa che abbiamo un problema.”
Nelle fogne.
Penance sta correndo davanti a Chamber
per le sporche gallerie delle fogne sotto lo Xavier Institute, ogni tanto
fermandosi ed annusando l’aria come se stesse cercando l’odore di Artie e
Pulce, e poi ricominciando la caccia. All’ennesimo bivio, Penance si ferma di
nuovo, ma stavolta non per annusare. Gli occhi le si fanno sottili, mentre con
lo sguardo indica la fine del tunnel avvolta nell’oscurità. Jono le si avvicina
circospetto, poi, abbassando la sciarpa che copre il buco attraverso il quale
esce l’energia psionica di cui è composto, fa luce nel condotto. L’eco di passi
che si avvicinano risuona nell’aria, mentre una figura esce dall’ombra. Prima
si vedono delle scarpe nere femminili con un alto e grosso tacco bianco. Poi le
gambe, ricoperte da attillate calze nere smagliate in molti punti e sorrette da
un reggicalze. Quindi il corpetto di pelle, anch’esso nero, e i lunghi guanti
di pelle che raggiungono il gomito. Infine una grossa collana di pelle attorno
al collo e il viso. Un acceso rosso scarlatto tinge le labbra, mentre attorno
gli occhi si trova un pesante trucco nero ed azzurro. Attorno alla testa, poi,
dei folti capelli neri completano l’opera.
*Chi…?* fa per dire Chamber, quando la
figura, guardandolo voluttuosamente, dice:
“I’m just a sweet transvestite.” e poi,
tirando fuori da non si sa dove un piccone, aggiunge “Potrei mostrarvi la mia
ossessione preferita…”
“Con un gusto nel vestire così…non puoi
essere altro che un succhiasangue!” esclama la voce di una ragazza, e subito
dopo questa si avventa sul primo. Entrambi finiscono nella melma della fogna,
la ragazza sopra di lui. Dopo una breve lotta è la ragazza ad avere la meglio,
e il paletto di legno appuntito che teneva in mano si conficca nel cuore del
primo, uccidendolo. La ragazza, bionda e dallo sguardo risoluto, rimane ferma
su di lui per un po’, poi con un paio di strattoni affonda ancora un paio di
volte il paletto nel suo cuore. Non succede niente. Quindi, con uno sguardo un
po’ sorpreso, si volta verso Penance e Chamber.
“Bhe…” dice continuando a lanciare
occhiate al tipo come se dovesse rialzarsi ancora “…era solo un superato!”
*Chi era…?* dice Jono *E chi sei tu?*
“Pensavo fosse un vampiro…” dice la
ragazza bionda “Di solito non mi sbaglio in queste cose… Comunque io sono la
Cacciatrice, piacere.”
*Cacciatrice? E cosa cacci?*
“Vampiri, lupi mannari, demoni… quelli
come voi, in poche parole.”
*Ehy, aspetta, noi non…*
“Sì, certo, l’ho già sentita…” lo
interrompe mettendosi in posizione d’attacco in modo tale che il paletto sua in
bella vista “Dite ciao a Mr. Punta…” e quindi attacca. Con uno scatto
velocissimo è su Penance, e le scaglia contro il paletto di legno che a
contatto con la pelle della mutante va in pezzi. La ragazza ha solo il tempo di
lasciarsi scappare un “Oh!” prima che Penance tenti di staccarle la testa con
un artiglio. Con una doppia capriola la ragazza sfugge al suo attacco, per
lanciarle subito dopo un calcio voltante. Nello stesso tempo dal tunnel accanto
comincia ad arrivare una musica techno dal ritmo indiavolato. Incuriosito,
Chamber si avvicina alla galleria e vi guarda dentro. C’è un tipo vestito come
un pagliaccio, ma dal trucco più cattivo, più punk, che strilla al centro del
tunnel e si dimena gridando:
“I’m a firestarter, twisted firestarter!”
*Oh… Dio…* Jono guarda prima Penance
combattere con la ragazza bionda, poi il pagliaccio, quindi dei forti raggi di
energia psionica colpiscono i due. Penance si volta verso Chamber, piuttosto
sorpresa.
*Andiamo* dice solo lui.
Su.
Almeno un centinaio di esseri dalle
varie forme circonda Generation X, i loro sguardi facendo capire chiaramente
che non hanno buone intenzioni. Mentre questi stanno lì fermi, anche i ragazzi
di Gen X non osano fare una mossa, per paura di scatenare una lotta più grande
di loro. Dopo cinque minuti di immobilità reciproca, finalmente qualcuno si fa
avanti.
“Entonces… Siete tutti qui per
ucciderci, vero?” gli esserini calano la testa lentamente, in senso
affermativo, alla domanda di Angelo. “Mmm… bene…” continua il mutante ispanico
“E perché?”
Tutti loro si guardano in volto
piuttosto perplessi. Poi uno di essi, una bambina con in braccio un cestello e
che indossa un mantello con un cappuccio rosso, si fa avanti e chiede:
“Non lo so… serve un motivo?”
“Eggià…” mormora Angelo tra sé e sé
massaggiandosi il mento con le dita “…a che serve un motivo?” poi: “Bhe, vi
propongo una cosa: visto che avete tutti lo stesso scopo, immagino che
ucciderci sia una cosa importante, e non possiamo permettere che riesca a farlo
il primo che capita… Quindi questa è la proposta: lottate fra di voi e
stabilite chi è il migliore. Chi vince, ha l’opportunità di finirci.”
“Angelo,” sussurra Paige al suo orecchio
“che stai tentando di…”
“Shhh…!” la zittisce lui piano, per poi
aggiungere a voce alta: “In questo modo la nostra morte sarà attribuita a chi
ne sarà più degno!”
La bambina con il cappuccio rosso guarda
per un attimo gli altri in faccia, poi sorride di colpo e tira fuori dal
cestino un mitragliatore con cui comincia a far fuoco sugli altri. Allo stesso
tempo tutti si scatenano l’uno contro l’altro, in una bolgia infernale.
“Non ci posso credere…” mormora Banshee
“Li hai convinti!”
“Logica da cartone animato.” risponde
Angelo “Ora voglio vedere se qualcuno avrà ancora il coraggio di prendermi in
giro per i cartoni che guardo…”
“E’… è geniale!” esclama Monet “Avrei
dovuto pensarci io!”
“Sei troppo intelligente per questo, M.
Ora stabiliamo cosa fare: abbiamo guadagnato un po’ di tempo ma se li conosco
bene si annoieranno presto di combattere tra di loro e ci verranno a cercare.”
“Ok, nuovo piano.” propone Husk “M,
Synch e Primal entrano in casa a recuperare Gaia.”
“Vado con loro.” si intromette Jubilee,
risoluta. Stavolta Paige si limita a guardarla, senza obiettare niente.
“Va bene. Il resto di noi rimanga qua
fuori per controllarli. Ci teniamo in contatto telepatico attraverso Monet.”
“Ottimo, così potremo intervenire se
incontreranno ostacoli.” conclude Banshee. Husk annuisce guardandolo negli
occhi, poi annuisce verso Primal, Synch, M e Jubilee e questi partono in
direzione dell’abitazione di Gaia.
Short cut 1: ma dove vai se la quarta
non ce l’hai.
Tre ragazze si stanno destreggiando tra
raggi di varia natura e corpi che volano di qua e di là. Ad un certo punto
sentono un forte rumore alle loro spalle.
“Ragazze, dietro di noi, avverto un
pericolo!” esclama una di loro. Le altre due la guardano male, poi è la più
grande a parlare:
“Grazie, Phoebe, non sapremmo che fare
senza di te…” quindi le tre si girano, e vedono davanti a loro altre tre
ragazze. La prima è in piedi al centro. Indossa dei pantaloncini neri attillati
con due grosse fondine per le pistole, oltre ad una maglietta verde molto
attillata e che sembra stare per esplodere da un momento all’altro per le
dimensioni dei seni. I suoi capelli castani sono raccolti in una treccia,
mentre sugli occhi ha dei piccoli occhialetti rotondi rossi. La seconda è al
suo fianco, vestita in un gessato nero su cui casca senza controllo una folta
chioma castana. Con una mano mostra un distintivo di polizia, mentre l’altra è
ricoperta da un guanto antico e intarsiato di gemme. La terza ragazza è seduta
a terra. I suoi capelli neri sono bagnati, mentre il resto del corpo atletico è
coperto a malapena da una specie di costume primitivo. Inoltre, anche se nelle
vicinanze non si vede acqua, sotto di lei c’è una pozzanghera limpida formata
dalle gocce di cui è coperta.
“Siamo della Top Cow, e vi
sconfiggeremo!”
“Bhe… di sicuro hanno delle caratteristiche
in comune con le vacche…”
“Zitta, Paige. Prepariamoci a
combattere, sorelle!”
La situazione sta per farsi
incandescente, quando dal nulla si sente un’allegra musichetta, e subito dopo
sulla scena compaiono tre creature nere simili a scimmie antropomorfi, due
maschi ed una femmina, inseguiti da un grasso agente che in mano ha un grande
retino per farfalle e sul petto un distintivo con su scritto: A.C.M.E.. Una
volta passati la situazione torna come prima, tranne per il fatto che ha
lasciato le sei ragazze un po’ interdette. Comunque, dimenticando quanto è
appena successo, ognuna di loro si prepara nuovamente alla lotta, quando lo
squillo di un telefono le interrompe di nuovo. La donna con gli occhialetti
rossi fa segno di fermarsi, e tira fuori da una tasca un cellulare.
“Sì…? Siamo imp… Sì ma voglio dire che…
Ma non… Ok, ok… ok! Non c’è bisogno di urlare così, veniamo!!!” e poi,
chiudendo il cellulare, aggiunge, in tono di scusa “Perdonateci, siamo in pieno
crossover e serviamo altrove… Sarà per la prossima volta!” e se ne vanno in
fretta e furia.
“E ora?” chiede la ragazza chiamata
Phoebe alle altre due.
“E ora ve la vedrete con noi!” e sulla
scena, con dei tripli salti mortali, compaiono altre tre ragazze, che una volta
toccato terra si mettono in posa. Una è alta, bionda e dal sorriso solare.
Un’altra è rossa e dai lineamenti classici. La terza è una conturbante asiatica
dai capelli neri.
“Ne ho piene le scatole di questa roba…”
dice la ragazza chiamata Paige, e guardando un’auto parcheggiata una decina di
metri più avanti urla “Auto!”. La vettura scompare per ricomparire sopra le
altre ragazze, che velocemente si disperdono. Scampato il pericolo, tornano
vicine ed una di esse urla:
“Angeli, in posizione!”
La bionda si abbassa e spalanca le braccia,
mentre la rossa e la mora si mettono rispettivamente alla sua destra e sinistra
ed alzano una gamba.
“Ragazzine… Quanto sono teatrali…” dice
una donna poco lontana da lì, vestita come una maestra dei primi del ‘900, ma
che in bocca ha una sigaretta fumante. Con uno sguardo sprezzante prende la
sigaretta e la butta a terra, per spegnerla poi con la punta dello stivaletto.
Quindi infila un braccio nella borsa e tira fuori un gigantesco mitragliatore.
Senza dire niente, mira verso le sei ragazze ed apre il fuoco. Un secondo dopo
sono tutte a terra, falciate dai proiettili. La donna si lascia scappare un
mezzo sorriso, poi molla a terra il mitra e dice in tono sarcastico:
“Basta un poco di zucchero e la pillola
va giù…”
Quindi apre l’ombrello che teneva sul
braccio e si alza in volo.
Poco lontano di lì, due uomini, uno alto
e magro, con uno strano cappello sulla testa e che sta fumando una pipa e
l’altro basso e grassoccio, hanno osservato tutta la scena.
“Ma quella, non era una babysitter ed
una maestra di scuola?” chiede il secondo.
“Elementare, mio caro Watson.” risponde
il primo “Elementare.”
Da quelle parti.
Le urla soniche di Banshee stanno
allontanando tutte le creature che tentano di avvicinarsi al portone della casa
di Gaia, quando il suo sguardo si posa su due belle ragazze vestite alla moda,
una bionda e l’altra dai folti riccioli neri, che si stanno prendendo a
borsettate.
“Tocca a me affrontare quel bell’uomo,
strega!” grida quella bionda afferrando le mani dell’altra.
“No, , stronza, tornatene dal tuo Ken!”
risponde l’altra, e tenta di mollare alla bionda una ginocchiata che però non
va a segno.
“Ah, brava, è questo il modo di
parlare?! Sfido io che il tuo lavoro da Tata non è durato molto!” e
schiaffeggia violentemente le mani dell’altra.
“Ehy!” esclama questa “Mi hai… mi hai
rotto un unghia!!” e prendendo quanto
più fiato può le si avventa sopra urlando stridula “BRUTTA
PUTTANAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!”
Le due cadono per terra, cominciando a
rotolarsi nel fango. Sean considera per un attimo l’idea di separarle, quando
una anziana signora, alta, scheletrica, vestita con una gigantesca pelliccia
bianca a macchie nere e dall’acconciatura per metà bianca e per metà nera, si
avvicina a loro due e con due calci del suo stivale le tramortisce.
“Via, ragazzine. L’onore di avere
quell’uomo sarà solo di Crudelia DeMon!”
“Non per essere ingrato…” risponde
Banshee “…ma no, grazie.” Ed un attimo dopo la tramortisce con un urlo a bassa
frequenza. Quindi resta per un attimo ad osservare le tre donne.
Bhe, riesci ancora a far colpo, vecchio
mio, si dice con una punta di orgoglio.
Poco più in là.
Cecilia Reyes è stata lasciata sola nel
bel mezzo del campo di battaglia, ed ora, impacciata come non mai, sta tentando
di scansare come può i proiettili di un uomo che sembra essere totalmente
ricoperto da un’armatura grigia (tranne per il mento) e quelli di un tipo alto,
biondo e muscoloso, che con degli occhiali neri e un’espressione di ghiaccio la
sta bersagliando con un fucile a pompa.
“Whoa! Ahy! Ehy, attento con quella…!!”
esclama lei ogni volta che un proiettile incontra il suo campo di forza.
Sebbene questo la protegga interamente dagli attacchi fisici e non, non
significa che lei non senta il dolore di ogni colpo. Ed è per questo che,
stremata, si accascia a terra ed abbassa la testa tra le braccia, offrendo la
schiena agli aggressori che la bersagliano senza pietà. Il dolore dei
proiettili raggiunge livelli altissimi, fino a che Cecilia non comincia ad
abituarsi. In un raro momento di calma, mentre il primo assalitore sta
ricaricando la pistola mettendola in una specie di fondina all’interno della
gamba metallica e il secondo sta ricaricando il fucile, la mutante alza lo
sguardo verso la propria abitazione. Con orrore, scopre che è stata crivellata
dai proiettili vaganti dei due.
“Voi…” comincia a dire mentre si alza
“…avete distrutto…” e si gira verso di loro, guardandoli con occhi iniettati di
sangue “…il mio AMBULATORIO!!!” e lancia un pugno contro l’uomo metallico.
Incredibilmente, il campo di forza si espande fino a raggiungere il suo petto,
ed a trapassarlo da parte a parte.
-Malfunzione- dice la voce metallica
dell’uomo –Malfunnnnn…- e si accascia al suolo. Senza perdere un attimo Cecilia
si volta verso l’altro ed urla.
“E questo è per te, razza di clone di Arnold
Schwarzenegger!!!” e con un altro pugno, circondato dal campo di forza,
lo decapita. Fili e circuiti escono fuori dal collo, ma dopo aver luccicato per
pochi secondi, si spengono del tutto, mentre il resto del colpo crolla.
Cecilia Reyes rimane in piedi tra i due
corpi meccanici, sbuffando pesantemente per lo sforzo e la rabbia. Guarda per
un attimo i due corpi per terra, poi si volta e comincia a camminare verso il
suo ambulatorio.
“Ed ora vediamo di fare un po’ di
disinfestazione…!”
Qualche decina di metri più avanti.
Un’orda di basse creature verdi dal viso
scheletrico e dalla calotta cranica racchiusa in una specie di cupola di vetro
gigantesca e a forma di cervello sta scappando sotto il fuoco di un solo uomo.
E’ grande. E’ grosso. Ed è armato come
un carro armato.
“Ah ah ah!! Scappate fottuti marziani
schifosi?!! Non potete niente contro un fusto 100% americano come me!!!” e
tirando su un lanciamissili prende la mira e spara ancora, facendo saltare in
aria una dozzina di quei piccoli alieni. Sta di nuovo per prendere la mira,
quando si accorge di qualcuno lì vicino.
“Ehy, tu!” urla in direzione
dell’inaspettata osservatrice, e in due balzi l’ha preso con un braccio
nerboruto con cui la stringe forte a sé “Ehy, bellezza, che ne dici di sistemare
queste mezzeseghe e di andare a spassarcela io e te in qualche motel?!”
“Lasciami andare, bestione!” urla Paige
Ghutrie, immobilizzata dal suo braccio e quindi impossibilitata a mutare forma.
“Puoi chiamarmi Duke Nukem, dolcezza, e
ti lascerò andare solo sopra un bel materasso ad acqua!!”
“Forse non hai capito la signorina,”
dice una voce proveniente dalle sue gigantesche spalle “ma vuole essere
lanciata in pace!” e subito dopo Skin, attaccato ad un lampione tramite un
filamento della sua pelle grigia, si lancia contro di lui, i piedi diretti
verso il suo viso. L’impatto è tremendo. Angelo Espinoza viene sbalzato sul
pavimento e, rialzandosi, nota che l’uomo è ancora lì, in piedi, illeso, mentre
se la ride per il volo che il giovane mutante ha appena fatto. Senza dire
niente Angelo si rialza e, circondando il pugno destro con quanta più pelle
può, a mo di guantone da boxe, si scaglia contro il petto dell’uomo. Lui prende
il colpo senza reagire, e senza nemmeno mostrar segno di averlo sentito. Angelo
prova ancora, poi ancora. L’uomo rimane sempre lì, ridendo copiosamente. Infine
alza una mano e, con l’indice, scaccia Skin come se fosse un moscerino. Questo
si fa un volo di qualche metro, per finire su dei cassonetti della spazzatura.
“Ahahahaha! Non hai speranze con me,
moscerino!”
“Allora forse un ragno avrà più
fortuna!” si sente dire nell’aria, e subito dopo si ode un TWIIIP TWIIIP.
Quando Angelo si rialza, vede che Paige
è in piedi, illesa, mentre l’uomo pende da un lampione legato a qualcosa di
simile ad una grossa ragnatela.
“Chi è sta…?” fa per dire Skin, quando
l’espressione dubbiosa di Paige gli fa capire che nemmeno lei conosce il
proprio salvatore.
“Fermi tutti!” gridano due voci.
“Che altro c’è adesso…?!” esclama
esasperato Angelo, quando vede un uomo ed una donna in gessato nero puntare due
pistole contro di loro. L’uomo sta esibendo un tesserino con su scritto a
grandi lettere F.B.I..
“Fox Mulder e Dana Scully, F.B.I.!” grida lui.
“Ehy, ehy,
whoa! State calmi!” urla a sua volta Skin “Siamo noi i buoni qui! E se
siete veramente agenti aiutatemi a soccorrere quella ragazza!” ed indica Husk.
I due agenti si scrutano per un attimo
in faccia, poi abbassano le armi. Angelo sospira e si avvicina a Paige.
“Tutto bene…?” comincia a dire, mentre
alle sue spalle i due hanno rialzato le pistole e si preparano a spa…
KTANG! KTANG!
Paige ed Angelo si voltano. A terra ci
sono i corpi inerti degli agenti, dalla cui schiena compaiono due affilati
oggetti neri dalla forma appuntita. Dietro di loro, poi, nel bosco, una figura
nera si muove velocemente tra le fitte chiome degli alberi, ed in breve è
scomparsa. Husk si volta verso Skin e chiede:
“Era… un uomo pipistrello?”
Shortcut2: Due mondi a confronto ovvero
Lo scontro del secolo!
Da un lato, cinque ragazzi che indossano
delle strane armature dalle forme e dai colori diverse. Dall’altro, altrettanti
ragazzi vestiti con uniformi attillate tutte uguali tranne che per piccoli
dettagli, ognuna di esse di un colore diverso, e rispettivamente rossa, blu,
rosa, gialla e nera. Uno del primo gruppo, vestito con una specie di
calzamaglia rossa sotto un’armatura argentea con due piccole alette ai lati
della testa, avanza e, facendo delle strane mosse, grida:
“Fulmine di Pegasuuuuuuuusssss!!!!” e
muovendosi a velocità incredibile raggiunge gli avversari mentre i suoi pugni
turbinano veloci come saette. I cinque in uniforme lo scansano compiendo salti
acrobatici in ogni direzione, quindi tirano fuori delle pistole a raggi ed
aprono il fuoco. La battaglia comincia ad infuriare. Tra i rumori dei raggi e
urla come “Colpo segreto del drago nascente!” o “Polvere di diamanti!” va
avanti per una decina di minuti, finché il ragazzo in uniforme rossa grida:
“Power Rangers! Uniamo le nostre Power
Weapons per formare il Power Blaster!!!” e ognuno di loro unisce un’arma
diversa ad un macchinario per formarne una unica, con cui sparano un potente
colpo verso gli altri. L’impatto fa esplodere l’asfalto della zona per almeno
una decina di metri, ma nessuno dei cavalieri è rimasto ferito gravemente.
Invece, dal fumo prodotto dall’esplosione, si vede avanzare un uomo, alto e
muscoloso, sul cui petto nudo vi sono incise sette cicatrici rotonde che
assieme formano l’orsa maggiore.
“Per le stelle di Hokuto…” comincia a
dire “…avete bisogno del mio aiuto.” e senza aggiungere altro il suo corpo
comincia ad irradiare energia, mentre grida: “Hyaiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!”
Quindi parte come un fulmine in
direzione dei ragazzi in uniforme urlando:
“Uathathathathathathathathathatha!!!” e in un decimo di secondo li ha toccati
tutti.
“Cosa…cosa ci hai fatto?!” grida la
ragazza in rosa.
“Siete già morti…” le risponde l’uomo,
flemmatico “Avete altri dieci secondi di vi…” i corpi dei ragazzi cominciano a
deformarsi ed esplodono schizzando sangue tutt’attorno. L’uomo li guarda, poi
osserva le proprie dita e comincia a contare.
“Devo aver fatto male i calcoli…”
“E non saranno le uniche cose a farsi
male oggi!” esclama un omino basso, vestito da marinaio e con una smorfia
perenne sulla bocca da cui esce una sottile pipa.
“Chi sei?” dice l’uomo a petto nudo
“Devo conoscere il nome di colui che sto per uccidere.”
“Sono Braccio di Ferro, il marinaio.” e
con la pipa fischia due volte “E devo ancora conoscere chi sconfiggerà i miei
preziosi spinaci.” ed ingoia una scatola intera di spinaci in lattina. Subito
dopo strabuzza gli occhi, poi comincia a tossire violentemente spinaci
sull’asfalto. Quando si riprende sussurra: “Non ho più l’età per questo genere
di cose…” quindi prende la rincorsa e con un pugno stende l’omone davanti a sé,
che vola per almeno una decina di metri prima di crollare per terra.
“Oh…no!” esclama uno dei cavalieri,
quello in armatura viola, e si precipita su di lui. Una volta arrivato, alza il
suo volto sofferente e, con le lacrime negli occhi dice: “Vedo che stai
soffrendo! Ma io…io ti scalderò con il mio corpo!!” e si distende su di lui.
L’uomo spalanca gli occhi e si volta verso il cavaliere, poi, scostandolo
gentilmente ma con decisione, dice:
“Ehm…no no grazie ce la faccio anche da
solo… Vai a consolare uno dei tuoi compagni, eh?!”
“Pivelli…” commenta una voce sopra di
loro. I due alzano lo sguardo e vedono un uomo in costume rosso librarsi a
mezz’aria, un’aura che lo circonda dorata come la sua folta chioma di capelli
“Vi faccio vedere io come si sconfiggono queste mezze calzette…” e, mettendo le
mani a coppa vicino al proprio fianco, comincia a gridare: “On – da – en - er –
ge – ti - …!”
“Ehy, come va, amico?” lo interrompe la
voce di un coniglio grigio antropomorfo, che sta tranquillamente rosicchiando
una carota.
“Ma ti sembra il modo questo?!
Interrompere così la gente!!! Ma dico!!”
“Ehy, ehy calmo, amico! Ecco, prendi
questa, così ti rilassi un po’!” e gli porge una carota arancione. Il ragazzo
la prende in mano, allibito, e non si accorge subito della miccia accesa che
spunta da sotto di essa e che si sta consumando rapidamente. Il coniglio, con
un balzo, si rifugia all’interno di un buco nell’asfalto, mentre il ragazzo
dice:
“Uh, oh.”
Quindi l’esplosione lo avvolge.
Nelle fogne.
Dopo diversi cunicoli e tunnel,
finalmente Penance e Chamber raggiungono una stanza un po’ più larga, ad una
parete della quale varie persone sono attaccate al muro attraverso una specie
di bozzolo organico che lascia scoperta solo la testa, rivolta verso il basso. Davanti
ai loro volti, vari oggetti ovali ed organici. Penance scatta subito in avanti
verso due dei bozzoli. Seguendola, Chamber si accorge che sono occupati da
Artie e Pulce, entrambi svenuti. Mentre Penance si preoccupa di liberarli con i
suoi artigli, Jono si volta verso gli oggetti ovali e con precise raffiche di
energia psionica le distrugge tutte. Penance si volta di scatto verso di lui,
interrogandolo con lo sguardo.
*Ho visto il film…* si giustifica lui,
non sapendo se effettivamente l’enigmatica mutante ha sentito le sue parole
risuonare nella propria calotta cranica *Senti Penance, anzi Yvette,* comincia
a dirle Jono *volevo parlarti del tuo pas…* un rumore risuona nella galleria,
amplificato dalla forte eco. Penance scatta un’altra volta, ignorando Chamber,
anche lui in guardia. La mutante fa due passi nella galleria, poi senza alcun
preavviso si getta contro una parete avvolta nel buio e apparentemente vuota.
Tutto si svolge in pochi istanti. Jono sente rumore di colluttazione e subito
dopo Penance esce dall’ombra, con tra le mani il cadavere di un alieno simile
ad uno schifoide della Covata. Sopra quella che in mancanza di un termine
migliore si potrebbe definire la sua pelle sono incisi dei profondi tagli da
cui esce sangue verde, che a contatto con il costume di Penance hanno prodotto
dei grossi buchi fumanti. Fortunatamente, la pelle sottostante non sembra
essere stata intaccata. Nello stesso tempo dalle pareti decine di esseri simili
cominciano ad uscire fuori, attaccando i due. Chamber tira giù la sciarpa ed
inizia ad emettere potenti raffiche per allontanarli, quando sente un rumore
accanto a sé e subito dopo viene spinto a terra. Rialzandosi, non riesce a
vedere il proprio aggressore. Nonostante questo, però, un altro colpo lo prende
in pieno petto sbalzandolo via.
Un avversario invisibile, pensa Jono,
vediamo per quanto ancora, e comincia ad estendere l’energia psionica di cui è
composto fino alle pareti della stanza. Tutta la zona si illumina di piccole
scintille di energia che, funzionando come un radar, delineano una sagoma
trasparente muoversi velocemente verso Chamber.
Beccato, pensa il ragazzo, ed un attimo
dopo una forte scarica psionica lo colpisce facendolo schizzare contro il muro.
L’impatto è così forte che l’essere cessa di essere invisibile. E’ una creatura
antropomorfa dalla ruvida pelle verde scura e vestita con uno strano casco e
una tuta di foggia aliena. Sulla sua spalla spicca un mirino dal puntatore
rosso, mentre in mano tiene un’asta appuntita.
Voltandosi verso il centro della stanza,
Chamber vede Penance circondata da un mucchio di alieni nel disperato tentativo
di allontanarli da Artie, Pulce e gli altri uomini legati alla parete.
*Penance!* grida Chamber, e si getta
nella mischia emettendo potenti raffiche contro gli alieni che al semplice
contatto esplodono lanciando tutt’attorno acido verde. Quando finalmente tutti
sono stati sistemati, Jono ha il tempo di girarsi verso Penance e di valutare
le sua condizioni. La giovane mutante è a terra, i suoi vestiti a brandelli e
la sua pelle fumante per via dell’acido. Inoltre, sembra essere priva di
coscienza.
*Yvette…* dice Jono calandosi su di lei
e prendendole una mano tra le dita *Yvette rispondimi.*
Dalla giovane mutante non arriva nessun
segno di vita. Con un notevole sforzo, Chamber spinge i suoi poteri psichici al
massimo per penetrare all’interno della sua mente. Lo aveva già fatto una
volta, ma solo ad un livello superficiale1. Adesso invece sta
cercando la sua psiche, la sua vera essenza, in modo tale da aiutarla a tornare
nel mondo dei vivi. Ed in questo, è aiutato dal fatto che adesso sa chi è
Penance2, e quindi sa cosa cercare esattamente. Scavando tra ricordi
confusi e segmenti di memoria accavallati l’uno sull’altro, raggiunge il fulcro
della mente di Penance: la iugoslava Yvette Aida Seferovic. E, spingendo un po’
di più, la riporta a galla.
!
Penance si è rialzata di scatto, la
bocca aperta come se volesse gridare ma senza che da essa esca alcun suono. Si
guarda a destra, poi a sinistra, dove c’è Chamber, che la osserva con sollievo.
Quindi con uno sguardo terrorizzato negli occhi abbandona la sua mano e scatta
in piedi, per scappare in uno dei tanti tunnel delle fogne.
*Penance, no!* le urla Jono dietro, ma
troppo tardi. Lei è già scomparsa all’interno del cunicolo.
E ora che faccio?, si domanda Chamber.
Se da un lato l’istinto gli suggerisce di correrle subito dietro, dall’altro il
senso del dovere gli impone di restare lì per portare in salvo tutte le persone
rapite dagli alieni, tra le quali vi sono anche Artie e Pulce. Un secondo dopo
è il destino a scegliere per lui. Da uno dei tunnel infatti, comincia a
provenire un suono simile a quello di artigli su una lavagna, e subito dopo
dall’oscurità compaiono alcune sagome. La prima è quella di un uomo dal volto ustionato,
vestito con una maglia a righe e con degli strani guanti dalla punta metallica
e affilata, facendo strisciare i quali sul muro produce quel rumore. Accanto a
lui un signore alto e pallido, ammantato con una cappa nera e con due grossi
canini sporgenti dalla bocca. Più oltre un licantropo dal pelo marrone ed
accanto a lui una mummia bianca. A chiudere il gruppo un essere verde e
bagnato, con squame sulla pelle e branchie sotto le orecchie appuntite.
“Sì, hai capito bene…” sussurra l’uomo
con i guanti artigliati “Siamo i tuoi peggiori incubi.”
Shortcut3: stralci di non ordinaria
follia.
Il caos regna sovrano.
“Fermati, razza di fazzoletto troppo
cresciuto!” sta urlando un uomo con una tuta grigia su cui spicca uno stendardo
composto di un segnale di divieto con sotto un fantasma, mentre assieme ad
altri tre uomini vestiti come lui insegue un piccolo fantasmino bianco dalla
testa tonda.
“Sono pronto, Ray.” dice uno dei tre,
dalla strana pettinatura bionda “Catturiamo l’entità denominata Casper.”
“Sì, Egon.” risponde il primo, e poi,
rivolto agli altri “Ghostbusters, puntare, fuoco!” e dai loro fucili partono
tre raggi elettrici che colpiscono in pieno il fantasma, bloccandolo a
mezz’aria. Quindi l’uomo biondo tira fuori da uno zaino sulle spalle un aggeggio
simile ad una scatoletta metallica e lo lancia sotto al fantasma. Quando è in
posizione schiaccia un pulsante con il piede e la scatoletta si apre,
risucchiando l’ectoplasma. Quindi il biondo riprende in mano la scatoletta
fumante.
“Caccia grossa, oggi.” dice sorridendo.
Intanto lì vicino giù dal cielo sta
calando un piccolo biplano rosso, di quelli in uso durante la seconda guerra
mondiale, con a bordo un cagnolino bianco con un casco da pilota. Il bersaglio
del suo mitra è un grosso cane marrone che sta correndo accanto ad uno
spilungone vestito come un figlio dei fiori.
“Ehy…anf anf…Scooby…anf…” dice il
ragazzo mentre corre “…chi è il migliore amico di Shaggy?”
Il cane fa una faccia come se ci stesse
pensando un po’, poi risponde:
“Scooby!”
“Bravo…anf…e chi è il miglior amico di
Scooby?”
“Shaggy!”
“Bravo… ma, che stai facendo?!”
“Tu migliore amico di Scooby…” dice il
cane prendendolo fra le zampe ed alzandolo sopra la propria testa “Tu salva la
vita a Scooby!” e lo lancia contro il biplano a tutta forza. Il ragazzo si
sfracella sull’elica che, fuori uso, non permette più all’aeromobile di restare
in aria. L’apparecchio tossisce un po’, poi precipita per terra esplodendo.
Alle fiamme si avvicinano due tipi, uno grosso e vestito con un impermeabile nero,
l’altro biondo dal costume attillato bianco. Calandosi sul fuoco i due tirano
fuori due… ehm… ‘sigarette artigianali’ e le accendono aspirando ampie boccate.
“Eeeeeehy!! Whoa Bo…er…Bluntman questa
sì che è roba buona cazzo!” dice il tipo biondo espirando una nuvoletta bianca
di fumo. L’altro si limita ad annuire con la testa, poi con un’occhiata indica
al primo una direzione lì vicino, in cui sta avvenendo uno scontro abbastanza
singolare.
“Siete solo delle copie malriuscite!!”
Ad aver parlato è una tartaruga
antropomorfa verde che, assieme ad altre tre tartarughe simili a lui, si trova
faccia a faccia con quelli che sembrano essere quattro squali antropomorfi.
“Siete solo invidiosi perché noi vi
abbiamo rimpiazzato!!” gli grida di rimando uno degli squali.
“Questo è troppo…. Cowabungaaaaaa!!!” e
le tartarughe si lanciano in battaglia sfoderando delle armi tipiche
giapponesi.
“In alto le pinne!” ed anche gli squali
si uniscono alla lotta.
Lo scontro va avanti per qualche minuto,
finché non viene interrotto dal rombo di potenti motori. Tutti si girano e
vedono tre topi antropomorfi a cavallo di altrettante moto da corsa.
“Fate ciao ciao con la manina…” dice il
topo bianco, e subito dopo da tutte le moto escono fuori fucili laser che
massacrano entrambe le fazioni. Quindi sulla strada resta solo un mucchio di
cadaveri pieni di buchi fumanti. A qualche metro di distanza, un ragazzino
dalla pelle gialla e dai capelli arruffati si ferma e li canzona con uno
sfacciato:
“Ah ah!” ma subito dopo si vede spuntare
una forbice dal suo collo, ed il ragazzino si accascia a terra privo di vita.
Dietro di lui compare un bambolotto dai capelli rossi e dallo sguardo
spiritato.
“Un’altra tacca da aggiungere alle
forbici, caro Chuckie” si complimenta con sé stesso, quando da dietro gli
giunge una voce.
“Ehy, butto falso! Di Chukie ce n’è uno
solo!!” ha gridato un bimbo in maglietta azzurra e pannolino, accanto al quale
sta un ragazzino anch’esso rosso di capelli e con degli spessi occhiali, che
sta sussurrando al primo bambino:
“N-Non fa niente, Tommy. A-Andiamocene…”
“No, Chuckie,” risponde il bambino “è
una quettione d’onore!” e poi, rivolto ad altri tre ragazzini dietro di lui:
“Phil, Lil, Angelica: immobilizzatelo!” e tutti partono contro il bambolotto. I
primi due lo afferrano per le braccine, mentre la bambina gli tiene ferma la
testa. Tommy li raggiunge, e raccoglie da terra le forbici del bambolotto.
“E così volevi annare in giro ad
uccidere pessone facenno finta di essere il mio amico Chuckie, eh?! Ora ti
faccio vedere cosa si prova!” e comincia ad accanirsi su di lui con le forbici.
Lì vicino, sette figure stanno guardando la scena con interesse.
“Mmmm… Che delizioso esempio di tortura,
querida.” dice un uomo dai baffetti appuntiti.
“E’ bello vedere che i ragazzini si sanno
divertire così, cherie.” risponde una donna dai lunghi capelli neri che le
scendono lisci fin sopra l’abito da sera stretto e nero che indossa.
“Oh!” esclama l’uomo fiondandosi a
riempire di baci il braccio della donna “Ma questo è francese! Adoro quando
parli francese!”
Più in là due uomini, il primo con una
maschera bianca sulla faccia e con le dita artigliate ed il secondo piccolo,
basso e pelato, stanno osservando la scena.
“Ahhh…quanta passione…” dice il primo
“Mi ricordano me e Bedelia…”
“Certu, padrune,”risponde il secondo
“con la differenza che la tua lingua non era sulle braccia ma sulle scarpe
spurche. E ora che ci pensu non eri nemmeno t…”
“GRAZIE GIUDA!” gli grida contro il
primo e poi, guardandosi un po’ intorno e tirando fuori un coltello da
macellaio, dice “Va bhe, vediamo se riusciamo almeno a trovare una vergine qua
attorno…” e si avviano alla ricerca di una ragazza, finché non ne scorgono una
dalla riccia chioma bionda.
“Ciao bella ragazza.” esordisce l’uomo
con il coltello “Come ti chiami?”
“Candy!”
“Mmmm, e di cognome?”
“Candy!”
“Candy Candy?”
“Candy Candy!”
I due si guardano per un attimo in
faccia, un po’ perplessi, poi il primo si rivolge di nuovo a lei:
“E che ci fai da queste parti?”
“Raccolgo dei fiori da portare ai miei
amici… sono tanto buoni con me.”
L’uomo si gira verso il nanetto, e
chiede:
“Come ti sembra?”
“Per me va bene, padrune.”
L’uomo tira fuori il coltello da
macellaio e con poche falcate uccide la ragazza. Quindi guarda le proprie mani,
ancora artigliate, poi il suo servitore, quindi di nuovo le mani artigliate.
“Mi sa che i suoi amici sono stati
truppo buoni cun lei, padrune.” si giustifica Giuda. L’altro alza gli occhi al
cielo, poi intravede un’altra figura lì vicino.
“Guarda lì, c’è una bambina dai capelli
corti che corre su quelle montagne… Vedi, le caprette le fanno ciao…”
“A me quello sembra un caprune…”
I due si guardano di nuovo negli occhi,
poi si allontanano.
Mentre loro se ne vanno sulla scena
compare un’auto nera con un lampeggiante rosso davanti.
“Kit, dobbiamo trovare il nostro
prossimo bersaglio in questo marasma.” dice un uomo dentro l’auto.
“Sì, Michael, sto selezionando i più
facili da eliminare.” risponde l’auto.
“Bene, gli farò vedere a quei bastardi
cosa succede a mettersi contro di me!”
“Ti amo, Michael”
“Cosa hai detto?”
“Ho detto che ho selezionato il prossimo
bersaglio, Michael. Che ne pensi di quella ragazza con i capelli castani che
formano quelle specie di pon pon sulla testa?”
“Va benissimo, Kit, metti il turbo
buster.”
L’auto sbuffa un paio di volte, poi
schizza in direzione della ragazza che, presa alla sprovvista, viene investita
in pieno.
“Hey bastardo!! Hai appena messo sotto
mia sorella!!!” grida un ragazzo lì vicino, e subito dopo tira fuori un
cilindro da cui esce una spada d’energia verde “Esci fuori e combatti da
uomo!!”
“Non ci penso nemmeno!!” gli risponde
Michael da dentro l’auto, e schiacciando il piede sull’acceleratore parte
contro di lui, che però si scansa all’ultimo secondo.
“Han! Chewbacca!” grida il ragazzo
“Fatelo uscire da lì!”
Un uomo e una specie di bigfoot tirano
fuori delle pistole laser ed aprono il fuoco contro l’auto nera. Questa, come
se non sentisse nemmeno i colpi, comincia a correre in direzione del bigfoot.
Proprio quando sta per investirlo, due forti mani lo spostano all’ultimo
secondo. Chewbacca si volta per vedere il proprio salvatore. E’ un uomo, ma ha
delle macchie di pelo marrone sul viso e un naso e delle orecchie da cane.
“Grazie per avermi salvato. Io sono
Chewbacca, e tu?”
“Rutto”
“Non mi sembra il caso…”
“No, Rutto è il mio nome. Sono un
canuomo, un incrocio fra un cane ed un uomo. Sono il migliore amico di me
stesso.”
“Capisco…”
Intanto Michael sta minacciando ancora
gli altri a bordo della sua auto. Ad un tratto, dall’aria, si sente un urlo:
“Yabbadabbadoooooooooo!!!” e subito dopo
si vede sfrecciare un uomo grassoccio e vestito con una specie di tunica
leopardata che, appeso ad una liana, si sta lanciando contro l’auto. Arrivato
in prossimità di essa punta i piedi contro il vetro e si prepara all’impat…
BONG!
L’uomo si è sfracellato contro il vetro
anteriore, adesso sporco di sangue e frattaglie varie.
“Kit, saresti così gentile da pulire il
parabrezza?”
“Certo, Michael” e il tergicristalli si
aziona, ripulendo il vetro dai resti dell’uomo.
“Qualcun altro vuole provarci?” chiede
Michael con tono canzonatorio.
“Mmmm…non so…cosa si vince?!”
Ad aver parlato è un uomo vestito di
giallo e dalla faccia verde, che incredibilmente si trova seduto sul sedile
accanto a quello di Michael.
“E tu chi cazzo sei?!”
“Ma la tua adorabile Maschera di
quartiere, è chiaro!” e gli piazza un grosso bacio con risucchio in bocca.
Quindi schizza fuori dall’auto mentre ancora Michael sta sputando per terra “Le
macchinine… le adoravo da piccolo!!” e la sua mano, diventata gigantesca,
afferra l’auto nera e la alza di qualche metro “Indovina cosa mi piaceva più di
tutto?!” dice a Michael, che lo guarda terrorizzato dall’altro lato del
finestrino “Hai indovinato, gli autoscontri!!” e con quanta forza può lancia
l’auto contro un’autocisterna di benzina comparsa chissà da dove. L’impatto è
tremendo, l’esplosione si alza per almeno una ventina di metri anche se,
incredibilmente, gli edifici accanto non ne vengono intaccati. L’uomo dal viso
verde comincia a girare su sé stesso a velocità elevatissima, quindi si ferma e
dice:
“Ssssssspumeggiante!!!”
Dentro la casa di Gaia.
Anche Primal, Jubilee, M e Synch stanno
avendo il loro bel da fare contro i nani, più agguerriti che mai. E, come se
non bastasse, a loro se ne sono aggiunti altri. Primal si sta facendo largo ad
artigliate tra la folla di aggressori, quando davanti a lui si parla un lupo
vestito con un abito da notte femminile, occhiali e cuffietta.
“Che artigli grandi che hai…” dice il
lupo.
“Per affettarti meglio!” risponde Adam, e
con un paio di fendenti lo squarcia.
Intanto M e Synch sono impegnati in uno
scontro con un gatto zoppo ed una volpe cieca, quando in soccorso di questi
ultimi arriva un burattino di legno.
“Sono vostro amico!” dice, ed il suo
naso si allunga di qualche metro, proprio contro Monet ed Everett.
“Whoa!” esclama Synch scansandolo,
“Attento con quella cosa!”
“E’ la stessa cosa che mi ha detto la
fata Turchina ieri notte…” risponde il burattino pensieroso, quando un pugno di
Monet lo scaraventa dall’altro lato della stanza, proprio sopra ad un ragazzino
che indossa una felpa ed un cappuccio arancioni. Il naso del burattino entra
nell’occhio del ragazzino, trapassandogli il cervello.
“Avete ammazzato Kenny!!!” gridano altri
tre ragazzini lì vicino, “Brutti bastardi!!!”
“BAAAAAAAAAAAAASTAAAAAAAAAAA!!!!!”
esplode Jubilee… e i suoi plasmodi scoppiettanti riempiono tutta la stanza.
Quando ha finito, tutti gli aggressori sono tramortiti, mentre Primal, M e
Synch sono illesi.
“Complimenti per il controllo, Lee…”
dice Monet, decisamente impressionata, ad una Jubilee che sta ansimando
pesantemente al centro della stanza.
“Sono Jubilee per te, M.” è la sua
risposta.
“Calme voi due, adesso pensiamo a Gaia”
dice Synch, e si avvicina alla bara di vetro in cui si trova svenuta. Una volta
lì, con attenzione, solleva il coperchio.
“E’…?” comincia a dire Adam.
“No, è viva, ma sembra addormentata…”
risponde Everett.
“Nella favola si diceva che c’era
bisogno del bacio di un principe per risvegliarla…”
“Allora qualcuno la deve baciare…”
Jubilee e Monet si voltano verso Adam.
“Eh? Perché io?!”
“Perché ti tocca, bello, non provare a
rifiutarti!” esclama Jube.
“Ma io…” tenta di dire Adam.
“Guarda che se ti imbarazza posso farlo
anche io…” lo interrompe Everett.
“No che non puoi, Ev caro…” si
intromette Monet prendendolo a braccetto ed allontanandolo dalla bara.
*Ragazzi?* risuona nelle menti di tutti
la voce di Husk, in contatto telepatico con tutti tramite Monet *Come procede
là dentro?*
*Ci stiamo lavorando su, Paige.*
risponde per tutti Monet.
*Bhe, vedete di fare in fretta. Qui le
cose si stanno facendo più problematiche.*
Esterno: un gigantesco dinosauro verde dalla coda adornata di
spuntoni sta lottando con un robottone bianco e nero e con due specie di
alettoni rossi fuoriuscenti dal petto.
*Ok, chiudo il collegamento* e poi,
rivolta ad Adam “E tu datti una mossa.”
“Ma…”
“Niente ma!” scatta Jubilee “Vai lì e
baciala!”
Adam si blocca per un attimo. Poi,
imbarazzatissimo, si avvicina alla bara di cristallo, ed osserva il viso di
Gaia che riposa placido. Quindi chiude gli occhi e le sue labbra poggiano su
quelle della ragazza. Un dito si muove, poi la mano. Gaia riapre gli occhi, e
vede il volto di Adam sopra di lei. Quando lui si accorge che si è risvegliata,
si affretta a discostarsi, rossissimo in viso. Gaia si passa la lingua sulle
labbra, poi guarda Adam e dice:
“Mi è piaciuto!” e afferrandolo per la
nuca lo bacia un’altra volta in bocca.
“Eh ehm…!” si schiarisce la gola Monet,
abbastanza forte per interrompere i due.
“Mi dispiace disturbarvi, piccioncini,”
aggiunge Jubilee “ma c’è una crisi in corso…”
“Cosa…?” fa per dire Gaia, quando vede i
corpicini dei nani sotto la propria bara, e dice “Oh, capisco…” quindi i suoi
occhi si fanno fucsia, ed energia dello stesso colore comincia a scaturire dal
suo corpo. Un secondo dopo, tutti gli esserini scompaiono.
Nelle fogne, Chamber sta lottando contro
le creature da incubo per proteggere Artie, Pulce ed altri esseri umani rapiti.
Ad un tratto, tutte le creature scompaiono, lasciando solo Chamber insieme ai
suoi protetti.
Gaia sbatte le palpebre una volta, poi
due. I suoi occhi tornano normali. Quindi, con un largo sorriso sulla bocca,
esclama:
“Allora, ragazzi, che mi sono persa?”
L’inevitabile spiegazione di fine
numero.
“Sono rimasta incatenata
all’Amalgamatore Universale per secoli, completamente sola. Probabilmente sarei
impazzita, se il mio potere non fosse stato quello di alterare la realtà e di
creare cose dal nulla. E fortunatamente la fantasia non mi è mai mancata. Man
mano che passavano gli anni, popolavo le stanze dell’Amalgamatore con le
creature che avete combattuto oggi. Non erano nient’altro che propaggini della
mia mente, ma facevo in modo che potessero pensare con un cervello
indipendente, sebbene entro certi limiti. Davo un’impronta di base a tutti in
modo che il loro comportamento si sviluppasse a partire da quelle semplici
direttive. Ora, so che detta così può sembrare incredibile e troppo semplice,
ma ci ho messo secoli per potermi esercitare e creare finalmente qualcosa di
buono. Mi è servito come…passatempo, in mancanza di altro. Quando M’Plate era
venuta a minacciarmi3, per sicurezza li ho richiamati tutti e messi
dentro una piccola scatola. Poi mi avete portata nel vostro mondo, e con tante
cose a cui pensare, molte di esse nuove per me, ho pensato sarebbe stato meglio
non sprecar tempo con loro. Ero viva di nuovo, e volevo provare tutto. A quanto
pare, però, la prigionia forzata deve averli… resi pazzi, immagino. Così in
qualche modo avranno trovato il modo di liberarsi, e a modo loro di vendicarsi
su di me. Ecco perché mi hanno intrappolato e vi hanno attaccato. Secondo loro,
eravate i responsabili del mio abbandono nei loro riguardi.”
“Ma molti di essi erano dei personaggi
di fantasia famosi. Nel nostro universo, intendo…” interviene Synch.
“Questo non so spiegarlo…” gli risponde
Gaia “Non ero mai stata su questo pianeta, non potrei averli copiati in nessun
modo.”
“Ho letto una volta un libro di Philip
K. Dick.” dice Adam “Il sognatore di armi, si chiama. Parla di una specie di
non luogo in cui
si trovano le idee, a cui tutti possono
accedere tramite i sogni.”
“Una sorta di Iperurano di Plutone, in
pratica…” puntualizza Monet.
“Sì… un luogo accessibile da tutti e che
spiega perché a molti vengono le stesse idee. E forse la dimensione
dell’Amalgamatore Universale è quel luogo…”
“Ma…!” fanno per dire Angelo e Paige,
ripensando al salvataggio di Husk da Duke Nukem grazie a qualcuno che poteva
emettere ragnatele.
“Sì?” chiede Jubilee.
I due si guardano in faccia, poi Angelo
risponde:
“No… niente.”
“Ed ora che fine hanno fatto? Voglio
dire…dopo che li hai ‘sistemati’?” chiede Cecilia Reyes.
“Li ho riassorbiti, hanno cessato di
esistere.” risponde Gaia “O meglio, continueranno a vivere, ma solo nei miei
ricordi…”
“E in quelli di sei milioni di persone…”
aggiunge ironico Angelo.
Poi, per la prima volta nella giornata,
tra di loro cala un silenzio rilassato. Dopo qualche minuto, è Sean Cassidy a
romperlo:
“Non so se farò rapporto di tutto questo
agli X Men…”
Tutti lo osservano per un istante seri,
poi scoppiano a ridere all’unisono. Mentre sta ridendo, Gaia aggiunge:
“Bhe forse sarebbe meglio di sì, visto
che ho la vaga impressione di aver dimenticato qualcuno…”
Tutti tornano seri, mentre la sola Gaia
continua a ridere a crepapelle.
Altrove.
Due piccolissime figure sono avvolte
dall’ombra. Quella più bassa comincia a parlare, con una voce calma e
flemmatica:
“Anche questa volta ci è andata male, ma
non preoccuparti. Domani sera avremo una nuova occasione.”
“Perché, Prof.” risponde quello più alto
“cosa facciamo domani sera?”
“Quello che facciamo tutte le sere,
Mignolo: tentare di conquistare il mondo!”
Ed ancora una volta la città è salva
grazie a: Generation X!!!
(Squillo di trombe. Musica. Sigla
finale, titoli di coda eeeeee… Stop!)
Ok ragazzi ancora una volta ce l’abbiamo
fatta a finire questo lavoro di merda. Ora che ne dite di andare a sbronzarci
in un pub e poi passare sulla tangenziale per farci qualche sbarb… com’è che
dite? Il microfono è ancora acceso? Oh cazzo, non me ne ero accor-
Note:
1 su Generation X MIT #3
2 gliel’ha rivelato Gateway in Generation X MIT #8
3 su X Men Universe 47
*****
Generation X #11
di Sergio Gambitt e Cyke
WIZyouss 2077
*Ehy. Ehy
tu! Sei sveglia?*
*Io… Sì ma, che succede?*
Siamo tra le braccia di due tipi
abbastanza pericolosi, a giudicare dai bicipiti. Penso che ci credano svenute,
quindi non fare movimenti bruschi. Continuiamo a farglielo credere finché non
abbiamo capito cosa sta succedendo*
*Va… bene. Ma come siamo finite qui?*
*Non so, l’ultima cosa che ricordo è che
stavo andando a letto…*
*Anche io, poi...*
*Il buio.*
*Sì, il buio… E una intensa luce viola*
*Come quella che riempie quei due cerchi
laggiù…*
*Pensi che siano…?*
*Sì, secondo me sono dei portali*
*Quelli attraverso i quali ci hanno
portate qui?*
*C’è solo un modo per scoprirlo… Te la
senti?*
*Sì… Penso di… sì*
*Al mio tre*
*Al tuo tre*
*Uno…*
*Due…*
*Tre!*
STAN LEE "presenterebbe"…
Una produzione MarvelIT/VirtualMARVEL
Trama di Sergio Gambitt e Cyke WIZiouss
2077…
Generation X e The Uncanny X-Brigade in…
(parte 1 di 3)
12.48
AM
Salem
Center.
“Gaia? Gaia stai bene?”
Gli occhi della mutante dai capelli fucsia si aprono
debolmente. Lentamente, a partire da una immagine confusa e sfocata sulla sua
retina si imprime il volto che si trova a pochi centimetri dal proprio. Un
volto affabilmente familiare, che la guarda con un po’ di apprensione mista a
tenerezza ed innocenza adolescenziale. Un’immagine rassicurante, per dirla in
altre parole…
“Aaaaaaahhhh!!! Stai lontano da me!” e con forza
inaspettata Gaia spinge lontano da sé il corpo di Everett Thomas, altresì
conosciuto come Synch.
“Ehy! Gaia ma che ti prende?!” esclama Everett,
afferrato prima di cadere a terra dalle forti braccia della sua compagna di
squadra Monet St. Croix.
“Che ci fai tu qui?! Sei morto! Sono venuta al tuo
funerale!!”
“Il mio che?!” le fa eco Ev, ormai spaventato almeno
quanto la mutante, mentre tutti gli altri ragazzi di Generation X non possono
nascondere le loro espressioni di meraviglia. Angelo Espinosa, il mutante
chiamato Skin a causa della pelle in eccesso sul proprio corpo, si avvicina a
Synch e chiede:
“Ev, ci hai nascosto qualcosa?”
“Vuoi dire che non sei mai morto…?” torna a chiedere
Gaia, rassicurata dalla presenza dell’intera Generation X, più un ragazzo che
non conosce.
Everett abbassa lo sguardo al proprio corpo poi,
tastandosi un attimino sull’addome e sul petto, risponde:
“No, qui mi risulta che sia tutto a posto…”
“E voi avete ricostituito il gruppo?” domanda a
tutti gli altri.
“Bhe, in teoria dopo che siamo venuti a studiare
all’Istituto Xavier il gruppo non esis…” tenta di dire Jubilee, subito
interrotta da Gaia.
“Istituto Xavier?! Avete sostituito gli X Men?!”
Tutti si guardano in volto un po’ perplessi, poi è
Paige Guthrie ad avvicinarsi a Gaia, ancora sdraiata sul pavimento, ed a
tenderle la mano dicendole con voce rassicurante:
“E’ evidente che qualcuno qui è ancora turbato per
quanto successo la settimana scorsa a Salem Center[1]… Forse ancora non hai
superato tutta la faccenda delle tue… creature, eh?”
“Ma di cosa stai…” fa per dire Gaia quando,
rispolverando lo spirito d’iniziativa che l’ha sempre caratterizzata, socchiude
gli occhi e penetra nella mente di Paige. Trova subito l’evento di cui stava
parlando. Un attacco a Salem Center scatenato da sue stesse creazioni, che
erano riuscite a neutralizzarla ed intrappolarla. E, come sta pensando la
mutante bionda, si rende conto subito che un evento di queste proporzioni può
certamente costituire un grosso shock per chiunque…
*Senza contare che rilevo nella tua mente zone di
memoria piuttosto danneggiate, il che potrebbe giustificare una parziale
perdita di memoria dovuta ad un trauma recente…* interviene nella sua mente la
voce di Monet, sbrigativa come sempre.
“Sì… Forse avete…ragione.” ammette Gaia, non troppo
convinta “Deve avermi colpito più di quanto immaginassi se non riesco a
ricordare niente…” ed afferrando la mano di Paige si rialza in piedi.
“Bhe in effetti trovarsi a combattere contro
Topolino, Bugs Bunny e chissà quanti altri personaggi dei cartoni animati
proverebbe chiunque…” commenta Angelo.
*Non ricordi proprio niente del caos successo
l’altra settimana?* chiede telepaticamente Chamber.
Quel che ricordo io, vorrebbe dire Gaia, è una
squadra messa su quasi per scherzo assieme a Marrow, Cannonball e Maggot, che
con l’andare del tempo ha incluso tra i suoi ranghi pezzi grossi come Ciclope e
Rogue, l’esperta Fixx e l’ex mercenario Random, facendo sì che il nome X
Brigade divenisse non solo conosciuto e rispettato dalla comunità mutante, ma
anche dall’opinione pubblica. Ma evidentemente tutto questo qui non esiste, e
piuttosto che fare una scenata e tradirsi subito, Gaia decide di stare al loro
gioco per un po’ e vedere dove andranno a parare, anche perché da quanto ha
appurato dalla mente di Paige loro credono realmente in quel che stanno
dicendo. Senza contare che nella sua mente esiste anche un piccolo margine di
dubbio riguardante il fatto che potrebbe davvero trattarsi di uno shock emotivo.
Se non fosse che le immagini della sua ‘vita precedente’ sono così chiare nella
sua mente…
“No, mi spiace, non ricordo niente. Almeno per ora…”
è la risposta di Gaia. Il ragazzo che non conosce, che è stato un po’ in
disparte per tutto il tempo e che gli altri conoscono come Adam Bergman, alias
Primal, le lancia un’occhiata un po’ preoccupata, ma si volta subito quando lei
incrocia il suo sguardo.
“Allora mi sa che toccherà a noi preparare il
pranzo!” esclama Jubilee, abbassando notevolmente la tensione “Ai fornelli,
ragazze!!” e, sotto lo sguardo perplesso di Gaia, Jube, Monet e Paige si
spostano in quella che sembra essere una cucina futuristica, piena di mobili
lucenti ed aggeggi strani. Synch nota lo sguardo di Gaia, e si affretta a
spiegare:
“Ricordi? Ci avevi invitato a pranzo per inaugurare
la nuova casa e farti perdonare per la crisi della scorsa settimana. Giù
abbiamo trovato la porta aperta e siamo saliti.”
“Ah…” e il suo sguardo torna alle tre ragazze in
cucina. Jubilee tiene in mano una specie di forchettone con un pulsante sul
manico, premendo il quale tra i denti si irradia una piccola scarica elettrica.
“Yeoww!” esclama Jubilee lasciandosela scappare
dalle mani, mentre Paige e Monet stanno avendo una piccola discussione con il
CPU semi-senziente del frigorifero. Più in là Skin, armato di forchettone di
legno, sta dando di scherma contro il rubinetto del lavandino, mentre Adam e
Jono non riescono ancora a capacitarsi di come il forno sia riuscito in così
poco tempo ad imparare tutte quelle parolacce in inglese…
Mezz’ora dopo.
“Avete visto la faccia del ragazzo delle consegne
quando ha raggiunto la strada?!” dice Jubilee addentando un filante pezzo di
pizza margherita “Non riusciva a capacitarsi del fatto che non esistesse un 7-b
tra il 7 e l’8!!”
“Menomale che Adam l’ha visto dalla finestra,”
aggiunge Angelo “altrimenti avrebbe continuato a girare avanti ed indietro per
la strada per chissà quanto tempo!”
“Già! Gaia avresti dovuto ricordarti che le
suggestioni post-ipnotiche che permettono a tutti di non notare casa tua erano
state disattivate solo per noi sette” puntualizza Monet.
“E’ vero ma… sai com’è. La mia memoria non è più la
stessa ultimamente!” risponde lei masticando un boccone.
E’ proprio vero: tutto si rasserena davanti a del buon
cibo.
“Allora che ne dite di un piccolo gioco per
rinfrescarle la memoria?” propone Jubilee “Si chiama obbligo o verità. A turno
ognuno di noi deve scegliere se rispondere ad una domanda oppure pagare una
piccola penitenza. Che ne dite?”
“Ma eres una roba per bambini!” si lamenta
Angelo, purtroppo per lui l’unico a pensarla in questo modo. In poco tempo, gli
otto ragazzi sgombrano tutto e si siedono in cerchio.
“Comincio io!” esordisce Jubilee “Gaia, cosa scegli,
obbligo o verità?”
“Verità, penso.”
“Ok… mmm… Allora dimmi cosa hai provato quando Adam
ti ha baciato la settimana scorsa??[2]”
“Chi?!” scatta lei, mentre il boccone le sta quasi
andando di traverso. Il ragazzo sconosciuto alza timidamente la mano. E’ carino
con quei capelli grigi, il piercing sul sopracciglio e gli occhiali scuri sopra
gli occhi, ma…
“Mi spiace, non me lo ricordo. Sai… l’amnesia…”
“Ouch…” dice sottovoce Angelo, mentre Adam,
facendo buon viso a cattiva sorte, risponde:
“Bhe di certo è il modo più originale con cui sono
stato scaricato.”
“Ma ti piace?” insiste Jubilee.
“Jube!” scatta Everett un po’ seccato. Nel periodo
che Gaia aveva passato alla Massachusetts Academy, Ev si era preso una bella
cotta per lei ed adesso tutte queste insinuazioni gli danno parecchio fastidio.
“No, lascia stare, Ev. Posso rispondere.” interviene
Gaia, la quale, dopo averlo osservato per qualche istante, replica “Non è
esattamente il mio tipo, mi spiace”
“Succede…” risponde Adam a metà tra il dispiaciuto e
il sollevato. Se da un lato sperava che la cosa si risolvesse senza
complicazioni, dall’altro doveva ammettere con sé stesso che Gaia non gli
dispiaceva, anche se in effetti non la conosceva per niente.
“E qual è il tuo tipo?” si intromette Paige. Gaia ci
pensa un po’ su, poi:
“Lo voglio dolce ed affettuoso, carino e premuroso.
Un po’ come te, Ev” e gli lancia un’occhiata piena di significati, che lo fa
sprofondare nell’imbarazzo mentre Jubilee e Monet, entrambe attratte da
Everett, brontolano un pesante: “Umph!!”
In realtà Gaia non è stata del tutto sincera.
Sebbene trovi carino Everett, nemmeno lui corrisponde al suo tipo ideale. Ha
detto quel che ha detto solo perché si è accorta che lui era ancora infatuato
di lei, e voleva vedere le reazioni di Jube ed M ad una rivelazione del genere.
“Ok, cambiamo soggetto!” propone Adam per stemperare
la tensione “Qualcuno vuole continuare?”
“Vado io” dice Angelo e poi, con un sorriso
beffardo, si rivolge ad Everett “Obbligo o verità?”
Il ragazzo ci pensa un po’, poi risponde:
“Obbligo”
“Bene,” risponde Angelo “allora dà un bacio alla
ragazza che ti piace di più qui.”
Everett spalanca gli occhi per la sorpresa, poi li
abbassa in direzione del pavimento, imbarazzato come poche volte nella sua
vita.
“Io… io…”
“Andiamo Ev, non ti ho mica chiesto di affrontare
Emplate da solo!” lo incalza Angelo.
“Sarebbe stato meno difficile…” sussurra lui, poi,
lentamente, alza lo sguardo verso gli altri. Prima posa lo sguardo per un
secondo su Paige, ma è questione di un attimo. Quindi si volta verso Jubilee,
che ricambia lo sguardo con quella che lui sembra riconoscere come ansia. E’ la
mia migliore amica, pensa Ev inconsapevole del fatto che a lei lui piace molto,
probabilmente se la baciassi quest’amicizia si distruggerebbe. La terza che
guarda è Monet. E’ una ragazza bellissima, indubbiamente. Jubilee la definisce
perfetta, ma Ev sa che non è lei che vuole.
Con uno scatto si allunga in avanti e poggia
velocemente le sue labbra su quelle di Gaia, per tornare immediatamente
indietro. Le reazioni sono molteplici. Quelle di Monet e Jubilee sono di
evidente fastidio per la prima e di forte indignazione per la seconda, mentre
Paige ed Angelo se la ridono sotto i baffi nel guardarle. Adam ha uno sguardo
triste, evidentemente pensa che il bacio con cui ha risvegliato Gaia una
settimana prima per lei non significa niente. L’espressione di Jono è invece di
indifferenza. E’ da tutto il giorno che sembra scocciato, quasi assente, ma
nessuno sembra essersene accorto. L’espressione più tranquilla è invece quella
di Gaia, che in seguito al bacio si è portata due dita a sfiorare le labbra, e
poi:
“E questo secondo te è un bacio?! Vieni qui!” ed
afferrando Synch per la nuca lo bacia appassionatamente sulla e nella bocca, in
un modo che i francesi hanno esportato in tutto il mondo. Se prima sui volti dei
ragazzi vi erano delle forti espressioni, adesso sono amplificate. Monet con un
gesto di stizza ha distolto lo sguardo, mentre Jubilee ha quasi gli occhi fuori
dalle orbite. Angelo ha esclamato un: “Ah!”, mentre sul volto di Paige è adesso
apparsa una punta di preoccupazione. Adam non riesce a staccare lo sguardo
dalla punta delle proprie scarpe, mentre perfino Jono ha inarcato un
sopracciglio. Il tutto dura almeno un minuto buono.
Quando i due si staccano, Gaia ha un’espressione a
metà tra il soddisfatto e il divertito, mentre Everett è come se fosse appena
salito in paradiso:
“Ehy…
Oh… WOW!”
“Va bene time out!” si intromette Paige prima che
tutti gli altri possano avere una qualsiasi reazione “Qualcun’altro vuole
provare?”
*Lo faccio io…* dice Jono, e poi, fissando Paige
negli occhi *Obbligo o verità?*
“Verità.” risponde risoluta lei.
*Va bene… Vuoi dirci come mai non hai ancora
rivelato a nessuno della storiellina che sta andando avanti da due settimane
con Angelo?*
Tutti si voltano verso loro due. Ad Adam scappa un
“Oh!” di sorpresa, mentre Jubilee esclama:
“Tu… ed Angelo?!”
Solo Paige è rimasta ferma, a fissare Jono con odio,
che ricambia lo sguardo tranquillo.
“Stronzo” dice lei, ed alzandosi esce dalla stanza.
Angelo lancia un’occhiata piena di risentimento verso Jono, poi la segue. Nella
stanza rimangono in sei, in un silenzio imbarazzato. Dopo qualche minuto, è
Gaia a romperlo:
“Siete sempre così uniti, voi?”
“Ok, adesso basta cocca! Ti abbiamo sopportato fin
troppo!!” esclama Jubilee “Cosa ti dà il diritto di venire qua senza nemmeno
far parte della scuola e seminare liti?!?! Cosa c’è, pensi di essere superiore
a tutti noi solo perché hai qualche secolo in più sulle spalle?!?!”
“Ehy ma io non ho…” tenta di giustificarsi Gaia,
quando Everett la interrompe:
“Cosa ti prende, Jube! Lei non ha fatto niente!!”
“Come se farti gli occhi dolci per tutto il pranzo
fosse niente…” commenta Monet sarcastica.
“Non vedo cosa potrebbe importarne a te!!” scatta
Everett “Visto che è da una settimana che mi eviti e mi tratti male quando sei
costretta a stare in mia compagnia!! Risparmiati il tuo tono saccente con me!”
“Giusto, M!” conferma Jubilee puntandole contro un
dito “Ne abbiamo abbastanza della tua aria di superiorità! Vedi di darci un
taglio!”
“Toglimi quel dito di dosso…” dice lentamente Monet.
“Io punto il dito contro chi mi pare!” risponde
Jubilee.
“Toglimi quel dito di dosso!” e la spintona
violentemente, facendola cadere per terra.
“Se vuoi la guerra, bella, l’avrai!” e dalle dita di
Jubilee partono una serie di plasmoidi scoppiettanti diretti contro il viso
dell’algerina.
Monet tenta di pararsi come può dai colpi, quindi
contrattacca sferrando un potente pugno verso Jube, che però sul suo cammino
incontra il petto superforte ed invulnerabile di Everett, reso tale grazie al
suo potere di sincronizzare la propria aura con quella dei mutanti vicini,
nella fattispecie Monet stessa, e così facendo ottenere i loro poteri.
“Sei pazza, M?! Avresti potuto spaccarla in due!”
grida Everett afferrandole un braccio.
“Lasciami subito!” urla Monet, e con un colpo secco
scaglia Everett sul pavimento. In quel momento, attirati dal rumore della
stanza, arrivano Paige ed Angelo.
“Ma che sta succe…!” fa per dire Angelo, quando una
raffica di Jubilee, precedentemente diretta a Monet, lo colpisce in pieno.
“Non avresti dovuto farlo…” dice Paige, e
strappandosi la pelle di dosso fa emergere un corpo di acciaio, con il quale si
lancia sulla ragazza. Everett corre al soccorso della sua amica, ma nello
stesso tempo Angelo si lancia su di lui legandolo con la sua pelle in eccesso.
Quando Monet tenta di toglierlo di dosso ad Ev, è ormai scoppiato il finimondo.
Tutti le stanno dando a tutti indiscriminatamente, sfogando in una sola volta
le tensioni che si sono accumulate in tutto il periodo che sono rimasti
assieme. Gli unici due esenti da tutto questo sono Adam e Jono. Il primo però
osserva la scena a bocca spalancata. Quando ritrova la capacità di parlare, si
volta verso l’altro e dice:
“Dobbiamo… Dobbiamo fermarli!”
Jono lo guarda, poi si alza e, voltando le spalle
alla lotta, se ne va, lasciando Angelo, Everett, Jubilee, Paige e Monet a
combattere in una bolgia infernale. E che, due minuti dopo, viene completamente
avvolta da una nube di fredda schiuma bianca. Tutti si fermano e, voltandosi
verso il luogo da cui è partito il getto, ne vedono il responsabile. Adam sta
infatti in piedi con un estintore in mano appena consumato e puntato verso
loro.
“Uff… meno male che almeno gli estintori sono normali
qui…” sussurra, e poi, con durezza, comincia a dire “Ma che vi è preso!
Guardatevi! A lottare come bambini di sei anni!! E solo perché avete avuto
delle stupide scaramucce di cuore e non riuscite ad andare avanti come persone
mature ed intelligenti!! Credete di averli avuti solo voi i problemi?! Io
nemmeno volevo venirci in questa cazzo di scuola, mi sembra una delle cose più
ghettizzanti che possano esistere! Ero sicuro che avrei trovato persone che non
avrebbero fatto altro che parlare di mutazioni e poteri, ed io pensavo
sinceramente che ci doveva essere un altro modo per farsi accettare! Ci ho pure
provato, a continuare a frequentare la mia scuola da mutante dichiarato! E cosa
ho ottenuto? Un’espulsione per “comportamenti pericolosi” senza possibilità di
ribattere!! Il mondo è fatto di razzisti, va bene, me ne sono fatto una
ragione, e ho deciso di provare questa Scuola Xavier! Giusto un paio di
settimane, per vedere che aria tirava e se le mie paure erano fondate o no! E
invece le due settimane si sono trasformate in mesi, perché non solo ho trovato
persone normali, ma addirittura ragazzi che, in un modo o nell’altro, si sono
dimostrati molto più intelligenti ed aperti del resto dei loro coetanei
dell’intera nazione! Ed ora con questo comportamento mi state facendo pentire
di avervi considerati miei amici!!”
Tutti gli altri sono rimasti di ghiaccio al sentire
le parole di Adam. Non un rumore, non un movimento proviene da loro. Poi, Monet
dice:
“Hai ragione, ti prego di scusare il mio
comportamento infantile.”
“Scusa anche me,” le fa eco Everett “credo di
essermi lasciato trasportare un po’ troppo”
A poco a poco, uno ad uno, tutti si scusano, finché
l’atmosfera non è divenuta più vivibile. Quindi, Jubilee si guarda un po’
intorno e poi esclama:
“Ehy ma dov’è finita Gaia?!”
Una gabbia di matti, sta pensando Gaia mentre si
allontana stizzita da quella che dovrebbe essere casa sua. Ecco cos’è quella:
una gabbia di matti! E pensare che per cinque secondi ho perfino creduto di
essere loro amica! Ma questi non sono i ragazzi che ho conosciuto io, non sono
mai stati così…così…così instabili! Che branco di idio…! Ma i suoi pensieri
vengono interrotti da uno squarcio nell’aria pulsante di energia viola, da cui
subito dopo fuoriescono due energumeni vestiti in maniera strana che
l’attaccano senza dire una parola. Prima che lei possa fare qualsiasi cosa, le
mettono due manette metalliche alle mani e le richiudono con uno scatto. Gaia
comincia a dimenarsi per liberarsi dalla loro stretta, poi decide di usare i
suoi poteri. Con stupore, si accorge di non poterlo fare. Ed è allora che
comincia a gridare.
A qualche decina di metri di distanza, Jono è
immerso nei suoi pensieri. Certo, riconosce che non avrebbe dovuto fare quella
battuta su Angelo e Paige, ma il fatto di aver fatto fuggire Penance una
settimana prima nei tunnel delle fogne lo aveva reso parecchio nervoso[2]. In fondo era l’unico a cui
Gateway aveva rivelato chi fosse la misteriosa mutante[3], e dopo aver promesso
all’aborigeno di non dire niente agli altri sentiva sempre più Penance come una
sua responsabilità. Era per questo che nelle fogne aveva tentato un primo
contatto penetrando nella sua mente alla ricerca di Yvette Seferovich, la
ragazza sepolta all’interno della prigione del suo corpo. E cosa aveva
ottenuto? L’aveva fatta fuggire. Da lui, dalla sua vita e probabilmente anche
dalla scuola. Per gli altri era piuttosto normale, Penance andava e veniva dal
parco dell’Istituto Xavier in continuazione, ma era da una settimana che non si
faceva più vedere, e Jono cominciava a temere che non sarebbe più tornata. E
tutto questo per colpa sua…
“AIUTOOOOOOOOOOOOOOO!!!!”
Il grido di Gaia lo riporta alla realtà. Alzando lo
sguardo, la vede mentre tenta di combattere due colossi di muscoli che tentano
di spingerla verso un portale.
*Ragazzi!* urla Chamber nelle menti degli altri
ragazzi *Uscite subito, Gaia è in pericolo!* e, accompagnato dalle sue raffiche
psioniche, si lancia all’attacco. Pochi secondi dopo l’intera Generation X è
arrivata e pronta a combattere.
“M e Synch, dall’alto!” grida Husk “Jubilee
abbagliali! Skin e Primal, dal fianco destro e sinistro!” e tutti si lanciano
sugli umanoidi che, sollecitati dall’arrivo degli altri, si affrettano a
tramortire Gaia ed a rientrare nel portale.
“NO!” grida Synch e si lancia a tutta velocità
contro di loro, mancandoli per pochissimo. Quando si rialza però, la sua aura
sincronica brilla di energia viola.
“Ho preso il loro potere teleportante!! Sbrigatevi
ad entrare nel portale o li perderemo!”
I ragazzi non se lo fanno ripetere una sola volta.
Insieme, si lanciano verso il portale aperto da Synch e scompaiono al suo
interno assieme al suo creatore. Quindi, la strada torna silenziosa.
Note:
[1] come, avete già dimenticato l’attacco dei personaggi di fantasia più famosi nei mitici numeri #9 e #10 di Generation X MarvelIT?!
[2] sempre in Generation X MarvelIT #10
[3] in Generation X MarvelIT #8
*****
X Brigade Forever #3
di Sergio Gambitt e Cyke
WIZyouss 2077
Ehy. Ehy tu! Sei sveglia?
Io… Sì ma, che succede?
Siamo tra le braccia di due tipi abbastanza
pericolosi, a giudicare dai bicipiti. Penso che ci credano svenute, quindi non
fare movimenti bruschi. Continuiamo a farglielo credere finché non abbiamo
capito cosa sta succedendo*
Va… bene. Ma come siamo finite qui?
Non so, l’ultima cosa che ricordo è che stavo
andando a letto…
Anche io, poi...
Il buio.
Sì, il buio… E una intensa luce viola
Come quella che riempie quei due cerchi laggiù…
Pensi che siano…?
Sì, secondo me sono dei portali
Quelli attraverso i quali ci hanno portate qui?
C’è solo un modo per scoprirlo… Te la senti?
Sì… Penso di… sì
Al mio tre
Al tuo tre
Uno…
Due…
Tre!
Villa X, New Jersey, Stati Uniti
“non succede
quasi mai che mi svegli così presto
è bello essere
un po’ normali
riconoscersi
qua e là tra le facce della gente
inseguendo i
miei pensieri al sole...”
il problema è che quella mattina, Gaia non si
sarebbe riconosciuta affatto nei volti dei suoi compagni. O per lo meno, non
avrebbe riconosciuto i suoi compagni. Né casa sua. Ma procediamo con ordine…
STAN LEE “presenterebbe”…
Una produzione MarvelIT/VirtualMARVEL
Trama di Sergio Gambitt e Cyke
WIZiouss 2077…
Generation X e The Uncanny X-Brigade in…
(parte 2 di 3)
SARAH perché
fai quella faccia?
IMMAGINE: una Sarah appena svegliatasi parla alla
compagna di stanza Gaia, che la fissa sbalordita.
GAIA chi.. che diavolo di posto è questo?
SARAH ma che domande! La nostra stanza!
GAIA nostra… di me e di te?
SARAH si… e allora?
GAIA ehm, no nulla.. stavo.. scherzando! Esco un
attimo!
SARAH si, ma guarda che hai ancora addosso il
pigiama! E poi non ti sei pettinata…
IMMAGINE mentre Marrow va avanti a parlare, Gaia è
già schizzata in corridoio…
GAIA [dove cavolo sono finita? Questa non è la mia
casa di Salem Center! E quella tizia lì’ stramba da dove sbuca fuori? O mamma
che guaio!]
IMMAGINE Gaia si affaccia a una finestra e guarda
fuori. Un fiume scorre pigro. Un paio di case dall’altra parte del fiume. La
ragazza valuta di trovarsi più o meno al terzo piano di una palazzina degli
anni 40 ristrutturata per abitarci come fosse un unico enorme complesso. Poi si
affaccia ad un’altra finestra che da sul lato della casa. Vede campagna a
perdita d’occhio, e recintata da un muro alto circa tre metri, un prato con
piscina coperta e poco più in là una pista d’atterraggio
GAIA [almeno se si tratta di una prigione, è
confortevole!]
La ragazza scende le scale. Appese alle pareti le
foto di facce che non ha mai visto prima. Va verso la porta principale ma è
aperta da una serratura elettronica di cui non sa il codice.
“cacchio! E ora? Se usassi i miei poteri potrebbe
scattare un allarme… proverò a uscire dal retro… hey, sta entrando qualcuno!”
IMMAGINE: Maggot appare dalla porta posteriore
MAGGOTT hey, ciao bella! Stavo portando a spasso le
mie bambine! Ma come mai già in piedi a
quest’ora?
GAIA [prende Maggott per un braccio e lo trascina in
un angolo] Japhet… giusto? Devi aiutarmi! Qui non so dove sono.. con chi.. e…
MAGGOTT
ah ah ah! Divertente!
Dai, cos’è, vi siete messi d’accordo tu e Random per farmi uno scherzo, vero?
GAIA chi???
MAGGOTT
Gaia, non fare così… mi inquieti!
GAIA eh, uh, si.. uno scherzo! Proprio uno scherzo
divertente! Non trovi? [e mo che faccio? Mica so chi è ‘sto Random… e chi è la
tipa di prima… e dove sono… Ideona! Potrei fare un po’ di lettura del pensiero
di quelli che occupano la casa! Così da… iniziamo!]
La ragazza si concentra e inizia a fare un po’ di
brainstorming. Il problema pèerò è che, appena iniziato…
FIXX * Gaia! Cribbio, ti ho detto mille volte che i
tuoi poteri non vanno usati per giocare! Lo sai che sono una cosa seria, e che
non… aspetta che scendo! *
GAIA oddio, l’ho combinata grossa…!
Fixx scende le scale. Ha addosso un paio di boxer da
uomo e una maglietta larga. Non si è ancora truccata e ha i capelli arriffati
MAGGOTT mmmppph! No ti avevo mai vista così, Fixx!
FIXX Maggott sparisci! Voglio parlare con Gaia in
privato!
MAGGOTT e va bene! Me ne vado! Uff.. chiamatemi
quando inizia l’allenamento…
FIXX alle 9;00 in punto nella stanza del
pericolo…come sempre!
GAIA [allenamento? Stanza del pericolo? Ma che razza
di posto è mai questo?]
FIXX [dopo aver fatto sedere l’amica] dimmi,
piccola, cosa non va? Mi sembri un po’ scossa…
GAIA io… ecco… insomma…
FIXX dimmi…
GAIA no, no tutto bene, ci vediamo nella stanza del
pericolo, alle nove in punto allora! [meglio reggere il gioco finché non scopro
cosa c’è sotto…] allora ci vediamo dopo!
FIXX va bene! [sono preoccupata… parlerò con Sarah
appena posso… sono amiche e saprà sicuramente qual è il problema…]
GAIA [maledizione… sembra un gruppo.. come gli
X-Men… posso usare i miei poteri per leggere le menti degli altri e scoprire se
è una trappola… per poi girare tutto a mio favore… però devo stare attenta a
quella Fish… è anche lei una telepate… e potrebbe scoprirmi…]
ORE NOVE, STANZA DEL PERICOLO
ROGUE oggi ce la vedremo con un paio di sentinelle…
l’obiettivo della missione sarà penetrare all’interno della loro città,
scoprire il loro quartiere generale e disattivarne le funzioni… per bloccarle
tutte… domande? Allora iniziamo!
RANDOM tu Ciclope
non partecipi?
CICLOPE sono io che ho programmato lo scenario…
quindi per rendere realistica la cosa per voi partecipanti…non posso
partecipare. Starò a dirigere il tutto.
GAIA [come farà a starci una sentinella in questa
stanza… e poi New York? Meglio stare attenti.. questi vogliono fregarmi!]
CANNONBALL Gaia, ti vedo pensierosa… qualcosa non
va?
GAIA eh? Uh, no, grazie! [e mo questo che vuole?]
MARROW ho notato anche io la sua stranezza… ma non
ti preoccupare, Sam, vedrai, si riprenderà al più presto, vero?
GAIA si si [ma guarda! È la mia compagna di stanza e
mi minaccia perché il figo della compagnia si preoccupa per me…]
CICLOPE pronti?
FIXX siamo nati pronti!
CICLOPE e allora via!
Le pareti della stanza si trasformano in una strada
di una New York avveniristica. Il gruppo si divide e ognuno compie le mosse
preparate in allenamento. Gaia legge i pensieri dei suoi compagni e si sposta di conseguenza. A un certo punto dal
nulla spunta Fixx, sorprendendo la ragazza…
FIXX ancora? Ancora a leggere le menti? Si può
sapere che ti prende?
GAIA ecco… io…
All’improvviso una sentinella allunga la mano e
cerca di prendere Gaia che spaventata si ritrae Fixx inizia a sparare coi suoi
fucili al robot. Gaia inconsciamente usa il suo potere e riesce a liberarsi
modificando la forma dell’arto del robot, che, attraversato da Sam. Cade
distrutto.
Dopo una serie di scontri in cui diverse sentinelle
vengono sconfitte, il gruppo è di fronte al palazzo che era l’obiettivo della
sua missione virtuale.
CANNONBALL ci siamo. Ora dobbiamo entrare e cercare…
COMPUTER allarme, allarme, intrusione al livello
“meno uno”: varco spazio temporale apertosi in “stanza del pericolo”.
Simulazione in corso sospesa.
SCOTT o c***o! presto, uscite dalla stanza! Ci
difenderà il computer…
IMMAGINE un gruppo di umanoidi irrompe da un varco
di teletrasporto all’interno della stanza, e puntano decisi verso Gaia. Quello
che sembra essere il loro capo dice:
“sì, è lei! Presto, prendetela e portatela al Tempio!”
FIXX * Scott, ormai ci sono addosso, non faremo in
tempo ad uscire *
SCOTT con voi dentro non posso nemmeno avviare le
difese! Vi raggiungo! * [esce dalla cabina di comando, si prepara a scendere le
scale e si lancia all’interno della stanza, colpendo alle spalle coi suoi raggi
gli avversari]
La battaglia è nel pieno corso. Gli umanoidi, di
aspetto antropomorfo, pelle giallognola, senza capelli e con una veste con
strane insegne, cercano di coprire l’avanzata di alcuni di loro verso Gaia.
Questa è difesa da Fixx e Random che sparano a tutto spiano, e dal resto del
gruppo che la copre nel corpo a corpo
GAIA adesso basta!
La ragazza manifesta appieno il suo potere, e
imprime al pavimento il movimento simile ad un onda. Con questa scossa ricaccia
indietro tutti i nemici. Appena successo ciò, il varco si chiude. Ma Gaia è ben
lungi dall’essersi calmata.
GAIA allora, non so a che gioco stiamo giocando, ma
ora mi avete stancata!
Mentre li ha immobilizzati fisicamente manipolando
mentalmente il pavimento dell’edificio, con un attacco psichico cerca di
leggere dalle menti dei “compagni” cosa le è successo: perché è lì… chi sono
loro e perché questi dimostrano di conoscerla bene, mentre lei ne conosce a
malapena uno di loro… a cui le cose sembrano invece assolutamente normali…
Nel frattempo, con gli altri compagni storditi,
Fixx, l’altra telepate del gruppo, va leva sulla sua grande esperienza nei
combattimenti mentali, nonché sulla sua telecinesi e riesce a resistere a
entrambi gli attacchi della ragazza, ad entrare nella sua mente, e scoprire i
motivi del disagio della ragazza
A sua volta, quindi restituisce l’attacco e calma
sia lei che i compagni.
FIXX basta lo dico io! Avanti Gaia, spiega ai nostri
amici chi sei davvero!
IMMAGINE: X-Brigade fissa sbigottita la compagnia
che ha appena dato fuori di matto…
GAIA ecco… io… ve lo proietto nella mente, va bene?
IMMAGINE: i ragazzi di X-Brigade vedono nelle loro
teste la vita di Gaia fino a ieri: la casa a Westchester, gli amici di
Generation X, la sua vicina di casa Cecilia Reyes e, di seguito, le vicende
vissute nella giornata dal risveglio a quel momento
GAIA pensavo fosse un trucco di qualche nemico… tipo
Arcade o Mesmero… l’ho letto sui file di Gen X… invece… invece…
SCOTT credo di aver capito. Ieri notte, i nostri
macchinari non ce l’hanno segnalato perché di breve durata… ma c’è stata una
anomalia spazio temporale. E proprio da quella tu puoi essere cascata qui…
CANNONBALL al posto della nostra Gaia!
SARAH ma allora lei dove è finita?
ROGUE nel suo universo?
RANDOM e quei tizi che ci hanno appena attaccati?
FIXX avevano parlato di una sostituzione…
SCOTT non sappiamo qual è l’universo di origine
della ragazza… ma probabilmente abbiamo nell’aria ancora una traccia energetica
sufficiente per rintracciare la provenienza degli ospiti indesiderati…
convertendo i sistemi della stanza del pericolo potremo arrivare da loro prima
che loro tornino da noi…
GAIA e se non centrassero nulla con me?
MAGGOTT dobbiamo correre il rischio… d’altronde
siamo o no X-Brigade?
*****
Generation X #12 / X Brigade Forever #4
di Sergio Gambitt e Cyke
WIZyouss 2077
STAN LEE "presenterebbe"…
Una produzione MarvelIT/VirtualMARVEL
Trama di Sergio Gambit e Cyke WIZiouss
2077…
Generation X e The Uncanny X-Brigade in…
GAIA
(parte 3 di 3)
Una, nessuna, centomila
-in Cykescope-
NOTA: per facilitare la
lettura all’interno del numero le due Gaia appartenenti a diversi gruppi sono
state chiamate GAIA(mit) quella di Generation X (ovvero di MarvelIT) e GAIA
(vim) quella di X-Brigade (ovvero di Virtual Marvel.
CICLOPE tre… due… uno…
contatto!
All'interno della stanza del
pericolo, come in un flash, si espande la luce biancastra emanata dal congegno
approntato per raggiungere la dimensione di provenienza di quelli che qualche
ora prima avevano tentato di rapire Gaia. Tutti i membri del gruppo, tranne
Ciclope, chiudono gli occhi per non restarne accecati e quando li riaprono si
trovano di fronte uno scenario inaspettato.
Sono all'interno di un
enorme stanza dalle pareti con mattone a vista, arredi d'oro e un gigantesco
cilindro in un metallo sconosciuto al centro della stanza. Su di esso c'è una
specie di scala a chiocciola che lo percorre dal pavimento fino ad arrivare in
cima, a cui sono incatenate centinaia di ragazze. La maggior parte di esse sono
bionde, alcune hanno i capelli tinti coi colori più strani, ma tutte si
assomigliano come gocce d’acqua.
Ai piedi del cilindro c'è un
gruppo di uomini calvi e nerboruti intenti a combattere con delle aste in
metallo dorato lunghe circa un metro che sparano raggi contro un gruppo di ragazzi in divisa rossa.
-
-
Miei
servitori, guardate! – dice un uomo vestito con una specie di tunica viola e
che osserva l’intera scena da una posizione rialzata - Sono arrivati altri
infedeli… e c'è anche l'altra fuggiasca! Catturateli!
MARROW e quello chi è?
RANDOM non lo so…ma cerca
guai!
CANNONBALL ma… ma… quelli
sono Generation X e mia sorella… come è possibile?
GAIA tu! [esclama, e subito
dopo comincia a correre verso un angolo della stanza, senza nemmeno sapere bene
perché]
CICLOPE Gaia! Che c…
FIXX Scott! Guarda là! [ed
indica una ragazza dai capelli viola che sta tentando di liberarsi da due di
quegli energumeni e verso la quale la loro Gaia si sta dirigendo in gran fretta]
Quella dovrebbe essere la nostra Gaia!
MAGGOT e allora
probabilmente quella Generation X appartiene ad una dimensione in cui Gaia è
rimasta con loro…
ROGUE bene…andiamo ad
aiutarli allora!
Anche X-Brigade si getta
nello scontro affiancando Generation X contro i nemici, mentre poco lontano da
lì, sistemati due dei rapitori, Gaia porge la mano alla ragazza che dovevano
recuperare. Quando questa si volta verso la propria salvatrice, entrambe
sussultano allo scoprire che…
GAIA: tu sei me!
GAIA: io?
GAIA: tu!
GAIA: ma se io sono te, tu
sei me…
GAIA: no… io sono me…
Le due Gaia si toccano
reciprocamente i volti e improvvisa nella loro mente torna la memoria. Entrambe
ricevono la piena consapevolezza della propria identità e degli ultimi
avvenimenti. Entrambe ricordano di essere andate a letto e di essersi svegliate
una di fianco all'altra nello stesso luogo in cui si trovano ora, mentre quegli
stessi uomini che adesso i loro compagni combattono le stavano scortando chissà
dove, finché non erano riuscite a scappare ed a dirigersi verso due portali
interdimensionali. Evidentemente qualcosa nel viaggio non era andato nel verso
giusto, visto che pensavano che sarebbero tornate ognuna alla propria realtà, e
invece…
GAIA(mit) : invece tu sei
andata dove dovevo andare io… e viceversa!
GAIA(vim): e lo shock del
teletrasporto deve averci fatto dimenticare tut…
TUUUM!
Monet allontana con un pugno
un nemico dalle due ragazze che stavano ancora dialogando
M: brave, rimanete
distratte.. e vedrete che non vi ricorderete del vostro funerale!
Le due ragazze non ascoltano
nemmeno le parole dell’algerina. Solamente si guardano intorno. Da un lato
entrambi i loro gruppi stanno combattendo quelli che sembrano i soldati
dell’uomo vestito come un sacerdote che urla ordini da una posizione
sopraelevata, mentre dall’altro vi sono le ragazze svenute ed incatenate al
cilindro. La Gaia dell’X-Brigade guarda quella di Generation X, quindi si
separano. La prima corre verso le ragazze incatenate, mentre la seconda
raggiunge i propri compagni (e non) sul campo di battaglia.
Intanto, nel pieno della
battaglia.
PAIGE si può sapere che
diavolo sta succedendo, qui?
MAGGOT: ehi, blonda, ci si vede spesso ultimamente… vero?
JUBE che diavolo ci fai qui
tu?
CANNONBALL [sorvolandole dopo
aver colpito un avversario] lo stesso che ci fate voi…
PAIGE Samuel????? Come
cavolo sei vestito? E chi sono questi buffoni?
MARROW ehy, ma sei scema? Ci
siamo visti il mese scorso in occasione del…
FIXX * ma basta! Non avete
ancora capito? Veniamo da due universi paralleli! I ragazzi che avete di fronte
non sono quelli che conoscete! *
CHAMBER * e allora che pensi
di fare, miss sparalesto? *
CICLOPE la nostra priorità è
salvare Gaia, sia quella del nostro universo che quella del vostro. E per farlo
è bene che qualcuno le segua per proteggerle.
M finalmente un po’ di
chiarezza! [e, facendo cenno a Synch di seguirla, si libra in volo. Il compagno
attiva la sua aura sincronica e copiandole i poteri le va dietro portando
Jubilee con sé] Noi raggiungiamo il cilindro con le ragazze incatenate, chi ci
volesse seguire… è benvenuto!
FIXX* Rogue, Marrow,
Maggott, andiamo con loro a liberare le ragazze… Scott, voialtri cercate di fermare questi mostri e di raggiungere
l’altra! *
CICLOPE va bene!
Ad affrontare i servitori
del Sacerdote sono rimasti ora Ciclope, Cannonball, Random, la Gaia di Gen X e
i suoi compagni Primal, Husk, Skin e Chamber
GAIA(mit) ragazzi, non
sapete che piacere mi fa avervi
ritrovati! Mi sembrava di essere impazzita!
CHAMBER *oh, il dispiacere
sarà tutto di Everett.. sapessi le cose turche che ha fatto con la tua
controparte*
RANDOM ha fatto cosa con
chi????
PRIMAL piantala, scemo! e
adesso stiamo combattendo…
CANNONBALL esatto, pensiamo
a fare a mazzate ora… dopo chiacchiereremo!
CICLOPE parli come Fixx!
SKIN chi? La muchacha coi
capelli neri? Mucho caliente!
Intanto, poco lontano, gli
altri hanno raggiunto una Gaia intenta a liberare con i suoi poteri le ragazze
incatenate al cilindro.
JUBILEE si può sapere cosa
c°##o sta succedendo qui?!
GAIA(vim) [ignorando Jubilee
e rivolgendosi direttamente a Fixx] queste sono tutte mie versioni alternative.
A quanto pare quel pazzoide lassù sta collezionando tutte le Gaia sparse nel
multiverso!
FIXX Marrow, vai ad
aiutarla! Rogue, Maggot, aiutatemi a proteggerli!
SYNCH ehy, e noi?!
MAGGOT voi cercate di
rimanere vivi!
M umph! [e senza dire una
parola si fionda contro gli assalitori falciandone una mezza dozzina]
I servitori incalzano, ma il
gruppo tiene botta. Cannonball, che ha da poco recuperato i suoi poteri
colpisce dall'alto, Ciclope, Chamber e Random usano i loro poteri per colpire
dal basso mentre Skin, Primal e Husk coprono i fianchi agli altri tre. A un
certo punto Cannonball prende in braccio Paige e sorvola il gruppo di avversari
HUSK che cavolo fai? Mettimi
giù, io non sono tua sorella!
CANNNOBALL cavolo faccio?
Una "palla veloce", sorellina!
Samuel molla Husk che ha
reso la propria pelle metallica in mezzo ai nemici abbattendone un paio
CANNONBALL ora cambia la tua
pelle in qualcosa che rifletta!
HUSK eh? [e trasforma la
propria pelle nel materiale in cui sono fatte le palle delle discoteche]
questo?
CANNONBALL sì! Ciclope,
Random, Chamber, colpite a tutta forza!
I tre mutanti lanciano i
propri raggi addosso a Paige, che li riflette in ogni direzione, colpendo
diversi nemici e stendendoli.
GAIA wow! Ma…
SKIN cabron! e se si feriva?
CANNONBALL i Guthrie di ogni
dimensione sono il meglio che il Multiverso ha da offrire!
SACERDOTE maledetti cani
infedeli! Non avrete mai il mio Tempio!
Al richiamo una dose
consistente di servitori accorre ad attaccare le metà congiunte di X-Brigade e
Generation X. L'attacco è furioso ed essendo la formazione scomposta il gruppo
è costretto a ritirarsi
CHAMBER *bravo Cannon', ora
siamo nei guai!*
Cannonball attraversa il
gruppo di nemici stendendone molti ma non tutti e lasciando una possibilità di
fuga ai compagni, che ora possono ritirarsi
CICLOPE ripieghiamo!
HUSK cioè…
"ritiriamoci"!
RANDOM ehy, non star a
criticare tutto! Andiamocene!
SKIN ma dove?
HUSK lì, ai piedi del
cilindro, dove ci sono i nostri compagni!
PRIMAL non mi sembra che se
la stiano cavando meglio di noi!
Intanto dall’altro lato
Jubilee ha aggiunto la sua potenza di fuoco allo sbarramento, mentre Everett
sta usando la sua aura sincronica per copiare i poteri di Gaia ed aiutarla a
liberare le altre ragazze.
SYNCH [liberando una Gaia
dai capelli fucsia rasati e con una tuta di pelle nera con varie X sopra, sulla
testa della quale sta un cartellino con su scritto: Ultimate Gaia] allora ti
sei divertita a prenderti gioco di me?!
GAIA(vim) [poggiando a terra
una ragazza vestita da punk e con una grossa cresta fucsia con una targhetta su
cui è scritto: Extreme Gaia] il bacio che ci siamo dati è piaciuto a me ed è
piaciuto a te. Non vedo perché crearsi problemi
SYNCH [frantumando con il
pensiero le catene di una Gaia bionda vestita da stracciona sulla targhetta
della quale è scritto: Gaia EdA] forse tu te ne crei troppo pochi, visto che
non sembra nemmeno importarti il casino che hai scatenato!
In quel momento qualcosa si
frappone violentemente fra i due, che si girano e vedono Marrow quasi
ringhiare.
MARROW hey, piccioncini,
forse non ve ne siete accorti ma c’è una battaglia in corso. Rimandate i vostri
stupidi battibecchi a più tardi!
Intanto, più sotto, Fixx sta
lanciando ovunque i suoi folletti psichici per confondere le menti degli
assalitori, mentre le lumache di Maggot stanno creando un fossato a forza di
colpi di mandibola. Nella mischia, Monet sta colpendo chiunque gli capiti a
tiro, ma più avversari tramortisce più le arrivano contro, fino a che non è
completamente sopraffatta. Sta quasi per soffocare, quando la maggior parte del
peso che ha addosso scompare di botto e, alzandosi, vede una figura tendergli
la mano.
ROGUE sei in gamba,
dolcezza, ma devi farne ancora di strada prima di entrare in serie A
M [alzandosi e rifiutando
l’aiuto della mano] stavo solo riprendendo fiato…
ROGUE fra un po’ non ne
avresti più avuto di fiato da riprendere! Devi ancora imparare cos’è l’umiltà,
ti farà sicuramente bene. [e, avvicinandosi al suo volto con un’espressione più
dolce] A me ne ha fatto. [e si rituffa nella mischia. Monet rimane ferma per
qualche secondo, poi la segue]
Nello stesso tempo, l’altro
gruppo ha raggiunto il cilindro.
GAIA(mit) [correndo verso la
sua controparte di X-Brigade] Gaia! Come va lì?
GAIA(vim) procediamo a
rilento, ci serve aiuto!
SACERDOTE no! Siete proprio
dove vi volevo! Ormai niente può salvarvi! [e, premendo un pulsante, una
scarica di energia viola percorre l’intero cilindro. Synch e Marrow vengono
sbalzati via con forza, mentre le due Gaia, come tutte le altre, cominciano a
brillare di luce propria, finchè…]
Il cilindro viene avvolto da
un’intensissima luce viola, tale che tutti, tranne Ciclope, distolgono lo
sguardo per non venirne abbagliati. Un attimo dopo, il cilindro e le ragazze
sono scomparse. Al loro posto una gigantesca figura femminile dal volto di una
Gaia imponente ed austera, con una liscia chioma viola ed una tunica a
nasconderle le curve appena accennate. Con la sua comparsa, come un’onda, una
consapevolezza fatta di immagini e suoni si diffonde in tutti i presenti.
Vedono una Dea creare il suo universo ed abitarlo di esseri senzienti fatti a
sua immagine e somiglianza. Vedono la sua decisione di dotarli del libero
arbitrio, in modo tale che possano amarla ed onorarla sinceramente e non per
un’imposizione di natura. Vedono le sue creature scegliere la via del male,
della corruzione, ed allontanarsi da lei. Vedono l’ira profonda, ancestrale, con
cui la Dea chiamata Gaia punisce l’atteggiamento delle sue creature,
sterminandone la maggior parte e costringendo i pochi sopravvissuti a vivere in
condizioni disumane. Vedono il rammarico, l’afflizione e la paura che la Dea
prova per sé stessa, per essere diventata ciò che più odiava, e vedono come
decide di porre rimedio a ciò. Si frantumerà, dividendo il proprio io in una
moltitudine di frazioni infinitamente meno potenti da spargere per il
multiverso, in modo tale che non si incontrino mai e che non possano ricreare
la Dea responsabile di tanta morte e dolore. Quella stessa Dea che ora li
guarda severa con occhi di ghiaccio.
SACERDOTE finalmente! Dopo
tanto tempo di studi e ricerche sono riuscito a riunire tutte le sue parti e a
ricreare dalle ceneri la terribile Dea Gaia! Ancora una volta avremo una
divinità a guidarci nel nostro cammino, buona con i giusti ed inflessibile con
i malvagi! I tuoi seguaci ritorneranno e ti adoreranno, magnifica Gaia, e
ricreeranno il mondo a tua immagine e somiglianza, distruggendo tutti i falsi
dei con cui ti hanno sostituita e demolendo quei valori vuoti non contemplati
dai tuoi insegnamenti! Ed ora, potente Gaia, ti chiedo di soddisfare la
richiesta del tuo ultimo fido sacerdote… oblitera questi infedeli che si sono opposti
alla tua nascita e sottoponili al Tuo giudizio divino! [ed indica X-Brigade e
Generation X, che sono rimasti ammutoliti ad ammirarla per tutto questo tempo,
finché…]
MAGGOT hey, vecchio, tu sei
tutto fuori! [e rivolgendosi alla Dea] Ascoltami, Gaia, so che là dentro ci sei
ancora tu! Non dimenticare chi sei e chi sono i tuoi amici! Vieni fuori, so che
puoi farlo!
CANNONBALL si è vero!
Abbiamo creato X-Brigade assieme e la squadra ha ancora bisogno di te!
MARROW e anche io ne ho!!
Sei la mia migliore amica! [e, abbassando la testa per nascondere un po’ di
timidezza] Forse l’unica…
SYNCH ed io faccio appello
alla Gaia che abbiamo conosciuto ed imparato ad amare. Quella timida ed un po’
impacciata nelle faccende umane, ma sempre con la soluzione pronta nei momenti
di emergenza!
JUBILEE senza di te non
avremmo salvato Banshee da Emplate, né avremmo potuto difendere Roma dalle
armate dei marziani*!
*nei primi quattro numeri di
Generation X MIT
HUSK senza contare il tuo
gran cuore! Hai sempre provato a darci conforto mettendo da parte i tuoi
problemi, ci sei stata vicina nei momenti in cui ne avevamo bisogno!
CHAMBER *ed anche se
all’inizio ci potevi sembrare un po’ strana… bhe abbiamo visto che forse tra di
noi sei sempre stata la più umana!*
CICLOPE e questo vale anche
per noi, Gaia. Il tuo ottimismo e la tua forza d’animo sono sempre stati
d’esempio per tutti noi.
FIXX e, nonostante i miei
continui rimproveri, sai che ti voglio bene e che sei uno dei punti cardini
della squadra!
MONET ed io, nonostante quel
che puoi pensare, ho sempre avuto una grande stima di te. Non deludermi proprio
ora!
ROGUE bhe, dolcezza, non
vorrai mica restare lì dopo tutte queste sviolinate!
RANDOM andiamo, bellezze,
uscite di lì!
SKIN vamos, chicas!
PRIMAL e poi… c’è ancora in
sospeso quella faccenda del bacio…
L’espressione sul volto
divino di Gaia è impassibile. Guarda prima il Sacerdote, poi entrambi i gruppi.
Quindi il suo sguardo torna a fissarsi sul Sacerdote. Un attimo dopo, con un
piccolo -POP-, lui è scomparso. Infine Gaia chiude gli occhi e congiunge le
braccia al petto. Un’intensa luce fucsia comincia a spandersi nel tempio,
finché…
Un flash fucsia, da cui
subito dopo vengono scaraventate sette figure vestite con dei costumi blu. Il
primo a rialzarsi è Ciclope, mentre ancora gli altri stanno cercando di
togliersi di dosso i loro compagni. A qualche metro da loro, Gaia li osserva
con finto imbarazzo.
GAIA bhe, ora vi toccherà
cominciare a venerarmi come una dea. Allora… vediamo un po’… La mattina voglio
la colazione a letto mentre qualcuno mi prepara un bagno caldo… Poi per pranzo…
La sua frase viene
interrotta dai suoi compagni che l’assalgono scherzosamente.
Salem Center.
Sette ragazzi vestiti con
delle rosse tute di battaglia si alzano in piedi sull’asfalto di una strada,
guardandosi intorno un po’ smarriti. Lì vicino, la loro Gaia li osserva
sfoggiando il suo miglior sorriso. Il primo a correre ad abbracciarla è Synch,
seguito a ruota da Primal e da tutti gli altri. Infine tutti si discostano un
po’ imbarazzati. Skin si guarda attorno. La città riposa placida avvolta da una
notte stellata. Quindi si volta di nuovo verso gli amici e:
SKIN ma è successo davvero?
FINE
Note dell’autore: dopo aver presentato i
personaggi e le atmosfere di base nel primo ciclo, ecco una sequenza di storie
ognuna delle quali ha lo scopo di colpire ed interessare il lettore, sebbene in
modi molto diversi l’una dall’altra. Si passadal primo racconto, quello
dedicato alla tragedia dell’11 Settembre (che personalmente all’inizio non
volevo scrivere temendo di scivolare nei soliti patetismi o patriottismi di
rito, ma che poi ho buttato giù come una storia normale, come se quei
protagonisti esistessero sul serio e prestando attenzione ai vari modi in cui
ognuno avrebbe potuto affrontare un evento del genere) a quella in cui,
finalmente, si svelano le vere origini di Penance, personaggio che era stato
ampiamente rovinato sia da Larry Hama che da Jay Faerber. Per non contare le
ultime due saghe, o per meglio dire crossover, il primo dei quali si può
tranquillamente definire il più grande crossover della storia del fumetto (e
non solo, credo) mentre il secondo, bhe, è la prima saga di MarvelIT a vedere
assieme i personaggi di due diversi siti di Fan Fiction, ovvero MarvelIT e
Virtual Marvel che schiera contro Generation X la X-Brigade di Cyke WIZiouss
2077.
In definitiva un bel
dispiegamento di eventi, che conclude il primo anno di storie di Generation X e
apre la via a quello seguente.
Per commenti, suggerimenti o
insulti, l’indirizzo è: gambittolo@hotmail.com